In questo periodo dell’anno dove vengono rinnovate le commemorazioni relative alla fine della seconda guerra mondiale, non poteva mancare un film sull’argomento.

Il ricevitore era una spia è uscito nel 2018, ed è la storia vera di Moe Berg, catcher ebreo e molto riservato dei Boston Red Sox, che nel 1936 è a fine carriera (mai brillante offensivamente, ma ottimo dietro al piatto), e senza grandi meriti sportivi viene invitato per una tournee in Giappone con i miti dell’epoca (Babe Ruth e Lou Gehrig in primis) per la sua conoscenza di molte lingue e le sue due lauree che gli hanno valso il soprannome de “il professore”.

Nel 1941, allo scoppio della guerra per gli Stati Uniti, per lo stesso motivo viene prima contattato e poi ingaggiato dall’OSS (l’antenato della CIA) per servire il suo Paese al meglio.

Il lavoro d’ufficio però non lo soddisfa, e chiede di poter avere un ruolo più attivo, allora viene inviato in Europa per incontrare un celebre fisico (premio Nobel nel 1932) per capire se sta costruendo per l’Asse la bomba atomica, ed eventualmente eliminarlo.

Dopo averlo incontrato a Zurigo nel dicembre 1944, gli risparmierà la vita. Verrà insignito della massima onorificenza civile a guerra finita, medaglia che però rifiutò di ricevere senza addurre spiegazioni. Così come non si ricongiungerà alla sua fidanzata che teneva nascosta a tutti, nonostante le continue voci malevole sulle sue tendenze sessuali.

Il film è pieno di attori famosi, Paul Rudd è il protagonista, poi ci sono Mark Strong, Sienna Miller, Jeff Daniels, Guy Pearce, Paul Giamatti e Tom Wilkinson. Due camei anche per gli attori italiani Giancarlo Giannini e Pierfrancesco Favino.

Tutto sommato una pellicola godibile, anche se un po’ troppo scura in alcune scene. Il baseball è toccato solo di sfuggita, nei primi minuti e poi quando in Italia giocherà con alcuni commilitoni.

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