Non sarà una stagione come le altre, questo è poco ma sicuro. Decadi or sono ci furono guerre mondiali e richiamate alle armi, più di recente scioperi per mancati accordi sul contratto collettivo e gare giocate da sostituti prelevati dalla strada, ma mai la National Football League ha vissuto la sua storia sotto il costante pericolo di una sospensione che potrebbe arrivare da un momento all’altro, a causa di una pandemia mondiale. E la situazione Covid-19, data la sua estrema diversità di nazione in nazione, non consente certo di fare previsioni tranquille.

Si riparte questa notte, con i Kansas City Chiefs di Patrick Mahomes, fresco di un rinnovo contrattuale faraonico, chiamati a difendere il loro titolo contro Houston, in una situazione surreale. Molte franchigie Nfl hanno vietato, per il primo periodo, l’ingresso agli spettatori oppure hanno reso disponibile solo un numero limitato di tagliandi, con ferree norme sulle distanze da rispettare e mascherine da vestire. Si è arrivati fino al kickoff in maniera inimmaginabile, dopo un draft condotto dalle varie abitazioni dei general manager e del commissioner, Roger Goodell, una tornata di scelte più simile ad una sessione allargata di Zoom che non ad una trasmissione televisiva, con forze tecnologiche di ogni genere atte a far funzionare il tutto senza la possibilità di provare una diretta. Più o meno la stessa che è mancata alle squadre in vista della preparazione al campionato, con training camp blindati e riempiti di medici ed infermieri, sacrificatisi per misurare la temperatura ed effettuare tamponi durante ogni giorno riservato agli allenamenti, ed una preseason che non ha mai avuto luogo, risparmiando inutili infortuni ai giocatori già certi del posto di titolare e parecchi bigliettoni agli spettatori che usavano elargire dollari sonanti anche per gare che non valgono niente, ma pure togliendo una grossa fetta di opportunità agli undrafted free agent, che utilizzavano proprio queste partite per mostrare di appartenere al roster finale.

Come in ogni campionato che si rispetti è bene compilare delle previsioni, e mettere in ordine le forze secondo le ipotesi dettate dalla carta, anche se in realtà la prima scommessa da offrire in pasto ai bookmaker riguarda l’eventuale disputa del Super Bowl, e non chi potrà vincerlo.

L’istinto costringe a mettere in pole position proprio Kansas City, che al quarterback alieno (e ricco) e alla copiosa attrezzatura offensiva ha aggiunto la matricola Clyde Edwards-Helaire, il quale potrà essere posto in condizione di produrre yard a piacimento nella meravigliosa macchina macina-yard messa a punto dal finalmente decorato Andy Reid. Immediatamente dietro ci viene da pensare proprio all’avversario battuto dai Chiefs al Super Bowl, quei 49ers contro i quali si schiera la più recente tradizione, che vede la perdente della finalissima raramente in grado di fare ritorno nel medesimo palcoscenico, una missione resa ancor più improba dalla poca profondità nel ruolo principale della Nfl odierna, quello di wide receiver. A Garoppolo, Kittle, il neo-arrivato Trent Williams, la difesa, e all’intero sistema Shanahan il compito di far dimenticare quelle molteplici assenze per infortunio.

I Niners corrono anche molto bene, ma meglio ancora di loro possono fare i Ravens, guidati dalla superstar Lamar Jackson e dal backfield di gran lunga più produttivo di lega, che vedrà il rientro di un Mark Ingram probabilmente giunto alla sua ultima stagione a Baltimore se non altro perché dal draft è arrivato J.K. Dobbins, il suo possibile sostituto nel breve termine. Ci sarà da divertirsi nell’eseguire il playbook di Greg Roman tra finte e contro-finte, pronosticabile una regular season solida come l’acciaio, poi però il test vero arriva a gennaio, dove la squadra ha recentemente patito degli upset che hanno gettato dubbi sulla sua effettiva consistenza in postseason. Ma Jackson è ancora giovanissimo, vediamo dov’è già approdato a livello di maturità, quindi diamogli delle altre possibilità e cerchiamo di evitare giudizi troppo frettolosi.

Ancora Afc, perché non ci si può sentire tranquilli a scartare a priori le possibilità dei Titans, che degli appena menzionati Ravens hanno abbattuto il muro difensivo a suon di chiamate per Derrick Henry. Da verificare, e non è poco, l’efficacia di Ryan Tannehill dopo l’importante rinnovo contrattuale a seguito di una stagione dove il suo innesto al posto di Marcus Mariota ha letteralmente cambiato il volto del campionato della squadra di Mike Vrabel, il quale ha impostato l’interezza della sua filosofia alla vecchia maniera correndo come se non ci fosse un domani ed imponendo la sua difesa, lasciando poi al fenomenale A.J. Brown il compito di fornire le giocate esplosive che tanto hanno fatto la differenza, playoff compresi.

C’è molta, moltissima attesa per i nuovi Tampa Bay Buccaneers di Tom Brady, il cui approdo presso il vascello pirata della Florida ha riempito le pagine internet di qualsiasi sito sportivo per lunghe settimane, una mossa che ha attirato parecchi giocatori – l’ultimo, in ordine cronologico è Leonard Fournette – e riesumato un’altra vecchia conoscenza di Foxboro, il Gronk, pronto a ripartire dopo un anno di stop con il freno a mano innestato, perché qualcosa ci suggerisce che potremo seriamente vederlo in campo solamente in prossimità dei playoff. Restiamo in attesa di capire se questo team di All-Star possa davvero avere successo, oppure se possa essere destinato alla stessa fine del Dream Team costruito dagli Eagles anni fa. La concorrenza sarà più che agguerrita, perché la Nfc South ospita dei Saints desiderosi di vendetta dopo due anni di uscite altamente costose dai playoff a livello emotivo, proprio perché la squadra possedeva tutte le caratteristiche necessarie per completare positivamente il cammino. Godersi Brees contro Brady per ben due volte, non avrà prezzo e costituirà uno dei momenti da cerchiare in rosso sul calendario. E poi c’è Michael Thomas, a mani basse il miglior ricevitore della Nfl.

Nel quadro della Nfc impossibile esimersi dal menzionare i Packers, reduci da uno spettacolare 13-3 durante il primo anno sotto le direttive Matt LaFleur in quello che potrebbe addirittura essere il canto del cigno per Aaron Rodgers nel Wisconsin, i Cowboys, ricchi di dubbi in difesa ma assai possenti in attacco, dove alle star già presenti sarà possibile veder evoluire Cee Dee Lamb per un reparto che si preannuncia davvero esplosivo. Difficile lasciar fuori anche i Seahawks, mai arrendevoli e sempre allenati in maniera eccellente, con il Russell Wilson dei miracoli affiancato da un gioco di corse che deve dimostrare di aver fisicamente recuperato tutti i suoi elementi, attendendo la conferma della “bestia” D.K. Metcalf e una difesa che inserisce Jamal Adams, giunto dalla scontentezza patita presso i Jets. Meriterebbero considerazione anche gli Eagles, ma troppi sono i dubbi sulla tenuta di una linea offensiva fatta a fette dagli infortuni. Ruoli di outsider spettano di diritto ai Vikings, sempre consistenti, ai Bills, che sulla carta potrebbero essere anche più maturi dei Patriots della nuova ditta Belichick-Newton per aggiudicarsi la Afc East e tentare di scalare i playoff grazie alla nuova connessione tra Allen e Diggs, e ai Colts, che ospitano un Philip Rivers in là con l’età ma sfoggiano la miglior linea offensiva che si possa trovare in giro, oltre che una squadra modellata sulla mentalità di Frank Reich, uno di quelli che ha sempre pensato che tutto è possibile.

Sarà anche l’anno dei nuovi stadi e dei nuovi nomi anonimi, a Los Angeles tutto è pronto per l’apertura del nuovo colosso locale, il So-Fi Stadium, il quale ospiterà i decadenti Rams e dei Chargers che finalmente cesseranno di giocare sostanzialmente in trasferta tutte le 16 gare stagionali, così come verrà inaugurato pure il fantascientifico Allegiant Stadium, la base dei nuovi Las Vegas Raiders, i quali salutano la California senza troppo affanno pronti a tuffarsi in un mercato che abbinato a tale brand potrebbe fare faville. Addio per sempre invece ai Redskins, che diventano Washington Football Team dopo decenni di lotte condotte da parte dei Nativi Americani, vecchi colori ma nessun logo e nessun nomignolo per una questione che sarà rimandata alla stagione 2021, con la dovuta calma. Una mossa che evidenzia l’attuale clima statunitense, dove i giocatori hanno preso coscienza della necessità di esprimere la loro opinione con dei gesti significativi, per quanto controversi e criticati.

Gli Stati Uniti stanno cambiando profondamente, e non solo per il Covid-19.

Finalmente il football è tornato, ancora una volta, in un anno dove potremmo facilmente aver dovuto rinunciarci. Invece, seppur in un clima non vicino alla realtà, stanotte ci sarà il solito kickoff. Quello che ci regala sicurezze e divertimento infinito.

Buona stagione a tutti, come sempre, con la speranza di arrivare in fondo sani e salvi.

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