Inverno è sinonimo di letargo anche nel mondo del baseball professionistico americano, che inizia, ufficiosamente, la stagione 2012.

I premi individuali, infatti, rappresentano come ogni anno l’epilogo dell’annata appena conclusa e l’ideale passaggio del testimone sta avvenendo proprio in questi giorni. Si inizia oggi, alla mezzanotte ora statunitense, con la scadenza del termine per le offerte delle arbitration da parte delle squadre ai propri giocatori in procinto di diventare free agents.

Come ogni anno, a fare da sfondo a questo periodo di transizione, rumors e scoop di mercato: per il momento la situazione è abbastanza ristagnante e sono stati pochissimi i giocatori di primo piano a cambiare casacca in questo scorcio di trattative. Anzi, solo uno. Si tratta di Jonathan Papelbon, closer dei Red Sox che ha firmato un remunerativo contratto con i Philadelphia Phillies.

Quest’anno, però, era in scadenza anche il contratto collettivo tra i proprietari dei team e l’associazione dei giocatori: l’attesa per il raggiungimento dell’accordo era ovviamente pressante, alla luce dei problemi che stanno affliggendo il mondo NBA, ma il buon esito non è mai stato veramente in discussione.

Hanno, invece, offerto molti temi di discussione i tanti e sostanziali cambiamenti che sono stati introdotti nel nuovo accordo: su tutti questi aspetti tornerò più avanti, dopo la panoramica sugli awards appena assegnati che, come ogni anno, hanno riservato parecchie sorprese.

 

NL e AL Gold Glove

NL: Kersahw, Molina, Votto, Phillips, Polanco, Tulowitzki, Parra, Kemp, Ethier.

AL: Buehrle, Wieters, Gonzalez, Pedroia, Beltre, Aybar, Gordon, Ellsbury, Markakis.

Personale è uno dei premi che mi piace di più, ma purtroppo è anche quello più suscettibile di omissioni e errori pacchiani: la novità di quest’anno era rappresentata dalla suddivisione dei tre ruoli dell’outfield, una scelta che non fa altro che confermare quanto appena detto.

Da sempre i GG sono il regno della fama e dell’esperienza e, strano a dirsi, dell’abilità offensiva: quest’anno, in particolare, si è notato al contrario, con giocatori solitamente bravi in attacco e premiati ingiustamente negli anni precedenti, che sono stati accantonati al termine di una stagione sotto tono dal punto di vista offensivo. Scott Rolen, Ichiro e Derek Jeter sono i primi nomi che mi vengono in mente.

A livello statistico si sono confermati Buehrle, per il terzo anno consecutivo e Molina, al quarto riconoscimento in altrettanti anni; Tulowitzki ha replicato il premio del 2010 mentre Brandon Phillips è arrivato a quota tre GG in quattro anni. Brett Gardner, Michael Bourn, Peter Bourjos e Brendan Ryan sono i principali esclusi e in generale il sestetto degli esterni lascia qualche perplessità.

 

NL e AL Silver Slugger

NL: D. Hudson, McCann, Fielder, Phillips, A. Ramirez, Tulowitzki, Braun, Kemp, Upton.

AL: Avila, Gonzalez, Cano, Beltre, A. Cabrera, Granderson, Bautista, Ellsbury, Ortiz (DH).

Poco da aggiungere, in questo caso: solitamente basta prendere l’elenco dei GG, integrarlo con un paio di giocatori disastrosi in difesa che sono stati giocoforza esclusi e il più è fatto. Il fatto che i due lineup delle mazze d’argento siano quasi impeccabili ma anche quasi identici a quelli dei guanti dorati, non fa che risaltare maggiormente l’incapacità di valutare e tenere in adeguata considerazione le doti difensive dei giocatori.

Chi può recriminare è Miguel Cabrera, autore dell’ennesima stagione stratosferica in attacco ma snobbato in favore di Adrian Gonzalez; per il resto, come detto, non mi sento di muovere altre critiche ai votanti.

Meritano una citazione McCann e Braun, che si impongono per il quarto anno consecutivo, con il catcher dei Braves che si aggiudica il trofeo per la quinta volta in carriera; stesso traguardo per David Ortiz, che ritorna ad essere il miglior DH dopo le quattro vittorie del periodo 2004/2007.

 

Manager of the Year

NL: Kirk Gibson, Ron Roenicke, Tony La Russa.

AL: Joe Maddon, Jim Leyland, Ron Washington.

L’ho già detto altre volte e lo ribadisco: in uno sport in qui è già difficile capire l’eventuale influenza di un manager nel corso di oltre 160 partite stagionali, stilare addirittura una classifica dei migliori (in base, peraltro, a chissà quali criteri) mi sembra un esercizio inutile e fine a se stesso.

Ad ogni modo, anche quest’anno è stato il trionfo delle squadre da playoff, con il solo Manny Acta, in AL, a inserirsi tra i primi quattro; Maddon e Washington si sono confermati sul podio a distanza di un anno, con il manager dei Rays che si aggiudica il riconoscimento per la seconda volta in carriera.

Nella National League prosegue il “dominio” della West Division, che per la quarta volta negli ultimi cinque anni vede uno dei suoi manager conquistare il gradino più alto del podio; alle spalle dei due debuttanti Gibson e Roenicke, il veterano La Russa, che si consola adeguatamente con le recenti WS appena vinte.

 

Rookie of the Year

NL: Craig Kimbrel, Freddie Freeman, Vance Worley.

AL: Jeremy Hellickson, Mark Trumbo, Eric Hosmer.

Il premio per le migliori matricole è probabilmente quello che più mi piace, ma che come spesso accade finisce con il deludermi maggiormente. Quest’anno, in particolare, mi trovo in disaccordo con il podio dell’AL, inspiegabilmente privo di Michael Pineda; poca considerazione anche per il suo compagno Dustin Ackley, entrambi giunti alle spalle anche di Ivan Nova. Premesso che sia Hellickson sia Trumbo non meritavano, a mio avviso, di finire sul podio, Hosmer rimane l’unica scelta che condivido.

Se Seattle è stata la squadra forse più penalizzata in AL, lo stesso primato spetta ai Nationals nell’altra lega, al termine di una delle votazioni più scontante degli ultimi anni: Kimbrel, proseguendo l’ottima tradizione dei Braves che ha portato quattro rookies sul podio negli ultimi tre anni, è stato eletto all’unanimità. Piazze d’onore immeritate per Freeman e Worley che dovevano essere sostituiti da Wilson Ramos e Danny Espinosa; spiccano, infine, le zero preferenze raccolte da Brandon Beachy, che meritava anche più del compagno Freeman.

 

NL CY Young

Clayton Kershaw, Roy Halladay, Cliff Lee.

Votazione ineccepibile e attesa: Ian Kennedy ha disputato una stagione sorprendente è ed stato a lungo considerato come possibile vincitore ma, personalmente, ritengo che i primi tre siano stati inarrivabili. Difficile scegliere tra Kershaw e Halladay in quella che è stata una classica scelta senza un’opzione sbagliata: alla fine la differenza l’ha fatta la Triple Crown del lanciatore dei Dodgers e per quanto sia una scelta che non condivido è assolutamente legittima.

Escono vincitori anche i Philadelphia Phillies, che piazzano tre quarti di quella che ad inizio stagione era stata definitiva la miglior rotazione di sempre ai primi cinque posti; non meno impressionante il pitching staff di San Francisco, con quattro partenti che hanno ricevuto almeno un voto.

 

AL CY Young

Justin Verlander, Jered Weaver, James Shields.

Punteggio record per il partente dei Tigers, votato all’unanimità come miglior partente in AL: anche in questo caso c’erano più opzioni, tutte valide, per il primo posto, anche se forse il podio ideale avrebbe richiesto la presenza di Sabathia a discapito di Shields. Sorprende l’ampio margine tra i primi due, molto vicini a livello di statistiche stagionali; sfiora il ridicolo il quinto posto di Valverde che precede Dan Haren, a mio avviso il più penalizzato.

Come nella National League è il trionfo della Triple Crown, che si abbina anche ad un no-hitter nel caso di Verlander; il pitcher di Detroit, che ha anche guidato la lega per numero di innings lanciati, diventa in primo giocatore nella storia dell’American League a vincere il premio di miglior lanciatore e di miglior matricola.

 

AL Most Valuable Player

Justin Verlander, Jacoby Ellsbury, Jose Bautista.

E qui iniziano i problemi. Dopo le scelte abbastanza condivisibili per Cy Young e Rookies, i votanti incappano in una giornata storta, concedendo l’immeritato bis a Verlander; il podio è completato dai due giocatori che maggiormente si meritavano il riconoscimento.

Come spesso accade per il premio di MVP, però, è nelle retrovie che si trovano le perle dei giornalisti: il 2011 ha sancito in maniera definitiva l’incoronazione di Michael Young a Jack Morris del nuovo millenio. Per conferma chiedere a Evan Grant del “Dallas Morning News”. Miguel Cabrera ribalta la classifica dei Silver Slugger e doppia Adrian Gonzalez, mentre Valverde, giustamente, sparisce dalla scena. Sabathia è snobbato ancora una volta e finisce alle spalle anche di Avila e Konerko; va molto peggio a Weaver, che ha lottato con Verlander per il titolo di miglior lanciatore ma non riceve nessun voto per il titolo di MVP. A differenza di Alex Gordon, Josh Hamilton e David Robertson.

 

NL Most Valuable Player

Ryan Braun, Matt Kemp, Prince Fielders.

Doppietta Brewers, in linea con le previsioni della vigilia. Non era previsto, però, che uno tra Braun e Fielder finisse davanti a Matt Kemp ma così è stato; il dubbio per il primo posto, in realtà, ha sempre riguardato i due esterni, la cui straordinaria produzione offensiva aveva già di fatto monopolizzato i primi due gradini del podio. A fare la differenza, l’enorme differenza, è però il ruolo che premia in maniera netta il CF dei Dodgers che difensivamente surclassa il rivale senza possibilità di appello. L’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto poco sia tenuta in considerazione la difesa.

Nel gioco degli scambi di posizione, Halladay sovrasta piuttosto nettamente Kershaw e anche Kennedy la spunta su Cliff Lee: gli ultimi tre, però, si devono inchinare tra gli altri, a Ryan Howard, decimo assoluto in quello che rappresenta, insieme al quinto posto di Jose Valverde e all’ottavo di Young, il punto più basso raggiunto dai votanti questa stagione. La chiusura è dedicata a Hunter Pence (sesto su una scheda), Mike Morse (un settimo posto per lui) e Carlos Ruiz (un voto), giusto per non farsi mancare niente.


 

Il nuovo contratto collettivo

Orrori e omissioni nei vari premi sono stati, come detto, oscurati dalle prime notizie trapelate attorno ad alcune modifiche stabilite dal nuovo accordo firmato tra i proprietari e l’associazione dei giocatori reso pubblico da un paio di giorni.

I cambiamenti sono tanti e, in alcuni casi, piuttosto complessi ma si prestano a vari spunti di discussione, come già si può notare nel nostro forum: non è mia intenzione dare un giudizio o fare previsioni, anche perché alcuni degli aspetti tecnici mi sono ancora poco chiari e, comunque, sono dell’idea che solo tra un paio di stagioni si potranno trarre giudizi definitivi. Per chi fosse interessato ad approfondire nel dettaglio i nuovi punti dell’accordo, segnalo questo articolo dal sito mlb.com e il link per scaricare in formato pdf il nuovo CBA.

Questi, a grandi linee, i principali cambiamenti:

  • l’aggiunta di una seconda Wild Card per ogni division a partire dal 2013, con la possibilità di intervenire già dalla prossima stagione in caso di accordo prima del mese di aprile; le due WC di ogni lega si affronteranno in una gara secca per l’accesso alle Division Series. Come conseguenza verrà eliminata la regola, attualmente in vigore, che impedisce a due team della stessa division di scontrarsi proprio nelle D.S.

  • dalla stagione 2013 gli Houston Astros verranno traslocati nell’American League West con il conseguente livellamento delle sei division a cinque squadre. Il numero dispari di team in ciascuna lega obbligherà a delle serie di interleague durante tutta la stagione e, in particolari casi di double-header il roster potrà essere espanso fino a 26 uomini.

  • viene eliminata la suddivisione dei F.A. in type-A e type-B sulla base dei ranking dell’Elias Bureau; i giocatori “soggetti” alle compensazioni nel draft saranno solamente quelli che hanno militato nell’ultima stagione per una sola squadra e a cui si stato offerto un contratto garantito di un anno per una cifra pari almeno alla media dei 125 salari più ricchi dell’anno appena concluso. Solo dopo aver rispettato questi due requisiti la squadra riceverà una scelta di compensazione nel caso il giocatore rifiuti il contratto entro sette giorni e firmi per un altro team, che perderà la propria prima scelta (ad esclusione delle prime 10 assolute). Il club che perde un F.A. riceve un sandwich-round pick tra il primo e il secondo giro.

  • lo status di Super-Two viene allargato dal 17% al 22% dei giocatori con con service time compreso tra i due e i tre anni; si allarga quindi la fetta di potenziali giocatori che raggiungeranno prima l’arbitration e la free agency.

  • vengono adeguati i salari minimi: i 414.000 $ attuali diventeranno 480.000 $ nel 2012, per poi raggiungere quota 490.000 $ l’anno successivo e 500.000 $ nel 2014. cambieranno, conseguentemente, anche i salari minimi dei minor league FA che tra tre anni saranno pari a 81.500 dollari.

  • i giocatori scelti nel rule-4 draft potranno firmare solamente Minor League contracts; spariscono le slot recommendations, sostituite da un tetto massimo di spesa, stabilito in base all’ordine delle proprie scelte, con cui ogni team dovrà operare nei primi dieci round. Ogni sconfinamento, che per le scelte dall’undicesimo giro si traduce in un signing bonus superiore a 100.000 $, si tradurrà in una penale calcolata in percentuale: tutte queste somme raccolte confluiranno nel bacino del Revenue Sharing per la successiva ridistribuzione.

  • il limite di spesa si estenderà anche per gli international FA e, nel 2012 ogni squadra avrà a disposizione 2.900.000 $; dall’anno successivo questo tetto sarà variabile in funzione del record della squadra, nel tentativo di agevolare le squadre più deboli/piccole. Anche in questo caso ogni violazione del limite comporterà delle sanzioni percentuali simili a quelle previste per il draft.

  • vengono introdotti ulteriori supplemental-round Draft picks in favore dei club con un piccolo mercato e scarsi introiti.

  • dal 2014 il limite attuale di 178 milioni di dollari di payroll che fa scattare la luxury tax verrà alzato a 189 milioni: sull’eventuale sforamento dovrà essere versata una sanzione percentuale crescente in caso di violazioni prolungate per più anni consecutivi.

  • l’ultima significativa modifica riguarda l’esclusione, a partire dal 2016, dei 15 maggiori mercati a partecipare alla spartizione della Revenue Sharing; sarà la stessa MLB a classificare le varie squadre in base al proprio mercato secondo criteri che non sono ancora stati chiariti.

  • varie ed eventuali: nuovi controlli antidoping (HGH), introduzione di elmetti più resistenti e un incremento dell’uso dell’instant replays durante le partite.

In conclusione, un pensiero per Greg Halman, i suoi familiari e i suoi amici. RIP

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