Giunti quasi alla pausa per l’All Star Weekend, Eastern e Western Conference si scoprono comandate da 2 squadre che pochi ad inizio stagione avrebbero pronosticato: Atlanta Hawks e Golden State Warriors.

Delle 2 franchigie più vincenti di questa prima parte di stagione abbiamo già parlato nelle passate settimane (rispettivamente qui e qui), ma in questo weekend abbiamo assistito al primo dei 2 scontri diretti fra le capoclassifica, un’ottima occasione per confrontare gli stili di gioco e verificare rispettivi punti di forza e di debolezza.

Atlanta ha giocato la sua solita pallacanestro controllata, fatta di ottima difesa – sia individuale che di squadra con anche alcuni brani di zona-press che in NBA ormai non fa più praticamente nessuno – gioco controllato e soprattutto tiri da 3.

Il tiro dall’arco, al di là dei tanti altri meriti che vanno riconosciuti a giocatori e allenatore, è il vero segreto di pulcinella di questa squadra che negli ultimi 40 giorni si è dimostrata praticamente imbattibile (dal 27 dicembre a oggi è 21-1): gli Hawks sono la squadra che li tira meglio, un 39% che di per sé è già strabiliante ma che in realtà è costituito da un 35% del mese di novembre, un 37% del mese di dicembre e un “ridicolo” (all’americana) 41,5% del mese di gennaio.

I Warriors, ad esempio, sono stati sepolti sotto un 15-27 (55%) che ha vanificato il buon game-plan di Steve Kerr, che fino ad un certo punto prevedeva di cercare di attaccare il ferro, dove Atlanta non dispone di stoppatori di livello, salvo accorgersi che per ogni canestro da 2 realizzato ne corrispondeva spesso e volentieri uno da 3 dei padroni di casa.

Gli Hawks non solo dispongono di molti buoni tiratori, primo fra tutti il re dei cecchini korv578 (53% in stagione), ma soprattutto costruiscono questi tiri molto bene, sfruttando gli scarichi del duo interno Millsap-Horford, coppia di lunghi solidissima e versatile, e il movimento senza palla degli esterni.

La curiosità ora starà nel vedere quanto durerà questo stato di grazia e questa “mano calda” collettiva: permanendo percentuali del genere, farebbero bene le altre squadre a studiare speciali regole difensive per giocare contro di loro per cercare di avere almeno qualche chanche di batterli.

Viceversa, se le percentuali dovessero normalizzarsi, sarebbe più facile per gli avversari mostrare la vera natura di questa squadra: un team giovane, con molti specialisti, poca esperienza e talento da squadra da centro classifica, non di certo da finale NBA.

Il talento invece non manca di certo ai Warriors, che ha la miglior coppia di guardie della Lega e una panchina infinita dalla quale può uscire di tutto, dallo swingman difensivo alla Iguodala ai lunghi realizzatori come Lee e Speights, dal talento di Livingston alla velocità di Barbosa.

matt-barnes-harrison-barnes-nba-preseason-los-angeles-clippers-golden-state-warriors5-850x560Kerr è riuscito in questi primi mesi a valorizzare i giovani Barnes e Green che coach Marc Jackson faceva uscire dalla panchina e che invece in quintetto hanno rivitalizzato la difesa; tuttavia Golden State rimane una squadra con una impostazione molto diversa dagli Hawks, meno organizzata e più basata sul talento individuale.

Per stessa ammissione di Steph Curry, i Warriors non sono una squadra di grande “esecuzione” offensiva, ma piuttosto di “improvvisazioni”: lo schema classico lo vede infatti in punta ad inventare dal pick and roll per attirare raddoppi e scegliere lo scarico migliore a seconda del movimento della difesa.

Questa è la forza ma anche la debolezza di questa squadra: infermabile dai team di seconda fascia, tende a forzare e ad affidarsi troppo al talento del suo duo delle meraviglie quando incontra difese preparate a mettere pressione sugli esterni.

Il quadro che appare di questa NBA pre All Star Weekend è quello di un campionato molto “liquido”, senza veri favoriti o squadre schiacciasassi: con San Antonio ancora indietro e Oklahoma City addirittura decima ad Ovest, con Lebron sull’ottovolante di Cleveland e Chicago in cerca di identità, 2 contender per caso come Altanta e Golden State fondamentalmente non spaventano nessuno: i Playoffs sono un altro campionato, e mai come quest’anno basterà arrivarci per avere una chanche.

One thought on “Atlanta e Golden State: le 2 contender che non fanno (molta) paura

  1. Sono d’accordo su molti punti, ma credo sia stata dimenticata una cosa fondamentale in merito agli Hawks e, in parte, ai Warriors: nessuna altra squadra riesce ad esprimere un gioco coordinato, di gruppo, in modo così intenso come fa Atlanta. Credo sia un aspetto da non sottovalutare per valutare correttamente una squadra e le sue straordinarie percentuali al tiro, frutto di un giro palla in grado di permettere agli specialisti di tirare sempre nelle migliori condizioni possibili.

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