Dopo la delusione dello scorso campionato, terminato con la sconfitta alla settima gara in finale contro i Los Angeles Lakers, i Boston Celtics si presentano ai nastri di partenza nuovamente con l’obiettivo di conquistare il titolo, passando attraverso la conferma dei loro pezzi pregiati.

Conference: Eastern Conference

Division: Atlantic

Arrivi: Shaquille O’Neal e Delonte West(Cleveland Cavs), Jermaine O’Neal(Miami Heat), Von Wafer(Olympiacos).

Partenze: Rasheed Wallace(Retired), Tony Allen(Memphis Grizzlies), Shelden Williams(Denver Nuggets), Michael FInley e Brian Scalabrine (FA)

Scelte al draft: Avery Bradley (19th pick), Luke Harangody (52nd pick).

Probabile quintetto base:Rajon Rondo (PG), Ray Allen (SG), Paul Pierce (SF), Kevin Garnett (PF), Kendrick Perkins (C)

ROSTER

Guardie: Rajon Rondo, Ray Allen, Delonte West, Nate Robinson, Von Wafer, Marquis Daniels, Avery Bradley, Oliver Lafayette.

Ali: Paul Pierce, Kevin Garnett, Glen Davis, Luke Harangody, Tony Gaffney.

Centri: Kendrick Perkins, Shaquille O’Neal, Jermaine O’Neal, Semih Erden.

HEAD COACH: Doc Rivers

Quando perdi una finale NBA a Gara7 dopo essere stato in vantaggio per 3 a 2, la delusione è il sentimento più forte che si possa provare. E la delusione è uno stato d’animo che può a volte portare a sfiducia o a voglia di rivoluzione.

E la rivoluzione per i Celtics quest’estate sarebbe anche stata possibile, con Ray Allen in scadenza, Paul Pierce che ha esercitato l’opzione per uscire dal contratto e Rasheed Wallace che ha deciso di ritirarsi.

A Boston però hanno mantenuto la calma e hanno fatto la scelta più sensata (e probabilmente anche scontata) possibile. Hanno rinnovato il capitano di mille battaglie con un contratto quadriennale da 61 Milioni di dollari, abbassando però il peso del contratto sul cap con annualità più basse, hanno rifirmato Ray Allen a 10 Milioni l’anno per 2 anni e hanno tentato di puntellare il roster con innesti di qualità ed esperienza, di fatto spostando il limite della ricostruzione di 2 anni, quando scadranno alcuni contratti importanti, in primis quello di Kevin Garnett.

Le conferme di Allen e Pierce dimostrano quanto il management dei verdi abbia fiducia nel team che solo il giugno scorso si è giocato l’anello fino all’ultima partita utile. E che la volontà di Boston sia quella di puntare nuovamente al bersaglio grosso con il nucleo nato nell’estate 2007 lo si evince anche dall’altra importante conferma arrivata quest’estate: quella di Doc Rivers.

Il coach che ha portato Boston al trionfo di tre stagioni fa, infatti, ha abbandonato i propositi di fermarsi per una stagione e ha accettato di riprendere il suo posto sulla panchina del TD Banknorth Garden e di guidare i biancoverdi anche in questo che dovrebbe essere l’ultimo anno di contratto con i Celtics. Al suo ritorno, però, Rivers non ritroverà al suo fianco Tom Thibodeau, per molti il vero artefice del successo dei Celtics in questi anni grazie alla sua organizzazione difensiva. Thibodeau ha infatti accettato il posto offertogli dai Chicago Bulls, raccogliendo quindi la ben più difficile sfida di capo allenatore NBA.

La perdita di un assistente così preparato per Boston sarà difficile da assorbire nonostante in sua sostituzione sia arrivato Lawrence Frank ex capo allenatore dei New Jersey Nets per 6 stagioni, prima di abbandonare il timone del team dopo la pessima partenza di 16 sconfitte su 16 incontri. Frank, che ha compiuto il percorso inverso rispetto al suo predecessore, dovrà aiutare coach Rivers a mantenere alta l’attitudine difensiva della squadra, nonostante la perdita di una delle pedine fondamentali nel pitturato, quel Rasheed Wallace che giocando un’ottima serie di finale, e più in generale una buonissima post season ha tenuto vive le speranze di vittoria nonostante l’infortunio occorso a Perkins ad inizio di Gara6 di finale.

Proprio il ritiro di Wallace, insieme all’assenza di Kendrick Perkins, che starà presumibilmente fuori fino all’inizio del 2011, hanno aperto un buco nel frontcourt, reparto in cui in estate Ainge ha cercato di operare maggiormente.

Dal draft con la 52esima scelta è stato preso Luke Harangody, PF di Notre Dame un po’ sottodimensionata ma con braccia molto lunghe che nell’ultima stagione NCAA ha aggiunto al suo gioco la componente perimetrale, utile nei minuti in cui sarà in campo per cercare di allargare il gioco.

Sempre dal draft, ma con due anni di ritardo rispetto a quando è stato scelto, a Boston è sbarcato Semih Erden, centro Turco ex Fenherbace medaglia d’argento ai mondiali giocati in casa a settembre. Erden, 60esima scelta assoluta nel draft 2008, ha chiuso la competizione iridata con 9 punti e 4,5 rimbalzi in quasi 20 minuti di media e si candida per qualche minuto in campo nel periodo
in cui la squadra dovrà fare a meno di Perkins e come polizza assicurativa nel caso uno degli O’Neal sia fermo ai box per problemi fisici.

Sì, perchè dalla postseason a Boston sono arrivati anche Jermaine e Shaquille O’Neal. I due, nella fase declinante della loro carriera a causa degli infortuni (il primo) e dell’età (il secondo), dovranno portare esperienza e presenza nel pitturato in entrambe le metacampo, giocando probabilmente una ventina di minuti di media di qualità. Ovviamente entrambi rappresentano delle
scommesse, seppur relativamente a basso costo avendo firmato entrambi un biennale, con JO che percepirà la Full MLE e Shaq che prenderà il minimo salariale che spetta a un veterano come lui.Le incognite, ovviamente, sono legate alla tenuta fisica e all’efficacia che possano avere in un sistema che per funzionare si basa molto sull’attitudine difensiva e sulla capacità di aiutare in aiuto, ma Ainge ha fatto bene a non lasciarsi scappare l’occasione di firmare due centri di questo livello.

Se la dipartita del vecchio Sheed come detto sopra può riservare contraccolpi pesanti al gioco dei verdi, quella di Tony Allen tra gli esterni rischia di essere ugualmente importante, venendo a mancare uno dei migliori difensori di uno contro uno su cui Boston ha potuto contare nelle ultime stagioni, soprattutto nelle sfide contro i Lakers di Kobe Bryant.

Tra gli esterni il suo posto dovrebbe essere preso da Delonte West, di ritorno dopo aver cercato di vincere l’anello alla corte di King James negli ultimi anni. West, dopo aver avuto alcuni problemi con James è stato ceduto da Cleveland a Minnesota, che lo ha tagliato permettendo ad Ainge di offrirgli un contratto annuale al minimo salariale. Il suo ruolo sarà quello di guastatore
dalla panchina, cambiando sia Rondo, nelle partite in cui Nate Robinson sarà particolarmente dannoso, sia Ray Allen, garantendo qualità in fase difensiva, surrogando sostanzialmente la partenza di Tony Allen, pur non avendo la capacità di marcare anche le SF come il suo predecessore. La nota dolente dell’acquisizione di Delonte è la situazione mentale dell’ex Cavs, data la sua tendenza a cadere in guai giudiziari fuori dal rettangolo di gioco. Proprio questa sua sinistra attitudine gli impedirà di giocare le prime 10 gare di stagione regolare, essendo stato sospeso dalla lega dopo essere stato giudicato colpevole di possesso illegale di arma da fuoco a luglio nel natio Maryland. La speranza è che Delonte, sentendo aria di casa, a Boston possa trovare un po’ di tranquillità e
tenersi lontano dai guai, diventando quindi un’importante addizione alla panchina di Doc Rivers e un giocatore importante come quello salutato nel 2007 dai tifosi biancoverdi.

Sempre per la panchina, a dare supporto al sopracitato KryptoNate nel fornire punti veloci, è arrivato Von Wafer, di ritorno nella lega dopo la sfortunata parentesi in Europa all’Olympiacos in una realtà decisamente non tagliata per il suo tipo di gioco. Wafer, dopo una buona stagione a Houston è chiamato a giocare lo stesso ruolo di realizzatore nella second unit in questa versione dei Celtics, che hanno palesato nell’ultima stagione alcuni limiti nel trovare il canestro quando in campo non ci sono i titolari.

Dal draft, inoltre, è arrivato Avery Bradley, playmaker da Texas, considerato uno dei migliori difensori dello scorso Draft. Avery, non ancora ventenne, come ammesso dallo stesso Ainge è considerato un investimento per il futuro, difficile quindi che vedrà molto il campo in questa stagione.

Con queste nuove acquisizioni la panchina ha subito una semi rivoluzione e i soli rimasti rispetto alla scorsa stagione sono Glen Davis, Nate Robinson e Marquis Daniels, quest’ultimo acquisito la scorsa stagione per essere il primo cambio difensivo tra gli esterni ma che ha visto il campo poco e con poco profitto. Possibile che per lui il minutaggio possa salire, specialmente nel caso
in cui West non dia sufficienti garanzie di tenuta.

Chi invece dovrà ulteriormente fare passi avanti è Big Baby Davis, che prenderà presumibilmente i minuti che lo scorso anno Wallace giocava da PF, garantendo energia, rimbalzi e il gioco dai 5 metri in cui Glen, grazie alle ottime mani, risulta particolarmente efficace.

Il quintetto, al contrario della second unit, non è cambiato in nessuno dei suoi elementi, a dimostrazione di quanto i Celtics puntino sulla voglia di rivalsa degli uomini chiave.

Anche qui le scommesse sono di quelle importanti. Iniziando dall’apporto che potrà dare Kevin Garnett, che pare aver perso mobilità dopo l’infortunio al ginocchio di due stagioni fa, chiamato a tornare sui livelli da All Star a cui ha abituato i tifosi negli anni precedenti, senza quindi andar sotto con gli avversari diretti più forti come Gasol, tanto patito dal bigliettone durante le scorse finali.

Altra scommessa sarà la condizione di Perkins al suo rientro dall’infortunio. L’importanza del numero 43 nel pitturato, soprattutto in zona difensiva, si è vista chiaramente durante la seconda parte di Gara6 e Gara7, quando i Celtics oltre ad essere andati sotto fisicamente a rimbalzo hanno dovuto cambiare l’approccio difensivo per chiudere meglio l’area senza il loro centro titolare, utilizzando molto di più gli aiuti da parte delle ali.

Inoltre, riuscirà Ray Allen ad essere il giocatore efficace visto nell’ultima stagione? La sua capacità di far canestro è indubbia, ma le primavere sono ormai 35 e il suo gioco molto dispendioso che si basa principalmente sulle uscite dai blocchi potrebbe risentirne.

Certo, non ci sono solo incognite nella stagione che sta per iniziare per Boston, ma anche certezze. La principale è la crescita costante di Rajon Rondo, che da supporto ai Big Three è diventato il giocatore forse più importante della squadra, migliorando costantemente il suo gioco e aggiungendo alla capacità di far canestro anche un’ottima propensione ai rimbalzi, grazie al suo senso della posizione, alle sue braccia chilometriche e al fatto che gli avversari lo marchino a due metri, data la sua incostanza nel tiro da fuori. E proprio questo è l’aspetto su cui il numero 9 dovrebbe lavorare di più, il tiro. L’idea difensiva degli avversari dei Celtics è quella di lasciare spazio a Rondo per poter contenere meglio le sue entrate e Rajon deve iniziare a far pagare questa scelta, costringendo gli avversari a rispettare di più il suo tiro e potendo scegliere lui come andare a canestro. Se riuscisse a limare questo difetto diventerebbe davvero un’arma offensiva di primissimo livello, essendo anche molto bravo nel finire nel traffico o trovare i compagni liberi.

Ad occhio però qualcosa manca nel roster dei verdi. La mancanza di un lungo che sappia giocare oltre l’arco ed aprire le difese con il tiro da tre, lavoro che lo scorso anno faceva Wallace, o Scalabrine in alcuni momenti di Regular Season, è una lacuna che ad alti livelli nella lega potrebbe essere pesante, soprattutto nei momenti in cui si trova il canestro con difficoltà e si vuol cercare di liberare l’area per le penetrazioni di Paul Pierce o di Rondo. Nel roster di Rivers non c’è questo tipo di giocatore, a parte il rookie Harangody che si è però cimentato nel gioco perimetrale solo lo scorso anno e che vedrà probabilmente il campo per pochi minuti nel momento in cui tutti i giocatori sarano a disposizione. Possibile che nel corso della stagione Ainge sarà costretto a ricercare sul mercato questo tipo di giocatore per poter davvero puntare all’anello.

Obiettivo della Stagione

Ovviamente l’obiettivo stagionale è la conquista del titolo NBA, potendo puntare su una formazione potenzialmente migliore rispetto a quella sconfitta in finale l’anno scorso. Certo, la concorrenza si è rafforzata, a partire da Miami che con l’arrivo di Bosh e James promette di diventare una corazzata nelle prossime stagioni e Orlando, sconfitta lo scorso anno proprio da Boston nella Eastern Conference Finals per 4 a 2.

I favoriti al titolo, poi, restano i bi-campioni Lakers, che hanno aggiunto Steve Blake e un uomo di rotazione eclettico come Matt Barnes al loro roster, migliorando non di poco una formazione che già da tre anni arriva all’ultimo capitolo della saga stagionale. Per questo motivo Boston ha cercato di rafforzarsi sotto le plance, reparto in cui i Celtics hanno sofferto di più gli acerrimi rivali lo scorso anno, cercando gli uomini adatti a reggere l’urto del trio Odom-Bynum-Gasol.

Restando ad Est, però, i Magic hanno cambiato poco in questa post season e hanno perso proprio il neo Lakers Barnes, importante arma difensiva di Van Gundy lo scorso anno. Gli Heat inoltre potrebbero non essere ancora pronti a lottare per l’anello e aver bisogno di una stagione di rodaggio per far rendere al meglio le loro tre stelle. Ecco allora che i Celtics potrebbero approfittare della situazione e arrivare nuovamente fino in fondo, verosimilmente dando il meglio di loro ai Playoff come lo scorso anno.

Difficile infatti attendersi una Regular Season sfavillante, dovendo coach Rivers cercare di centellinare le forze del suo team per arrivare in primavera al massimo della condizione, anche se la sfida di apertura sarà proprio contro la squadra che parte con i favori dei pronostici ad Est, Miami.

Qualcosa di più si saprà quindi il 26 ottobre, quando i vice campioni in carica affronteranno Wade e compagni in quella che potrebbe essere la prima partita in cui mettere in campo il celebre Celtic Pride, quell’orgoglio che dovrà essere il sentimento che appena verrà alzata la prima palla a due prontamente sostituirà la delusione patita questa primavera. Orgoglio che dovrà guidare i celtici per tutta la stagione, in quella che potrebbe essere l’ultima possibilità di questa squadra per conquistare il titolo.

4 thoughts on “Boston Celtics: Preview

  1. Panca chilometrica specialmente nel settore lunghi, non hanno pero’ un vero cambio per Pierce, secondo me scambiano Glen Davis per un’ala piccola (alla kleiza) durante l’anno.

    Pesante la perdita di Tony Allen per la fase difensiva nel reparto dietro.

    Delonte West sara’ il nuovo Eddie House.

    Mi viene da pensare cosa sarebbe stata la front line Shaq-Jermaine O’neill-Garnett 5 anni fa..

    PRONOSTICO 55/60 vittorie e prob finale di Conference

  2. Squadra esperta già costruita sul futuro. 60 W, finale di conference e la sensazione che rischiano di aprire un ciclo molto lungo di titoli e finali.

  3. qualche anno fa la coppia kg-shaq sarebbe stata illegale,forse la coppia perfetta di lunghi,l’agilità unita alla potenza.
    per impatto sarebbero stati il wade-lebron dei lunghi,ma forse ancora di più,perchè avrebbero avuto un maggiore equilibrio…

    adesso i due sono tutt’altro che giovani,ma questo non vuol dire che questa coppia non potrà essere lo stesso devastante,soprattutto quando si farà sul serio…

    i suns non erano adatti al suo gioco,i cavs erano troppo lebron-dipendenti,questo per un personaggio così grande può essere stato un piccolo ostacolo.
    ecco,nei celtics invece penso che troverà il suo ambiente ideale.
    comunque bisogna ricordare che shaq non ha fatto male sia nei suns che nei cavs,dove nella serie contro gli stessi celtics fu uno dei più positivi…

    giocatore che in questi ultimi anni viene a mio avviso troppo sottovalutato,perchè sarà decisamente lontano dai suoi livelli migliori,però ancora oggi rimane il lungo più fisico della lega,il giocatore che a mio avviso ha più messo in difficoltà il duo di 7 piedi dei lakers nella scorsa stagione…

    quindi shaq resta la novità più importante dei celtics.
    se dovessero ripetersi sui livelli visti negli scorsi playoff,questo potrebbe risultare il colpo dell’anno,perchè uno shaq in forma,anche a quasi 40 anni,può spostare certi equilibri sotto al canestro…

    l’altro o’neal allungherà un reparto lunghi infinito,alternandosi tra il ruolo di 4 e di 5.
    curioso di vedere che stagione farà rondo,sempre più fenomeno…

    squadra che come al solito mi fa paura…

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