La sensazione, fin dalla conferenza stampa di presentazione della nuova proprietà dello scorso 3 Ottobre, era stata quella di un nuovo corso, una sorta di anno zero per i Miami Marlins che scenderanno sul diamante per l’Opening Day 2018.

Derek Jeter, durante la prima uscita ufficiale con la stampa affiancato dal rappresentante della nuova famiglia al comando, Bruce Sherman, tratteggiò per sommi capi le linee guida del suo programma di lavoro per il futuro a breve e medio termine.

Non ad alta voce, dicendo e non dicendo, in ogni caso facendo supporre quale potesse essere la pista da seguire. Ed inevitabilmente, ogni qualvolta si parli di ricostruzione di una franchigia, in MLB come in tutti gli sport statunitensi del resto, vendere è la prima voce in cima alla lista delle priorità.

A Miami l’assett più importante è (era) uno e uno solo: Giancarlo Stanton. Il Most Valuable Player della National League del 2017, con 59 fuoricampo e 132 RBIs in stagione. L’uomo da 325 milioni di dollari in 13 anni che nel 2014 aveva promesso fedeltà eterna alla franchigia del sud della Florida rimanendo fedele (a parole) alla promessa allora fatta ai tifosi anche dopo l’avvento del nuovo gruppo di investitori al timone della franchigia.

Quest’ultimo era però un bluff. Antipatico proprio perché tramato dietro le spalle della fan base. I primi incontri avuti con i rappresentanti dei St. Louis Cardinals e dei San Francisco Giants erano solo specchi per le allodole. Il colpo in canna, l’agente Joel Wolfe ce l’aveva eccome; e si chiamava New York Yankees.

L’ok da parte di Jeter c’era da tempo. L’ex Captain, sibillinamente, aveva già lasciato intendere che qualcosa in questo senso sarebbe dovuto accadere: prenderò decisioni impopolari ma tutto ciò che farò sarà solo per il bene del team. Ed ecco servito il conto.

Una trade che spedisce Stanton a vestire pinstripes in cambio di poco, davvero troppo poco: il pur eccellente seconda base Starlin Castro e due minor-leaguers, Josè Devers e Jorge Guzman.

Negli States i network televisivi sportivi non ci sono andati per nulla leggeri. Jeter messo all’angolo del resto non lo avevamo davvero mai visto, neanche quando, in un anno con prestazioni al di sotto del rendimento abituale, qualche giornalista (Skip Bayless) lo aveva accusato di far uso di Performance Enhancing Drugs. In questo momento, in questo nuovo ruolo lo è eccome.

E non è stata una bella mossa neanche quella di farsi vedere domenica scorsa in una suite privata del Dolphins Stadium al Monday Night Football di NFL fra New England Patriots e Miami Dolphins; forse andare a Lake Buena Vista ai Winter Meetings e partecipare insieme ai suoi nuovi colleghi GM alla fiera del baseball per antonomasia sarebbe stata una idea di gran lunga migliore.

Davvero troppo grossa per non essere scrutinata e messa ai raggi X dai giornalisti sportivi americani, che, anche in questo caso – e citiamo un decano dei reporter degli Yankees (ora ad ESPN) Buster Olney – “non ho [hanno] mai visto nulla di simile”.

Nell’operazione di smantellamento, oltre a Stanton, un altro pezzo pregiato dell’outfield di Miami viene mosso da Jeter, questa volta in un’operazione interna alla National League. Marcell Ozuna è un nuovo outfielder dei St. Louis Cardinals.

Con 37 fuoricampo e .312 di media nella stagione passata, All Star nel lineup partente per la National League proprio sul diamante di casa dello scorso luglio, Ozuna siamo sicuri continuerà a contribuire con dei numeri importanti anche nelle prossime stagioni. Il bottino che l’ex capitano degli Yankees ottiene in cambio, anche in questo caso non è dei migliori e comprende quattro prospetti, 3 lanciatori ed un outfielder. La squadra di Triple A dei New Orleans Baby Cakes ringrazia. I tifosi un po’ meno…

Per completare la panoramica del mercato su Miami dobbiamo aggiungere che anche il velocissimo seconda base Dee Gordon ha accettato di trovarsi una nuova casa e l’ha trovata a Seattle con i Mariners. Neanche a dirlo, un biglietto di sola andata per il sud della Florida l’hanno ottenuto altri 3 prospetti, il cui computo totale al netto dei questi 3 mega scambi vede Jeter con una farm system decisamente rimpolpata di ben nove unità. Delle quali alcune potrebbero già rientrare nel roster da quaranta uomini per lo Spring Training 2018, guidato dai capitani in pectore Christian Yelich e Martin Prado.

Di tutto ciò cosa ne penserà il manager, anch’egli ex grande giocatore degli Yankees, Don Mattingly? Di sicuro non sarà per nulla un’annata facile anche per lui, chiamato a mettere insieme tanti nuovi pezzi di un puzzle che sembra non essere dotato della qualità adeguata per stare sopra il .500.

Insomma, un’altra stagione da ultimo posto è ai nastri di partenza per una franchigia dalla storia dagli immensi paradossi: mai vincitrice di division in 25 anni di storia ma campione MLB per ben 2 volte (1997 e 2003) tramite accesso alla post-season con la wild card. Vincente, ma neanche troppo. Speriamo valga lo stesso adagio anche per Jeter. Per ora perdente, ma (magari) a metĂ  anno… neanche poi troppo.

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