Asse St.Louis-Toronto

Un altro affare imbastito e concluso fra i St. Louis Cardinals e i Toronto Blue Jays. Sta diventando un classico, una sinergia fra due franchigie che, nelle rispettive Divisions, andranno verosimilmente entrambe a vivere un 2018 da underdogs, senza esagerate aspettative ma con tanta voglia di sovvertire i rapporti di forza interni con i rivali di sempre. I General Manager Michael Girsch e Ross Atkins si sono accordati ieri per uno scambio che manda l’OF Randal Grichuk in Canada per una contropartita composta di soli pitcher, il Major Leaguer Dominic Leone ed il prospetto Conner Greene.

Trade che fa il paio con quella che è andata a rinforzare l’infield dei canadesi lo scorso Dicembre con l’innesto nel roster di Aledmys Diaz, 27enne cubano con 2 buone stagioni MLB alle spalle. Un team Blue Jays che proprio questa settimana aveva raggiunto l’accordo con il veterano esterno centro Curtis Granderson. Un uno-due che non solo va a sistemare l’emergenza creatasi con il ritiro dell’immenso Josè Bautista ma che consente addirittura profondità di scelta al manager John Gibbons. Per la serie, non lascio…raddoppio.

Kipnis out, Machado in?

Più uscite che entrate, al momento, per i Cleveland Indians. Avete mezzo dubbio che per il manager Terry Francona questo possa anche minimamente significare l’inizio del naturale declino del ciclo vincente della sua Tribe? Noi no. Anzi, il manager bi-campione del mondo con i Red Sox, ad un evento pubblico promosso dagli Indians se da un lato sembra non lesinare complimenti a chi nella AL si è saputo rafforzare, da un altro si focalizza con determinazione su chi, in questo fondamentale 2018 per Cleveland, ci sarà e saprà come sopperire alle mancanze delle partenze eccellenti (1B Carlos Santana; P Bryan Shaw; OF Austin Jackson; OF Jay Bruce).

Un roster solido, coperto dappertutto e con una rotazione stellare e lunghissima che la prossima stagione potrebbe davvero portare a compimento quanto di buono creato nei 5 anni (2013-2017) targati Francona; 5 anni che hanno visto i Cleveland Indians guidare la speciale classifica di chi ha collezionato più vittorie di tutti nella American League. Ad un anno dalla super-hyped free agency 2018, anche a costo di dover sacrificare due starting pitcher del calibro di Danny Salazar e Josh Tomlin in direzione Baltimore Orioles, Manny Machado sembra un target appetitoso e, soprattutto raggiungibile per chi, come gli Indians, può decisamente permetterselo. Spostando Jose Ramirez in 2B, Jason Kipnis rappresenterebbe il pezzo del puzzle di troppo da muovere altrove.

Chi cerca in seconda? A New York, da una parte e dall’altra, sono scoperti. A Toronto? Non c’è due senza tre e l’ingresso di un second baseman d’esperienza andrebbe a comporre un interbase con cui sognare non è poi così un grande azzardo. Cambiando gli addendi, il risultato…cambia eccome!

Il prezzo è giusto: 125

Le smentite della giornata di ieri provenienti da entrambi i lati della trattativa, la Boras Corporation in nome e per conto del cliente J.D Martinez e i Boston Red Sox di Dave Dombrowski, erano state una doccia molto fredda per la calorosissima tifoseria bostoniana, oramai incredula nell’assistere all’allarmante prudenza usata sul mercato dal loro top management durante l’inverno.

Ai botti degli Yankees si vorrà pur rispondere, suvvia! Ed ecco allora che il report che girava nella giornata di ieri per il quale i Red Sox avrebbero formalizzato e recapitato a Martinez un’offerta di 5 anni a 100 milioni di dollari non aderiva affatto alla realtà dei fatti. La proposta economica – secondo fonti MLB – sarebbe sempre di 5 anni ma con una media per stagione di 25 milioni e non più di 20, a fronte dei 30 richiesti dal super-procuratore Scott Boras.

L’alternativa più probabile in caso di rottura definitiva fra le parti rimane sempre quella degli Arizona Diamondbacks; con qualche sorpresa sempre dietro l’angolo rispondente al nome di Seattle Mariners o di Minnesota Twins, club entrambi dotati di una capacità finanziaria sufficiente per piazzare lo scacco matto. Re di Denari!

Darvish fra Cubs e Twins

Terminiamo con Minnesota e riapriamo ancora con loro. Ci piacciono davvero questi ragazzi messi sapientemente insieme dalla ex leggenda locale Paul Molitor e che l’anno scorso non hanno per niente sfigurato aggiudicandosi addirittura uno dei due slot per il Wild Card Game poi perso contro i New York Yankees. Sul mercato la palla è nel guantone della dirigenza, che in queste ore è alle prese con il dilemma “Darvish, non-Darvish”.

Il giocatore ha già più volte espresso il proprio consenso ad un trasferimento nelle città gemelle, ritenendolo il luogo migliore, a pari merito con la Chicago sponda Cubs del Presidente Theo Epstein, dove poter un giorno coronare il sogno di alzare al cielo il Commissioner’s Trophy. Nel caso del workhorse nipponico i soldi c’entrano, ma fino ad un certo punto.

C’entrano le ambizioni del team e le chances di tornare laddove Darvish è uscito sconfitto coi Dodgers lo scorso Novembre. Sia Cubs che Twins una occasione seria per un rientro in tempi brevi sul palcoscenico più prestigioso possono verosimilmente fornirla. Futuribilità, talento e prospettiva sono dalla loro parte.

Anche gli Yankees di un Brian Cashman con le mani legate dalla Luxury Tax rientravano nel plotoncino delle destinazioni gradite dal lanciatore ex Texas Rangers, ma oramai la decisione sembra essere stata presa. A giorni la conferma e l’ufficialità. M’ama o non m’ama…

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