Circa un mese c’è voluto alla NL East per vedere una propria esponente issarsi sopra il 50%, ed ora la percentuale dell’intero girone è ad uno scarno .475!

Strano caso quello dei Mets, sostenuti al box dai soliti Alonso, Smith e Villar ma con Lindor al ribasso, massacrati dalla sfortuna che li ha privati di 16 uomini sui 40 del roster e in coda nelle statistiche avanzate, tuttavia avanti 3 partite e mezzo sul resto della sofferente division e pregevoli nel 17-10 di maggio.

Basti pensare che prima dell’exploit da 13 runs contro i Braves ne avevano segnate soltanto 12 in sei gare, erano 23mi in wRC+ e penultimi sia in fuori campo con 34 che nel Isolated Power mark a .118!

Il segreto sta nel calendario benevolo, ben 38 team sotto il 50%, e nella presenza sul mound di Jacob deGrom, inarrivabile candidato MVP, leader overall per ERA (0.71) e affidabile hitter, ben sostenuto da Stroman (2.66) e Walker (2.17). Contro Chicago, Boston, St. Louis e Rays invece, non solo è andata male, ma si è anche faticato proprio sul monte!

Atlanta stessa ha raggiunto il .500 solo 4 volte finora, in una tornata maledetta e opposta a quella 2020, dove prestazioni sottotono, infortuni imprevisti e la grana Ozuna, arrestato per grave violenza domestica e dunque possibile out for season, la allontanano dai radar delle contendenti.

Soroka è cliente fisso dell’infermeria, Smyly e Fried hanno la parola “struggle” ormai tatuata sul corpo, Morton sente il peso degli anni ed Ynoa e d’Arnaud sono perdite pesanti. Freeman poi è lontano dagli standard MVP, e il contratto non ancora discusso (22M, FA 2022) potrebbe influire nel rendimento. Non basta a tirare la carretta la giovane/vecchia guardia, formata in battuta dall’asso Acuna Jr (17Hr/35Rbi/.393Obp), Albies (16 doppi e 5 rubate) e Riley (.302Avg/54h), in difesa da Swanson e al lancio da Ian Anderson.

Miami, in apnea con 7 match sotto media, può rammaricarsi di aver perduto addirittura 24 partite clutch, con ben 4 walk off, ma la ricostruzione di Jeter non solo ratifica la bontà delle vecchie-nuove scoperte, ma si ritrova ad ammirare la lucentezza di Jazz Chisolm Jr, 2B/SS Top 30 graduated in lizza a ROY.

Oltre a lui, il tris di giovani pitcher superstar Alcantara, Pablo Lopez e Trevor Rogers ha ottenuto il primato di franchigia con .221 BAA combinato, senza considerare l’imminente rientro di Sixto Sanchez, mentre nel lineup le sicurezze Rojas, Brian Anderson e Marte non arrivano a patti col fisico. Buona è altresì la forma di Aguilar, Dickerson e Cooper.

Mets, Braves e Marlins hanno dunque parecchie disavventure da raccontare, a dispetto di Phillies e Nationals, allergiche entrambe alla parola costanza.

Se Washington è però abituata a rimontare partenze ad handicap, per Phila lo stagnante limbo in classifica, unito all’attuale assenza di un Harper d’annata, lascia alla pretestuosa fanbase enormi dubbi sulla tenuta di gruppo, e le 4 partite di distanza dai leader (massimo stagionale) confermano tali sensazioni.

Gli starter sono dignitosi in WAR (8°) ed ERA (15mi), con Wheeler sugli scudi e un Nola discreto ma lunatico, e il lineup si difende al piatto grazie ad Hoskins, Segura, Realmuto, Maton, Miller ed Herrera, ma la causa dei numerosi collassi annuali sono i rilievi, incapaci di cedere a Neris, Alvarado e Coonrod opportunità di salvezze (13/24).

Nella capitale invece ci si difende al box, anche se al contatto – con Turner, Zimmerman, Soto, Harrison, Castro e Gomes certezze acclarate – non corrisponde sufficiente potenza, se si eccettuano gli stessi Turner e Soto oppure Bell, comunque deludente. I problemi nascono tutti sul monte, dove la grandezza di un ancora longevo Scherzer non basta più, visto che gli acciacchi di Strasburg ne debilitano le performance, Ross e Fedde non mantengono le attese e Corbin e Lester appaiono in drammatica regressione.

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