Nella offseason riparte la nostra rubrica sui film che parlano di baseball, ed iniziamo da “42”, il film sulla fine della segregazione razziale uscito nel 2013.

L’attore più importante è Harrison Ford, un po’ invecchiato, che veste i panni del proprietario dei Brooklyn Dodgers, il quale, nella primavera del 1945, appena finita la seconda guerra mondiale (dove la maggioranza delle forze armate americane andate oltreoceano erano di colore), dice ai suoi collaboratori di volere un nero in squadra.

Gli rispondono che è una pazzia, perché il razzismo negli Stati Uniti, che fingevano di essere venuti in Europa per sconfiggerlo, esso vigeva e vige più forte che nel vecchio continente: tutti i “colored” hanno bagni separati, autobus separati, scuole separate, spalti separati e campionati separati in ogni sport: nel baseball c’era la Nigro League. Non ci si faceva problemi nel farli morire in guerra insieme con i bianchi, ma al ritorno a casa si doveva ritornare alle vecchie abitudini.

Lui però rimane della sua idea, dice che è pieno di neri a Brooklyn e che questo avrebbe fatto aumentare gli incassi al botteghino, e dice che va solo scelto il profilo giusto, e dopo qualche mese di ricerche viene individuato uno shortstop di 26 anni che gioca per i Kansas City Monarchs, che batte .365 e corre come un pazzo per le basi, ma che rifiuta la segregazione, essendo stato all’università e nell’esercito con i bianchi, e perché è metodista come Harrison Ford.

Nel loro primo incontro l’owner dice che vuole un ragazzo che abbia il coraggio di non fare a botte e che questa battaglia si vincerà in due mosse: un uomo perbene e un forte giocatore. Jackie Robinson accetta, e la prima cosa che fa è chiamare la moglie e chiederle di sposarlo.

Ovviamente però deve guadagnarsi il posto, e viene mandato (nella primavera del 1946) in Florida a fare lo spring training con Montreal, la squadra del triplo A dei Dodgers. Lì tutti vengono presi alla sprovvista e mostrano la loro avversione a questa novità: pubblico, allenatore, compagni di squadra, abitanti del paese.

Comunque Jackie resiste e gioca tutto il 1946 nel triplo A e la primavera successiva viene mandato a fare lo spring training con i Dodgers: qui la resistenza è ancora maggiore, con i compagni di squadra che firmano persino una petizione contro di lui, e con l’allenatore che aveva sposato la sua causa che viene sospeso dal Commisioner della MLB per adulterio.

Jackie nel frattempo deve nuovamente cambiare ruolo (da shortstop era passato seconda base nei Montreal, ora passa in prima base nei Dodgers, dato che i due ruoli interni sono ben occupati nella squadra) e vede il pubblico anche nelle amichevoli schierarsi in due fazioni ben visibili: i pro che lo considerano un eroe hanno tutti la pelle scura, quelli bianchi invece lo fischiano e lo insultano.

La stagione ha comunque inizio e lui entra a far parte del roster e lo scontro più forte ce l’ha con l’allenatore dei Phillies, Chapman, che lo chiama negro e scimmia per tutta la partita, mandandolo in confusione, ma Jackie è forte e non reagisce, e sono i suoi compagni a difenderlo.

Nasce così la simpatia per il diverso insultato, la solidarietà dentro e fuori lo spogliatoio, anche dopo il rifiuto a Philadelphia dell’Hotel in cui i Dodgers andavano ogni anno di ospitare la squadra. Il proprietario dei Phillies mal sopporta le accuse di razzismo sui giornali e chiede a Chapman un passo indietro con foto insieme a Robinson.

Poi a Pittsburgh, quando l’ennesimo lanciatore lo colpisce nel box di battuta, scatta la difesa della squadra con la classica rissa sul monte. Infine un compagno lo invita, in una scena quasi comica nel suo imbarazzo, a fare la doccia insieme ai compagni, cosa che non aveva mai fatto in stagione.

Solo a fine film, dopo l’ennesima prova di resistenza di Jackie, il proprietario gli svelerà il vero motivo di questa sua crociata: quando era player-manager in Ohio a 40 anni aveva un catcher di colore ma non si batté per lui e da quel momento aveva perso l’amore per questo sport, e voleva riconquistarlo ora, prima che fosse troppo tardi.

Jackie quell’anno sarà Rookie of the Year, vincerà poi le World Series nel 1955 ed entrerà nella Hall of Fame nel 1962. Ma già nel 1948 un secondo non bianco entrerà nella MLB, ed un terzo nel 1949.

Ora tutte le squadre della MLB hanno ritirato per sempre il numero 42, che Robinson ha indossato nella sua carriera, ed il 15 aprile di ogni anno si celebra il Jackie Robinson day, con tutti i giocatori in campo che vestono il 42.

Un film davvero toccante, ben interpretato da tutti gli attori. Un altro capolavoro del cinema relativo a questo splendido sport.

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