Di Mike Trout e Bryce Harper si è già parlato, ma anche se l’intento di questo articolo è quello di analizzare quanto hanno fatto “gli altri”, è doverosa una citazione per quelli che rimangono i due frontman nella corsa al titolo di RoY delle due leghe. In particolare, per quanto riguarda l’American League, già adesso non sembra esserci storia: non solo l’esterno degli Angels riscuote consensi pressoché unanimi per il premio delle matricole, ma il suo nome è presente sempre con maggior insistenza anche quando si parla di MVP. Non male, e non a sproposito, verrebbe da aggiungere dando un’occhiata alle sue statistiche: 4.0 fWAR in appena 56 gare, 161 wRC+, ottima difesa e 22 basi rubate su 25 tentativi. Esclusivamente in termini di fWAR solamente Joey Votto e David Wright gli stanno davanti e guarda caso entrambi giocano nella National League.

Mike Trout: un uomo solo al comando

Statistiche più umane per il giocatore dei Nationals (125 wRC+, 1.5 fWAR), che dopo una partenza sprint è un po’ calato: aggiustamento fisiologico, vista la giovanissima età, ma la sensazione personale è che, salvo complicazioni impreviste, il premio a fine anno sarà suo. Vuoi per la sua comunque positiva stagione, i tanti AB accumulati, il possibile accesso alla post-season dei Nationals e, ultimo ma non meno importante purtroppo, l’hype che lo ha circondato negli ultimi anni.

La minaccia principale per l’esterno di Washington, potrebbe a sorpresa arrivare da un giocatore che ha iniziato la stagione in AA e non era atteso ad un ruolo da protagonista, almeno non in questa stagione: sto parlando di Andrelton Simmons, SS dei Braves che al momento, potere dello SSS, sta sluggando più dello stesso Harper. In appena 25 partite ha accumulato 1.7 fWAR, frutto in gran parte dell’ottima difesa, che ne fa già adesso uno dei migliori cinque interbase di tutta la lega; la vera sorpresa, però, è in attacco dove sta rendendo ben oltre ogni più rosea aspettativa. Un calo inevitabilmente ci sarà, ma l’inizio è incoraggiante.

Rimanendo nel Senior Circuit, meritano una citazione i due interni di Cincinnatti, Zack Cozart e Todd Frazier, rispettivamente SS e 3 B dei Reds: giocatori dal profilo simile, stanno avendo un rendimento analogo, con la miglior difesa del primo che compensa le esplosioni offensive del secondo. Giocatori che difficilmente batteranno con medie accettabili, hanno comunque dimostrato di poter ricoprire un ruolo da protagonista in questa stagione: Cozart è un difensore discreto con problemi di contatto ma buona potenza per il ruolo, mentre Frazier garantisce discreta OBP e tantissima potenza.

Kirk Nieuwenjuis, esterno dei Mets, vanta il maggior numero di presenza, settantacinque, e si sta dimostrando un giocatore valido con la mazza e con il guanto; l’unica perplessità riguarda i tanti SO subiti, ma è un peccato di gioventù che si può perdonare. A quota 13 HR, Wilin Rosario guida le matricole, potendo contare sul celeberrimo “fattore campo” anche se gli splits home/away indicano che sia stato equamente efficace a Coors Fields e lontano da Denver; ben più preoccupante la disciplina al piatto fin qui palesata.

Norichika Aoki è un rookie atipico, vista l’età, ma non per questo non meritevole di essere segnalato: una promettente propensione alle walks (.355 OBP) sopperisce egregiamente alle pecche difensive nei primi mesi di stagione. Attenzione anche all’altro giocatore di Milwaukee, il catcher Martin Maldonado, che senza strafare si è rilevato un preziosissimo back-up (116 wRC+) in un ruolo delicato, rendendo meno pesante l’assenza di Lucroy.

Citazioni sparse per Matt Carpenter, slugger 1B dei Cardinals che sta approfittando dell’assenza di Berkman, Freddy Galvis, ottimo guanto in seconda ma appena sospeso per 50 partite, Steve Lombradozzi, discreto interno dei Nationals la cui difesa non compensa la pochezza offensiva (78 wRC+). Tyler Moore, esterno di Washington, è partito decisamente forte ma ha giocato troppo poco, mentre non è ancora chiaro quale sia l’opzione migliore tra Mesoraco, Alonso e Grandal, con quest’ultimo che vanta già due fuoricampo dopo appena tre gare.

Tirano un sospiro di sollievo i pitchers della Pacific Coast League: Anthony Rizzo è stato, finalmente verrebbe da dire, promosso dai Cubs: 342/405/696 la sua linea in AAA, dove aveva ormai ben poco da dimostrare. Promettente il suo avvio, con tre XBH nelle prime cinque valide.

Meno nutrita, e non potrebbe essere altrimenti, la compagnia dei lanciatori, dove sono i Diamondbacks a farla da padrona, e non solo per la recente promozione di Trevor Bauer: Wade Miley, complici i tanti innings lanciati (94.0) e l’ottimo controllo (1.82 BB/9) guarda tutti dall’alto delle 2.1 fWAR fin qui maturate.

Lance Lynn, già in doppia cifra in termini di W, e Lucas Harrell sono quelli che hanno lanciato di più, ma i risultati del primo sono nettamenti migliori e non solo in termini di vittorie: la xFIP di 3.48 è piuttosto eloquente da questo punto di vista, così come i 9.09 K/9. In grande ascesa le quotazioni di Michael Friers, xFIP di 3.25 e 1.3 fWAR in poco più di 39 innings sul monte; per il resto non c’è molto altro da segnalare, con Anthony Bass (Padres), Christian Friedrich (Rockies) e Randall Delgado (Braves) che sono stati i più continui tra i partenti.
Quattro i nomi principali tra i rilievi: Javy Guerra, Rex Brothers, Bryan Shaw e Victor Marte stanno disputando delle buonissime stagioni, con il mancino di Colorado che si fa preferire soprattutto in virtù dei 13.03 K/9.

Passiamo ora alla lotta per il secondo posto nell’American League, dove l’avversario più vicino vanta esattamente la metà di fWAR di Mike Trout: la situazione appare, quindi, cristallizzata e anche un calo dell’esterno di Los Angels non dovrebbe mettere a rischio quello che ad oggi sembra il premio più scontato tra gli awards di fine anno.

In confronto al Senior Circuit sono pochi i nomi degni di nota tra i positional players: detto di Trout, sono tre i giocatori sopra media, piuttosto nettamente peraltro, dal punto di vista offensivo, limitandosi a quelli che hanno accumulato un sufficienti numero di AB. Il primo nome è senz’altro quello di Will Middlebrooks (10 HR, 130 wRC+) che è partito talmente bene da forzare il team a cedere Kevin Youkilis, una bandiera nel New England; le statistiche difensive, per il momento, non lo amano, ma è soprattutto sulla disciplina al piatto (4.9 BB% e 23.8 K%) che il giovane 3B deve lavorare maggiormente.

Yoenis Cespedes è un altro prospetto atipico, visto che a 27 anni non si può parlare di un giovane alle prime armi: l’investimento invernale di Oakland aveva fatto storcere il naso a parecchi, ma per il momento, difesa a parte, il rendimento dell’esterno cubano (9 HR, 133 wRC+) si è fatto sentire. Un discorso analogo può essere fatto per Quintin Berry, esterno dei Tigers che a 28 anni ha avuto la sua grande occasione in MLB: un’occasione che, complice una buona dose di fortuna (.414 Babip),il giocatore non si è lasciato sfuggire, mettendo in mostra un discreto occhio al piatto (.385 OBP) e un ottimo baserunning (12/0 SB/CS).

A discreta distanza dai primi quattro, Collin Cowgill e Jarrod Dyson, esterni, rispettivamente, di Athletics e Royals sono stati giocatori appena sopra media: l’assoluta mancanza di potenza è il tratto che li accumuna, con il primo che fa della disciplina al piatto il suo punto di forza, mentre il secondo si sta rivelando molto prezioso tra le basi, grazie all’ottima velocità.
Stagione fin qui deludente per due prospetti molto attesi a Seattle, anche se per motivi diversi: Alex Liddi, per ovvi motivi patriotici, può vantare su una numerosa schiera di tifosi in Italia, ma è impossibile far finta di non vedere le lacune nel suo gioco che la discreta potenza non è riuscita a nascondere in modo adeguato.

Ancora più sottotono la stagione di Jesus Montero, grossa delusione dal punto di vista offensivo, l’unico che conta visto il ruolo, avendo giocato più di metà delle gare come DH; Safeco Field non è un ballpark amico degli hitters, ma da solo ovviamente non basta per spiegare il notevole crollo delle prestazioni rispetto alle ultime due stagioni. L’incapacità di arrivare in base con costanza, in particolare, ne sta facendo crollare vertiginosamente il valore.

Menzioni sparse per Xavier Avery, esterno di Baltimore, John Hester, catcher degli Angels e Eduardo Escobar, utility dei White Sox; Derek Norris, ricevitore di Oakland, è partito forte battendo due fuoricampo nelle prime 7 gare, compreso un walk-off 3-runs shot contro San Francisco.

L’ottima stagione di Darvish rischia di passare in secondo piano, almeno nelle votazione per il RoY

Più bagarre tra i pitchers, dove comanda il giapponese Yu Darvish, 10 vittorie, 2.2 fWAR e una xFIP di 3.65: smentito almeno per il momento chi, come il sottoscritto, aveva previsto qualche difficoltà di adattamento allo stile di gioco americano. Impressionano, in particolare, i tanti SO messi a segno e l’ottima durabilità esibita in questi primi tre mesi; per il momento sono serviti a mascherare un controllo ancora da perfezionare.

Lunga la lista di starter che hanno già raggiunto le dieci partenze stagionali: Jarrod Parker e Tom Milone rappresentano una bella coppia per Oakland, anche se le loro prestazioni fanno storcere un po’ il naso. Il primo, infatti, viaggia a 4.40 BB/9, con un rapporto K/BB inferiore a due difficile da mantenere, come l’ERA di 2.57; il secondo sta confermando l’ottimo controllo fatto vedere nelle minors, ma la mancanza di stuff pura si sta palesando in maniera evidente tra i grandi.

Merita un applauso la stagione di Felix Doubront, protagonista inatteso nella rotazione dei Red Sox e meritatamente in considerazione per il premio di RoY: non si possono ignorare i 9.13 K/9, merito, così sembra, di una slider più efficace che è diventata il suo out-pitch. Solida è l’aggettivo che meglio descrive la stagione del taiwanese di Baltimore Wei-Yin Chen, che senza destare troppo clamore è arrivato a 1.2 fWAR in poco più di 90 innings sul monte: l’età, ventisette anni, suggerisce che forse siamo di fronte all’apice della sua carriera, ma non per questo le sue prestazioni vanno snobbate.

Drew Smyly rappresenta l’ultimo esempio di lanciatore che Detroit ha fatto volare nelle minors, con la solita prematura promozione in rotazione ad inizio anno: i risultati per il momento stanno dando ragione alla dirigenza (4.04 xFIP e 1.0 fWAR) ma gioca ricordare che stiamo parlando di un pitcher classe 1989 che ha lanciato appena 49.1 innings tra AA e AAA. Scott Diamond, di contro, dopo essere stato scaricato da Atlanta è diventato il miglior partenza della disastrosa rotazione dei Twins: se detta così può non sembrare un gran complimento, un’occhiata alle peripherals stagionali rende giustizia ad un giocatore che pur senza grande stuff di base merita di stare sul palcoscenico dell’MLB.

La chiusura, per quanto riguarda i partenti, è dedicata a Drew Hutchison, sfortunato lanciatori di Toronto che dopo un buon inizio di 2012 è stato costretto ad abbandonare causa infortunio al gomito: la notizia positiva è che l’operazione chirurgica dovrebbe essere scongiurata, ma i tifosi dei Blue Jays restano ugualmente con il fiato sospeso in attesa di ulteriori sviluppi.
Con un paragone un po’ ingeneroso, si potrebbe paragonare Matt Moore a Jesus Montero: il partente di Tampa Bay, infatti, era visto da tutti ad inizio stagione come il logico favorito nella corsa al premio di matricola dell’anno; purtroppo per lui, ai tanti SO messi a segno si stanno abbinando anche tante BB (4.30 BB/9), che si ripercuoto negativamente sui suoi pitch counts, spesso piuttosto alti.

I rilievi sono guidati da Tom Wilhelmsen, partente convertito nel bullpen con notevole successo lo scorso anno dallo staff dei Mariners: i dividenti fin qui maturati, evidenziati specialmente dai 10.93 K/9 e da un rapporto K/BB di 4.25, si sono tradotti in 1 fWAR piena in appena 42 riprese.
Il bullpen dei White Sox, invece, si sta giovando delle buonissime prestazioni di Addison Reed, prospetto molto atteso ad inizio anno che non sta deludendo le aspettative, anche se le statistiche evidenziano una notevole fortuna in termini di HR concessi, risultato sorprendente considerando il ballpark di Chicago.

Ha fatto enormi progressi Jake McGee dopo il brutto 2011 che lo aveva visto ritornare nelle minors: le sue cifre sono molto simili a quelle di Wilhelmsen e solo il fatto di aver lanciato 27 innings gli impedisce di essere più in alto in questa speciale classifica; ragionamento che si può estendere anche a Kelvin Herrera, forse il miglior rilievo di Kansas City in questa stagione, come testimoniato dalla xFIP di 2.93 (4.63 K/BB).
Sono in rampa di lancio anche Brayan Villareal e Troy Patton, rilievi non proprio giovanissimi ma che si stanno imponendo con pieno merito con le casacche di Tigers e Orioles; situazione analoga per Ryan Cook a Oakland, anche se in questo caso le troppe walks concesse sono un campanello d’allarme che non si può ignorare.

In chiusura spazio a Robbie Ross, semisconosciuto prospetto dei Rangers che ad appena 23 anni ha fatto l’impegnativo salvo in MLB direttamente dall’AA; per il momento l’eccellente controllo ha compensato al crollo dei K, ma nonostante l’ERA di 1.03 sia ingannevolmente bassa e non rispecchi il reale valore di Ross, in Texas hanno senz’altro motivi per essere soddisfatti nella prima parte di stagione del loro lanciatore.

Questo il numeroso lotto di concorrenti al premio di RoY: peccato che mai come in questo caso si abbia l’impressione che si lotterà al massimo per il secondo posto.

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