L’avevamo detto ad inizio stagione: i Royals, nonostante qualche perplessità, erano i favoriti per la vittoria di Division. I White Sox, come ogni squadra che tenta il botto con un’unica campagna acquisti, avrebbe fatto fatica a trovare la quadra (ed infatti è sotto il 50%, come San Diego, l’altra outsider-delusione dell’anno), e Detroit, che che ne dica Dave Dombrowski, si era indebolita nella rotazione e rimaneva con un bullpen sospetto.

I Royals invece hanno proseguito con calma nell’opera iniziata molti anni fa, da quando cioè è stato costruito un farm system importante, pieno di futuri campioni. Il lineup ne aveva beneficiato già da qualche anno, mentre era il monte di lancio il più scarso, dato che Luke Hochevar, la prima scelta assoluta del 2006, che doveva diventare la stella del team, non si era mai consacrato ed anzi era rimasto un mediocre partente.

Pertanto due stagioni fa iniziarono le manovre per portare forze fresche sul monte: la trade di James Shields e Wade Davis, oltre alle firme di Vargas e Guthrie, erano servite per creare una rotazione competitiva, visto che il bullpen era uno dei migliori della Lega. E lo scorso anno, dopo una partenza modesta, c’è stata l’esplosione nella seconda parte di stagione, culminata con dei playoff da favola, finiti solo alla settima e decisiva partita contro i Giants.

In questa stagione, perso Shields e preso Volquez, il payroll era salito di altri 20mln di dollari, per proseguire senza rivoluzioni. E la stagione fin qui sta dando ragione alla dirigenza, con la Division dominata sin dalla prima settimana, anche e soprattutto per la pochezza altrui. E’ infatti Minnesota la sorpresa al secondo posto, l’unica con record positivo, ma comunque distaccata di 7 partite e mezza dalla vetta. E con 59 vittorie i Royals hanno il miglior record della AL e puntano decisi al vantaggio del campo.

Sul piano degli infortuni non sono certo fortunati, dato che Tim Collins è già fuori tutta la stagione, per Vargas manca solo l’ufficialità dopo la torsione del gomito sinistro della settimana scorsa, mentre Alex Gordon, un tempo l’idolo offensivo, non rientrerà prima di settembre.

Ma cosa ha portato a questa ottima prima parte di stagione? In attacco ben 6 giocatori hanno battuto almeno 9 HR, con il solo Omar Infante che sta deludendo, anche se il suo punto di forza è ovviamente la difesa. La rotazione non appassiona, con i soli Volquez e Young sotto il 4.00 di ERA, mentre il bullpen è come sempre ottimo, con Davis che in 44 partite ha un’ERA di 0.42!

Il punto debole quindi, è e rimane negli anni la rotazione dei partenti. Ed allora ecco che arriva la trade giusta….

Ma qui dobbiamo fare un breve inciso sul week end appena trascorso, week end all’insegna dei lanciatori, dato che da un lato, a Cooperstown c’era l’introduzione nella Hall of Fame di 4 giocatori, Craig Biggio e poi 3 grandi lanciatori partenti, John Smoltz, Pedro Martinez e Randy Johnson. Quest’ultimo ci ha fatto emozionare nel suo discorso, non solo per… la sua emozione!

 Lui, l’uomo di ghiaccio che aveva sorriso una volta sola in carriera, il giorno del perfect game ad Atlanta, ma anche per le parole sagge e ovviamente calibrate, che ci hanno ricordato come aveva rifiutato di firmare con i Braves una volta scelto alla High School, preferendo andare al College per migliorare la sua cultura prima di affrontare la carriera professionistica. E poi quando ha ricordato che la sua carriera nelle Minors è stata tutt’altro che spettacolare, ci ha messo 4 anni prima di venir chiamato nelle Majors, per poi essere rispedito in triplo A nella stagione seguente. Un inizio non facile.

In questo week end non potevano che esserci altri strani eventi legati ai lanciatori: sabato lanciano contemporaneamente i due pezzi pregiati del mercato, Cole Hamels e Johnny Cueto. Il primo addirittura contro la squadra favorita per acquistarlo, i Chicago Cubs. E lui che fa? Lancia un no-hitter, il terzo di questa stagione nella MLB (dopo Heston e Scherzer). 

Cueto invece si limita a 8 scoreless, facendo vedere che non tutti soffrono l’ultima partenza prima della annunciata trade (come fece Ubaldo Jimenez qualche anno fa nei Rockies con 4 punti nel primo inning). Appena terminato l’incontro Cueto passa infatti ai… Royals! 

Il suo contratto scade quest’anno e sarà a breve un free agent, quindi i Reds dovevano monetizzare e lo fanno al meglio con i 3 prospetti ricevuti da Kansas City, primo fra tutti quel Finnegan, prima scelta nel 2014 (diciassettesima assoluta), che aveva esordito nei playoff come rilievo, ma che ha le qualità per diventare un partente di alto livello se migliorerà il suo controllo.

Cueto è uno dei migliori partenti degli ultimi 5 anni, una sicurezza in fatto di consistenza ed affidabilità. Il numero 1 che ai Royals serviva per fare il salto di qualità e puntare decisi non tanto alla vittoria di Division, pratica semplice e quasi raggiunta con 2 mesi di anticipo, ma a ripresentarsi alle WS per il secondo anno di fila, in una annata in cui l’AL è particolarmente debole (unica avversaria sembra al momento LA sponda Angels).

Per tornare al nostro excursus del weekmend, domenica invece per la prima volta da dieci anni, dopo l’ASB si affrontavano il primo ed il secondo come ERA della stagione, Greinke e DeGrom. Due lanciatori stellari che hanno entrambi una media battuta superiore al .200 in carriera. Ed infatti la prima valida del match l’ha battuta… Greinke nella alta del terzo, mentre il primo punto l’ha battuto a casa… DeGrom nella bassa del terzo! Stranezze del baseball.

One thought on “All-in per i Royals?

  1. I Royals mi sembrano molto solidi, hanno ottima difesa e Cueto può essere l’uomo giusto per rafforzare il loro punto debole principale: la rotazione partenti. A mio avviso sono i favoriti, ma mi sembra che LAA stia venendo su bene, in una divisione debole, dove gli Astros provano a fare qualcosa ma sono troppo giovani per competere con i miliardari losangelini.

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