Brutte notizie dalle Majors. Purtroppo.
Ieri infatti è stato registrato un nuovo caso di giocatore MLB positivo agli steroidi, al Boldenone per la precisione (un medicinale per cavalli).

E’ il secondo professionista, dopo il caso eclatante di Alex Rodriguez di cui abbiamo parlato spesso nei mesi scorsi, dalla fine della stagione scorsa a ricevere una sospensione dall’attività agonistica per mancato adeguamento ai parametri etici di rispetto delle norme antidoping approntate della Lega.

Si tratta di Alex Colome, starting pitcher 25enne dei Tampa Bay Rays, al momento figurante nel roster della squadra di Triple-A della franchigia della Florida, i Durham Bulls. Una violazione, quella di Colome, che costerà al dominicano la possibilità di disputare le prime 50 partite della stagione regolare. Una punizione se vogliamo meno severa delle 162 partite, l’intera stagione, che furono assegnate ad A-Rod dal collegio arbitrale posto dal Commissioner Selig a garanzia della decisione.

Lo stesso team ha espresso in una nota il proprio rammarico per un avvenimento che “delude” molto l’intera organizzazione e che soprattutto “viola il Joint Drug Prevention and Treatment Program”, ossia il testo all’interno del quale sono contenute tutte le determinazioni ufficiali della MLB in materia di sostanze dopanti e dei relativi procedimenti in caso di violazioni.

I Rays esprimono inoltre “pieno supporto” ai programmi della MLB volti alla repressione dei comportamenti antisportivi in materia di doping ed auspicano “l’eliminazione” di tali pratiche dal “nostro” sport.

Una storia, questa, che rischia di offuscare una carriera ancora in rampa di lancio. Solo l’anno scorso il debutto nelle Majors in una gara di InterLeague contro i Miami Marlins, con un bottino totale in stagione di tre partite da pitcher partente. Tre partite che evidentemente erano bastate al manager Joe Maddon per pensare di affidargli un posto nella rotazione di Tampa Bay per questa stagione, data anche l’assenza fino a Maggio di uno degli starting pitchers più esperti della squadra, Jeremy Hellickson.

Ma gli Stati Uniti non sono il Paese delle seconde opportunità?Mettendo la faccia negli eventi a favore dei programmi antidoping, scusandosi pubblicamente ed ammettendo l’errore siamo sicuri che la seconda opportunità non tarderà ad arrivare. E proverrà da chi lo sta giustamente punendo.

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