Upton e Bloomquist, e i DBacks volano...

Sono stati quindici giorni di fuoco nella NL West, con il mercato a movimentare i roster di tutte le squadre ed il cambio della guardia in vetta alla classifica della division.

La crisi dei Giants (3-10 nelle ultime due settimane) infatti consente ad Arizona di colmare il distacco e prendere possesso della leadership con una partita di vantaggio, a dispetto degli sforzi di Sabean che ha rinforzato il lineup con la bellezza di tre acquisti (Keppinger, Beltran e Cabrera).

Anche Arizona si è data molto da fare (Marquis, Ziegler) e, sul diamante, ha sfruttato al meglio una porzione di calendario favorevole, pur concedendo qualcosa di troppo ai Dodgers ma vincendo il fondamentale scontro diretto a casa dei rivali Giants.

Rockies, Dodgers e Padres si contendono attualmente le ultime tre piazze, essendo racchiuse in sole due partite di distacco, lontanissime dalla vetta; Colorado ha perso Jimenez, LA ha ceduto Furcal mentre San Diego ha fatto partire Adams e Ludwick ma il rendimento di ciascun team non ne ha risentito troppo.

La lotta per le ultime tre piazze aggiunge un altro pizzico di interesse alla division che vive sul duello Giants vs D’Backs; i favoriti di tutti erano i campioni in carica ma la perseveranza di Arizona non finisce di stupire e potrebbe portare la sfida fino alle ultime battute della stagione. Con oltre 40 match da giocare, tutto può ancora succedere.

Ed ora, la cronaca delle ultime due settimane.

Arizona D’Backs (65-53)

Arizona inizia a Los Angeles perdendo l’opener 5-9, con Collmenter picchiato duramente ed i rilievi Demel e Castillo (successivamente messo in DL) a peggiorare la situazione; inutili gli homers di Upton e Roberts.

Towers, nel frattempo, centra gli obiettivi prefissati acquisendo il partente Marquis dai Nats ed il rilievo Ziegler dagli A’s, anche se il pacchetto non arriva gratis visto che i D’Backs devono rinunciare a Walters (ai Nats) e soprattutto ad Allen e Norberto, presi da Oakland.

La squadra sembra apprezzare gli sforzi del GM e vince le altre due partite contro i Dodgers, con un tennistico 6-4 6-3; ancora Upton in gara 2 e Parra nel rubber game i protagonisti con 3 RBI a testa, le vittorie vanno ad Owings e Saunders.

Nel frattempo, Demel e Cook escono dal roster per far posto ai nuovi acquisti mentre arriva anche il prospettone Goldschmidt che sostituisce Allen, nel ruolo (1B) e nelle speranze dei tifosi di Arizona che approcciano lo scontro diretto a casa Giants.

Gara 1 viene dominata da Kennedy che concede due solo shots in 8 IP, inutili perchè Bloomquist (2 RBI) e compagni segnano 5 runs a Cain in un solo inning, firmando il 5-2 che apre i giochi e porta Arizona ad una sola partita di distacco.

L’aggancio avviene in gara 2 dove Hudson fa ancora meglio di Kennedy (8 IP, 1 run), Goldschmidt batte il suo primo 2 run HR addirittura su Linceum per poi vedere i compagni dilagare sul fortissimo bullpen di S.Francisco (6-1 il finale).

In gara 3 la palla va al neo acquisto Marquis che però ne fa cattivo uso, venendo travolto dalle mazze di casa ed uscendo al quinto con 8 runs a carico.

Con la vetta della division sul filo, Arizona ospita i Dodgers ma il crollo di Collmenter nel terzo (6 runs) pregiudica gara 1 che va agli ospiti per 7-4 mentre anche Saunders (nonostante 2 suoi RBI) ci rimette le penne (3-5 il finale) e la serie che inopinatamente va agli ospiti.

Grossa occasione sprecata, anche se due homer di Johnson e Ransom fruttano i 4 punti necessari a Kennedy per sconfiggere Kershaw, evitare il rovinoso sweep e tenere ancora i Giants a tiro con un altra comoda sfida interna in calendario.

Arrivano infatti i giovanissimi Astros ma l’impatto è devastante per Hudson che getta via gara 1 (1-9 il finale); male anche Marquis in gara 2 ma l’attacco rimonta con Upton (23° HR, 4 Rbi), Montero (3 RBI) e Bloomquist (2 RBI) fino al 11-9 per poi affidare a Collmenter il compito di tranquillizzare i ragazzini texani, compito eseguito alla perfezione nel 6-3 che regala la serie ed il primo posto in classifica a Arizona.

Il quarto match regala poi altro margine a Arizona che rimonta furiosamente lo svantaggio maturato su Saunders con gli HR di Goldschmidt al nono e il 3 run blast di Young al decimo per vincere 8-5.

Il ritorno alla forma di Roberts e la regolarità di Bloomquist sono le note più liete per l’attacco di Arizona, tanto per non insistere sempre sull’impatto di Upton; malino invece Young e Johnson.

L’acquisto di Marquis invece tarda a produrre dividendi ma, tra i pitchers, il bullpen ha ritrovato efficacia grazie a Ziegler ma anche al sorprendente Owings ed ai soliti Paterson e Hernandez, oltre al prezioso rientro di Putz.
Tra gli starters, Kennedy è una spanna netta sopra al resto.

S.Francisco Giants (64-54)

Dopo gli acquisti di Keppinger e Beltran, Sabean piazza un altro colpo prendendo Orlando Cabrera dagli Indians in cambio del buon prospetto Neal; di conseguenza finisce momentaneamente l’avventura del buon Crawford nelle Majors.

Purtroppo per i Giants, l’innesto dei nuovi coincide con un brutto sweep subito a Cincinnati: dopo aver perso al 13° (3-4) gara 1 su una valida dell’ex Renteria, i Giants subiscono due scoppole (2-7, 0-9) notevoli, entrambe demerito dei partenti Bumgarner e Zito che vengono colpiti pesantemente sin da subito.Zito viene successivamente messo in DL, con il conseguente ritorno in rotazione di Sanchez.

Tornati a SF, i Giants affrontano due importantissime serie: la prima li vede contrapposti ai D’Backs con i top starters sul monte ma Cain crolla in gara 1, persa 5-2 nonostante due HR di Ross e Huff.

Non va meglio a Linceum che, pur lanciando bene, incassa la sconfitta che viene amplificata dall’implosione del bullpen, con Lopez e Ramirez a subire 4 runs in due inning per il 6-1 finale.

Buon per Bochy che in gara 3 l’attacco segni 8 runs (record stagionale interno), con Ross e Cabrera autori di 3 RBI a testa ed il solito Vogelsong a traghettare tranquillo il match in porto; la vittoria restituisce la vetta ai Giants.

L’altra serie (da 4 match) è contro Philadelphia, con i Giants che recuperano il lungodegente De Rosa (a roster per Belt): in gara 1, Lee ipnotizza le mazze dei Giants e Bumgarner, nonostante una prova solida, non può far altro che incassare l’undicesima L. Finisce 3-0 per Philadelphia.

Gara 2 va ancora peggio per i Giants: Sanchez, al rientro, lancia 3 ottimi inning ma poi cede 4 runs nel quarto ed uno nel quinto.

Ramirez, in calo evidente di forma e prestazioni, lo sostituisce e ne incassa a sua volta tre, innescando successivamente una mega rissa per aver colpito Victorino alla schiena con una veloce. Il match finirà poi 9-2 per i Phillies.

La serie nera continua con Cain a duellare con Hamels, avendo la peggio (1-2) di stretta misura e così tocca a Lincecum dare un po’ di respiro ai Giants nel 3-1 che chiude la serie; notevole il 4 su 4 di Keppinger al piatto ma la brutta notizia è l’infortunio di Beltran che salterà la sfida seguente contro i più abbordabili Pirates che arrivano in baia con una striscia di 10 L consecutive e dopo essere stati appena strapazzati a domicilio dai Padres.

I Bucs interrompono subito la striscia travolgendo Vogelsong (0-5), poi vengono travolti a loro volta (0-6) nella sera del primo HR in carriera di Stewart e di una uscita superba di Bumgarner ma Pittsburgh demolisce Sanchez in gara 3 (altro 9-2, dopo quello contro Phila).

Sandoval nel match batte il 19° solo shot di squadra consecutivo, a testimonianza della scarsissima frequentazione delle basi da parte dei battitori di San Francisco, ed è proprio il panda il più efficace in battuta.

In scia Huff, Beltran e Keppinger se la cavano ma il resto è da dimenticare.
Il momento negativo nasce però anche da un calo dei lanciatori; il quinto spot della rotazione (Zito/Sanchez) resta un rebus, Bumgarner ed adesso anche Vogelsong ogni tanto vanno in bambola e nel bullpen Lopez e Ramirez sono calati vistosamente.

Rotazione e bullpen restano i cardini della squadra ma hanno pochissimo margine d’errore e i D’backs non sembrano molto propensi a mollare la presa dunque sarà meglio per Bochy che tutti tornino a girare alla perfezione, come hanno mostrato abbondantemente di essere capaci di fare.

Colorado Rockies (55-64)

Colorado inizia rendendo visita ai Padres e vincendo un equilibrato opener 3-2, grazie ad una confortante prestazione di Hammell.

In gara 2, succede l’incredibile: Jimenez gioca un inning disastroso (4 runs), sapendo già che è stato venduto agli Indians; gli subentra Rogers che domina e consente alle mazze di recuperare abbondantemente il gap con Alfonzo (GS, 5 RBI) e Tulowitski (3 RBI) a farla da castigamatti.

Finisce 10-6, con tanti saluti all’Ubaldone: O’Dowd ottiene un bel tesoretto, composto dai super prospetti White e Pomeranz (ancora da definire perchè untradeable fino a metà agosto ma pressochè sicuro) e da altri due giovani meno quotati (Mc Bride e Gardner).

Tornando al campo, gara 3 vede un grande Nicasio, finalmente forte anche in trasferta, ma il crollo simultaneo dei rilievi Brothers e Belisle (6 runs in due) all’ottavo compromette il match che finisce 8-3 per S.Diego.

Analogo il copione nell’opener al Coors contro i Phillies: gli homers di Iannetta e Smith mettono Chacin in condizione di tornare alla vittoria ma Street dilapida il vantaggio al nono e ancora Brothers perde (3-4) il match al decimo.

Phila poi va per lo sweep (0-5, 6-8) demolendo Cook ed Hammell, nonostante l’immarcescibile Helton faccia il possibile in gara 3 per tenere in gara Colorado.
Dimenticata Philadelphia, squadra fuori portata degli attuali Rockies, arrivano i più abbordabili Nationals a rendere visita: Rogers si conferma solido, Tulo e Young mettono il supporto e Colorado vince l’opener 6-3.

In gara 2, il risultato passa in secondo piano perchè Nicasio viene colpito da una linea di Desmond e viene portato via in barella dopo cinque minuti di autentico spavento generale; la partita finirà 5-3 per i Nats con Escalona a rimpiazzare lo sfortunatissimo rookie.

In gara 3 si festeggia il ritorno di Gonzales ( ma Tracy perde Spilborghs) con uno spettacolare 15-7 (Tulo e Fowler festeggiano più degli altri) ma i punti mancheranno nel 2-3 che impatta la serie, nonostante un buon Cook.
E’ più fortunato Hammell che concede 6 run in 4 IP ma beneficia degli HR di Smith, Helton e Gonzales nel 10-7 che apre la serie a Cincinnati, seguita dall’ennesima buona prova di Rogers che vale il 3-2.

I Reds restituiranno il 3-2 in gara 3, affibbiando la L all’esordiente (in maglia Rockies, s’intende) Millwood che però si distingue in positivo al posto di Nicasio, e pareggeranno la serie con Cueto che zittisce (1-2) le mazze di Colorado.

Il ritorno di CarGo non potrà che potenziare un attacco già pieno di gente pronta a colpire come i soliti Tulowitski e Smith ma dove Iannetta e Fowler ultimamente non si stanno certo tirando indietro e la lieve flessione di Helton è veramente impercettibile.

Tra i pitchers, brillano Rogers e Chacin in rotazione mentre in brutte acque navigano Street e Hammell, solitamente assi portanti dei rispettivi reparti.

Los Angeles Dodgers (52-64)

Luglio si chiude con la serie interna contro Arizona, aperta con uno show di Kemp che batte 5 RBI e gioca una difesa stellare, propiziando il 9-5 finale.

Kemp resta caldo anche in gara 2 ma Billingsley crolla nel sesto subendo 5 runs che concretizzano la rimonta (6-4) dei D’backs, capaci poi di vincere la serie (6-3) su De La Rosa, con la complicità del solito Kuo, ormai impresentabile, su cui però Mattingly continua ad insistere.

La trade deadline vede i Dodgers spedire Furcal ai Cards per far posto a Gordon ed ottenere il giovane Castellanos; Kuroda rifiuta di lasciare LA ed impedisce ritorni più consistenti dal punto di vista della farm.

Colletti poi inspiegabilmente cede Robinson, uno dei suoi migliori prospetti, ai Red Sox per un trio di minor leaguer di cui il migliore sembra essere il catcher Federowicz.

La trasferta a S.Diego addolcisce la pillola per i tifosi di LA; Kershaw, nominato NL pitcher of the month per Luglio, e Kuroda dominano le prime due partite (6-2, 1-0), sfruttando un Kemp sempre produttivo al piatto.

In gara 3, Lilly non è da meno ma l’attacco si ferma ed i Padres riescono a vincere 3-0 e a evitare il cappotto.

Le mazze riprendono vita in Arizona, esplodendo con 6 runs nel terzo inning dell’opener; Billingsley ringrazia e porta a casa la decima vittoria personale, Barajas mette 3 RBI nel 7-4 che apre la serie.

Pur senza De La Rosa (Tommy John in vista per lui), LA sorprende Arizona anche in gara 2 (5-3), con Eovaldi all’esordio sul monte a festeggiare la prima W sfruttando il gran momento di Barajas, e adocchia il clamoroso sweep esterno con Kershaw a lanciare gara 3 ma l’asso incappa in due homers che fruttano 4 runs, sufficienti a superare il fatturato losangelino, stavolta piuttosto risicato (3-4 il finale).

Tornati in California, la corazzata Philadelphia schianta i Dodgers (3-5, 1-2, 8-9) con Halladay e Lee a dominare le prime due gare per poi lasciare all’attacco il compito di rimontare da 0-6 (3 run HR di Rivera, Kemp 4 su 5) in gara 3.
In quest’ultima serie si infortuna anche Gordon, per far posto al quale era stato venduto Furcal.

Il risveglio parziale dell’attacco è dovuto al buon momento di Barajas, Blake e Rivera che finalmente accompagnano i sempre caldi Kemp e Ethier; bene anche il solito Carroll.

Bene i lanciatori, Kershaw su tutti ma benissimo ancora il closer Guerra (10 su 10 per lui sinora, si avvicina ai record di Gagne e Saito) e l’altro rilievo Lindblom.

S.Diego Padres (53-66)

Il luglio dei Padres finisce su note negative, con Moseley costretto in DL e Le Blanc richiamato a roster; inoltre, la serie interna contro Colorado parte male con Stauffer che lancia bene ma sbaglia un inning che si rivelerà decisivo nel 3-2 per i Rockies.

Il supporto arriva invece in gara 2, leggi 3 RBI di Gonzales e 2 RBI di Ludwick, gli ultimi in maglia Padres visto che l’esterno sarà poi ceduto ai Pirates per un PTBNL; la giornataccia di Harang, Gregerson e del rientrante Frieri però vanificheranno gli sforzi dell’attacco ed i Rockies finiranno per vincere 10-6.

L’attacco riesce però a ribaltare gara 3, ben lanciata da Le Blanc, martellando i rilievi di Colorado con Guzman (3 RBI, attualmente la punta di diamante tra i battitori dei Padres) ed il PH Johnson che propiziano un 8-3 che evita il cappotto.

Nel frattempo, contrariamente a quello che gli esperti di mercato credevano, Bell rimane ma parte Adams, destinazione Texas Rangers: Hoyer ottiene in cambio del fortissimo rilievo due ottimi prospetti quali Erlin e Weiland, ambedue starting pitchers.

Le cessioni creano lo spazio per il ritorno a roster di Cunningham e del rilievo Thatcher.

L’indebolito attacco mostra la corda contro il pitching dei Dodgers, segnando la miseria di 6 punti in tre partite (2-6, 0-1, 3-0) e Black può ringraziare Stauffer e Bartlett se riesce a strappare gara 3.

Inaspettatamente però, la seguente trasferta a Pittsburgh vede i Padres mettere 4 HRs e travolgere i padroni di casa per 15-5; ad Harang piove la W in tasca, grazie soprattutto a Headley (Grand Slam, 5 RBI) ed al contributo di Guzman, Martinez e Venable.

Altra gara, altra mietitura abbondante (13-2) con altro slam (Blanks, che finirà con 5 RBI), il catcher Johnson a mettere 3 RBI e Luebke a dominare per 7 innings proprio come Latos che chiude a chiave gara 3 (7-3) per lo sweep.

La trasferta al City Field contro i Mets (senza Headley, KO) si apre con la rimonta dei padroni di casa su Qualls e Bell (8-9 da 8-4 all’ottavo), Mets che replicano ancora su Qualls e Spence(4-5 da 4-2) in gara 2.

Solo in gara 3 i Padres riusciranno a tenere il vantaggio ma dovranno segnare 3 runs al nono per stare tranquilli (9-5) mentre un errore dei Mets consentirà a San Diego di impattare la serie con il 3-2 di gara 4.

Buone notizie quindi dall’attacco; al sempre più convincente Guzman (381/422/524 la sua striscia) si stanno accompagnando gli esterni Venable e Blanks ed anche Bartlett ha ottime statistiche.

Malino, per una volta, i rilievi: Bell e Qualls hanno concesso molto ma buone notizie arrivano da Spence e Bass, ovvero dal futuro del reparto. Tra gli starters, bene soprattutto Latos e Stauffer ma anche Luebke può considerare riconquistato il posto, dopo mezza stagione nel bullpen.

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