Ben 8 stagioni sono passate da quando i Phillies del 2008 trionfavano nelle World Series su Tampa Bay trascinati da Cole Hamels e Ryan Howard. Quello è stato l’unico titolo di una squadra della National League East dal 1996 in poi. Inoltre, solo in altre 2 occasioni in questo millennio la division ha presentato una squadra al fall classic: i Phillies ancora una volta nel 2009, sconfitti però dagli Yankees, e i Mets nel 2015. Nonostante tutto l’anno scorso il secondo posto dei Mets è valso una Wild Card dopo 3 stagioni in cui – nonostante l’instituzione della WC game – solo la vincente della division aveva strappato un ticket per i playoff e anche il 2017 sembra vedere ad est due contender per il pennant.

Come per il 2016 c’è una netta spaccatura fra le top 2 Washington e New York, e le bottom 2 Philadelphia e Atlanta, con i Marlins che non sono esattamente definibili all’interno di questa spaccatura. Andiamo per ordine alfabetico partendo dagli Atlanta Braves.

ATLANTA BRAVES

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I tanti giovani nomi della rotazione sono molto allettanti per il futuro ma nel concreto Blair e Wisler non sono ancora pronti per il salto definitivo. Hanno senso allora le scelte di questo inverno con contratti annuali per i veterani Dickey e Colon e per Jaime Garcia. In Georgia c’era bisogno di pitchers che potessero concedere il giusto tempo agli starters in ascesa ma che potessero essere comunque presentabili a livello MLB a un costo ragionevole. Ciò dovuto anche all’investimento del Suntrust Park di cui avevamo già parlato nella scorsa preseason e in cui i Braves esordiranno per la stagione ormai alle porte.

Colon a 43 anni suonati si è accaparrato 12.5 milioni per il 2017 e si prospetta come lo starter di maggior affidabilità dietro a Teheran. Con la potenza nel braccio ormai ridotta all’osso ( la sua fastball ormai non tocca più le 90), il buon Bartolo si affida al suo controllo del piatto che gli ha permesso di andare oltre i 190 inning nel 2016 con 3.43 punti subiti ogni 9 riprese.

L’altro ex Mets R.A. Dickey invece viene da 4 anni complessi a Toronto e la sua stagione da 42enne potrebbe essere la sua ultima se i Braves decidono di tenersi gli 8 milioni che gli hanno offerto sotto club option per il 2018. Lontani i tempi del Cy Young per il knuckleballer che ha subito un fuoricampo e mezzo ogni 9 riprese nel 2016. Difficile pronosticare per lui un ERA sotto i 4 punti.

Jaime Garcia è l’unico dei 3 arrivati a cui si può guardare con un minimo di prospettiva se riesce a rimanere sano. Tante stagioni mutilate fra 2012 e 2015 e un deludente 2016 hanno convinto i Cardinals a svenderlo dopo il contratto da 50 milioni in 6 stagioni offertogli prima del 2012, quando a St. Louis credevano di aver prodotto un futuro ace dalla loro farm. Il 2011 però rimane ancora il picco di Garcia con i 195 inning e le 4 partite di playoff coronate dal trionfo nelle World Series.

Nel lineup, Brandon Philips sarà il nuovo seconda base; un upgrade rispetto a Peterson soprattutto considerati i 2 minors di basso livello per i quali è arrivato da Cincinnati. Anche lui come Garcia aveva ancora un anno di contratto con la precedente squadra e ciò va bene ad Atlanta che in quella posizione sta aspettano Ozzie Albies sperando di poterlo affiancare a Swanson, volendo anche in terza base.

Fra le altre poche addizioni degne di nota, Sean Rodriguez (31 anni) rappresenta lo utility man del roster e viste le lacune in terza potrebbe trovare spazio nelle sue 2 stagioni da 11.5 milioni totali. Kurt Suzuki arriva dalla FA per 1.5 milioni come nuovo backup di Tyler Flowers. Micah Johnson infine apporterà ulteriore coperta in campo interno.

  • PARTENTI

Reparto già accennato, per ora apparentemente composto così:

  1. Teheran
  2. Colon
  3. Garcia
  4. Dickey
  5. Foltynewicz

Lievita così l’eta media passando dai 24 anni del 2016 ai quasi 30 attuali. Il tutto però è momentaneo e il non mettere eccessiva pressione sui giovani può dare i suoi frutti. Mike Foltynewicz è l’unico della new generation ad aver chiuso sotto i 5 punti ERA e il solo della rotazione ad aver finito il 2016 col record positivo di 9-5 abbassando di oltre 2 punti la media di valide subite dopo la sua prima annata ad Atlanta e il rookie year con gli Astros.

Alla stessa età di Foltynewicz, Aaron Blair è stato niente meno che un disastro; 70 IP, 59 ER e 14 home run subiti. Unica scusante il suo esordio assoluto nelle majors, Blair partirà comunque dal AAA nel 2017. Stessa sorte anche per Matt Wisler che ha avuto molto più spazio con 26 partenze per 156 riprese in un anno da sophomore sulla falsa riga del precedente con un ERA+ quasi identico a quota 83. Wisler rimane comunque il primo rimpiazzo se qualcosa fra i primi 5 va storto.

Da tenere sott’occhio anche Lucas Sims, Sean Newcomb e Max Fried, unico prospetto mancino fra quelli elencati, oltre al rimpatriato Kris Medlen dalla vittoriosa esperienza di Kansas City che può dare manforte al bullpen ma anche agli starters se necessario.

In generale, se nel 2017 dall’ammasso di prospetti che bussano alle nuove porte del SunTrust, riusciranno ad entrare meritevoli in 2, andandosi a sostituire di fatto a Colon e Dickey, gli Atlanta Braves del 2018 avranno fra le mani una delle migliori rotazioni della lega in proiezione futura. Ad oggi però la strada sembra essere ancora lunga.

  • BULLPEN

L’estensione di Jim Johnson per 2 anni a 10 milioni mantiene il closer 33enne in Georgia dopo la partenza di Jason Grilli. Johnoson ha avuto 11 anni nelle majors altalenanti; dopo le 8 annate agli Orioles ha avuto alcune brutte parentesi ad Oakland e Detroit, per poi ritrovare solidità ai Braves nel 2015 quando fu poi ceduto, in una trade triangolare, ai Dodgers che lo rilasciarono pochi mesi dopo a causa dei 21 punti subiti in 18 inning. Nella scorsa offseason è tornato al Turner Field alternandosi con Vizcaino nel nono inning per un 3.06 di ERA in 64 riprese.

Anche nel 2017 Vizcaino potrebbe insidiare l’ex Orioles così come Mauricio Cabrera, che ha chiuso sotto i 3 punti ERA nel 2016, anche se con soli 38 inning di operato e un livello medio di pressione inferiore agli altri 2 contender.

Il nuovo arrivato Kevin Chapman sarà l’unico mancino affidabile assieme a Krol se riesce a ritornare quello del 2013, altrimenti potrebbe aprirsi spazio nel roster per O’Flaherty. Ramire e Withrow saranno i principali middle reliever mentre in caso di imprevisti fra gli starters Collmenter sarà la prima scelta.

  • LINEUP

Con il penultimo attacco per punti segnati e l’ultimo per Home Runs nonostante i 34 di Freeman (che da solo rappresenta quasi il 30% della squadra in questa statistica), l’arrivo di Brandon Philips non sembra possa invertire di molto la tendenza. I fuoricampo del 3 volte all star si sono fissati attorno alla media del 10 dal 2014 e difficilmente si staccheranno di molto da lì.

Di fatto quindi il lineup rimane lo stesso tranne che per il middle infield, dove oltre a Philips trova spazio anche il fresco Swanson, arrivato l’estate scorsa da Arizona nella trade di Shelby Miller, nella quale Atlanta ha avuto solo che da guadagnare. Il top prospect non avrà neppure troppa pressione visto che dovrà sostituire Erick Aybar rispetto al quale non è davvero un’impresa fare meglio.

I primi 3 del batting order sono anche gli unici sotto la soglia dei 30: Freeman, Swanson e Inciarte, con quest’ultimo che ha rinnovato per 6 anni e 30 milioni e rappresenta un solido leadoff al quale però serve davvero una maggiore potenza. Dietro di loro Kemp e Markakis devono produrre molto considerati i 204 milioni che toglieranno alla franchigia per i prossimi 3 anni. Markakis ha giocato praticamente sempre nel 2016 e ha chiuso con soli 13 HR e una slugging sotto quota .400.

Weak positions rimangono la terza base e il catcher. Adonis Garcia ha avuto la sua prima stagione piena nel 2016 senza lodi e senza infamie ma a 31 anni rimane comunque un giocatore di cui i Braves sembrano accontentarsi per il momento e quando arriverà il punto in cui si potrà tornare ad aspirare ai piani alti della lega, la terza base dovrà essere un argomento di conversazione ad Atlanta.

Discorso simile dietro al piatto, che verrà affrontato già a fine stagione quando i Braves avranno una team option su Tyler Flowers, catcher nella media di lega in attacco ma che in difesa ha un impietoso record rubate-colti rubando di 60-3; rapporto inaspettato dopo i risultati tutto sommato nella media con gli White Sox. Inoltre Suzuki e Recker dietro non danno certo grandi alternative.

  • PREVISIONI

Il primo anno nel nuovo ballpark non vedrà molti cambiamenti in termini di record, 72 vittorie al massimo, 4 in più dello scorso anno e un quarto posto di division. Ciò che preoccupa però rispetto all’altro team in rebuilding della NL East, ovvero i Phillies, sono i pochi prospetti validi che la franchigia ha. Oltre a Swanson i Braves hanno poco su cui contare nell’immediato e almeno un’altra stagione sotto alle 80 vittorie in arrivo.

 

MIAMI MARLINS

  • FREE AGENCY

Risulta inopportuno trattare di una tragedia umana come quella di Jose Fernandez dal punto di vista sportivo; la vita di un ragazzo di 24 anni spenta da un incidente in barca. In questa sede però trattiamo le franchigie sulle differenze rispetto alla passata stagione, e con lo scorso 25 settembre i Marlins hanno perso quello che poteva diventare il simbolo sportivo della città di Miami, per certi aspetti anche superiore a LeBron James.

Siamo qui invece a parlare di una ricostruzione della rotation, con gli arrivi di Edinson Volquez, Dan Straily e Jeff Locke. Tutti nomi affermati nella MLB e rispettabili, ma che lasciano comunque un senso di vuoto terribile al Marlins Park, dove c’era una franchigia che fresca di Fernandez, Stanton e del rinnovato Prado poteva aspirare al tanto agognato ritorno alla postseason.

I 22 milioni in 2 anni offerti sul piatto a Volquez sono il frutto dell’emergenza e della scarsità del mercato lanciatori in questa offseason; Volquez ha avuto un 2016 in netto calo rispetto  alle precedenti annate ai Royals , coronate dai 2 match giocati nelle World Series. A 32 anni non vale il ruolo di ace che gli si prospetta in Florida.

Una trade con i Reds ha invece portato il classe 88 Straily, che nonostante i 31 fuoricampo record subiti ha chiuso il 2016 con un record più che positivo a Cincinnati (14-8). Rimane comunque in dubbio come si ambienterà al Marlins Park dopo i recenti trasferimenti falliti ai Cubs e agli Astros.

Locke al contrario sarà alla prima stagione lontano dal PNC Park dove negli ultimi anni è andato in calando con l’ERA+ a quota 76 del 2016 che ha permesso a Miami di accaparrarselo per 3 milioni nel 2017. Appena rientrerà dal suo infortunio l’ex Pirates potrebbe anche trovarsi di fronte a un ruolo da rilievo.

Passiamo quindi al bullpen, rinforzato dagli ex Boston Tazawa e Ziegler arrivati con due biennali, rispettivamente da 12 e 16 milioni. Nonostante l’età avanzata, soprattutto del primo, questi saranno probabilmente i due setup di un reparto con alti e bassi; fra i migliori della lega per strikeout e home run subiti ma in ultima fila per walks.

Unica addizione del lineup quella di A.J. Ellis per 2.5 milioni nel ruolo di backup catcher dietro a Realmuto.

Fra i rinnovi, chiave è stato il già citato Martin Prado per 3 stagioni da 40 milioni totali. Una sua eventuale partenza avrebbe rappresentato la perdita in un sol colpo di 2 dei 3 migliori giocatori per WAR. Meno vistosa ma strategica l’opzione da 2 milioni esercitata sull’evergreen Ichiro Suzuki.

  • PARTENTI

Ad oggi, la gerarchia sembra essere Volquez, Straily, Koehler, Chen e Conley. Dietro ai 2 nuovi arrivi, Koehler ha sempre mostrato solidità senza mai però andare sotto ai 4 punti pgl e anzi, alzando di molto il numero di walks con un WHIP vicino a quota 1.5 nel 2016. Wei-Yin Chen ha visto il suo salario lievitare la scorsa stagione nel passaggio dal Maryland alla Florida. A lievitare però è stata anche la sua media ERA arrivata a 4.96. Un duro colpo per la franchigia che lo vedeva accanto a Fernandez nei suoi piani futuri e il contratto con scadenza nel 2021, nonostante la player option da 3 anni, ne è la prova.

Per il quinto spot Conley è ad oggi tranquillo;  ha avuto un ottima stagione a 26 anni apparendo a tratti dominante con una media di quasi un K ogni ripresa. Da tenere in considerazione però Nicolino, nonostante la media SO dimezzata rispetto a Conley, e Jeff Locke una volta rientrato dalla DL.

L’impressione è comunque che Conley non sia l’unico a rischiare il posto. A dire il vero nessuno nel reparto offre molte garanzie di rendimento a parte Koehler (le cui aspettative come già detto non sono comunque alte) e ciò potrebbe dare spazio a Urena e Nicolino (entrambi a 25 anni) se i Marlins dovessero allontanarsi di molto dal secondo wild card spot.

  • BULLPEN

Anche qui i primi 3 nomi li sappiamo: A.J. Ramos, Ziegler e Tazawa. Vista la partenza di Rodney il posto da closer non sembra essere in dubbio per Ramos che ha chiuso il 2016 a 40 salvezze su 45 con un solo fuoricampo in 64 inning. Per il resto il parco rilievi vede i lanciatori destri Barraclough, Phelps, Wittgren e McGowan come long reliever.

Avendo salutato Mike Dunn, il reparto rimane quindi senza un mancino affidabile, il che ci riporta al possibile spostamento di Jeff Locke all’interno del pitching staff dei Marlins viste le 11 occasioni in cui i Pirates lo hanno usato durante il match nel 2016.

David Phelps sembra il più in salute, non solo del bullpen ma dell’intero pitching staff, forte del 2.28 di ERA e dei 114 K in 86 riprese del 2016. Barraclough è ancora più formidabile sotto questo aspetto con 14 K/9 a 26 anni, ma ha ancora da risolvere il problema walks, limato comunque rispetto al suo rookie year.

  • LINEUP

L’outfield è stato il migliore della NL per WAR dopo quello dei Cubs; Yelich, Osuna e Stanton costituiscono il cuore della produzione offensiva di Miami e schierati dopo il leadoff Dee Gordon possono davvero diventare una macchina da runs quotidiana.

Stanton tuttavia ha avuto un’annata “storta” con sole 2.5 Wins above replacement e la peggior batting average della sua carriera ferma a .240. A compensare ci ha pensato Yelich dall’altra parte del campo esterno; 98 RBI e .859 di OPS. Sicuramente la migliore delle 4 stagioni del classe 1991 con il miglior WAR del roster a 5.3.

Passando al diamante, Prado inizierà la stagione nella DL, dando così spazio al validissimo Dietrich (119 OPS+) in terza. Scorrendo poi verso destra troviamo ancora Hechavarria da SS, anello debole del batting order ma buon difensore con ancora qualche margine di miglioramento.

Successivamente troviamo Dee Gordon, la cui percentuale di arrivo in base ha appena superato quota .300 nel 2016, e che ha dimezzato il numero di basi rubate rispetto ai 2 anni precedenti passando da una media di 61 alle 30 della scorsa stagione. In sostanza dopo il 2015 che gli era valso gold glove e silver slugger l’ex Dodgers ha avuto una stagione flop dalla quale deve subito riprendersi. In prima base invece  Justin Bour ha avuto numeri simili al 2015 nonostante il minor utilizzo. Infine Realmuto, sesto nell’ordine dietro a Bour, è divenuto nel 2016 un catcher sopra la media sia in attacco che in difesa.

Il bello è che l’età media di questo ottimo starting 8 non supera i 28 anni, ed è inoltre sostenuto da ottimi backup quali Suzuki, Dietrich ed A.J. Ellis. Se Gordon e Stanton tornano quelli del 2015, l’attacco di Miami può piazzarsi nella top 3 della National League, non per la potenza (peggio nei fuoricampo solo Atlanta), ma in virtù di una delle medie in battuta più alte nella MLB.

  • PREVISIONI

Dopo aver sfiorato il 50%, i Marlins rischiano di tornare a 20 partite di distacco dal titolo divisionale attorno alle 75 vittorie. Il lineup è rimasto lo stesso e potrebbe anche fare meglio rispetto al 2016. Il bullpen non è male, ma il deficit creatosi nella rotazione sarà difficilissimo da colmare in questo e negli anni a venire. Molto dipenderà da come si evolveranno le carriere dei tanti giovani del roster.

 

NEW YORK METS

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Probabilmente la squadra con meno cambiamenti fatti nella offseason. Da considerare però alcuni nuovi contratti per Yoenis Cespedes, Neil Walker, Fernando Salas e Jerry Blevins. Partiamo dal più pesante, ovviamente, quello di Cespedes che sarà ancorato a NY per i prossimi 4 anni a 110 milioni. Indubbiamente la faccia della franchigia, nonostante il WAR 2016 inferiore a quelli di Syndeergard e DeGrom ( e anche di Colon…). Cespedes tiene su un attacco che anche con lui è fra i peggiori 5 della lega in punti, media in battuta e basi rubate.

Neil Walker invece, una delle tante vittime di infortuni al Citi Field la scorsa stagione, ha accettato la qualifying offer da 17 milioni. L’ex Pirates ha messo su ottimi numeri nella prima annata a New York; pareggiato il suo record di 23 HR del 2014 nonostante le sole 113 partite giocate (24 di differenza col 2014). Sarà quindi seconda base inamovibile nonostante l’ottimo stato di forma di T.J. Rivera.

Nel bullpen, Fernando Salas ha fatto un’ottima impressione a Collins, guadagnandosi un annuale da 3 milioni. Fra Angels e Mets, Salas ha chiuso il 2016 a 3.91 di ERA. Con una media in carriera di 3.64 a 32 anni è facile aspettarsi un’altra stagione su queste cifre. Numeri che rispecchiano anche il mancino Blevins, anche se con più continuità e con un 2016 sul 2.8 di ERA e la miglior WAR della sua carriera a 1.1. Infatti Blevins è stato il rilievo a cui Collins ha dato maggior spazio nei momenti importanti del 2016 dopo Reed e ovviamente Familia.

Per il resto lasciati andare via James Loney (1B), Colon e Niese (SP), De Aza (OF) e Kelly Johnosn (IF).

  • PARTENTI

“If Healthy”, questa è una delle rotazioni più temibili della lega, con Gsellman e Lugo che hanno dimostrato di poter subentrare in qualsiasi momento senza troppi rimpianti per i Mets fans. Infatti già da ora Steven Matz non sarà del roster l’opening day a causa di un’irritazione al gomito, e allora spazio a Gsellman (22 anni) che in 42 inning della sua annata da rookie ha postato un 2.42 di ERA con i Mets in emergenza e in lotta per la WC.

Grande ritorno quello di Zack Wheeler dopo due anni lontano dal monte. Wheeler avrà la fame di chi a 26 anni ha passato metà della carriera in DL, e nell’altra metà ha mostrato potenzialmente grandi cose; 8.5 K/9 e una complete game shutout.

Con Syndeergaard e DeGrom affermati ormai fra i migliori 10-15 pitcher della NL, la grande incognita rimane Matt Harvey. Già l’anno del ritorno dall’infortunio del 2014 non era stato al passo con quello che lo aveva visto arrivare quarto per il CY Young, il 2016 poi con il ritorno nella disabled list e i soli 92 inning con un ERA+ di 85 ha definitivamente fatto capire che il vero cavaliere oscuro non è ancora tornato. A 28 anni, di tempo ce n’è, ma rispetto al 2013 il salario di Harvey è divenuto 9 volte più grande e questa sarà una stagione pivotal per la sua carriera.

Unico mancino della rotazione infine, Steven Matz si è ormai affermato fra i grandi arrivando sesto per il rookie of the year 2016 nonostante la mancanza di una palla veloce.

  • BULLPEN

Per i primi 15 giorni sarà Reed il closer complice l’incidente fuori dal campo per Familia, cosa che sembra andare di moda fra i closer dei Mets dopo Meija. Per il resto nulla di diverso nei nomi quanto nella gerarchia. Il già citato Fernando Salas infatti dovrebbe inizialmente scalare alla posizione di setup assieme a Reed. Seguono poi Blevins con i suoi oltre 11 K/9, Robles, i mancini Smoker ed Edgin.

Robles è diventato un rilievo leggermente sopra la media dopo la sua seconda stagione nelle majors e a 26 anni è la miglior promessa del reparto al momento. 28 sono invece le primavere di Smoker, che nel 2016 era però alla sua prima esperienza. Con soli 15 riprese in tutto l’anno però i 25 SO del mancino lo hanno messo in luce facendogli guadagnare il posto. Edgin rimane invece ai margini del reparto dopo una brutta annata.

La cessione di Verrett agli Orioles infine permetterà a Rafael Montero di avere finalmente una chance concreta nelle majors come rilievo lungo dopo 3 anni in cui ha ottenuto poco o nulla da Collins, complici i suoi problemi col controllo ma soprattutto le ultime 2 annate in cui i Mets, a differenza degli anni prima, non potevano permettersi esperimenti. Dietro di lui, anche il settimo starter Seth Lugo può aiutare nelle partite di rilievi.

  • LINEUP

Con Yoenis Cespedes l’attacco dei Mets è discutibilmente da playoff, senza di lui al Citi Field gli attacchi diventano quasi noiosi nonostante molti discreti battitori:  Neil Walker per ciò che ha potuto mostrare nel 2016 ha reso benissimo, Asdrubal Carbrera si è rivelato la sorpresa dell’anno sostenendo il reparto nei momenti in cui era più riamneggiato, Jose Reyes che per il 2017 può e deve dare ancora qualcosa viste le ormai croniche condizioni di David Wright.

Se Conforto non riesce ancora ad esplodere, le alternative non mancano con Lagares e Nimmo anche se per ora entrambi sono in DL. Il campo esterno appare così formato da Cespedes, Granderson e Bruce. Curtis Granderson è esploso con 30 HR nel 2016, accompagnati comunque da una bassa media e da 130 K, la franchigia spera che anche nel suo ultimo anno di contratto da 36enne riuscirà a rimanere su buoni numeri per poi probabilmente lanciare uno fra Nimmo e Conforto titolare. Jay Bruce nei suoi primi mesi nel Queen’s ha avuto molti bassi (per non dire bassissimi) e qualche alto, vedremo la sua prima stagione intera ai Mets.

Due però sono le posizioni in cui i Mets erano al di sotto della media lo scorso anno: prima e ricevitore. Lucas Duda ha avuto solo 170 apparizioni al piatto, lasciando spazio a James Loney che in quasi 350 AB ha chiuso con OPS+ 82 per poi essere rilasciato Free agent. Nel frattempo però ha guadagnato punti T.J. Rivera che infatti si è guadagnato il posto in seconda dopo lo stop di Walker e che dopo Flores potrebbe ricoprire il cuscino di prima.

Ben peggiore la situazione dietro al piatto dove Travis d’Arnaud, Kevin Plawecki e Rene Rivera in 3 non ne fanno uno buono. D’Arnaud (27 anni) ha avuto un brutto 2016 in attacco chiudendo a -0.8 di WAR dopo il + 1.7 del 2015. Plawecki (25 anni) flirta con la mendoza line e non ha molta potenza nel braccio. Rene Rivera offre più garanzie in difesa di Plawecki e in attacco vale più o meno D’Arnaud. Per questo il portoricano dovrebbe partire da backup con Plawecki pronto a entrare nel roster in caso di infortuni, eventualità da tenere in considerazione dopo lo sciagurato 2016.

  • PREVISIONI

Il 2017 può significare per i Metropolitans la prima volta ai playoff per 3 stagioni in fila. Dopo aver assaporato le World Series però, un’altra sconfitta nel WC game sarebbe un mezzo fallimento, mentre un mancato ticket per i playoff potrebbe spingere la dirigenza a cedere almeno un elemento della rotazione (Wheeler è gia stato fatto merce di scambio l’anno scorso) in cambio di qualche battitore. In molti infatti si preoccupano della salute dei partenti, ma la rotazione a meno di una strage rimane comunque competitiva. Un eventuale stop per Cespedes invece limiterebbe di molto un lineup con tanti giocatori fra i 30 e i 32 anni, nessuno dei quali eccelle nel box di battuta. Ci sentiamo di escludere i Mets dalla postseason con un 83-79 e tante riflessioni per la successiva stagione.

 

PHILADELPHIA PHILLIES

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Accanto al promettente Odubel Herrera, Asche e Bourjos non erano esattamente il massimo neanche per una franchigia così in rebuilding nell’outfiled. Sono dunque arrivati Michael Saunders dalla FA e Howie Kendrick in una trade con i Dodgers, uniche 2 modifiche del batting order. Saunders sarà l’unico del roster assieme ad Herrera ad avere un contratto che va oltre il 2017, ma mentre il center fielder ha un contratto garantito almeno fino al 2021, l’ex Toronto dopo gli 8 milioni di questa annata avrà una club option da 11 milioni.

Tutti i restanti contratti della franchigia sono annuali, segno di quanto si voglia investire sui giovani tutti ancora in arbitration; anche l’ace Hellickson a fine stagione sarà free agent dopo la qualifying offer accettata, così come i nuovi arrivati Buchholz, Kendrick, Benoit e Neshek.

Le trade che hanno portato a Philadelphia Buchholz, Kendrick e Neshek si assomigliano per significato; coprono una necessità immediata senza perdere delle valide prospettive nel lungo termine. Ruf e Sweeney non erano certamente dei capisaldi del roster e Howie Kendrick come già detto cade alla perfezione nel LF. Il prospetto seconda base ceduto ai Sox per Buchholz non era certo prossimo al grande salto. Neshek infine era stato ceduto per un giocatore da nominare successivamente.

Benoit riceverà 7.5 milioni e la speranza è quella che performi coma la seconda parte del 2016 con i Blue Jays, visto che ci sono quasi 5 punti ERA di differenza con la sua prima parte a Seattle.

  • PARTENTI

Buchholz si va a inserire in mezzo alla rotazione, dietro ad Hellickson ed Eickhoff, davanti a Velasquez e Nola. Con la seconda media BB/9 della lega, i partenti rimangono l’ancora di salvataggio della squadra.

Dopo un 2015 brutto e un 2016 pessimo, Adam Morgan viene relegato a long reliever a 27 anni con sole 2 stagioni nelle Majors. Con lo stesso numero di stagioni e stesso andamento ma con 3 anni in meno, Nola avrà un’altra chance nella rotazione ma difficilmente otterrà altre 20 volte la palla se rimarrà sul 4.7 di ERA. Ci sono infatti dietro di lui i due classe 1994 Eflin e Thompson che potrebbero avere più di 10 partenze a testa nel 2017 nonostante siano ancora palesemente acerbi.

Ai piani alti, nei primi 2 spot Hellickson ed Eickhoff sono stati gli unici a sud dei 4 punti ERA nel 2016. Hellickson tuttavia ha compiuto 30 anni e nonostante sia tornato nella forma dei primi anni ai Rays, rimane un buon partente che non vale un primo spot nella rotazione. Eickhoff invece nonostante le 14 sconfitte è arrivato a quasi 200 inning in 33 partenze, dando segni di essere un’ottimo atleta nella sua prima vera stagione intera nella MLB.

Più altalenante ma a tratti dominante il sophomore year di Vince Velasquez; una complete game, 10.4 K/9. Arrivato in una maxi trade con Houston lo scorso inverno, Velasquez deve solo aumentare il numero di quality starts, fermo al 38% su 24 gare contro il 61% di Eickhoff.

  • BULLPEN

Anche qui c’è molta erba che cresce. Su tutti Hector Neris; 161 ERA+ e 101 K in 80 riprese. Lui e Benoit dovrebbero giocarsi l’ottavo inning in base soprattutto a quale delle versioni del pitcher più esperto fra i due vedremo. Per il nono dovrebbe rimanere saldo Jeanmar Gomez nonostante le 6 salvezze sprecate su 43 opportunità nella sua prima esperienza da closer. Peggiorato sicuramente rispetto alla prima stagione al citizens e alle 2 a Pittsburgh, Gomez è all’ultimo anno di arbitration è un anno con un 4.25 di ERA (la sua media nelle 7 stagioni disputate) potrebbe voler dire Free Agency, o per lo meno il ripiegamento a middle reliever.

Parlando di middle relieving, Edubray Ramos si  fatto notare nel suo rookie year con la media di uno strikeout per inning e 40 IP in 42 gare. Lui e il nuovo arrivo Neshek saranno i primi a dare manforte ai partenti uscenti nel sesto e nel settimo. Per le eventualità di infortuni o catastrofi premature fra gli starters, Adam Morgan sarà invece il primo ripiego. Morgan è inoltre l’unico mancino affidabile del reparto visti i soli 9 inning totali della carriera di Joely Rodriguez, il quale però sarà comunque del 25 man roster iniziale.

  • LINEUP

Peggior attacco della lega. Questo è il modo più eloquente per definire le mazze di Mackanin nel 2016. Ultimi per punti, slugging e OPS, i Phillies hanno pagato le zavorre di Cody Asche, Peter Bourjos, Freddy Galvis e soprattutto Ryan Howard.

Impossibile non partire dal simbolo dell’ultimo decennio della Philadelphia sportiva, che dopo 11 stagioni si ritrova free agent per la prima volta in carriera a 37 anni. Howard nonostante i 25 fuoricampo ha infatti battuto .196 nel 2016, aprendo così un platoon con Joseph che a 24 anni ha mostrato il fatto suo con la slugging e la OPS migliori del roster nei suoi primi 315 AB in carriera.

Freddy Galvis continua ad avere una produzione offensiva mediocre nonostante la cifra di 20 HR, che lo shortstop aveva raggiunto in precedenza solamente sommando tutte le sue prime 4 annate. Rimane comunque un infielder di tutto rispetto e la arbitration da quasi 4.5 milioni lo dimostra.

Bene invece Cesar Hernandez, Odubel Herrera e Maikel Franco. Il leadoff Hernandez ha chiuso al 37% di arrivo in base in oltre 600 apparizioni al piatto e 3.3 di WAR. Il center fielder si è guadagnato il maxi contratto citato con un’annata completa su tutti fronti a 24 anni andando a punto per 84 volte e rubando 25 basi su 32 tentativi. Il terza base infine si candida a futuro slugger di alto livello con 25 HR e 88 RBI al suo anno da junior in cui è cresciuto molto nella potenza. Franco ha però da migliorare molto in fase difensiva in quanto a copertura del suo spazio.

  • PREVISIONI

Difficile non piazzare la città dell’amore fraterno in fondo alla NL East per il 2017. Il bullpen è davvero poca cosa e il lineup ha tanti discreti giocatori ma nessuno che sembra esplodere davvero. La rotazione sembra poter crescere ulteriormente ma per il 2017 sarà difficle oltrepassare le 70 vittorie.

 

WASHINGTON NATIONALS

Tre postseason negli ultimi 5 anni e nemmeno una volta oltre le NLDS. Un roster con Bryce Harper, Max Scherzer e Daniel Murphy non può essere soddisfatto e per il 2017 un’ulteriore one-and-out sarebbe un fallimento.

L’inaspettato flop di Ben Revere ha portato la franchigia a muoversi cedendo Giolito e altri 2 pitcher agli White Sox in cambio di Adam Eaton per un triennale da 18 milioni più 2 anni a discrezione della franchigia. I Nats perdono così due giovani su cui hanno evidentemente perso la loro fiducia; Revere dopo un mese di FA è finito a Los Angeles sponda Angels, Lucas Giolito a soli 22 anni ha ancora enorme potenziale, ma non è ciò che serve ad una franchigia in modalità win or bust.

Partito Wilson Ramos, al quale non è stata offerta la qualifying offer complice l’infortunio ancora in atto, i Nats hanno preso dalla FA Matt Wieters per 2 stagioni a 21 milioni, con in mezzo una club option. L’acquisto dell’ex Orioles ha comportato il rilascio di Derek Norris, avvenuto il 15 marzo. Dalla free agency è arrivato inoltre Joe Blanton per un annuale da 4 milioni. Rilievo dalla ERA di 4.35 in 12 stagioni, Blanton viene però da 2 ottime esperienze ai Dodgers nel 2016 e con i Pirates nella seconda metà del 2015 ( 1.54 di ERA a Pittsburgh, anche se in 35 riprese). Altra addizione nel bullpen quella di Enny Romero dai Rays in cambio di un minor league pitcher. Rilievo lungo che non da però molte certezze a Baker.

Fra le riserve rinnovato Stephen Drew per un anno e firmato anche il prima base Adam Lind a copertura di un Ryan Zimmermann per la prima volta in 12 anni sotto al 100 di OPS+, e non di poco a quota 69. Retrocede così nelle minors Clint Robinson.

  • PARTENTI

Il pitching staff è stato il migliore della lega nel 2016 per WAR, 1.6 punti sopra gli Indians e 2.4 sui rivali di division Newyorkesi. La rotazione in particolare è stata formidabile con 69 vittorie ottenute dai 5 starters. Strasburg e Scherzer, con record complessivo di 35-11, hanno ancora rispettivamente 7 e 5 anni di contratto extra large davanti a loro e se il 27enne sarà disponibile ad ottobre a differenza del 2016, i Nationals possono davvero affrontare chiunque nelle NLDS al meglio delle 5.

Dietro ai 2 all star, Roark, Gonzalez e Ross sono tutti partenti affidabili. Gonzalez non ha avuto un grande 2016; 19 HR subiti (record per un pitcher sempre stato sotto la media di 1 fuoricampo ogni 9 riprese), 4.57 di ERA e una media di .262 concessa. L’unico mancino del reparto non ha perso velocità nel 2016 continuando con la sua alternanza fastball-sinker caratteristica ormai dal 2012 e avendo una club option da 12 milioni sul prossimo anno, farà meglio a tornare almeno sulla sua media di 3.7 ERA.

Tanner Roark si è guadagnato così il terzo spot nelle gerarchie di Dusty Baker. Con soli 4 anni di majors a 30 anni, Roark occupa ancora poco spazio nel salary cap nonostante sia comparso nella classifica del CY Young 2016 della NL al decimo posto. Oltre all’ottima ERA di 2.83 il classe 1987 ha infatti innalzato anche il numero di strikeout con 172 uomini lasciati al piatto in 210 riprese. Da aggiungere infine la resistenza; in 33 gare iniziate è infatti andato per 21 volte oltre i 100 lanci con un picco di 121.

Joe Ross infine ha ottenuto a 23 anni la possibilità di lanciare in una gara di postseason da partente. IL risultato è stato pessimo, ma rimane uno dei pitcher più promettenti della lega. Ross potrebbe iniziare la stagione nelle minors a causa della necessità di coprire Rendon con un ulteriore uomo nel dugout, ma i Nationals hanno bisogno di una rotazione a 5 con A.J. Cole primo ripiego assieme ad Austin Voth, il quale potrebbe fare capolino se vi fosse necessità.

  • BULLPEN

Il miglior parco rilievi della NL per WAR vede un ulteriore cambiamento nel ruolo di closer; dopo il rilascio di Papelbon e il mancato accordo con Melancon, i Nationals hanno scelto Blake Treinen come nuovo closer. Treinen è il pitcher con la più alta percentuale della lega di ground ball (66%) dopo Britton (80%), 2 pitcher molto simili per la loro sinker, il che intriga visto l’arrivo di Matt Weiters dietro al piatto.

Dietro di lui Blanton e Kelley forniscono un supporto di qualità ed esperienza con l’ex Yankees e Padres che ha mantenuto la sua WHIP sotto allo 0.9 nel 2016. Qualche dubbio sul resto del reparto con Oliver Perez (4.46 ERA in 14 anni) e i giovani Koda Glover e Sammy Solis. Solis ha lanciato bene nei suoi 41 inning del 2016 ma quest’anno dovrà entrare in molte più gare sul filo visto che Rivero e Petit non sono più del roster.

Infine come detto Enny Romero con sole 2 stagioni ai Rays sulle spalle è un incognita, per quanto i Nationals non dovrebbero avere grandi bisogni in quel reparto.

  • LINEUP

Turner, Murphy, Harper, Rendon, Werth, Eaton, Zimmerman, Weiters. Se le rotazioni fra Nationals e Mets sono se non altro equiparabili, lo starting 8 rappresenta la marcia in più che i capitolini hanno per vincere la division. Continuando sulla linea dei playoff 2015, Daniel Murphy è stato il migliore del batting order per WAR a quota 4.6, 77 extra base hit di cui 25 HR, 104 RBI e .347 di AVG con una OPS di .985, valsi per lui il secondo posto per l’MVP della NL. Subito dietro di lui per media in battuta Trea Turner, approfittatosi della stagione storta di Revere occupando leadoff e center field. L’arrivo di Eaton è quindi strategico; Turner andrà a sostiture Espinosa nel ruolo di interbase e Eaton si piazzerà al centro del campo esterno.

Oltre a Revere, il flop nell’outfield 2016 è arrivato anche e clamorosamente da Bryce Harper, sceso di 8.3 punti per WAR e quasi assente nella tiratissima serie con i Dodgers dove un suo maggiore apporto avrebbe potuto portare i Nats a giocarsi il pennant con i Cubs. Dopo lo storico 2015 da MVP con quasi 200 di OPS+, un calo era anche prevedibilie, ma non così grande con la peggior slash line della sua carriera nonostante i 24 HR. Anche Jayson Werth nel left field non ha brillato per produzione offensiva con 69 RBI, non abbastanza per il cleanup di una contender alle World Series. L’ex campione con i Phillies si è leggermente risollevato rispetto alla stagione 2015 che segna probabilmente l’inizio del declino fisico della sua carriera arrivata ormai a oltre 1500 partite in 14 anni. Questo ci porta al rimpiazzo a cui i Nats dovranno pensare a fine stagione quando si verrà probabilmente a creare un buco nel LF.

Zimmerman invece ha ancora tre anni garantiti sul suo conto in banca e un inizio di declino sarebbe un duro colpo per la dirigenza, che spera in un bounce back year. Sul lato opposto dell’infield Rendon avrà a che fare con una contusione al polpaccio che potrebbe dare spazio al solido Stephen Drew, accompagnato dallo switch hitter Wilmer Difo.

 

  • PREVISIONI

Rotazione micidiale sia a 4 che a 5. Bullpen di qualità anche se poco profondo. Batting order aggiustato in maniera perfetta, pieno di vitalità con 121 basi rubate su 160 tentativi e con alcuni elementi in cerca di riscatto. I Nationals rimangono una potenza della National League, dove per il 2017 potrebbero anche aggiudicarsi il miglior record assoluto: 96-66. Dopo la regular season poi le circostanze conteranno molto, ma se Harper, Murphy, Scherzer e Strasburg fanno il loro lavoro e i vari Roark, Turner e Ross continuano la loro ascesa, Mike Rizzo potrà finalmente veder fruttare i suoi investimenti e le sue scelte con almeno una serie vinta ad ottobre.

 

 

 

 

 

 

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