Ormai è risaputo che nel baseball è sempre più difficile ripetersi e le mirabolanti gesta di un’annata fantastica, possono essere vanificate immediatamente l’anno successivo, con un campionato in grado di far tornare sulla terra tutti coloro che fino allo scorso ottobre erano volati sulla luna.

E’ ciò che è successo ai San Francisco Giants nella passata stagione, dopo aver vinto il titolo 2012, ed è quello che sta accadendo ai Boston Red Sox, capaci di sorprendere tutti con la strabiliante cavalcata 2013.

Poi l’arrivo dell’inverno ha raggelato ogni sogno di gloria per il nuovo anno, con la perdita di due protagonisti come Jarrod Saltalamacchia e Jacoby Ellsbury, passato agli storici rivali newyorchesi, gli Yankees, andando a completare un quadretto di acquisizioni niente male da parte dei Bombers, notevolmente rafforzati per puntare con decisione a tornare a vincere le World Series.

Mettiamoci pure la partenza dello shortstop titolare Stephen Drew e i Red Sox sono apparsi addirittura indeboliti rispetto alle dirette concorrenti divisionali e non.

Si dice che squadra che vince non si cambia, ma la perdita di questi tre uomini stava già a significare un grosso passo indietro da parte della dirigenza e delle ambizioni della franchigia otto volte campione del mondo.

Il non aver acquistato nessun grande nome – A.J. Pierzynski a parte – ha ulteriormente contribuito a scavare il solco e i risultati si sono potuti vedere già dalle prime partite, per non parlare di un primo mese di regular season chiuso con un eloquente 13-14.

Ma andando avanti con la stagione, ci si è resi conto meglio di quale sia il problema di questa squadra, cioè la pericolosità offensiva.

Certo, hanno dovuto fare a meno di Mike Napoli per un certo periodo di tempo, senza dimenticare coloro che sono ancora fermi ai box (Shane Victorino e Will Middlebrooks su tutti), i quali hanno accorciato la lineup, sfociata nei risaputi problemi a portare uomini a casa base, tanto da avere uno dei peggiori attacchi della lega.

Sono stati appunto gli infortuni a fare, finora, la differenza rispetto alla scorsa annata, in cui nessuno aveva mai accusato problemi fisici di una certa rilevanza. Problemi fisici che hanno colpito persino Clay Bucholz, uno dei migliori pitcher dell’American League, comunque sostituito egregiamente dal venticinquenne dominicano Rubby De La Rosa e da Brandon Workman, immediatamente entrati nella rotation di coach John Farrell.

Inoltre, c’è da dire che la profondità del roster è alquanto limitata, così come l’esperienza da parte dei singoli giocatori, guidati, la maggior parte delle volte, dal solito David Ortiz, in grado di togliere le castagne dal fuoco con il suo micidiale giro di mazza.

Ma non si può sempre far pesare tutto sulle spalle del trentottenne da Santo Domingo e di questo se ne sono accorti tutti, giocatori esclusi, ancora troppo presi dal festeggiare il trionfo contro i Cardinals nelle scorse World Series.

Nel frattempo, Drew ha fatto il suo ritorno in squadra, senza grande successo. E nemmeno i tanto aspiranti giovani stanno collezionando degli ottimi gettoni.

Basti pensare proprio al sostituto di SD, quel Xander Bogaerts che avrebbe dovuto spaccare il mondo e che invece sta agognando su un misero .256 di media battuta e neanche una valida a partita.

Nemmeno malaccio, ma non abbastanza per convincere i suoi detrattori che ad inizio stagione erano veramente tanti, soprattutto scettici sulle sue reali qualità di battitore.

Qualità di battitore che sta, invece, dimostrando di avere Brock Holt, leggermente più vecchio di Bogaerts, ma di quasi eguale esperienza in Major League, il quale si sta confermando una macchina da hits e RBI.

Il punto debole, però, dei Red Sox, non è tanto l’infield e nemmeno l’outfield, dove sono presenti gli ottimi Jonny Gomes, Daniel Nava e Jackie Bradley Jr. – aspettando il ritorno di Victorino.

Piuttosto il bullpen, davvero scarno ed incapace, in questa prima parte di stagione, di essere determinante ai fini del risultato, tanto che, molto spesso, Farrell si è trovato costretto a tenere in campo i propri starting pitchers più del previsto e perdendo partite che potevano essere vinte, proprio per via della loro stanchezza, con gli avversari in grado di ottenere punti facili negli inning conclusivi.

A parte questo, è proprio l’atteggiamento ad andare controcorrente a quanto visto appena un anno fa, al di là delle cessioni di Saltalamacchia ed Ellsbury, che pesano, ma fino ad un certo punto.

Insomma, nonostante i playoff siano ancora a portata di mano, si prospetta un’annata di transizione che dovrebbe condurre ad un nuovo corso, sperando che nulla venga distrutto, ma che piuttosto venga riparato con qualche acquisizione di peso in grado di riportare al più presto i Calzini Rossi sul tetto del mondo.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.