Spesso nei pronostici di inizio stagione capita di prendere degli imbarazzanti buchi nell’acqua. Succede anche però a volte, e sottolineo, a volte, che si azzecchi in pieno l’andamento di una stagione di una squadra e del suo posizionamento.

A 25 gare dalla sua conclusione, la stagione 2016 dei Miami Marlins può già essere messa nella seconda delle 2 categorie citate; Nella preview di Marzo avevamo posizionato i pesci come terza forza della loro division, con un record attorno al 50% e con qualche possibilità di accedere alla postseason.

Ed eccoci qua, a Settembre inoltrato con la banda di Don Mattingly a 5 gare dalla seconda wild card, terza nella division con un record di 68-70.

Detta così è davvero troppo semplificata però. Di certo non potevamo prevedere l’uragano di infortuni che si è abbattuto in South Florida, senza il quale ora potremmo star qui a rimproverarci di aver sottovalutato una contender alla postseason. Tecnicamente i pesci hanno ancora la possibilità di strappare una Wild Card ma ciò comporterebbe dover scavalcare i Pirates e almeno 2 tra Mets, Cardinals e Giants… forse meglio non farsi illusioni.

Indubbiamente la grandezza di una squadra si vede anche e soprattutto quando gli infortuni si accumulano. Basta vedere proprio Cardinals e Mets. Nel Missouri hanno perso per strada Wacha, Holliday e Diaz ma sono rimasti competitivi per tutta la stagione. A Flushing Meadows… beh si farebbe prima a dire chi è ancora intero e nonostante gli alti e bassi la postseason è a una partita di distanza.

Al Marlins Park la differenza fra Chris Johnson e Justin Bour si sente, 10 HR e 24 RBI di differenza fra i 2 e Johnson ha superato da tempo il collega per numero di AB. Il nativo di Washington dovrebbe comunque tornare a coprire il cuscino di prima a metà mese dopo il suo infortunio del 2 luglio.

20 giorni dopo Bour è partito anche il gomito di Chen, che dovrebbe rientrare a breve nella rotazione. La sua stagione fino al 20 luglio non era stata tuttavia nulla di eccezzionale; 4.99 ERA, 1.3 WHIP, 1.6 HR/9.

La rotazione è poi mutata nuovamente a fine luglio con la trade coi Padres che ha mandato Cosart al Petco Park facendo arrivare Cashner e Rea. Cosart ha ampiamente deluso Mattingly che dopo 4 partenze ne ha avuto abbastanza e ha buttato il 24 enne Nicolino in rotazione.

Colin Rea dopo 3 inning lanciati si è infortunato anche lui ed è stato rimandato in South California in cambio di un prospetto.

Il 14 Agosto anche Conley (8-6, 3.94 ERA) si è unito alla disabled list con un infortunio al dito che dovrebbe fargli saltare ancora un’altra uscita. Riassumendo il tutto Mattingly ha schierato in totale 13 partenti diversi nel 2016.

Nel lineup Gordon ha avuto un mese e mezzo di stop nel quale è stato rimpiazzato bene da Dietrich che ad oggi ha delle medie perfino superiori a quelle del leadoff titolare di Mattingly.

Non ci stiamo scordando qualcosa? In effetti sì; il 13 agosto un certo Giancarlo Stanton ha avuto uno strappo all’inguine ed è tuttora out for the season, anche se voci di corridoio lo darebbero disponibile per l’ultima settimana di regular season. Non sappiamo quanto potrà essere conveniente con i Marlins a quel punto fuori dai giochi forzare Stanton subito dopo un infortunio.

Non si può rimanere sorpresi dal crollo di risultati dei Marlins (8-13 dal 14 agosto in poi), nonostante lo slugger non fosse nella sua miglior stagione (.496 SLG, peggio solo nel 2013) e il sempreverde Suzuki abbia rattoppato, per quanto possibile, la voragine lasciata.

Appoggiarsi completamente alla malasorte per giustificare un’altra stagione nel limbo però sarebbe nascondersi dietro a un dito per Mike Hill. Le 35 partite giocate con uno starting pitching non adeguato a una squadra da playoff sono davvero troppe. Al di fuori di Dietrich e Phelps ( infortunatosi anche lui!) c’era davvero poco nel dugout di affidabile nell’eventualità che purtroppo si è verificata.

Per non parlare poi della scarsità dell’affluenza al Marlins Park, che al quarto anno di vita con la squadra per la prima volta minimamente competitiva, ospita mediamente 21.000 tifosi. Risultato lontanissimo dai 30.000 che i Marlins avevano promesso nel 2012 a loro stessi e soprattutto agli sponsor. Peggio anche di squadre in palese rebuilding da inizio stagione quali Reds, Phillies e Braves.

marlins attendance

Non vogliamo fare i commercialisti da quattro soldi ma forse prima di buttarsi in un investimento da 634 milioni ( in realtà la spesa effettiva dei Marlins ammonta a 126), vista la mancanza ai playoff dal 2003 ed il bacino di utenza della zona, sarebbe stato opportuno dare maggior importanza al rendimento sul campo.

Certo, le partite al SunLife erano davvero brutte da vedere ed era giusto cambiare casa. I Marlins però, per colpa dei risultati e non, continuano a giocare in uno stadio mezzo vuoto. Alzi la mano poi a chi piace quella specie di scultura nell’outfield per i fuoricampo.

Per il 2017 c’è bisogno di smuoversi sul mercato per dare una scossa alla piazza e al roster. Mattingly e dirigenza dovranno prima decidere se rinnovare i veterani Rodney (5.28 ERA, 1.69 WHIP) e Suzuki ( 279 AB, .294 AVG, 10 SB) sui quali pende una team option da 2 milioni.

Ci sarà poi da rinnovare assolutamente Martin Prado visto il .316 in battuta, il migliore del roster, e visto ciò che la free agency propone in terza per la prossima offseason.

La rotazione necessita di un nuovo innesto. Uno da affiancare a Fernandez, Chen, Koehler e Conley. Fra le ipotesi Hellickson sarebbe una scelta alla portata delle tasche di Mike Hill se i Phillies non presentano un’offerta. Nova, che difficilmente rinnoverà con i Pirates, potrebbe andare come quinto spot. Per il resto la FA 2017 offre davvero poco in ottica partenti.

Infine 450 AB ad Hechavarria sono davvero troppi. L’interbase ha avuto un netto calo nel box ed è primo in squadra per numero di errori. Rojas ha messo su buoni numeri quando è stato chiamato in causa ma a nostro avviso uno fra lo switch hitter Aybar e Darwin Barney, entrambi FA, farebbe al caso dei pesci, anche solo per affiancare l’attuale SS.

Per il resto Miami può tornare ad essere competitiva. L’outfield è fra i primi 5 della lega ed il bullpen di grande solidità. Per arrivare al paradiso però c’è bisogno che tutti diano un contributo, specie nei momenti di difficoltà.

 

 

 

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.