Per la morte non c’è spazio, ma le vite volano e si aggiungono alle stelle nell’alto cielo.

(Publio Virgilio Marone)

 

La barca capovolta sugli scogli di fronte a Miami Beach

Parlare della morte non è mai facile, se poi lo si fa a proposito di un ragazzo di 24 anni, una delle più brillanti stelle della MLB, il compito si fa ancora più difficile: José Fernandez, asso della rotazione dei Miami Marlins, è morto nella mattinata di domenica 25 settembre a seguito di un incidente nautico. C’è poco da dire sulla cronaca: alle 3 di mattina, ora locale, la guardia costiera è stata chiamata per una barca capovolta sugli scogli di fronte a Miami Beach ed all’interno dell’imbarcazione gli ufficiali hanno trovato tre persone senza vita tra cui, appunto, Fernandez. Immediato è stato il cordoglio di tutto il mondo sportivo americano, sportivo e non, i Marlins hanno ovviamente annullato la loro sfida contro Atlanta (in cui Fernandez avrebbe dovuto giocare, salvo poi essere spostato a lunedì per far spazio ad Adam Conley, di rientro dalla DL) ed il pubblico della sfida tra Miami Dolphins e Cleveland Browns, NFL, ha osservato un momento di silenzio proprio in memoria dello sfortunato lanciatore.

Nonostante la giovane età, Fernandez era uno dei lanciatori migliori della MLB ed allo stesso tempo uno dei più promettenti: draftato al primo giro nel 2011 dai Miami Marlins, in uscita dalla Braulio Alonso High School di Tampa, Florida, aveva semplicemente volato tutta la trafila delle leghe minori, le Minors, ottenendo nel 2012, unico suo anno di permanenza, un record di 14-1 con 1.75 di ERA in 25 partenze tra A ed A avanzato. All’inizio del 2013 i Marlins avevano già scelto per lui il ruolo di partente in MLB ed il giovane cubano, all’età di 21 anni, stupì nuovamente tutti con una stagione da 28 partenze, record di 12-6 ed ERA di 2.19, con tanto di vittoria del National League Rookie of the Year Award, di terzo posto nelle votazioni per il Cy Young Award ed apparizione all’All-Star Game. Il 2014 ed il 2015 erano state stagioni mozze, con ottimi numeri ma caratterizzate dalla Tommy John surgery, l’operazione per riparare un legamento del gomito così diffusa tra i lanciatori, che lo tenne fuori per 12 mesi. Il 2016 era stato, finora, l’anno del ritorno, con un record di 16-8 in 29 partenze, una ERA di 2.89 e con la seconda apparizione all’All-Star Game. Paradossalmente, l’ultima partita lanciata è stata quella che lui stesso ha definito la sua migliore: 8 inning con 12 K realizzati, 3 valide e 0 punti subiti in una vittoria 1-0 contro Washington.

Non è però solamente il campo da gioco ad aver alimentato il suo personaggio, il suo essere, ma tutto ciò che ha dovuto passare per arrivare ad essere ciò che è stato: come già detto, Fernandez era nato a Cuba e lì aveva mosso i primi passi nel mondo del baseball. Come molti suoi connazionali, evitando di fermarmi sulle tematiche politiche che hanno portato a questo, aveva cercato per tre volte di fuggire dall’isola natia per arrivare nella Florida che poi sarebbe stata così accogliente per lui, ma ogni volta era stato scoperto ed aveva dovuto anche sopportare dei periodi di detenzione, prima di finalmente riuscire nel suo tentativo nel 2007 ed approdare prima in Messico e poi a Tampa, dove lo attendeva il padrino. Da lì in poi la storia è nota e non si può legare la sua velocissima ascesa allo spirito di molti esuli cubani (e si sa quanti ce ne sono in Florida), che senza dubbio vedevano in lui un simbolo di rinascita, la più brillante realizzazione del sogno americano a cui anche essi potessero aspirare e lo stesso Fernandez non si era mai negato a questo compito, diventando un caposaldo della presenza cubana in Florida, da cui nel 2014 era riuscito a far arrivare anche la nonna, il suo più grande punto di riferimento familiare, che lo aveva visto finalmente lanciare dal vivo.

Risultati immagini per jose fernandezMa nemmeno il suo passato ed il suo ruolo nella comunità possono spiegare singolarmente la portata del personaggio Fernandez: ogni singolo ricordo ed ogni singolo pensiero scritto in questi giorni verte, e perfettamente a ragione, sulla sua capacità di sorridere sempre, sul suo carisma eccezionale e sulla sua capacità di portare una goccia di gioia dovunque andasse ed a chiunque, sul campo come su un set fotografico come ad un evento benefico. Fernandez era gioia, era energia ed anche in partita emergeva questo aspetto e, forse, con Bryce Harper era colui che più cercava di portare questa joya sul diamante, spesso anche osteggiato da un mondo che forse è ancora troppo impomatato e ligio alle tradizioni. Pochi giorni fa, infine, aveva annunciato sui suoi account social che la fidanzata era incinta: un’altra sfida che avrebbe affrontato con volontà e sorriso sulle labbra.

Ci mancherai Jose, come giocatore, come persona e come esempio.

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