CP3 è stato imprendibile per i Lakers per tutta la partita...

Da una parte i Lakers, campioni NBA nelle ultime due stagioni, squadra fatta apposta per i play off, con il coach più vincente in assoluto e la proprietà ed il giocatore più vincenti fra quelli in attività, dall’altra i New Orleans Hornets, squadra fallita ed acquistata dalla NBA stessa, che non trova acquirenti, con il solo Chris Paul considerato giocatore di alto livello, privi del loro lungo migliore, con un coach esordiente.

Diciamo la verità, sulla carta era la sfida più scontata nel primo turno di questi play off NBA, c’era il dubbio se gli Hornets potessero riuscire a vincerne una in casa o meno, ma allo Staples Center di Los Angeles tutti pronosticavano passeggiate da parte dei Lakers.
Peccato che nessuno abbia avvisato Chris Paul e Monty Williams.

Che i Lakers in difesa soffrissero le point guard avversarie, specie se rapide e tecniche, si sapeva, anche negli anni passati avevano faticato con gente come Westbrook e Parker persino Robinson e Brooks, ma in genere poi in area i lunghi spegnevano le velleità avversarie e facevano muro.

Una prestazione come quella di Paul però, per quanto stimato sia il giocatore, probabilmente non era attesa. 33 punti, 14 assist, 7 rimbalzi, 2 sole palle perse, sono i numeri di una partita giocata in modo eccezionale, soprattutto senza mai dare l’impressione di voler giocare da solo e mettendo in ritmo i compagni.

Nonostante la reputazione solidissima di CP3 potremmo dire che una partita del genere potrebbe rappresentare un salto di qualità anche per un giocatore fino ad oggi eccellente come lui, già preso in considerazione anche per il massimo premio individuale, l’MVP della regolar season, che non ha vinto ma per il quale è entrato nella rosa dei candidati.

Fin dalla palla a due gli Hornets hanno spinto come ossessi, guidati da un ispiratissimo Paul, il quale si è subito presentato con assist in serie, prendendosi subito un buon vantaggio, rintuzzato però dal ritorno dei Lakers, per un primo quarto chiuso sopra di due punti dagli ospiti.

Sfruttando la sapiente mano del loro play maker i vari Ariza, Landry, persino il nostro Marco Belinelli e Gray hanno subito messo in imbarazzo la difesa gialloviola, mentre dall’altra parte si viveva un poco troppo delle iniziative di Bryant.

Nel secondo quarto gli ospiti hanno cominciato a prendere un minimo di vantaggio, distribuendo palloni fra tutti i giocatori e mandando al tiro sempre il giocatore meglio posizionato, mentre i Lakers ancora non trovavano la migliore circolazione di palla, si muovevano poco e, di conseguenza, non trovavano le spaziature offensive.

La triangolo, il sistema offensivo gialloviola, è molto efficace se le posizioni sono corrette, in quanto i difensori sono obbligati a muoversi tanto, con una palla che non viene giocata a lungo da un singolo ma gira costantemente, con il minor numero di palleggi possibile, ed in caso di raddoppio c’è il rischio che i due giocatori non coinvolti nel triangolo vengano a trovarsi liberi, ma se le posizioni sono errate allora tutto cambia, due soli difensori possono tranquillamente bloccare i tre giocatori impegnati nel triangolo, e l’unica soluzione diventa il tentativo individuale in isolamento.

Questo è capitato troppo spesso ai Lakers in questa gara 1, contro una difesa buona, fatta da giocatori che si sono impegnati allo spasimo, ma non è sembrata certo impenetrabile.

La metà gara ha visto gli Hornets sorprendentemente sopra di 8 punti, con tutti che si aspettavano una pronta reazione dei Lakers. Reazione che a dire il vero c’è stata, ovviamente capitanata da Kobe Bryant, il quale ha giocato un terzo quarto impressionante, ha avuto il supporto di Fisher e Bynum ed ha riportato sotto i suoi, fino al 72 a 73 con cui si è chiuso il quarto.

Terrorizzati i tifosi losangelini quando hanno visto il numero 24 crollare a terra dopo un canestro impossibile e battere la testa. Per fortuna si è trattato di una contusione al collo e dopo qualche medicazione Kobe è tornato in campo più furioso che mai.

Ultimo quarto, dove l’esperienza conta, dove esce fuori chi è abituato a lottare per grandi traguardi, come Fisher e Bryant, dove i novellini imparano a loro spese cosa vuol dire giocare i play off. Ultimo quarto, dove invece stavolta Kobe e Fisher non sono riusciti ad incidere ed invece un monumentale Chris Paul ha mostrato tutta la sua classe.

Fino a 5 minuti dalla fine la partita è rimasta sostanzialmente in equilibrio, solo 3 i punti di differenza, ma a quel punto con un incredibile show Paul ha realizzato ben 15 punti, in soli 5′ ricordiamo, annichilendo degli avversari sempre più nervosi che non trovavano contromisure, con i soli Artest ed Odom che hanno provato a tenere viva la partita fino alla fine, mentre Bryant annaspava dopo aver probabilmente esaurito le energie nei primi tre quarti.

Un punteggio finale di 109 a 100 per una sorpresa davvero notevole.
“La nostra difesa era in ritardo, siamo sempre stati in ritardo su tutto” ha focalizzato Phil Jackson.

In effetti Chris Paul è sembrato essere sempre un passo avanti agli avversari e 109 punti concessi agli avversari nella partita di apertura dei play off non sono un bel biglietto da visita per i Lakers.
“Sono molto contrariato per quel che è accaduto, ma noi siamo i responsabili di questo e dobbiamo lavorare duro per portare la serie dove vogliamo noi”

Pau Gasol ha rilasciato dichiarazioni condivisibili, magari i tifosi gialloviola avrebbero preferito che le avesse rilasciate dopo aver giocato almeno decentemente, anziché rivelarsi uno spettatore non pagante.

In generale però tutti i Lakers, compreso colui che mai avrebbe dovuto cadere in questo errore, Phil Jackson, hanno probabilmente sottovalutato gli avversari, infatti oltre che scendere in campo molli e svogliati i giocatori in gialloviola sembravano non avere nemmeno le idee chiare su cosa fare in una partita probabilmente mal preparata.

Ora si va a Gara2, per una sfida che inaspettatamente è diventata avvincente.
Da una parte gli Hornets che, dopo West, hanno perso anche Gray, che ha davvero giocato molto bene, soprattutto in fase difensiva, ed ora hanno una rotazione fra i lunghi ridotta all’osso.

Landry è stato il protagonista di innumerevoli pick and roll con Chris Paul, mobile, tecnico, ha saputo essere decisivo, Okafor invece è stato uno dei pochi Calabroni a steccare la partita.

Le uniche alternative a loro due saranno l’ex Dj Mbenga ed il leggero Jason Smith, più che sufficienti per i molli e svogliati lunghi gialloviola visti in gara 1, probabilmente non sufficienti se i Lakers si riprenderanno.

Due parole le merita anche il nostro Belinelli, il quale si è trovato di fronte un Kobe scatenato, in versione faccio tutto io, ha provato ad opporsi come poteva e si è messo a disposizione della squadra con umiltà e spirito di sacrificio, dimostrando la sua utilità, anche se oggettivamente non si può dire che abbia brillato eccessivamente.

I gialloviola ora dovranno in fretta riprendersi, chissà che questa gara 1 non sia una “wake up call” che gli faccia capire che la regoular season è finita. Certo, è proseguito lo spento ciclo delle ultime partite, pessime, dopo l’incredibile serie di vittorie successive all’all star game. Difficile dire se sia un ingresso molle, per una squadra che non fa certo dell’intensità la sua arma vincente, o se sia proprio un periodo di difficoltà, fatto sta che in questo modo difficilmente i Lakers andranno da qualche parte.

Preoccupano soprattutto i lunghi, Gasol, Bynum ed Odom, fondamentali nelle vittorie dei due anni passati, inconsistenti in gara 1, nonostante la prevalenza a rimbalzo. E, soprattutto, una squadra che lo scorso anno ha tenuto nei play off sotto i 100 punti squadre come i Suns dello scorso anno non può beccare 109 punti da degli Hornets privi di West, nonostante partite stratosferiche di un ispiratissimo Paul.

I complimenti finali vanno a coach Monty Williams, esordiente, che ha vinto il confronto con il più blasonato dei coach NBA. In gara 1 l’esordiente è sembato Phil Jackson ed il veterano l’ex assistente dei Blazers.

Forse a New Orleans, dopo la nascita della point guard per eccellenza dei prossimi anni (e già del presente, se vogliamo), stiamo assistendo alla nascita di uno dei coach che ascenderanno all’Olimpo dei migliori, visto che la generazione dei Jackson, dei Brown, degli Adelmann, degli Sloan, dei Popovich pare vicina al capolinea.

Ed ora in attesa frenetica delle prossime sfide, in una New Orleans ribollente di entusiasmo, che ci diranno se davvero è nato il nuovo giocatore simbolo dell’NBA e se davvero il ciclo dei Lakers è giunto al capolinea.

Sulla prima domanda una risposta positiva è possibile, Paul pare davvero un giocatore strepitoso, sulla fine del ciclo dei Lakers non scommetterei invece con troppa precipitazione.

7 thoughts on “Gli Hornets sorprendono i Lakers in Gara 1

  1. I problemi dei Lakers dovrebbero essere risolti con l’infortunio di Gray. Gli angelini sono i migliori a sfruttare gli infortuni in campo avverso, vedi ad esempio le ultime Finals. Anche se storicamente un nome di uno acciaccato può fare ancora paura laggiù in California: Willis Reed, ma Aaron Gray è proprio un’altra cosa.

  2. Apporto della panchina degli Hornets assolutamente fuori dal normale e credo proprio che non sarà una costante nella serie. Purtroppo l’infortunio di Gray peserà molto sull’economia delle prossime gare, ha messo in difficoltà i Lakers e soprattutto Gasol ed in più si é sempre fatto trovare pronto sui cioccolatini donati gentilmente da CP3. Per quanto mi riguarda credo che Gasol rimedierà alla pessima figura di ieri.

  3. d’ accordo su quasi tutto, a parte che si tende un pò troppo al catastrofismo. I Lakers hanno steccato una partita. Punto e basta. In realtà non credo che questo cambierà granchè…

  4. Esattamente, l’apporto della panchina degli Hornets e lo scarso rendimento dei lunghi dei Lakers non saranno una costante nella serie.

  5. Piccola postilla.. Belinelli non ha marcato Bryant mai, neanche un singolo possesso difensivo. Quindi diciamo che non é stato lui a doversi sopportare Kobe.

    • Così al volo mi ricordo subito uno sfondamento preso dal Beli nel primo quarto, e non in contropiede, quindi almeno uno…

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