Rondo ha preso per mano i Celtics. Per lui in stagione 14,3 assist di media.

Ad Est si stanno lentamente stabilendo le gerarchie di questa Regular Season e come tutti gli anni ci sono le sorprese, più o meno eclatanti.

Molti ad esempio si aspettavano una partenza un po’ più lanciata da parte di Miami, che con l’arrivo di Bosh e James trovasse il modo di portare a casa qualche partita in più dell’attuale record di 8 vinte e 6 perse.

Viceversa, molti pensavano a una partenza lenta da parte di un’altra delle favorite per arrivare in finale ad Est, cioè Boston.

I Celtics, squadra composta principalmente da veterani, non è quello che si definisce un team da Regular Season. Garnett, Allen, Pierce e i nuovi arrivati Jermaine e Shaquille O’Neal sono infatti da più di 10 anni nella lega e con la loro esperienza sanno perfettamente che l’importante è dare il massimo quando conta davvero, cioè dalla primavera in poi.

Per questo motivo molti degli addetti ai lavori, anche chi ha pronosticato Boston in finale NBA, si aspettava un terzo-quarto posto di conference a fine stagione, con una partenza relativamente tranquilla e un finale in crescendo.

Invece, a smentire questi pronostici, è arrivato un record di 9 vittorie e 2 sconfitte ad aprire la stagione, con i verdi che hanno preso due volte lo scalpo degli Heat, diventato ancor più prestigioso quest’anno con prestazioni decisamente molto convincenti.

Il record, poi peggiorato solo con le ultime due sconfitte ad opera di Thunder e Raptors, è frutto di una condizione di forma molto convincente negli uomini chiave, Pierce, Allen, Garnett e Rondo.

Garnett, nella fase discendente della carriera, sta trovando in questo inizio di stagione delle prestazioni vintage, tornando dopo quattro stagioni sopra i 9 rimbalzi di media e tenendo la doppia doppia di media fino alla gara persa contro Oklahoma.

Il suo ritorno a prestazioni più di alto livello, inoltre, lo si vede anche dal numero di palle rubate, tornato alle cifre che deteneva prima del suo approdo a Boston. Cifra, quest’ultima, che è indice di quanto la sua mobilità sia migliorata rispetto alle stagioni post infortunio e tale miglioramento incide su tutta la difesa di Boston che può contare su rotazioni decisamente più efficaci.

Che la difesa sia l’arma vincente dei Celtics non lo si scopre certo questa stagione, e pur dopo la partenza di Thibodeau, indicato da tutti come l’artefice della fase difensiva dei vice campioni NBA, questo aspetto del gioco è quello che principalmente risulta decisivo nelle vittorie dei verdi. Nelle vittorie come anche nelle sconfitte.

Nel matinèe di domenica in cui Boston è uscita sconfitta contro Toronto, per esempio, i verdi hanno saputo comunque dimostrare di poter recuperare dei punti e far dei parziali importanti partendo proprio dalla propria metà campo, dove Garnett ha iniziato ad annullare l’italiano Bargnani, fino a quel momento la principale fonte offensiva della franchigia canadese.

Sconfitte quindi che non deteriorano nessuna delle certezze ottenute fino qui dai Celtics. La squadra sarà comunque una delle principali protagoniste di questa stagione, sia nella post season che nella stagione regolare.

Come Garnett, anche Ray Allen sta dimostrando di essere in ottima condizione. Ray, infatti, a dispetto dell’essere il più anziano dei Big Three con i suoi 35 anni, è al suo massimo minutaggio da quando è a Boston e in 38,4 minuti di gioco in questa stagione sta tirando da tre con il 43,7%, che è la miglior percentuale da quando calca i parquet di questa lega. Il tutto senza risparmiarsi in difesa, dove sta ripetendo le ottime performance ottenute negli scorsi playoff.

In linea con le cifre degli scorsi anni capitan Paul Pierce, che con i suoi 20,5 punti di media rimane il miglior marcatore della squadra. A stupire di lui in questo inizio di stagione sono le percentuali al tiro.

Per la prima volta in carriera infatti The Truth è sopra il 50%, con una percentuale (irreale per chi come lui è costretto anche a prendersi tiri scomodi) del 51,6%. Come se non bastasse, anche la sua percentuale da oltre l’arco dei 7,25 è di gran lunga la migliore in carriera on il 45,2%.

Percentuali al tiro di tutto rispetto anche per l’ultimo arrivato in casa Celtics, Shaquille O’Neal. The Big Shamrock, come si è lui stesso soprannominato all’arrivo in Massachussets, è tornato a tirare sopra il 60%, cifra che non teneva dai tempi di Phoenix, dove a servirlo c’era un certo Steve Nash.

Proprio quest’ultimo dato dovrebbe portare il ragionamento verso uno dei maggiori artefici di questo incremento di percentuali: il play, ovvero Rajon Rondo.

Rondo, partito anche in questa quinta stagione NBA come il quarto dei Big Three, ha ripreso da dove aveva terminato la scorsa stagione, ovvero con dei Playoff sontuosi, e ha dimostrato a tutti che non solo è parte integrante dei Big Four, ma ne è probabilmente l’uomo principale.

Le percentuali dal campo di Allen, Pierce, O’Neal e anche Garnett sono infatti per gran parte merito dell’ex Kentucky, che con la sua capacità di andare al ferro accentra su di se le attenzioni delle difese avversarie e libera spazi per i suoi compagni. La sua abilità di trovare l’uomo più libero anche direttamente dal palleggio fa il resto.

Queste qualità Rajon le ha sempre avute ovviamente, ma quest’anno ha trovato una dimensione in cui è entrato e sembra non volerne più uscire, diminuendo i tempi di reazione alle difese avversarie. Ne sono quindi scaturite prove da più di venti assist, come la gara contro New York, quando con 24 passaggi vincenti ha di fatto vinto la partita. Oppure le due gare contro gli Heat, la prima da 17 e la seconda da 16 assist, che hanno spaccato la difesa di Miami.

Un dato su tutti sull’importanza di Rondo nel gioco dei Celtics? Nelle quattro sconfitte subite da Boston in questo inizio di stagione, quella di domenica contro Toronto non lo vedeva in campo a causa di un fastidio muscolare, altre 2 sconfitte invece sono arrivate nelle uniche due gare in cui Rajon non è andato in doppia cifra nelle assistenze, realizzandone 7 nella sconfitta subita contro i Thunder e 9 in quella contro Cleveland alla seconda gara di Regular Season. La quarta sconfitta, in trasferta a Dallas, ha visto Rondo realizzare 15 assist, e la sconfitta è stata di soli 2 punti.

Anche le cifre dunque suffragano quella che ormai è una convinzione comune: i Celtics sono molto più dipendenti da Rondo che da qualsiasi altro Big Three, soprattutto offensivamente.

I tempi di gioco del numero 9 sono difficilmente leggibili dalle difese avversarie e a volte anche dai propri compagni, ma una volta entrati nel suo timing tutti i Celtics ne hanno tratto giovamento.

Pare quasi tabù scrivere quello che tutti ormai pensano: i Celtics sono la squadra di Rondo e di tre grandi stelle che giocano con lui. E sono anche una signora squadra, pronta a giocarsi l’anello e il primo seed ad Est, cosa che prima della prima palla a due della stagione in pochi avrebbero scommesso.

5 thoughts on “L'importanza di essere Rondo

  1. Dopo le prime partite dove è di norma che Boston metta molte vittorie in cantiere,
    dovrebbe arrivare una striscia al 50%.
    Il fatto che rimangono al 1 posto ad Est è per il poco convincente avvio di Orlando. Miami è presto parlarne.
    Come lo scorso anno tra il 1° posto e la condizione fisica non c’è dubbio come non c’è dubbio che se questo dovesse accadere, presentandosi con lo stesso stato psico/fisico dei trascorsi P.o., il gran potenziale di questa franchigia può arrivare fino in fondo.
    Prima in casa o fuori questi ad Est mettono paura.

    Rondo? Possono rivelarsi i suoi P.o.

  2. se gli infortuni stanno alla larga dai C’s, secondo me hanno buone probabilità di arrivare in fondo per un ultimo assalto al treno….la panca quest’anno è veramente lunga e di qualita, soprattutto sotto i tabelloni…..nessuno nella NBA (a parte i Lakers) è al loro livello, e questo nei PO fa la differenza…..

  3. Forse è troppo presto per dirlo, ma la finale di quest’ anno, salvo sorprese, sarà ancora Celtici vs Lacustri. Boston ha rinforzato molto il reparto lunghi ( che è fondamentale anche nel basket moderno, che è diventato sempre più perimetrale ), e salvo infortuni, ha le carte in regola per giocarsela fino in fondo. Se poi Sheed decidesse di tornare per giocarsi i playoff sarebbe il massimo. Ne vedremo delle belle!

    • Anche a me è barlumata l’idea di Sheed che rientra null’ultimo scorcio per i p.o.
      Ma a quel punto diventerebbero improponibili.
      Di sicuro, credo anche sbagliandomi, non solo Boston si presenterà a bussare la porta di casa.

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