Domenica prossima prenderà il via, come ormai da tradizione dallo stradale di St.Petersburg, la stagione 2017 della Verizon IndyCar Series, che quest’anno quest’anno prevede 17 gare con il ritorno dell’ovale di Gateway e la riconferma di Watkins Glen, aggiunto in extremis lo scorso anno. Questa la situazione dei valori in pista:

TEAM PENSKE (Chevrolet)
#1 Simon Pagenaud
#2 Josef Newgarden
#3 HelioCastroneves
#12 Will Power

Si può migliorare una squadra che piazza tre piloti ai primi tre posti nella classifica del campionato? Sì, prendendo il quarto in classifica. L’arrivo di Josef Newgarden rende il Team Penske un Dream Team, probabilmente una delle formazioni più forti della stroia dell’automobilismo. Il pilota americano è il volto del futuro della IndyCar, destinato a segnarne i prossimi 10/15 anni. Dopo cinque anni spesi tra i team di Fisher e Carpenter, approda finalmente ad un top team, e tutti lo attendono subito vincente. Più realisticamente, in una serie iper competitiva come la IndyCar, c’è da attendersi più una prima stagione come quella di Pagenaud di due anni fa, di acclimatamento con la squadra e con i “doveri” di correre in un top team. Ma a 26 anni Newgarden ha tutto, talento, testa e appeal mediatico per essere il nuovo punto di riferimento della IndyCar. Ma i primi avversari per la corsa al titolo ed alla Indy 500 ce li ha in casa. Pagenaud ha vinto il titolo, dimostrando di essere davvero un top driver come già si era capito negli anni precedenti. Gli manca la vittoria su un ovale, ma ormai sembra essere solo questione di tempo. Power deve limare gli alti e bassi che tradizionalmente lo caratterizzano, ma in giornata è forse il pilota più veloce su stradali e cittadini. Castroneves non vince da Detroit 2014, ma la sua esperienza e la sua costanza di rendimento gli permettono di essere sempre al vertice (in 16 stagione, ha sempre finito tra i primi sei in classifica eccetto nel 2011). E ad Indy ha sempre la motivazione in più della quarta, leggendaria vittoria.

CHIP GANASSI RACING (Honda)
#8 Max Chilton
#9 Scott Dixon
#10 Tony Kanaan
#83 Charlie Kimball

Il team dopo un deludente 2016 ha deciso di optare per una svolta clamorosa: passare dai motori Chevrolet a quelli Honda. Sembrerebbe un controsenso visto che sulla carta il motorista americano sembra essere un passo avanti a quello giapponese, ma da Ganassi puntano su due fattori: innanzitutto sulla voglia di riscatto della Honda specialmente in vista 2018 (quando tornerà un fornitore unico per gli aerokit), e soprattutto sul fatto che sugli ovali la differenza è stata minima, quando non completamente annullata. E sappiamo che la Indy 500 vale ancora di più del campionato. Vista la grande novità tecnica, la squadra ha scelto la stabilità per quanto riguarda i piloti. Dixon, per velocità, esperienza e costanza, resta l’unico vero in grado di lottare per il titolo, anche se Kanaan è quello che ne è uscito meglio dal deludente 2016. Kimball si è dimostrato molto costante nell’ultima stagione, chiudendo nono in campionato e dimostrando di meritare il posto in un top team. Molto meno invece Chilton, che in qualifica ha mostrato anche qualche spunto velocistico, ma che in gara è costantemente naufragato e deve il suo posto esclusivamente al budget.

ANDRETTI AUTOSPORT (Honda)
#26 Takuma Sato
#27 Marco Andretti
#28 Ryan Hunter-Reay
#98 Alexander Rossi

La rocambolesca (ma meritata) vittoria di Rossi ad Indianapolis ha salvato una stagione orribile. Il team è stato quasi sempre dietro non solo ai team Chevrolet, ma anche rispetto a Rahal o Schmidt che montano i loro stessi motori Honda. Cosa potrà succedere nel 2017? I test invernali sono stati abbastanza incoraggianti, ma saranno le gare a mostrare i veri valori. Specchio del 2016 orribile è Hunter-Reay, uno dei piloti più completi della IndyCar ma reduce da una stagione grigia. Non può che migliorare. Chi sicuramente lo deve fare è Marco Andretti, reduce dalla peggiore stagione in carriera, con appena un ottavo posto come miglior risultato. In questo naufragio sorprende come a salvarsi sia stato il rookie Rossi, vincente ad Indy ed in generale capace di smentire lo scetticismo (anche per qualche sua dichiarazione improvvida) nei suoi riguardi. Sato sostituisce invece Munoz grazie all’appoggio della Honda. Più che altro sarà curioso contare in quanti guai si caccerà al suo solito, per il resto può emergere in un paio di gare (magari sotto la pioggia, dove è stato spesso tra i migliori) ma niente di più.

RAHAL LETTERMAN LANIGAN RACING (Honda)
#15 Graham Rahal

Il 2016 ha dimostrato che il 2016 non era un fuoco di paglia, e Rahal (come team e come pilota) è tornato al top, dimostrandosi il migliore (a volte l’unico) capace di cavare un ragno dal buco della scarsa competitività Honda. Cosa aspettarsi dal 2017? Già confermarsi il migliore dei non-Penske come negli ultimi due anni sarebbe un grandissimo successo. Ed a questo punto sembra avere tutte le carte in regola.

ED CARPENTER RACING (Chevrolet)
#20 Ed Carpenter (ovali)/Spencer Pigot (stradali e cittadini)
#21 JR Hildebrand

Per la squadra all-american è una svolta quasi epocale (vista anche la sua breve storia). Il passaggio da Newgarden ad Hildebrand inevitabilmente segna la storia di questa piccola ma appassionata squadra. Il pilota californiano avrà tutti gli occhi putati addosso, dopo tre stagione in cui ha corso solo ad Indy. Probabilmente solo il suo predecessore, ora da Penske, avrà più pressioni. Hildebrand deve ricostruirsi una carriera su cui pesa ancora l’errore all’ultima curva della Indy 500 2001, ma va detto che anche negli ultimi anni ha sempre corso benissimo ad Indy (sia sullo stradale che alla 500 Miglia), quindi le premesse positive ci sono. Per quanto riguarda il patron Carpenter, impegnato al solito solo sugli ovali, l’impressione è che sia un po’ in calo, ma resta ancora uno dei piloti più competitivisugli ovali. Da seguire Pigot, che dopo un 2016 un po’ spezzettato sarà chiamato a confermare i lievi progressi mostrati nel finale di stagione.

SCHMIDT PETERSON MOTORSPORTS (Honda)
#5 James Hinchcliffe
#7 Mikhail Aleshin

Stagione 2016 tutto sommato positiva, con la chicca della pole ad Indy per Hinchcliffe, che la squadra (che ha abbandonato il campionato Indy Lights dove ha conquistato una lunga sequenza di titoli) spera di poter confermare nel 2017. Hinchcliffe è uno dei piloti più popolari della categoria, deve diventare un po’ più cotante per essere un top driver. Aleshin è stato forse la vera sorpresa del 2016, che in molti hanno sottovalutato. Reduce da un anno di assenza e da un brutto infortunio, ha sfiorato in un paio di occasioni la vittoria. Sarà da tenere d’occhio perché potrebbe arrivare in questa stagione. La squadra potrebbe inoltre schierare una terza vettura in alcune gare.

DALE COYNE RACING (Honda)
#18 Sebastien Bourdais
#19 Ed Jones (R)

È una delle squadre simpatia, perché nonostante i pochi mezzi a disposizione c’è sempre e raccoglie ottimi risultati. Quest’anno poi riabbraccia Bourdais, capace di vincere tante gare con una squadra piccola come il KV Racing, e che quindi ha dimostrato di saper ricavare molto anche da situazioni difficili. Jones, campione Indy Lights 2016, sarà l’unico rookie a tempo pieno, ed il suo obiettivo è più che altro accumulare esperienza e togliersi qualche soddisfazione.

A.J. FOYT RACING (Chevrolet)
#4 Conor Daly
#14 Carlos Munoz

Tutto nuovo per il team di Foyt (ormai in realtà gestito dal figlio Larry), dai motori ai piloti. La coppia Daly-Munoz è una delle più futuribili dello schieramento, entrambi reduci da un 2016 più che positiva. L’arrivo dei motori Chevrolet induce all’ottimismo, dopo un paio di stagioni davvero deludenti, e con due piloti come Daly e Munoz che hanno dimostrato di saper mixare velocità e testa la speranza di tornare competitivi sembra essere ben riposta.

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