Iniziamo questa nuova rubrica con il miglior film sul baseball: migliore perché oltre ad essere una bella storia, ed oltre ad essere una storia vera, è un modo per capire meglio questo sport in uno dei momenti più importanti nella vita del baseball.

Il film, impreziosito dalla presenza di attori famosi come Brad Pitt e Philip Seymour Hoffman, segue passo passo 12 mesi degli Oakland Athletics, dall’ottobre 2001 all’ottobre 2002.

Nell’ottobre 2001 gli A’s, dopo una stagione eccezionale per i loro mezzi, si trovano nella American League Division Series contro i New York Yankees, che hanno un payroll triplo rispetto a loro. Dopo aver vinto le prime due gare, gli A’s crollano e perdono la serie.

Ma il vero crollo lo hanno qualche settimana dopo, quando i loro 3 migliori giocatori, Damon, Giambi ed Isringhausen, tutti all’ultimo anno di contratto, firmano con altri team, lasciando gli A’s via free agency.

A questo punto Billy Beane, General Manager della squadra, dopo una infruttuosa riunione con il proprietario, che ha fiducia in lui ma non intende aumentare il payroll, va a Cleveland per cercare di fare qualche trade e torna ad Oakland dopo aver chiuso, come ricorda nella vita reale, il miglior affare della sua vita: acquista infatti uno statistico laureato in economia, che gli suggerisce una nuova via per vincere anche senza soldi: cercare nei giocatori qualità che gli altri non vedono, utilizzare la tecnologia per studiare più a fondo i giocatori di quanto possano fare gli scout con i loro occhi, e seguire una teoria di un matematico, Bill James, che aveva messo per iscritto degli strani algoritmi che secondo lui potevano applicarsi al baseball.

Beane forse non è sicuro che funzioni, ma sa che la via tradizionale è impraticabile, che gli A’s arriveranno sempre a prendere l’ultimo giocatore nel ruolo se ci si basa sui soldi che possono offrirgli, e quindi sposa subito questa idea e nella off-season del 2001 acquista giocatori che gli scout ritengono rotti o inaffidabili, ma che il suo assistente ritiene invece semplicemente sottovalutati.

L’inizio di stagione è pessimo e tutta la stampa, anch’essa non pronta al cambiamento, si scaglia contro il GM e ne chiede pure il licenziamento, mentre la colpa sembra ricadere maggiormente sull’allenatore, che prima chiede un allungamento del contratto, poi non avendolo ottenuto, schiera la squadra alla vecchia maniera, per potersi trovare più facilmente un nuovo team l’anno dopo, senza seguire le indicazioni di Beane.

A quel punto il GM è costretto a vendergli alcuni i giocatori che schierava titolari, incluso il prima base Pena, All Star ed astro nascente, che però farà poi una carriera non all’altezza delle previsioni, per costringerlo a seguire la nuova filosofia. Ed a quel punto la squadra esplode, ricomincia a vincere (ed i media danno il merito all’allenatore!!) per poi giungere direttamente nella storia: 20 vittorie consecutive, record della American League fino a quel momento.. (chiedere agli Indians del 2017 qual è il nuovo record).

La stagione finisce con 96 vittorie (le stesse degli Yankees) ma con la medesima sconfitta nella Division Series, questa volta per mano dei Minnesota Twins.

Beane però ha tracciato un sentiero nuovo, tutti si sono accorti del suo miracolo, lui che è l’unico GM ad essere stato prima giocatore (una prima scelta andata male, uno dei tanti errori degli scout!) e poi scout. Ed allora i Boston Red Sox gli offrono il contratto più elevato nella storia degli sport americani, 12,5 milioni di dollari per passare con loro e farli vincere dopo quasi un secolo di astinenza, insieme a quel Bill James, teorico del sistema A’s, che hanno già messo sotto contratto.

Ma lui, complice la parte romantica del film, relativa alla sua famiglia divisa ed alla figlia adolescente, cantante malinconica, decide di rifiutare e prosegue la sua avventura nel A’s. Dove rimane ancora il GM anche nel 2018.

Nel frattempo tutti i 30 team del baseball, chi prima chi dopo, sposano la sua filosofia, i Red Sox subito come detto, prendendo un GM sconosciuto, Theo Epstein, che li porterà a 3 titoli in 10 anni, fino agli Yankees, che sembrano aver capito l’antifona solo nel 2016 con le cessioni eccellenti di Miller agli Indians e Chapman ai Cubs.

Ma gli analisti dicono che Billy è sempre il migliore, come dimostrano ad esempio le trade per Seth Smith e Josh Reddick, o le firme di Jonny Gomes e Pat Neshek, tutti giocatori poi rivenduti a peso d’oro.

Come dicevamo all’inizio, questo film è davvero straordinario: una storia vera raccontata a meno di 10 anni di distanza, divenuta ormai la base di questo sport, con forti emozioni che la pellicola trasmette, sia sportive sia umane.

Come spesso avviene le migliori storie sono quelle vere, non c’è bisogno di inventare per stupire.

Per i pochi appassionati che non l’hanno visto lo consigliamo vivamente: la traduzione certo non è buona come l’originale, ma anche in questo settore si è visto un miglioramento rispetto alle orribili traduzioni di altri film su questo sport, in cui si parla di goal o di mete (!!).

 

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