Thanks God è novembre, e da pochi giorni è ripartita la NBA.

Per chi, come me, la segue da più di un ventennio, è strano provare ancora ogni anno quella strana euforia, quella sensazione di magia che si avverte quando riparte il campionato di basket più bello del mondo, uno degli spettacoli di sport meglio gestiti, confezionati, esportati nel mondo.

Sarò di parte, ma è ancora più facile avere successo e tifosi in ogni parte del mondo quando la squadra campione è un gruppo giovane come quello dei Golden State Warriors, squadra che ha fatto del gioco frizzante e divertente il proprio marchio di fabbrica, e di Steph Curry il suo simbolo e uomo immagine. Una faccia pulita, l’MVP della porta accanto, un sogno per ogni bambino che sa che da grande non diventerà grosso come Lebron James ma avrà lo stesso una chanche di provarci. Se ce l’ha fatta Steph, ce la possiamo fare tutti.

Sarà un’altra grande annata dunque per la fabbrica dei sogni chiamata National Basket Association, e se la salute assisterà le principali superstar della Lega, quest’anno potremo ad esempio ammirare di nuovo insieme i gemelli diversi ma terribili Westbrook e Durant, che sono da molti visti come i principali antagonisti dei campioni in carica: lo scorso anno Westbrook è già riuscito a metterli un po’ in difficoltà da solo, con KD in forma i Thunder possono spezzare l’egemonia Warriors?

E gli Spurs saranno contender anche quest’anno con un Aldridge nel motore ma una panchina e un reparto dietro non all’altezza delle altre contender ad Ovest?

E i Rockets saranno capaci di fare un ulteriore salto di qualità senza Smith ma un Lawson in più e qualche infortunio in meno? E i Clippers finalmente con una panchina degna di questo nome?

E i nuovi Bulls di Hoiberg? E gli Hawks senza Carroll? E soprattutto, cosa farà Lebron con la squadra mostruosamente cara che il proprietario dei Cavs gli ha confezionato?

Potrei andare avanti per ore con le domande: ma è novembre, è finalmente tempo di avere delle risposte. Dal campo, direttamente dal campo.

That’s why they play the game, dicono gli americani.
Per fortuna, aggiungo io.

Buona NBA a tutti!

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