Se è vero che l’estate in casa Lakers aveva portato un certo numero di buone notizie, prima fra tutte la fine della telenovela Anthony Davis, con l’approdo in quel di L.A. del tanto inseguito oggetto del desiderio, seppur a caro prezzo, non era però affatto scontato un inizio di stagione su questi livelli per i gialloviola.

La delusione del mancato approdo di Kawhi Leonard, tornato a casa sì ma dalla sponda “sbagliata” di Los Angeles, i prevedibili problemi di chimica e assemblaggio di una squadra completamente rinnovata e gli infortuni estivi a Cousins e Kuzma non erano precisamente segnali che incoraggiassero a credere in una partenza lanciata.

E invece no: dopo la sconfitta nell’opener con i cugini, asfaltati da Kawhi e dalla panchina Clippers, la squadra ha inanellato un filotto di 7 vittorie consecutive, che la colloca attualmente in vetta alla Lega in compagnia dei biancoverdi di Boston… come ai vecchi tempi.

Ma non è solo il record a sorprendere: sono le modalità con cui si è arrivati ad ottenerlo ad essere particolarmente interessanti.

Attualmente i Lacustri sono 16° per efficienza offensiva, 18° per Pace, ma – rullo di tamburi – 1° per efficienza difensiva. La miglior difesa della NBA oggi è quella dei Lakers. Non è un’esercitazione.

E non si tratta solo di statistiche. Chiunque li abbia visti giocare quest’anno, ha notato che qualcosa è cambiato. Ad esempio, Lebron è cambiato.

Anche avere a roster un intimidatore come Davis e uno specialista come Danny Green, aiuta molto.

Ma quando vedi difendere anche un ringiovanito Dwight Howard, richiamato dal marciapiede NBA all’indomani dell’infortunio di Cousins, allora forse è il caso di preoccuparsi.

Passando all’attacco, l’avvento di Vogel non ha portato queste grandi innovazioni, nè ce n’era bisogno in realtà: Lebron playmaker, AD schierato da finta ala grande, con Javale McGee a partire come centro, e quindi con la massima libertà di scegliersi le soluzioni preferite, sia dal perimetro che soprattutto dal post basso.

Bene anche 2 fondamentali di squadra importanti per portare a casa facili vittorie in regular season: i gialloviola sono al momento 8° per punti in contropiede – risultato ottenuto in assenza di Rajon Rondo – e 5° per punti nel pitturato, statistica prevedibile grazie alla presenza di 2 dei migliori giocatori NBA per presenza offensiva in quella zona del campo.

Le partite giocate finora sono solo 8, e l’hype ovviamente ad L.A. è già alle stelle: lo era già, in verità, ancora prima dell’opener. La squadra rimane non giovanissima e con qualche dubbio sulla sua tenuta fisica alla lunga distanza.

Dopo le prime 2 superstar, che viaggiano ciascuna a 26 punti di media, il terzo miglior realizzatore è al momento… uno specialista difensivo come Avery Bradley, con 10 punti.

Kuzma è appena rientrato e col tempo si prenderà sicuramente il posto che gli spetta, quello di “terzo violino”, magari con un ruolo da sesto uomo tattico che potrebbe essere perfetto per lui.

Caruso e Cook sono partiti con le marce basse ma sono 2 giocatori emergenti che potrebbero dare una marcia in più alla panchina e macinare minuti quando la stagione sarà in fase avanzata e i veterani cominceranno a perdere qualche giro.

In una lega in cui gli infortuni sono all’ordine del giorno e il “load management”, piaccia o no, sta diventando sempre più una necessità, una partenza sparata come questa potrebbe anche non essere una grande idea: ma Lebron e i Lakers avevano assoluta necessità di far vedere che ci sono, ci sono per davvero e bisognerà fare i conti con loro ad Ovest quest’anno. I cugini sono avvisati.

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