Nato e cresciuto a Denver in Colorado, Roy Halladay è nato con due passioni grandissime, la prima quella del baseball e la seconda quella del volo che purtroppo ieri 7 novembre 2017 gli è costata la vita. 

Il suo aereo privato si è schiantato 10 miglia a ovest di St. Petersbourgh in Florida dove stava facendo un volo sportivo: Halladay era un pilota molto esperto e le cause dello schianto sono ancora del tutto da stabilire, purtroppo l’unica cosa stabilita finora è la scomparsa di uno dei più grandi pitcher di tutti i tempi.

 Draftato nel 1995 a 18 anni con la scelta numero 17 dai Toronto Blue Jays è sempre stato un grandissimo lavoratore e capace di riadattarsi per migliorare ed emergere nel complesso mondo MLB riuscendo a passare da un rilascio alto a uno medio e ampliare il proprio repertorio di lanci introducendo la cutter (imparata durante un All Star Game da Mariano Rivera) e la splitter per essere letale anche contro i battitori mancini. 

L’esordio nelle majors è avvenuto nel 1998 con la maglia dei Blue Jays e al suo secondo start è andato vicinissimo a un no hitter (traguardo che centrerà più avanti nella sua carriera). 

In seguito trascorrerà 13 anni a Toronto, tutti da protagonista però senza mai arrivare ai playoffs visto il livello basso dei suoi compagni di squadra.

 Nonostante la squadra non fosse competitiva lui brilla, brilla sotto ogni aspetto, in campo coi suoi lanci e fuori col suo lavoro. 

Un lavoro maniacale tanto che all’ultima di campionato coi Blue Jays di scena a Camden Yards ormai fuori dai playoffs Roy Halladay prima della partita è stato visto allenarsi duramente come se dovesse giocare le World Series tanto che al ritorno in spogliatoio i suoi compagni gli chiesero il motivo di tanta fatica: lui rispose che voleva essere in forma per l’opening day che si sarebbe tenuto 7 mesi dopo. 

Nel 2010 Philadelphia riesce a acquisire via trade Halladay che lasciò Toronto a malincuore avendo vinto un Cy Young nel 2003, con un perfect game (il ventesimo della storia) contro i Marlins nel 2010 e avendo guidato la American League in quasi tutte le categorie dei pitchers in quello arco di tempo. 

L’ex Blue Jay entrò così a fare parte di una delle rotazioni più forti di sempre che comprendeva Hamels, Lee, Oswalt e Moyer. 

Quell’anno guidò i Phillies ai playoffs con un’altra stagione strepitosa che gli valse il suo secondo Cy Young award facendolo diventare il quinto pitcher nella storia MLB ad averne vinto uno in entrambe le leghe. 

La sua prima apparizione ai playoffs contro i Reds in casa tra tensione e aspettative non andò male, infatti fu solo il secondo pitcher nella storia capace di lanciare un no hitter in postseason, purtroppo per lui e per i Phillies furono eliminati 4-2 nel NLCS dai Giants che in seguito vinsero 4-0 le World Series contro i Rangers. 

L’anno dopo stessi grandi numeri e ancora postseason e ancora sul suo cammino una squadra del destino, forse LA squadra del destino per eccellenza, i St. Louis Cardinals che arrivati ai playoffs con una rimonta incredibile grazie proprio alla vittoria dei Phillies ad Atlanta all’ultima giornata di campionato. 

Halladay lanciò gara 1 dove tolto il primo inning fu grandioso e portò a casa la vittoria, fu il partente anche in gara 5 dove dall’altra parte  c’era il suo grandissimo amico Chris Carpenter. 

Halladay concesse a quel lineup pieno di star solo un punto al primo inning e 3 battute valide in 8 inning, purtroppo per lui ancora la perse visto che Carpenter fece complete game shoutout con una performance da 110 lanci a dir poco epica. 

Da quella gara 5 iniziò un lento declino dei Phillies che chiudevano il loro glorioso ciclo durato 8 anni e con loro è iniziato anche il tramonto di the Doc causa problemi fisici che non gli permettevano di mantenere le velocità volute, finì per ritirarsi nel 2013 nel silenzio più totale, un silenzio che lo ha contraddistinto per tutta la sua carriera rendendolo non solo amatissimo dai tifosi ma anche dai suoi colleghi. 

Il mio ricordo da tifoso avversario é in quella gara 5 dei playoffs contro i Phillies quando confermarono Halladay come partente e fu un misto tra terrore e preghiera sapendo benissimo il fenomeno che era e la perfezione che sarebbe servita per batterlo. 

Sono onorato di essere cresciuto vedendoti lanciare, sei stato un mito per una generazione intera, meriti di stare tra i grandissimi del gioco del baseball, riposa in pace leggenda.


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