Jonh Wall, guida in campo dei nuovi Wizards

Solitamente quando si legge un titolo come quello che introduce questo articolo, si stanno per scorrere delle righe che parlano di quanto una squadra stia riuscendo a rispettare i piani che si era prestabilita all’inizio di una stagione. Piani positivi si intende.

Dallo sviluppo di uno o più giocatori, al semplice miglioramento del record di vittorie, passando magari a traguardi più ambiziosi se si parla di squadre di alto livello.

Ecco, nel caso dei Washington Wizards scordatevi quanto detto. Le cose, nella Capitale, infatti, stanno volgendo secondo i piani di inizio anno, o forse sarebbe meglio dire, secondo le aspettative, ma in un accezione non certo esaltante.

Già perchè c’era poco da prendersi in giro ai nastri di partenza della stagione 2010/2011. Ok l’arrivo di John Wall, l’acquisizione estiva di Kirk Hinrich e il buon finale di stagione 2009/2010 di Andray Blatche, ma nessuno, realisticamente, pensava che i Wizards avrebbero potuto fare meglio di quanto visto fino ad ora. Neanche peggio, intendiamoci. Non siamo di fronte alla Cleveland della situazione o ai Philadelphia 76ers dell’anno scorso. Ma i Wizards, al momento, sono sospesi in un caos totale che, iniziata la fase post ASG, è ormai degenerato nella preparazione alla off season e, quindi, al prossimo campionato.

In questa direzione va letta la trade che ha coinvolto il team dell’owner Ted Leonsis nelle ultime ore disponibili prima della deadline. Dalla città del Campidoglio hanno fatto le valigie proprio Kirk Hnirch e Hilton Armsrong, volati alla volta di Atlanta da dove sono arrivati Mike BibbyMaurice Evans, il rookie Jordan Crawford e una prima scelta al prossimo draft.

Attenendoci strettamente ai salari percepiti dai giocatori, in previsione della prossima stagione Washington ha risparmiato i 2,500,000 dollari di Maurice Evans che quest’estate diventerà free agent e nulla porta a pensare alla sua conferma, estate in cui, invece, Hinrich continuerà a chiamare 8 milioni di presidenti spirati.

Guardando al lato tecnico, invece, molto dipende dall’atteggiamento con cui arriverà Mike Bibby. Se si renderà disponibile a giocare da back up di qualità alle spalle di John Wall, allora la mossa potrà avere un senso anche sul campo, oltre che sui libri contabili. Al contrario, prepariamoci a vedere Bibby con le valigie nuovamente pronte a stretto giro di calendario.

Interessanti, comunque, le acquisizioni di Crawford (che in realtà rischia di essere un doppione Young, e quindi potrebbe non avere molto futuro) e, soprattutto, della prima scelta, che non sarà molto alta, ma che, vista la probabile profondità del prossimo draft (pochi picchi, maparecchio talento diffuso), potrebbe dare la chance di trovare qualche buon giocatore anche nel tardo primo giro.

Tornando al presente, e parlando dei Wizards di oggi, come detto, il panorama non è propriamente esaltante. Tanti, troppi giocatori, molti infortunati, alcuni poco motivati. Logica conseguenza le pesantissime sconfitte dell’ultimo periodo (19,4 punti di scarto in media nelle ultime 5 gare perse) e le sole 15 vittorie in 57 partite. John Wall sta giocando una stagione dai numeri più che soddisfacenti (15 punti, 9 assist e 4 rimbalzi di media, recente vincitore dell’MVP al Rookie Challenge) ma, per il momento, deve fare più di quanto possa sopportare un playmaker rookie che ha alcuni difetti precisi e ben riconosciuti da tutti.

A partire dal tiro da fuori, tallone d’Achille da tempi non sospetti. Lampante un episodio accaduto in gennaio in una trasferta sul campo dei Thunder, quando Wall per due volte consecutive, durante il supplementare di quella partita, ha avuto a disposizione tiri aperti da tre punti. L’ex Kentucky Wildcats ha però esitato prima di prendersi le conclusioni, entrambe sbagliate malamente, con i compagni che dalla panchina lo imploravano di tirare.

Non solo. Tutto lo staff ha riposto in lui grande fiducia anche dal punto di vista del carisma e della leadership (è stato nominato capitano della squadra assieme a Hinrich), caratteristiche riconosciute all’uomo da Raleigh, e quindi ci si aspetta che nei momenti difficili sia lui a dare quella scossa in più alla squadra. Come si capisce è un carico di non poco conto anche per un talento cristallino come il suo, e che, probabilmente, è stato anche la causa di alcuni passaggi a vuoto nel corso di questa stagione, pure se a parole Wall ha accettato di buon grado l’incarico.

In tale ottica, come detto, può essere visto l’arrivo di Bibby, uomo d’esperienza, da mettere alle spalle di Wall per alleviargli un pò di peso dalle spalle e dare un pò di gestione ragionata alla squadra, aspetto su cui, come normale che sia, Wall sta ancora studiando, essendo prevalentemente un giocatore da grandi accelerazioni e campo aperto. Caratteristiche che certo possono piacere ad atleti come Javale McGee, Andray Blatche e Nick Young, molto bravi a riempire le corsie per il contorpiede.

E proprio quest’ultimo è di sicuro la nota più positiva della stagione dei Maghi. La guardia da USC si attesta un soffio sotto i 18 punti di media, è scollinato già 7 volte oltre i 30 punti (una oltre i 40) e tira con un ottimo 41% da tre punti. Nei suoi primi tre anni di NBA Young aveva fatto intravedere lampi di talento, ma era sempre apparso il classico giocatore atletico e piuttosto discontinuo, atteso più da una carriera da sesto uomo piuttosto che da protagonista, ma le solide prestazioni di quest’anno hanno certamente fatto cambiare idea a più d’uno e il posto da guardia nel quintetto a fianco di Wall il prossimo anno dovrebbe essere suo.

Incertezze maggiori, invece, sugli altri due. Blatche aveva impressionato l’anno scorso dopo la partenza di Jamison. La sua atipicità (210 cm con istinti da guardia) aveva fatto alzare più di un sopracciglio e si pensava che l’investimento di maggiori responsabilità lo avrebbe definitivamente lanciato come giocatore di riferimento.

Il salto di qualità, invece, non è avvenuto e, nonostante statistiche di tutto rispetto (15,8 punti e 8,1 rimbalzi di media), si è ancora di fronte a un giocatore che non dispone dell’aggressività necessaria per fare veramente la differenza e che troppo spesso in attacco si affida a un tiro discontinuo, invece di sfruttare tutta la sua preponderanza fisica.Discorso non troppo diverso per McGee, atletone che può schiacciare o stoppare tutto quello che passa nei paraggi del canestro, ma di una pochezza tecnica a tratti imbarazzante.

Rashard Lewis: per quanto resterà nella Capitale?

C’è poi il capitolo Rashard Lewis, scelta dicembrina della dirigenza, che per i prossimi due anni di cestistici servigi costerà la bellezza di 46 milioni di dollari. Lewis, al sottoscritto, da l’impressione di essere un giocatore che può inserirsi molto bene all’interno di una squadra da titolo che vuole aggiungere un elemento di qualità, ma che, in un contesto come quello di Washington, non centra proprio nulla. E non solo oggi, ma anche in un eventuale futuro.

La sua aggiunta non ha dato certo grandi frutti (7-22 il record dal suo arrivo, dopo un non disprezzabile 6-11 iniziale) e la scelta più logica sarebbe quella di metterlo sul mercato per provare a ottenere qualcosa in cambio. Ma dubito fortemente che si trovino degli acquirenti…

A giugno scadranno i contratti di Yi Jianlian, Howard, Thornton, Evans e Cartier Martin e verranno risparmiati quindici milioni abbondanti da investire per dare alla squadra almeno un giocatore solido e di esperienza, possibilmente un esterno, senza dimenticarsi del draft, dove Washington avrà probabilmente una scelta tra le prime 5 e una tra la 20 e la 25.

Dovrà scegliere bene e investire soldi in maniera intelligente, per non dover rispettare nuovamente piani che non piacciono a nessuno.

One thought on “Washington Wizards: tutto secondo i piani…

  1. Quando si parla di Wizards mi vengono in mente due sole parole: cantiere aperto. C’è davvero molto da lavorare, visto che la squadra deve prendere ancora una sua forma. Finora le certezze sono poche, anche se una buona base su cui lavorare a partire da Wall, Blatche e Young c’è. Ma questi tre ragazzi non bastano: serve esperienza, talento, profondità…cose che non si acquistano nel giro di un anno. L’obiettivo è quello di migliorare, di stagione in stagione, e di sfruttare le occasioni che il mercato e il draft offrono. Vediamo cosa ne verrà fuori…

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