E’ passata un’altra estate, tempo di vacanze e di relax, ma anche tempo di decretare oramai finita la Grande Attesa, quella per la ripresa delle operazioni del football NFL.

Fortunatamente nell’era dell’elettronica, delle grandi comunicazioni internet e dei telefonini intelligenti non si corre mai il rischio di restare per lunghi mesi senza più sapere nulla dei propri beniamini – anzi, forse si sa pure troppo – ma nessuna sensazione tecnologica può sostituire l’eccitazione che si prova per l’arrivo della prima partita ufficiale, della prima azione della nuova stagione, delle nuove tematiche che il nuovo campionato si porterà appresso, fino a stondare gli angoli e svelare le identità delle squadre favorite per l’accesso ad un Super Bowl speciale, il cinquantesimo della storia, che si terrà presso il nuovo stadio dei San Francisco 49ers, a Santa Clara.   

bradyusatodaySi riparte domani notte con lo scontro tra Patriots e Steelers, e gara più indicata per cominciare le ostilità non potrebbe esserci. Oltre che ad oziare in spiaggia o a passeggiare in montagna, l’estate di molti è trascorsa seguendo le note vicende del Deflategate, con la recentissima decisione del giudice Richard Berman di annullare le quattro partite di squalifica comminate a Tom Brady dal commissioner Roger Goodell, una vicenda che ha lasciato solo danni d’immagine e che ha in ogni caso danneggiato entrambe le parti contraenti. Per mesi Bill Belichick ed il suo staff si sono preoccupati di preparare il sostituto Jimmy Garoppolo all’eventualità di scendere in campo per la partita di apertura, non sapendo chiaramente quale sarebbe stato l’esito del ricorso inoltrato dagli avvocati di Brady in una faccenda della quale ben poco è stato risolto, e molto è stato solamente ipotizzato. E’ una grave sconfitta per la NFL, il cui sceriffo si è fatto sopraffare dalla volontà estrema di rendere il suo gioco pulito fino ad arrivare a far eseguire delle investigazioni di parte solo per il gusto di inchiodare qualcuno, figlie di voci sulla pressione irregolari dei palloni di quel AFC Championship che nessuno ha saputo trasformare in certezze.

E’stato un disastro su tutta la linea, che spera venga rapidamente dimenticato non appena il kickoff avrà luogo, e si penserà solo al football giocato.

New England sarà senz’altro di nuovo protagonista di questo nuovo anno di palla ovale, ed avrà dalla sua parte una motivazione fortissima, che Goodell ha fornito alla squadra nel momento di maggior bisogno. Si sa, quando si è vinto così tanto è molto difficile non farsi tradire dalla propria pancia piena e soddisfatta, ed anche se dalle parti di Foxboro la cultura è così vincente da non dover produrre timori di sorta, il rischio d’indigestione è sempre vivo e vegeto. Non lo sarà quest’anno, una delle poche considerazioni sicure che ci sentiamo di fare, perché troppa sarà la voglia di dimostrare al mondo intero che i New England Patriots vincono solo in maniera pulita, e che possono aggiungere un altro trofeo all’interno di un palcoscenico irripetibile come quello del cinquantenario del Super Bowl sigillando ulteriormente un’era che sarà ricordata per l’eternità come una tra le dinastie più grandi di sempre.

Super-Bowl-LossPatriots favoriti, certo, ma non così in fretta. Ci sono almeno tre franchigie che hanno passato primavera ed estate a leccare le rispettive ferite, e che si ritengono pronte per un nuovo assalto al trono più alto di tutti. Sono quelle che sono giunte ad un passo da un faticosissimo traguardo, ed una di queste si è avvicinata tantissimo ad un back to back storico negato solo da una chiamata offensiva di cui si parlerà vita natural durante. Anche Seattle avrà tantissime spinte emotive su cui montare la propria furia per l’occasione mancata per una sola yarda, una distanza così piccola che a volte può tramutarsi nel più lungo dei viaggi, con Russell Wilson determinatissimo a provare a tutti che quell’intercetto subito è un episodio isolato della sua carriera ed un Marshawn Lynch desideroso di entrare ancora una volta nel suo famoso Beast Mode, e correre calpestando tutti gli avversari trasportando sulle sue grosse spalle i Seahawks alla terza partecipazione consecutiva al Grande Ballo. E’ una voglia di rivincita che non risparmia nemmeno Pete Carroll, un head coach che ha rivoluzionato ancora una volta il gioco dettando dei trend che lo hanno portato a vincere tantissimo pur andando spesso contro corrente, a patto che il management riesca a risolvere costruttivamente la difficile faccenda Chancellor, le cui eccessive richieste di rinnovo di un contratto di ancora tre anni di validità potrebbero rappresentare l’unico fattore che rischia di destabilizzare lo spogliatoio. E senza la comunione d’intenti più grande, il football insegna da sempre che non si va da nessuna parte.

Le motivazioni sono già altissime anche per Aaron Rodgers ed i suoi Green Bay Packers, reduci dal collasso proprio contro i Seahawks nella finale della NFC, quand’erano mai sicuri di essersi intascati una partecipazione al Super Bowl per la quale si contavano solo i minuti rimasti da giocare. Le magie di Russell Wilson e le distrazioni difensive dei giallo-verdi hanno cambiato gli eventi nel giro di un amen, e dentro Rodgers brucia il fuoco sacro della vendetta, sia nei confronti di quel finale beffardo, sia nei confronti dei media americani, che da quando hanno saputo dell’entità dell’infortunio di Jordy Nelson, il miglior ricevitore dei Packers, hanno fatto la fila per depennare frettolosamente Green Bay dalla lista delle candidate al Ballo numero 50, un errore che uno dei più grandi quarterback che abbiamo la fortuna di veder giocare non vede l’ora di far pagare a tutti a caro prezzo. Se la difesa riuscirà a portare pressione ed evitare amnesie costose nelle marcature contro i lanci, l’attacco guidato da Aaron non dovrebbe patire grossi problemi nel trovare un nuovo protagonista anche meno talentuoso dell’infortunato Nelson (rottura del crociato, fuori per la stagione), perché con un cervello in grado di capire il gioco in quel modo ed un braccio così preciso si possono davvero far segnare tutti i ricevitori della depth chart.

A Ravens e Colts si dà meno credito del necessario, perché nonostante gli ottimi piazzamenti della scorsa stagione ed una continuità di rendimento non sospetta – specialmente per Baltimore – negli Stati Uniti ci si chiede se i rispettivi difetti dello scorso anno siano stati davvero risolti, ed i sospetti manifestati non sono stati pochi. Pensi ad Indianapolis e viene alla mente subito l’immagine di Andrew Luck, il ragazzo prodigio di quest’epoca di palla ovale, uno che ha saputo far dimenticare una leggenda come Peyton Manning e che ha migliorato così tanto le sorti dei Colts da portarli all’interno delle migliori quattro squadre della NFL nonostante i chiari limiti difensivi e la tendenza ad essere generalmente discontinui e troppo altalenanti, capaci di cambiare faccia anche all’interno della stessa partita. Quest’anno il bagaglio di Luck si arricchisce di un talento straordinario, quello di Andre Johnson, giunto all’undicesimo anno di esperienza a questi livelli ma ancora in grado di fare la differenza all’interno del rettangolo numerato, e desideroso di aggiungere un trofeo ad una carriera ricchissima di trionfi individuali, ma che mai gli ha dato la soddisfazione di una corsa profonda e vincente ai playoff nella decade trascorsa a Houston, della quale resta il giocatore-simbolo. Se però gli attacchi avversari riusciranno ancora a correre addosso a Indy come fecero i Patriots nel Championship incriminato, i sogni di gloria potrebbero spezzarsi violentemente.  

harbaughbsoBaltimore è un esempio di grande continuità ed il numero di partecipazioni ai playoff da quando John Harbaugh è al timone è una statistica che non tradisce. I Ravens hanno sempre allestito delle squadre competitive per il Super Bowl, strada facendo uno l’hanno pure vinto e vorrebbero aggiungerne ancora altri prima di decretare la conclusione di questo ciclo. L’anno scorso dimostrarono parecchio, trovandosi sottratto Ray Rice dal roster decidendo di tagliarlo a seguito dei fattacci avvenuti fuori dal campo e sono rimasti una contendente credibile, arrivando a mettere in serio pericolo la corsa dei Patriots prima di concedere loro una rimonta insperata nel turno di Divisional Playoff, un episodio duro con il quale hanno convissuto per tutta la preparazione alla nuova stagione. In questo caso i mancati miglioramenti arrivano dalla batteria di ricevitori, che si ripresenta con un Torrey Smith in meno, uno Steve Smith con un campionato in più sulle gambe e quindi giunto molto vicino al termine della sua carriera, ed un rookie come Breshad Perriman, preso apposta per rimediare a questi problemi ma fermo per infortunio, anche se il suo debutto non dovrebbe essere pi così lontano. Con una difesa del genere ed un quarterback come Joe Flacco, ancora troppo sottovalutato, si possono comunque fare grandi cose, ma serve che uno dei ricevitori non collaudati dei Ravens diventi improvvisamente un giocatore su cui fare affidamento gara dopo gara. Non sarà facile, ma se c’è un coach in grado di tirare fuori una grande stagione contro le attese, questi è John Harbaugh. L’ha già fatto in passato, e non vede l’ora di ripetersi.

Dietro ci sono tutte le altre, con Denver, Philadelphia e Dallas pronte a recitare un ruolo importante qualora riescano ad inquadrare alcune problematiche che ne hanno fermato i progressi negli scorsi anni. I Broncos potranno contare sul fatto di mettere in campo un attacco sulle corse potenzialmente feroce risparmiando Peyton Manning fino a gennaio? Chip Kelly è uno scienziato pazzo del football in grado di innovare o è pure un vincente? I Cowboys saranno gli stessi senza DeMarco Murray e con delle secondarie sospette, la cui situazione è peraltro stata aggravata dagli infortuni?  

5-navorro-bowman_pg_600Il kickoff di giovedì ci darà modo di cominciare a valutare la situazione, sarà l’inizio di un altro spettacolo e di tante nuove emozioni, conferme e delusioni. Ci saranno da seguire tantissime storie di primo piano che si insinuano nel football giocato, come la grottesca vicenda RGIII a Washington, l’attesissimo ritorno di Adrian Peterson (basterà ai Vikings per avvicinare una Wild Card?), lo stato di forma dei 49ers dopo le numerose defezioni di offseason, il cambio di allenatore e l’ennesimo inghippo su cui è caduto Aldon Smith (però una bella notizia c’è, torna NaVorro Bowman, cui auguriamo un campionato da All-Pro e di tutta salute), le reali possibilità di fare strada per Cincinnati ed Arizona, nonché tutto l’inutile tempo che i media americani spendono a capire per quale motivo Tim Tebow non riesca ad evitare il taglio in qualsiasi squadra si presenti.

Carne al fuoco come al solito ce n’è tanta. Ci risentiamo presto tra queste pagine.

Come sempre, lo spettacolo è assicurato. Buon divertimento a tutti!

One thought on “NFL, l’attesa è terminata!

  1. Pensavo che l’attesa fosse terminata.
    Ma non trovando la NFL nel palinsesto di Sky, mi sono insospettito.
    Così ho scoperto che sarà su Mediaset Premium.

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