Chi avrebbe potuto immaginare a fine 2013 che gli Astros, reduci da una stagione da 51 vittorie e ben 111 sconfitte, in sole quattro stagioni avrebbero rovesciato ogni gerarchia e sarebbero arrivati a vincere il titolo 2017?

Invece a Houston si sono ritrovati a festeggiare dopo un’annata spettacolare, e tutto fa credere che il 2018 abbia tutti i crismi di qualcosa di molto simile. Alle loro spalle, nessuno pare avere i numeri per contrastare i campioni in carica, sebbene alcuni giocatori anche mediaticamente importanti abbiano raggiunto la division.

HOUSTON ASTROS

Squadra che vince non si cambia, o almeno molto poco: questa è la filosofia degli Astros, che hanno mantenuto praticamente inalterato il lineup ed aggiunto qualità sul monte di lancio. Sarà sufficiente per un’altra cavalcata verso il titolo?

OFFSEASON

I pochi cambiamenti si sono avuti tra I lanciatori: persi in free agency i rilievi Luke Gregerson (Saint Louis) e Francisco Liriano, oltre al partente Mike Fiers (entrambi a Detroit), gli Astros si sono assicurati le prestazioni di Joe Smith ed Hector Rondon per il bullpen. Inoltre, per completare la rotazione, è stato acquisito via trade da Pittsburgh il partente Gerrit Cole, ancora giovane (27 anni) ma già alla sesta stagione MLB: il talento di quest’ultimo non si discute (dal 2013 al 2016 sempre sotto i 4.00 di ERA, con un ottimo 2.60 nel 2015), ma il 2017 è stato by far il peggior anno della sua carriera (4.26, dato comunque solido).

PARTENTI

Una rotazione Justin Verlander – Dallas Keuchel – Gerrit Cole – Lance McCullers – Charlie Morton potenzialmente può non far dormire sonni tranquilli ad alcun avversario, dato che si tratta di cinque lanciatori di assoluta qualitĂ  che garantiscono a Houston una delle migliori unitĂ  della MLB, se non addirittura la migliore. L’aggiunta di Verlander a fine 2017 è stata la piĂą classica delle ciliegine sulla torta e, nonostante i 35 anni, l’ex Detroit punta a confermarsi uno dei migliori lanciatori della lega.

BULLPEN

Ken Giles è reduce da un 2017 di assoluto livello (34 salvezze, 2.30 ERA, 1.9 WAR) e sarà ancora il closer designato, con i cavalli di ritorno Brad Peacock (utilizzabile anche come spot starter) e Chris Dewenski a portare tanta qualità con i nuovi arrivi Joe Smith ed Hector Rondon. Anche in questo reparto il talento pare strabordare da ogni dove, anche se paradossalmente, data la qualità dei partenti, potrebbe quasi non servire.

LINEUP

CF    George Springer (R)

3B    Alex Bregman (R)

2B    José Altuve (R)

SS    Carlos Correa (R)

1B    Yuli Gurriel (R)

RF    Josh Reddick (L)

DH    Evan Gattis (R)

LF    Derek Fisher (L)

C    Brian McCann (L)

Supponendo un lineup di questo tipo, si nota come tutti e nove i giocatori fossero già a roster e produttivi nella scorsa stagione. Una delle poche incertezze si vede all’esterno sinistro, dove sarà probabile un’alternanza Fisher-Marisnick-Marwin Gonzalez, mentre Evan Gattis si approprierà del ruolo di designed hitter al posto del ritirato Carlos Beltran. Probabilmente lo stesso Gattis farà anche qualche apparizione da catcher come riserva di McCann, il quale però potrebbe iniziare a fare i conti con la carta di identità: se vogliamo trovare un altro difetto al roster degli Astros, potrebbe mancare un backup di qualità dietro al piatto.

RECORD PREVISTO: 105-57. C’è tutto ciò che serve per un’altra cavalcata in regular season, sia in termini di talento interno che di “non-talento” in division. Montate in carrozza, bandwagoners, c’è ancora spazio.

LOS ANGELES ANGELS

Se c’è una franchigia che ha goduto di un’attenzione mediatica spropositata rispetto a quello che è il reale valore del team, questa è senza dubbio quella degli Angels. Il motivo è semplice ed ha un nome ed un cognome: Shohei Ohtani. Il lanciatore/battitore giapponese ha scelto Anaheim come sua dimora per questo stint statunitense, e sia il pre che il post-scelta hanno portato gli Halos alla ribalta nazionale. Ma riusciranno a mantenere le aspettative?

OFFSEASON

Si diceva di Ohtani, il quale ha firmato con i “losangelini” sia per la possibilità di continuare la propria carriera sia sul monte che nel box di battuta che per iniziare da una franchigia non tra le più importanti della lega, ma gli Angels hanno anche investito su Zach Cozart, omaggiato di un triennale da 38 milioni di dollari, e concluso una trade con Detroit per l’esperto seconda base Ian Kinsler. L’impianto generale pare così più solido, con l’obiettivo di ottenere un record positivo per la prima volta dal 2015.

PARTENTI

Ohtani sarà certamente un perno della rotazione, sebbene la sua transizione dal Giappone agli USA ed il doppio ruolo possano far nascere dei dubbi sul suo rendimento. Il giapponese può potenzialmente formare una coppia di lanciatori con Garrett Richards, il quale però ha giocato solamente 12 partite nelle ultime due stagioni per continui problemi al gomito. Alle loro spalle, partito direzione Kansas City il mangia inning Ricky Nolasco, dovrebbero trovare ancora spazio Matt Shoemaker, Tyler Skaggs e J.C. Ramirez.

BULLPEN

Perso l’ottimo Yusmeiro Petit, gli Angels hanno ripiegato su una trade per Jim Johnson, sperando che gli sia ancora rimasto qualcosa delle stagioni da 50 e 51 salvezze con Baltimore, mentre per il ruolo di closer ci si aspetta un’alternanza tra il più giovane Cam Bedrosian e il più esperto Blake Parker. Inoltre, anche il mancino Jose Alvarez è atteso da un’ennesima buona stagione.

LINEUP

2B    Ian Kinsler (R)

CF    Mike Trout (R)

LF    Justin Upton (R)

DH    Albert Pujols (R)

RF    Kole Calhoun (L)

3B    Zack Cozart (R)

1B    Luis Valbuena (L)

SS    Andrelton Simmons (R)

C     Martin Maldonado (R)

Senza dubbio, con gli arrivi di Kinsler e Cozart, la stella della squadra Mike Trout si sentirà un po’ meno sola, ed anche la conferma di Justin Upton sull’esterno sinistro potrebbe dare altra fiducia. Sarà interessante vedere come Cozart si adatterà alla terza base, essendo il suo ruolo già occupato dallo spettacolare Andrelton Simmons, il quale dovrà costruirsi un’intesa tutta nuova con Kinsler, che probabilmente sarà anche il leadoff hitter. Con Albert Pujols confermato come battitore designato, un miglioramento del record degli Angels passa senza ombra di dubbio da un rimbalzo del prima base Luis Valbuena (.199 di media battuta nel 2017) e del catcher Martin Maldonado, il quale però non ha mai fatto della produzione offensiva il suo cavallo di battaglia.

RECORD PREVISTO: 81-81. I’m sorry, io non ci credo. Ci sono senza dubbi dei miglioramenti in alcuni reparti, ma bullpen, seconda parte della rotazione e prima base sono debolezze che in questa division si rischia di pagare caro.

OAKLAND ATHLETICS

Dalle parti della baia non si è mai tranquilli, in particolare se si guarda in casa Oakland: il solito budget limitato porta a dover ponderare gli investimenti, e i migliori giocatori sono sempre sull’uscio pronti a partire. Con il più basso payroll della lega (57 milioni di dollari, esattamente un quarto dei Boston Red Sox, per capirci), il general manager Billy Beane pare però aver costruito una squadra che può abbandonare l’ultimo posto in division, che appartiene agli A’s ormai da tre stagioni.

OFFSEASON

Come già detto, la scarsa libertà salariale ha portato in dono soltanto il rilievo Yusmeiro Petit (ex Angels, biennale da 10 milioni di dollari) ed il catcher Jonathan Lucroy (annuale da 6.5 milioni), ormai in declino ma ancora in grado di produrre offensivamente. Inoltre è arrivato, via trade da St. Louis, l’esterno Stephen Piscotty, che porta con sé una storia triste, in quanto ha chiesto ed ottenuto di avvicinarsi alla zona di San Francisco per seguire meglio la madre malata di SLA.

PARTENTI

La rotazione di Oakland è senza dubbio giovane, in quanto il più “anziano” è Kendall Graveman (27), seguito da Jharel Cotton, Seth Manaea (entrambi 26), Daniel Mengden (25) e Paul Blackburn (24). La qualità però non sempre è stata all’altezza, in quanto Cotton ha avuto un 2017 orribile, Manaea sta faticando nell’adattamento alla MLB, Mengden è reduce da un’annata da sole sette partite, mentre Blackburn ha solo due mesi di Major League alle spalle.

BULLPEN

Blake Treinen! Arrivato agli A’s nella trade Doolitle-Madson, si è ritrovato dopo la brutta prima parte di stagione nella capitale, ed ha costruito una seconda parte di 2017 da 2.13 di era in casacca gialloverde. Sarà ancora lui il closer titolare, supportato dall’esperienza di Santiago Casilla, il quale però ha già 37 anni, e del già citato Yusmeiro Petit. Con loro, il mancino Daniel Coulombe (72 apparizioni nel 2017), Liam Hendricks e Chris Hatcher cercheranno di confermare i numeri messi su nella passata stagione.

LINEUP

SS     Marcus Semien (R)

LF     Matt Joyce (L)

2B     Jed Lowrie (S)

DH     Khris Davis (R)

1B     Matt Olson (L)

RF     Stephen Piscotty (R)

3B     Matt Chapman (R)

CF     Dustin Fowler (L) / Boog Powell (L)

C     Bruce Maxwell (L) / Jonathan Lucroy (R)

Sulla carta si tratta di un lineup intrigante, che offer un giusto mix tra una serie di grandi vecchi (Lucroy, Joyce, Lowrie) e giovani in cerca di consacrazione (Powell, Fowler, Olson), tra cui spicca certamente il terza base Matt Chapman, dal potenziale intrigante ma ancora troppo propenso agli strikeout. Khris Davis porterà ancora la sua potenza dal ruolo di battitore designato, mentre dovremo seguire con attenzione lo sviluppo dell’interno Franklin Barreto, altro top prospect, che ha faticato alla prima stagione in MLB ma ha soli 22 anni e un florido futuro di fronte a sé.

RECORD PREVISTO: 78-84. Ci siamo quasi… Nonostante alcune acquisizioni importanti non vedo ancora gli A’s in grado di raggiungere quell record in pareggio che potrebbe essere davvero un crocevia importante. Il lineup titolare sarebbe anche valido, ma l’inconsistenza dei backup e i dubbi sulla rotazione non mi fanno propendere per ciò.

SEATTLE MARINERS

Altro giro, altra corsa e altra stagione di caccia ai playoff per i Mariners, che sono la franchigia MLB con la più lunga astinenza dai playoff: era infatti il 2001 quando per l’ultima volta Seattle, dopo una stagione da 116 vittorie, entrò nella postseason. La squadra di quell’anno e quella attuale hanno un punto in comune. Non ci arrivate? Ichiro Suzuki! Nel 2001, infatti, il giapponese iniziava la sua carriera americana vincendo i premi di MVP e ROY, mentre in questo 2018, a 44 anni compiuti, ha ancora firmato un contratto annuale proprio con i Mariners. Basterà ciò a rompere la maledizione?

OFFSEASON

Il vulcanico general manager Jerry DiPoto in questa offseason si è mantenuto inaspettatamente calmo, non trasformando la squadra in porto di mare (quale la città è, tra l’altro) ma mirando a poche pedine: via free agency sono infatti arrivati soltanto Suzuki ed il rilievo Juan Nicasio (2 anni a 17 milioni) , mentre via trade il seconda base Dee Gordon da Miami (per coprire il ruolo di esterno centro, questo è un altro discorso) e il prima base Ryon Healy da Oakland, con il chiaro intento di coprire una mancanza quasi cronica nel ruolo, in attesa dell’esplosione (se mai ci sarà) del prospetto Daniel Vogelbach.

PARTENTI

Tanti dolori per i tifosi Mariners parlando dell’argomento, in quanto una sfiga cosmica ha portato la squadra ad avere 13 lanciatori con almeno 4 partenze nella passata stagione. Certamente c’è il mancino James Paxton che per la prima volta in carriera nel 2017 ha viaggiato con un’ERA sotto il 3.00 ed è senza dubbio il protagonista della rotazione, dall’altra però lo stesso Paxton non ha mai lanciato per più di 24 partenze e 136 inning in carriera e sembra proprio non poter rimanere lontano da qualche infortunio. I problemi iniziano dopo di lui: Mike Leake ha lavorato bene dopo essersi trasferito da St. Louis ma non pare avere il talento da numero 2 di rotazione, Felix Hernandez combatte da due anni con gli infortuni, ed Erasmo Ramirez, Ariel Miranda e Marco Gonzales hanno numeri non sempre compatibili con la MLB e non possono essere parte (se non Ramirez) di una rotazione da playoff.

BULLPEN

Che il closer Edwin Diaz non potesse replicare l’assurdo scampolo di 2016 era ipotizzabile, ma alla fine non ci è andato troppo lontano, con 34 salvezze ed un’ERA di 3.27. Come già detto, l’acquisizione di Juan Nicasio (tanto inaffidabile nei sui anni in Colorado quanto sorprendente nell’ultima stagione tra Pittsburgh e St. Louis) gli pone accanto, in teoria, un setup di qualità, al quale si aggiungono rilievi solidi come Nick Vincent, James Pazos e Marc Rzepczynski.

LINEUP

CF    Dee Gordon (R)

SS    Jean Segura (R)

2B    Robinson Cano (L)

DH    Nelson Cruz (R)

3B    Kyle Seager (L)

RF    Mitch Haniger (R)

1B    Ryon Healy (R) / Daniel Vogelbach (L)

C     Mike Zunino (R)

LF    Ben Gamel (L) / Guillermo Heredia (R)

Se ci si ferma ai primi cinque giocatori del lineup non ci si può lamentare, con il giusto mix tra potenza, contatto, velocità e capacità di andare in base e rubare. Senza volermi accanire sulla situazione, viene da dire che anche qua, però, ci potrebbero essere alcuni dubbi: Cano e Cruz hanno già 35 e 37 anni, e Gordon deve adattarsi a un nuovo ruolo (sebbene la cosa pare stia procedendo bene). Dopo di loro Healy, a personale parere, può essere la sorpresa positiva dell’anno non solo a livello di division, ma Haniger, Gamel ed Heredia potrebbero avere dei vuoti di sceneggiatura e tutti e tre stanno lottando con diversi problemi fisici già nello spring training, mentre Zunino ha finalmente trovato stabilità offensiva per la prima volta in carriera (e Seattle lo spinge ormai dal 2013) e potrebbero esserci dubbi sulla sua capacità di replicare.

RECORD PREVISTO: 72-90. Non quest’anno. Mi dispiace dirlo, I Mariners sono una squadra che sinceramente apprezzo e che ho avuto anche il piacere di veder giocare al Safeco Field, ed è forse per questo che li tratto peggio di quanto meriterebbero, come succede spesso a chi si ama di più. Ma con una rotazione piena di dubbi e quasi mezzo lineup che a sua volta non offre molte garanzie, faccio fatica a vederli autori di una stagione positiva.

TEXAS RANGERS

Boh. Non so che dire di questi Rangers. E quindi spenderò il prossimo migliaio o poco meno di parole o poco meno a spiegarvi il perché. C’è così tanta differenza tra lo scenario più positivo e quello più negativo che fare una previsione accurata risulta oltremodo complicato. Ad ogni punto positivo corrisponde un ma, così come ad ogni potenziale problema si può aggiungere un “però” pieno di speranza.

OFFSEASON

Guardando alla free agency, si registra l’arrivederci del partente Andrew Cashner, destinazione Baltimore, il quale però è stato sostituito con le firme di Mike Minor, che torna a un ruolo di starter e non più di rilievo come successo a Kansas City, e Doug Fister, da Boston. Via trade, invece, i Rangers non si sono mossi se non per obiettivi minori, e si presentano ai nastri di partenza di questa stagione con un lineup molto simile a quello che ha terminato il 2017.

PARTENTI

Cole Hamels, ancora tu. Alla soglia dei 35 il lanciatore ex Phillies è ancora il miglior lanciatore del lotto, ma allo stesso tempo ha concluso il 2017 con sole 24 partenze e con una ERA di 4.20, dato peggiore dal 2009 a questa parte. Al suo fianco, Mike Minor si è ben comportato nel 2017 da rilievo a Kansas City ma non effettua una partenza dal settembre 2014, Matt Moore è stato legnato a ripetizione a San Francisco nella passata stagione, Martin Perez è ancora alle prese con una frattura al braccio e non si sa se e come sarà pronto per l’Opening Day, e Doug Fister a 34 anni è reduce dalla peggior stagione di sempre. E dietro di loro? Bartolo Colon, Tim Lincecum (probabile rilievo) e Edinson Volquez.

BULLPEN

Nel 2017 i Rangers si sono classificati penultimi in MLB per salvezze ottenute (29) e la maggior parte sono state ottenute dal duo Matt Bush-Alex Claudio, e nemmeno per il 2018 sembra esserci un closer dichiarato: è probabile un’altra cooperativa composta dai due di cui sopra, con l’aggiunta di Jake Diekman e, magari, Lincecum, se dimostrerà di avere ancora qualcosa da dare. Il resto del gruppo, invece, porta qualche dubbio in più, ma potrebbe essere interessante vedere all’opera Chris Martin, rilievo visto molto brevemente all’opera con le maglie di Rockies e Yankees nel 2014 e nel 2015: negli ultimi due anni ha letteralmente dominato nella lega giapponese e si appresta ad affrontare nuovamente la MLB.

LINEUP

CF    Delino DeShields (R)

DH    Shin-Soo Choo (L)

SS     Elvis Andrus (R)

3B     Adrian Beltre (R)

RF     Nomar Mazara (L)

1B     Joey Gallo (L)

C       Robinson Chirinos (R)

2B     Rougned Odor (L)

LF     Ryan Rua (R)

Solo due giocatori hanno superato i .270 di media battuta nel 2017 e già questo è un dato su cui riflettere. Odor e Gallo hanno prodotto 71 home run ma entrambi sono rimasti abbondantemente sotto la Mendoza line, e una loro più solida produzione offensiva è passaggio indispensabile per i Rangers, anche perché con Beltre e Andrus capaci di flirtare con una media battuta di .300, gli infielder possono essere il valore aggiunto della squadra. L’esterno Willie Calhoun, arrivato dai Dodgers nella trade Darvish, è stato inviato nuovamente (e a sorpresa) nelle minors e ciò lascia il posto a Rua, che però mostra ancora lacune al piatto.

RECORD PREVISTO: 75-87. Neanche i Rangers potranno insidiare gli Astros, poco ma sicuro. Partiamo da una base di partenza piuttosto bassa, 75 vittorie, ma se il bullpen performerà meglio, i lanciatori resteranno sani e se la media battuta salirà, allora si potrebbe aspirare al ruolo di seconda forza. Però ci sono un po’ troppi “se”, non vi pare?

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