Succede che una mattina ti svegli e sei ad Arlington, in Texas.

Succede che quella stessa mattina oltre a te, ad Arlington, si svegliano altre 365.438 persone. Una di queste è Eric Wedge il manager dei Seattle Mariners, organizzazione americana con cui hai firmato un contratto qualche anno fa e che da qualche settimana ti ha regalato l’opportunità di far parte della prima squadra.

Succede che il sopracitato Eric Wedge, nel tentativo di deglutire il pancake zuppo di sciroppo d’acero che sta gustando per colazione, sta pensando proprio a te, perché gli è venuto in mente che quello stesso pomeriggio i Texas Rangers, squadra della città dove ti trovi in questo momento, metteranno sul monte di lancio un pitcher mancino, tale Derek Holland.

Il Signor Wedge sa perfettamente, essendo un esperto di baseball e soprattutto il manager di una squadra di baseball, che, quando si affrontano battitori mancini, è preferibile mettere in campo battitori destri.

E tu sei un battitore destro.

Alex Liddi effettua un out in terza

Tra l’altro sei in forma, hai fatto uno spring training eccezionale e, solo tre sere fa, sei stato utilizzato in partita come pinch hitter e hai colpito una bella valida verso l’esterno destro.

Succede che quella mattina, dopo esserti svegliato e aver fatto una veloce colazione, vai al campo con tutti i tuoi compagni di squadra, indossi la divisa da batting pratice, ti allacci gli spikes e, per circa un’ora e mezza trotterelli sul campo da gioco, scaldandoti insieme ad altri ragazzi: qualche americano, qualche sudamericano e due giapponesi.

Il cielo è parzialmente nuvoloso, la temperatura è di 77 gradi, che però sono fahrenheit e quindi è come se ce ne fossero 25, di gradi. C’è anche un po’ di vento  ma con la sottomaglia termica si sta bene.

Poi, verso l’ora di pranzo quando il tuo manager, il già nominato Eric Wedge, appende nel dugout il line-up dei nove giocatori che faranno parte della partita che la tua squadra giocherà lo stesso pomeriggio, ti trovi a guardare distrattamente quella lista, riconoscendo il tuo nome al secondo posto.

A quel punto hai la certezza di essere titolare in una delle prime partite di regular season di Major League.

Torni nello spogliatoio per indossare la divisa per la partita, ti siedi davanti all’armadietto e inizi a pensare inconsciamente a quando tu e tuo fratello eravate nel giardino di casa a San Remo e giocavate a fare il battitore e il lanciatore della Major League concludendo la sfida con un fuoricampo con due out e il conto pieno.

Succede che dovrai difendere il cuscino di terza base, l’hot corner, come lo chiamano in America. Ma solo tra qualche minuto, perché giocate fuori casa e quindi sarete voi a battere per primi e tu sei il secondo in battuta, quindi tocca ormai a te. Senza neanche accorgertene sei già nel deck, aspettando che si concluda il turno di battuta di un uomo basso e nero che da dieci anni gioca in Major League, tale Chone Figgins che eri abituato a vedere sulle figurine ricevute in premio dal tuo allenatore quando avevi tredici anni e battevi all’interno dello screen durante l’allenamento.

Succede che Chone Figgins viene eliminato nel tentativo di raggiungere la prima base e allora tocca a te. Entri nel box e, sedute alle tue spalle, 31.513 persone ti stanno guardando dal vivo. Facendo un calcolo una cosa come 63.026 occhi sono puntati su di te, senza contare gli occhi che seguono la partita dallo schermo di un televisore e quelli che dal tuo paese d’origine, l’Italia, osservano i tuoi movimenti sul monitor di un computer facendo il tifo per te.

Davanti a te hai un ragazzo mancino con i capelli un po’ lunghi e i baffi alla Nigel Mansell. Il lanciatore avversario, dopo essersi portato il guantone sopra la testa ti sta tirando delle sinker a 93 miglia orarie, che poi sarebbero 150 chilometri orari. Nelle mani hai una mazza ricavata dalla corteccia di un acero canadese servita a produrre quattro mazze da baseball, due sedie da campeggio e lo sciroppo con cui è stato inzuppato il pancake che questa stessa mattina ha ingoiato il tuo allenatore, Eric Wedge.

Al quarto lancio effettuato da Derek Holland, il mancino già presentato sopra, ti accorgi che hai guardato il terzo strike e ti tocca tornare nel dugout.

Al terzo inning sei di nuovo in battuta. Questa volta il Signor Holland mischia i lanci e, oltre alle sinker a 94 miglia, ti tira anche un cambio e uno slider leggermente alto che ti frega e ti induce a girare la mazza per il terzo strike, facendoti imprecare in italiano e provocando il disappunto dello spettatore seduto in terza fila che evidenzia la tua eliminazione con un “Come òn, Lidi”, strascicando la “o” e omettendo una consonante del tuo cognome italiano.

Succede che al quarto inning sei chiamato a fare il tuo lavoro anche in difesa quando un ragazzone dominicano, tale Nelson Cruz, colpisce con la sua mazza la pallina lanciata da Jason Vargas, indirizzandola verso di te. Sei allenato per questo tipo di giocate così raccogli la pallina e la lanci al tuo compagno che si trova in prima base per effettuare l’out.

Succede che, all’inizio del sesto inning ti ritrovi per la terza volta della serata nel box di battuta con situazione di un out e un uomo in terza base, un certo Brendan Ryan. Sul monte di lancio c’è ancora quel mancino dispettoso che ti ha eliminato per ben due volte. Questa volta aspetti il tuo lancio, uno slider lanciato ad 85 miglia e colpisci in pieno la pallina facendola rimbalzare con tutta tranquillità verso l’esterno sinistro avversario, lasciando tutto il tempo al tuo compagno, fermo in terza base, di segnare il primo punto della vostra squadra.

Fermo in prima base attendi la giocata di un giapponese che a casa sua è più conosciuto dell’imperatore, Ichiro Suzuki, ma poi l’inning finisce e ti tocca aspettare l’inizio dell’ottavo per ripresentarti nel box.

Questa volta davanti a te c’è Koji Uehara, un lanciatore giapponese che però a casa sua lo conoscono solo in pochi. La sua dritta la colpisci molto bene, battendo la pallina lontana verso l’esterno centro. Per tua sfortuna c’è anche la difesa avversaria e Craig Gentry, esterno centro dei Rangers, raccoglie al volo la pallina eliminandoti.

Alla fine dell’ottavo inning sei ancora chiamato in causa in difesa. Questa volta devi raccogliere la battuta del signor Beltre che ha incocciato con la sua mazza la pallina lanciata a 150 chilometri orari, spedendotela direttamente nel guantone  ad una velocità sicuramente superiore ai 190 orari.

A questo punto succede che te ne torni in albergo e ti stendi sul letto, non ti vuoi addormentare perché non vuoi che finisca il sogno che stai vivendo. Ma mancano ancora 153 partite e sai che davanti a te ci saranno ancora tanti altri giorni come questo.

Succede allora che ti addormenti contento sapendo che a casa tua, in Italia, una nazione intera sta tifando per te.

4 thoughts on “Un italiano in lineup

  1. Il ragazzo ha fatto la gavetta. E’ salito di categoria ogni anno guadagnandosi stima e rispetto. Ovviamente ha doti notevoli perchè nel baseball se non sei forte non vai avanti. Per di più non parliamo di un cubano, un dominicano, un venezuelano che mangiano guantoni e palla come noi col calcio, quindi quello che Alex sta facendo è incredibile. Siamo arrivati nella NBA ora anche nel baseball.

    Se devo confrontare le due “imprese”, quella di Liddi non ha eguali. E’ un pò come se un polinesiano giocasse da protagonista nella NHL.

  2. analisi perfetta,quello di andare in mlb è nettamente piu complicato rispetto all nba

  3. Purtroppo non ho mai giocato a baseball da ragazzino se non alle scuole superiori, ma guardo le partite appena posso su espn dirette o differite con i miei bimbi. Succede che gli anni scorsi i risultati delle partite li guardavo e la situazione di classifica le guardavo su internet due/ tre volte la settimana……dai primi di aprile alle 6.30 quando arrivo al lavoro, accendo internet e guardo subito il risultato di Seattle, maledicendo spesso l’allenatore perchè non ha fatto giocare l’uomo di San Remo ed facendo un sorriso quando ha giocato e colpito.

  4. Non seguo quasi per niente il baseball
    anche se decenni fa ero contento per la vittoria dei Twins di Packet…
    Ma sono contentissimo per Liddi,
    ne avevo sentito parlare già da un paio d’anni.
    In effetti l’impresa è epica,
    ed è straordinaria questa vicenda…peccato non ne parli nessuno…
    La prossima impresa straordinaria sarà
    un giocatore italiano nella NFL…
    ma credo che dovremmo aspettare decenni, se non secoli…

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