“Cari Francesco e Giovanni, partiamo subito con una constatazione: questo libro è al 50% farina del vostro sacco. Infatti, dei 16 racconti che lo compongono, ben 8 sono stati scritti da voi. Francesco infatti si è occupato delle 4 storie dedicate alle Dinastie NHL e Giovanni alle 4 dedicate alle Dinastie MLB. Quindi, prima di tutto: da dove arriva questa vostra passione per questo sport? Da quanti anni lo seguite, e perché?”

Francesco: Passione atipica se pensi che chi ama l’hockey su ghiaccio scrive dal caldo della Sardegna. Diciamo che è tutta colpa di… Michael Jordan. Ho vissuto gli anni dell’adolescenza nel pieno boom della NBA e per seguirla (e imitarli, praticavo basket con risultati…rivedibili) dovevi far salti mortali. Un giorno, forse per assecondare un figlio nettamente con la testa in qualsiasi sport arriva il regalo più bello da parte di mio padre: l’abbonamento a Tele+2.

Così la mattina mi svegliavo un’ora prima di tutti per gustarmi ESPN Sportscenter, il notiziario di New York senza capirci una mazza, volevo vedere Jordan (parlo della stagione 95/96, discreti risultati) e capitava anche l’hockey su ghiaccio. Ma serviva il colpo di fulmine, un giocatore o una squadra che doveva colpirmi, e successe in un Pittsburgh-St.Louis finito 4-2 per i Penguins, innamorandomi da subito di Jaromir Jagr e del suo aspetto fuori dal normale.

In quei Penguins però scoprì immediatamente un altro fattore, il fattore Mario Lemieux. Avevo appena trovato l’eroe e la franchigia del mio cuore. Anni epici con un tasso di giocatori stellari che potevo solo immaginare. Tenete presente che internet era ancora un pensiero sfocato e preferivo il Mega Drive, il gioco NHL ’95 fu quasi sciolto e le poche righe sulla NHL erano i risultati in un riquadro minuscolo su La Gazzetta dello Sport.

Giovanni: Seguo il baseball dal 1986 a causa di… Larry Bird. Seguo il basket fin da piccolissimo (Snaidero Udine), all’inizio degli anni Ottanta scopro l’NBA e Bird. Il tifo per i Celtics è un’ovvia conseguenza. Per mia naturale curiosità voglio saperne di più di Boston, la città. I Red Sox sono parte dell’anima di Boston e di tutto il New England.

Per coincidenza, forse un segno del destino, la mia prima partita di baseball seguita in diretta tv fu Gara Sei delle World Series 1986, una delle sconfitte più atroci della storia dei Red Sox, probabilmente la peggiore. “You fall in love with a team in defeat”. Il passo, a quel punto, fu breve.

“In Italia baseball e hockey non si possono certo considerare gli sport americani più conosciuti, e secondo me è un peccato perchè leggendo i vostri racconti sulle Dinastie emergono aneddoti incredibili e storie leggendarie in quantità forse addirittura superiore rispetto ai due sport più noti e conosciuti al grande pubblico italiano, basket e football. Da che cosa deriva, secondo voi, la “mistica” delle leghe MLB e NHL?”

Francesco: Io ho sempre pensato che la NHL per spettacolarità e intensità avrebbe potuto ricavare lo stesso boom che in Italia arrivò col Wrestling, sfruttando soprattutto il pomeriggio su Italia 1 ad esempio. Una volta che si inizia a seguire la NHL capita un qualcosa di realmente mistico, non la si lascia più andare, però anche a livello italiano non abbiamo una Nazionale che possa trascinare nelle cosiddette Notti Magiche come invece capita a calcio, basket o volley. Però chi si appassiona al ghiaccio infuocato non resta deluso, anzi, e le storie presenti su Dinastie ne sono la prova!

Giovanni: Il GM degli Athletics, Billy Beane (con la faccia di Brad Pitt) nel film Moneyball, tratto dall’omonimo libro di Michael Lewis, dice: “How can you not be romantic about baseball?”. Nel libro quella frase non c’è, ma essa descrive benissimo quello che il baseball rappresenta per milioni di appassionati. Nonostante tutte le statistiche, antiche o moderne, nonostante le analisi di ogni lancio, ogni giro di mazza, ogni dettaglio, quello che resta, sempre, è l’eterna sfida tra il lanciatore ed il battitore e quella speranza, che, in qualsiasi momento possa succedere qualcosa di imprevisto, incredibile, impossibile. E poi il profumo dell’erba, le grida dei venditori di arachidi, il crack della mazza, le regole non scritte, le prese in tuffo, le scivolate a casa base, le vittorie al nono inning… Il romanticismo è ovunque.

“Il libro contiene 16 racconti, 4 “dinastie” per ciascuna delle più grandi leghe professionistiche americane: NBA, NFL, MLB e NHL. Quale di queste 16 è la storia che vi ha più colpito, e perchè?”

Francesco: Come detto prima, la prima dinastia che sono andato a leggere è quella dei miei Bulls. Inutile dir molto, Chicago e la NBA in generale ha avuto quello che la NHL non ha avuto, ossia lo scontro tra numeri 1. Magic può dire di aver incrociato Larry, MJ può dire di aver battuto tutti i presunti numeri 1, mentre in NHL una sfida nelle Finals tra Gretzky e Mario Lemieux non si è mai avverata. Chi avrebbe vinto?

Rispondo con le stesse parole di Sandro Mazzola ad un mio pronostico sul derby: Io lo so. Ma non lo dico. Però poi la mia mente malata e piena di sport è rimasta affascinata dai Boston Red Sox e dalla loro maledizione delle finali e poi a Tom Brady e ai suoi Patriots. L’esser scelto col numero 199 al draft del 2000 e diventare il numero 1 assoluto mi ha ricordato il mio film preferito, Le Riserve, guarda caso proprio sul football. Sebbene io non conosca perfettamente tutte le regole, da buon malato di sport non perdo mai un Super Bowl. Sul film chiederò al nostro Mattia Righetti, penso che non si sia perso una frase dei mitici Washington Sentinels.

Giovanni: “Havlicek stole the ball! It’s all over!”. Ovviamente i Celtics. Anche perché l’altra famosa steal, quella di Bird contro i Pistons l’ho vista in diretta. Quindi grande emozione nel leggere la storia scritta magistralmente da Andrea Cassini che è riuscito a sintetizzare diciassette titoli (e tutto il resto) in poche pagine, includendo pure questioni sociali e caratteriali che sono essenziali per capire l’epoca in cui il basket a Boston è diventato lo sport principale.

Apro una parentesi personale, mi reputo fortunatissimo a tifare per le squadre di Boston. Boston città con fortissime tradizioni nel baseball e nell’hockey, ha poi prodotto i Celtics e i Patriots. Che cosa posso chiedere di più?

“Per seguire gli sport americani dall’Italia e apprezzarli a pieno, è secondo me necessario imparare a conoscere il loro mondo, e quindi il loro contesto e la loro cultura: quanto di tutto questo, secondo voi, si riesce a ricavare dal vostro libro?”

Francesco: Prendete un tifoso italiano e domandategli: “Ti piacerebbe tifare una squadra che farà pena, che subirà atroci sconfitte per un numero di anni indefinito per poi creare pian piano una dinastia vincente, accetteresti?” La risposta non sarebbe sempre positiva, abituati a certi ambienti calciofili in cui si tende a contestare la squadra dopo una sconfitta nel precampionato. Dinastie invece racconta l’arte della pazienza nel creare una squadre (e buona dose di fortuna… chiedere a Portland quando non scelse MJ) e nel vivere lo sport come una religione, senza scontri tra tifosi ma anzi l’esatto contrario.

Se esiste una cosa che invidio allo sport americano è vedere due amici con due maglie diverse nello stesso palazzetto, senza che intorno si scateni una guerra mondiale. Volevo chiudere poi con una mia confidenza personale, un ringraziamento al sito Play.it Usa che mi ha adottato nel lontano 2008. Mai avrei pensato che anni dopo sarebbe stata la base per entrare nel mondo del giornalismo in cui faccio parte dal 2018. Certo, ho scritto più di calcio, ma vuoi mettere l’emozione di un goal sul ghiaccio, al supplementare, in una gara 7? Lunga, lunghissima vita all’emozione di scrivere di sport americani!

Giovanni: Condivido, è fondamentale capire la cultura americana per capire gli sport a stelle e strisce. Lo sport ha un posto essenziale nella società americana, non è un di più, non è un semplice ingrediente sociale, è parte dell’anima della società. Nel bene e nel male ne ha seguito le orme. Credo che il libro – per scelta e per volontà degli autori – lo sottolinei continuamente. È come una musica di sottofondo, anzi come una colonna sonora.

Le partite, le stagioni sportive, i trionfi e le sconfitte sono sorrette da una struttura che ha radici nella società americana. Sport e cultura sono indissolubilmente legate. Credo che il rapporto con lo sport sia unico negli Stati Uniti, certamente molto diverso da quello che avviene in Europa.

Approfitto di questo spazio per ringraziarti, Max Giordan, per avermi invitato a far parte di questo progetto e per ringraziare gli altri autori.

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