Gli Heat portano a casa Gara1, non senza fatica!

Immediatamente dopo la gara di apertura tra Chicago e Indiana i Big three di South Beach siglano la prima vittoria della post-season contro i ragazzi di Doug Collins.

La serie tra Heat e Sixers sembrerebbe essere nient’altro che una formalità per James e compagni, invece, come vedremo, nonostante la vittoria di Miami, la città dell’amore fraterno potrebbe rivelarsi quantomeno un avversario per Spoelstra e soci.

Difficile trovare una franchigia più attesa di Miami per questi playoffs; 3 superstar hanno deciso (neanche troppo in silenzio) di giocare insieme, annunciandosi dal principio bellicosi e decretati al titolo; nonostante siano giunti secondi ad est, la stagione di Miami non può essere definita un successo assoluto.

Molti alti e bassi ed una spesso fastidiosa dipendenza dal gioco dei singoli (come potrebbe essere altrimenti?).

Al contrario, la stagione di Philadelfia, dal principio orientata verso obiettivi più modesti, è stata ottima, e già l’essere giunti a questo punto può essere considerata una vittoria.

Senza accendere polemiche sterili all’inizio dei playoffi, una delle ragioni di questo ringiovanimenti dei 76ers è l’essersi liberati del contratto oneroso di Dalembert e l’aver dato più spazio e fiducia a giocatori talentuosi (uno su tutti Young) e molto giovani (pensate che 3/5 del quintetto schierato da coach Collins questa sera non avevano mai respitarato l’aria della postseason).

Le due squadre (3-1 a favore di Miami in stagione) hanno caratteristiche più o meno simili; correre e non far correre; entrambe amano la transizione primaria mentre trovano difficoltà nell’attaccare la difesa schierata.

L’inizio è lampo per i ragazzi di Doug Collins, trascinati da Iguodala, sofferente per una tendinite, da Holiday e dall’esplosività di Jody Meeks, nonchè da Elton Brand, che sfrutta la difficolà di Bosh come di Illgauskas nel marcare un giocatore fisicamente potente con il baricentro più basso. 31-19, con Wade e James quasi inestistenti, è il parziale di un grande primo quarto dei Sixers che tirano con il 61% dal campo e lasciano l’impressione della squadra che non ha niente da perdere; d’altro canto gli Heat, appaiono nervosi e bloccati, incapaci di trovare un buon tiro in attacco (non una novità) e di arginare la freschezza dei ragazzi di Doug Collins.

Il rientro ai box fa bene ai ragazzi di Spoelstra che piazzano un parziale importante generato da una zona aggressiva. Philadelfia non riesce a trovare le stesse soluzioni del primo quarto ed in difesa fatica a contenere James e Bosh, subendo punti anche da Bibby e Chalmers (ripescato nelle rotazioni), liberati dagli obbligatori raddoppi sugli isolamenti per Wade.

Frazione terrificante per Phila che brucia il vantaggio accumulato nel primo quarto di gioco e chiude sotto di 5 prima del grande riposo. La sensazione è che, con una difesa forte degli Heat, che spesso genera un contropiede vincente, la partita possa essere decisamente sbilanciata verso i padroni di casa, più talentuosi ma soprattutto più forti in vernice (ottima prova di Ilgauskas).

Il terzo quarto di una partita a due facce si apre nel segno di Miami che squarcia la difesa avversaria ripetutamente, in particolare da Chris Bosh (25 +12 per lui) che attacca con il pick’n’roll e trova confidenza con il jumper dai 4 metri. Igoduala (solo 4 pti. Ma 9 assist e 8 rimbalzi) prova a tenere a contatto i suoi, ma Miami, nonostante i problemi di falli di Wade domina il quarto e vola fino al +16. La partita sembra sepolta.

L’ultima frazione non è però solo una formalità; i Sixers sono eroici e trascinati dal pupillo di Collins, Thaddesu Young, tornano clamorosamente a contatto con Miami, proprio come nei peggiori incubi di coach Spoelstra, allenatore di una squadra che quest’anno si è più volte rivelata incapace di gestire un vantaggio significativo.

Due triple incredibili di Holiday portano Philadelfia a meno 3. A questo punto però Wade, che ha dichiarato che non uscirà mai più al primo dei playoff, sale in cattedra, e, anche con 5 falli, pone fine alle ostilità con conestri degni di un giocoliere. Come ha più volte ripetuto, “Flash no longer exist, a new era has begun..”

Vedremo se D-Wade e compagni riusciranno a dare vita ad una nuova era, per ora comunque, anche dopo una vittoria, i dubbi sugli Heat, non intesi come talento ma come possibilità dell’organico di risultare vincente, permangono. Ai posteri l’ardua sentenza. Arrivederci a gara 2.

2 thoughts on “Miami, buona (?) la prima…

  1. Qualche piccolo appunto.
    Philadelphia ha tirato con il 61% dal campo nel primo quarto, non con il 66%.
    Chalmers non è stato ripescato nelle rotazioni; fino a poco tempo fa è stato starter, poi si è infortunato per una settimana ed adesso Spo gli preferisce Bibby. In ogni caso ha sempre giocato per almeno 20 minuti a gara.
    Miami è 3 a 0 contro Phila in stagione, non 3 ad 1.
    Hai detto ottima prova di Ilgauskas: è stato un buco nero in difesa su Brand, tant’è che è stato rimpiazzato in maniera poi ottimale da Anthony, vero fattore in difesa, e preferito poi al lituano per gran parte della partita.
    Per il resto, i tuoi dubbi finali, sono anche i miei…

  2. il 66% dal campo ed il 3-1 in stagione li ho presi direttamente da sky, mi sono fidato senza andare a riconotrollare su NBA.com. Che illgauskas abbia giocato male in difesa l’ho detto, me era chiaro che non potesse difendere su Elton Brand, d’altronde non è una novità. Però in attacco è sempre un signor giocatore, ha delle mani stupende.

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