Col 2020 alle spalle vediamo le 10 storie che hanno avuto maggiore impatto nel corso dell’anno tra tutte le leghe professionistiche più importanti dello sport USA.

10. FENOMENI GIA’ PRIMA DI COMINCIARE

Era dai tempi di LeBron al liceo che non vedevamo due ragazzi tanto osannati ancor prima di cominciare le loro carriere NBA. Zion ha debuttato solo a gennaio, Lamelo a dicembre. Due giocatori spettacolari che forse non saranno i migliori della propria generazione ma che di sicuro hanno dominato i media e che come minimo ci faranno tanto divertire.

9. THE LAST DANCE

Raramente abbiamo assistito ad un fenomeno mediatico di tale portata. Quando su Netflix è uscita la serie “The last dance” nel mondo dello sport ma anche in quello di TV ed Internet non si è parlato d’altro. Una dimostrazione di come la narrazione e il marketing sono tanti importanti, forse di più, del contenuto stesso, di per sé grandioso seppur a 22 anni di distanza.

8. BRADY 2.0

Tom Brady non si ritira, anzi rilancia. Sembrava impossibile vederlo con un’altra casacca ed invece “The Goat” tenterà l’impresa di vincere ancora ma non più in maglia Patriots e con coach Belichick sulla sideline. Ora con i Tampa Bay Buccaneers è stata raggiunto per questa missione anche dal fido Gronkowski rientrato dalla pensione. Se ci riesce smentirà chi lo accusa di aver vinto “facile” dentro un sistema perfetto e poi davvero non ci saranno più aggettivi spendibili per definire la sua grandezza.

7. I DODGERS TORNANO IN VETTA

Finalmente la Los Angeles del baseball festeggia. Nel 2017 per gara 7 delle World Series era tutto apparecchiato per il trionfo ma la spuntarono gli Astros in trasferta, l’anno dopo cedettero in 5 gare ai Red Sox. Ora l’attesa è finita e dopo 32 anni si celebra in quello stadio che quest’anno è stato anche un’enorme cabina elettorale per le Presidenziali. Nell’ottavo inning di gara 6 Justin Turner è stato espulso perché nel frattempo trovato positivo al Covid-19 salvo poco dopo tornare in campo per celebrare e farsi fotografare trionfante con i compagni. Peccato che non indossasse sempre la mascherina ma alla fine, dopo le polemiche, resta appunto l’immagine di un momento come nessun altro nella storia.

6. L’ERA MAHOMES E’ INIZIATA

Tom Brady cerca ancora l’ultimo acuto ma nella NFL c’è già il suo successore e ha già vinto. Patrick Mahomes ha strabiliato ed è diventato il più giovane quarterback della storia a vincere sia un Super Bowl che l’MVP della gara più importante. Al netto di Lamar Jackson e di qualche altra variabile oggi non prevedibile la NFL è sua. Ha anche firmato il contratto più ricco della storia di tutti gli sport. Il titolo dei Chiefs è anche la rivincita di Andy Reid. Dopo troppi anni di gavetta e di bocconi amari ha finalmente il suo anello da head coach come si merita.

5. MAI PIU’ REDSKINS

Viviamo in epoca di mediocre conformismo al ribasso e questa mediocrità si declina tra le altre forme nel “politically correct”. Washington ha dovuto rinunciare al suo nome storico, Redskins, perché oggi la sensibilità politica in America è alle stelle e impone di attenersi ad un rispetto di sola facciata, a discapito di mantenere tradizioni che fin poco tempo fa davano fastidio a pochi. Una squadra NFL non può chiamarsi “pellerossa” perché offende i nativi, mi domando che questi non siano offesi allora dalla memoria di praticamente tutti i Presidenti che si sono succeduti fino a Biden. Cosa hanno fatto in loro favore ? Eppure le statue e i memoriali ai Presidenti sono lucidi nelle strade e nei parchi d’America. Per me è stato compiuto un orrendo e vergognoso genocidio e mi pare fin troppo stupido prendersela dopo tanti anni solo con un nome di una squadra di football. Il rispetto è un’altra cosa.

4. I LAKERS TRIONFANO “IN THE BUBBLE”

LeBron al quarto anello, con tre squadre diverse, i Lakers al loro diciassettesimo. Sono state le Finals più pazze di sempre, giocate ad ottobre nella bolla per proteggersi dal coronavirus dilagante. Questa foto dice tutto. LeBron è al tiro contro Adebayo che ha su scritto “Black Lives Matter” sulla propria maglia, dietro di loro giocatori e staff indossano maglie viola con la scritta “Vote” e le mascherine al volto.

3. IN RIVOLTA

Non bastava la normale contestazione al Presidente Trump e l’invito sacrosanto di tutto il mondo sportivo ad andare a votare (più che sottinteso per Biden). Un altro sopruso della polizia con un’altra vittima, George Floyd, ha scatenato una rivolta senza precedenti. In ginocchio ad ascoltare l’inno, le scritte sulle maglie (“Vote”, “Black Lives Matter”, “I can’t breathe”, “How many more” tra le più significative), lo sciopero dei Bucks, la piazza e Twitter, il pugno chiuso e la rabbia. L’America sta vivendo il suo personale ‘68 e non se ne può restare indifferenti.

2. IL MONDO SI FERMA PER LA PANDEMIA

Il mondo si è fermato per colpa di una pandemia da un virus nato in Cina in un mercato. Poi si è ripreso ma con grandi sforzi e con grandi limitazioni. Ad oggi ci sono 91 milioni di casi ufficiali e quasi due milioni di vittime ma in realtà sono molti di più. Per non parlare dell’impatto economico, sociale, psicologico, culturale. Per ora il Covid-19 ha cambiato tutto, anche nello sport.

1. L’ADDIO A KOBE

Riposa in pace.

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