Non è un posto full time, ma il sedile del Carpenter Fisher Hartman Racing era la migliore occasione possibile per Luca Filippi per restare nel giro IndyCar. 10 gare su 16 per il pilota piemontese, dopo averne disputate otto negli ultimi due anni, quattro nel 2013 con il Bryan Herta Autosport e quattro lo scorso anno con il Rahal Letterman Lanigan Racing. Per Filippi è una occasione più unica che rara per dimostrare finalmente quanto vale veramente. La squadra nata dalla fusione tra i team di Ed Carpenter e Sarah Fisher è quanto di meglio si potesse cercare: l’anno scorso la squadra di Carpenter ha vinto tre gare, quella di Fisher ne poteva vincere qualcuna a sua volta. Nel 2014 la squadra ha vinto tre gare, una con Carpenter in Texas e due con Mike Conway (Long Beach e Toronto); Josef Newgarden è stato competitivo in tante gare (basta ricordare il patatrac a Long Beach con Ryan Hunter-Reay quando era in testa). Ora che sono uniti si può quindi dire tranquillamente che è la prima forza dietro i Big Three Penske-Ganassi-Andretti. Se la giocherebbe con lo Schmidt Peterson Motorsports, ma la perdita per quest’ultimo di un pilota con Sion Pagenaud potrebbe essere pesante, considerando che accanto al neo arrivato James Hinchcliffe ci sarà come secondo pilota avrà un rookie, con tutto quello che ne consegue per quanto riguarda lo sviluppo della vettura.

Per Filippi questa è insomma una possibilità d’oro, probabilmente la possibilità decisiva per la sua carriera. Il CFH Racing è un team vincente, in crescita, al contrario dei team di Rahal ed Herta che invece negli ultimi anni sono sembrati un pò in difficoltà. Filippi deve dimostrare di aver imparato dagli errori del passato. Nelle sue esperienze precedenti ha sicuramente messo in prova delle doti velocistiche a tratti sbalorditive, con prestazioni velocistiche sia in qualifica che in gara stupefacenti. Ma poi le gare le ha quasi tutte concluse a muro, ed è quello il problema. Adesso deve dimostrare che accanto alle doti velocistiche è anche capace di gestire le gare nel modo adeguato, in modo da portare a casa i risultati che Carpenter si aspetta e per cui è stato ingaggiato. Anche perché sarebbe comunque un peccato sprecare delle qualità comunque notevoli. È una grande occasione anche per l’Italia, che negli ultimi anni hanno visto solo presenze sporadiche (oltre allo stesso Filippi ci sono stati Pantano, Dracone, Papis, Del Monte). L’ultima vittoria di un pilota italiano nelle gare americane a ruote scoperte risale al 2001, quando Max Papis vinse a Laguna Seca. Adesso, anche se non è un posto per l’intera stagione, un pilota italiano ha una concreta e duratura possibilità di puntare al successo. Speriamo che Filippi sappia sfruttare questa possibilità d’oro.

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