Proseguendo nei film tratti da storie vere siamo al recentissimo Million Dollar Arm, film ambientato nel 2007-2008 e prodotto dalla Disney.

Nel cast ci sono attori di buona fama come Jon Hamm e Bill Paxton, ma i nomi più importanti sono quelli della ESPN, che tra giornalisti sportivi, analisti (Ravech, Verducci, Passan, Miller, Rosenthal, Stark) e grandi campioni di baseball (Curt Schilling e Barry Larkin) mette in campo un parterre de roi.

Il film inizia con una agenzia di procuratori in difficoltà, che si butta in un mercato nuovo per evitare di fallire: seguire le speranze di un investitore ed andare in India a trovare due giovani da formare al baseball, per poter conquistare un mercato ancora inesplorato da questo sport.

L’investitore si convince e concede un anno di tempo per arrivare ad un provino con gli scout della MLB. Così inizia la corsa contro il tempo: si inizia con il viaggio in India alla scoperta di talenti, che incontra molte difficoltà, per divergenze di lingua e cultura tra americani e indiani.

Qui viene fatto un talent show on the road, e la risposta dei giovani indiani è strepitosa (grazie anche al premio messo in palio: 100 mila dollari al primo e 10 mila al secondo, con la possibilità di vincerne 1 milione in caso di provino positivo dopo 12 mesi). La qualità però è davvero bassa ed alla finale arrivano 20 ragazzi che fanno fatica a superare le 80 miglia orarie ed a colpire la zona di strike.

Vincono i due posti il mancino Rinku ed il destro Dinesh, che fino a quel momento non erano mai usciti dal villaggio di nascita e vengono catapultati in California, senza sapere una parola di inglese e con solo un interprete altrettanto spaesato.

L’impatto iniziale è tragico, con aspettative troppo alte e poca attenzione alla loro cultura ed alla loro sensibilità di ragazzi umili e religiosi.

Poi l’agente, anche grazie alla vicina di casa empatica e dolce, capisce che deve cambiare modo di approcciarsi a questi due ragazzi ed essi trovano un nuovo equilibrio divertendosi come in famiglia.

All’interno di questo lungo passo centrale del film c’è anche un cameo di un altro famosissimo film sul baseball: “L’idolo delle folle”, il movie su Lou Gehrig, che annuncia al mondo la sua morte imminente a causa della sclerosi laterale amiotrofica, ora nota anche come Morbo di Gehrig.

Al termine dei 12 mesi concordati, nonostante l’allenatore sconsigli il provino in quanto non ancora pronti, l’investitore vuole il suo show con gli scout delle majors e l’agente non ha la forza di opporsi. Il risultato è un fallimento in termini puramente sportivi, ma l’investitore è comunque felice della pubblicità suscitata e rinnova l’accordo per altri 3 anni. Ed è in questa parte che si vedono tutti i protagonisti ESPN indicati sopra.

Qui l’agente però ha un guizzo di umanità, capisce che non può mollare i ragazzi e si adopera per un secondo provino alcune settimane dopo, anche se solo pochi scout partecipano (24 squadre c’erano al primo, le altre 5-6 nel secondo) e qui Rinku e Dinesh, più tranquilli e supportati, vanno alla grande, con lanci anche a 93 miglia orarie. Ed i Pittsburgh Pirates decidono di firmare i due ragazzi e farli diventare i primi indiani delle majors.

La realtà è molto simile al film, con il 2008 che è stato l’anno delle firme con i Pirates, anche se Dinesh lancerà solo 13 inning tra il 2009 ed il 2010 in rookie league prima del taglio. A Rinku andrà meglio, che tra il 2009 ed il 2012 lancerà in rookie league, in A- ed in singolo A, con una ERA inferiore al 3.00.

Un film molto toccante, che mostra la distanza tra due mondi che riescono alla fine a capirsi.

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