E’ un crescendo. Un’epidemia. Una valanga inarrestabile.

Le leghe professionistiche americane sono sempre più decise e motivate nel dare a tutti lezioni di moralità, e noi ignari tifosi – ancora più ignari e basiti quando dislocati dall’altra parte dell’oceano – non possiamo fare altro che abbozzare, ed osservare come gira il mondo dello sport, dell’informazione e della giustizia negli Stati Uniti d’America.

Riepiloghiamo un attimo solo una minima parte delle “lezioni” ricevute in questi ultimi mesi, quelle più importanti e con un impatto mediatico più forte.

Il caso Sterling

Donald Sterling, 80 anni, inizia la sua carriera come avvocato divorzista (!) negli anni ’60, ma quasi subito trova la sua vera vocazione buttandosi a capofitto nel mercato immobiliare, fino a diventare IL palazzinaro (o se preferite, immobiliarista) numero 1 di Los Angeles.

Dal 1981 è il proprietario dei Los Angeles Clippers, da sempre noti per essere i cugini “sfortunati” dei Lakers: il parziale è di 0 titoli per i Velieri, 9 per i Lacustri nei 23 anni della sua gestione, 5 di questi vinti da un certo Earving “Magic” Johnson – segnatevi questo nome.

Donald-bebek“Sfortunati” forse, “poveri” no di certo: al buon Donald, come potrete immaginare, i mezzi finanziari non sono mai mancati, semplicemente, i Clippers per lui erano solo, oltre che un ottimo investimento, una scusa per farsi accompagnare da giovani donzelle nel suo box riservato, o a bordo campo.

In questo ventennio abbondante di ownership, gli aneddoti sul personaggio si sono sprecati, sempre vertenti su 2 argomenti fissi: donne e razzismo. Memorabili (si fa per dire) le sue escursioni a sorpresa negli spogliatoi nel dopo partita per mostrare alla accompagnatrice di turno “i suoi giovani giocatori neri mentre fanno la doccia”…

Ma eccoci ai giorni nostri: il 25 aprile di quest’anno il magazine scandalistico TMZ (segnatevi pure questo nome) pubblica sul proprio sito un file audio di Sterling mentre chiede poco gentilmente alla sua “fidanzata”, la signorina Stiviano, di evitare di farsi vedere in pubblico con afroamericani come Magic Johnson (toh!).

File audio, sia ben chiaro, registrato di nascosto dalla signorina e riguardante una conversazione privata, molto privata.

Pubblicamente Sterling chiede scusa, ma è troppo tardi: lo scandalo montato dai media è grandissimo, e gli altri owner all’unanimità lo espellono dalla Lega, costringendolo a vendere.

Il caso Rice

Cambiamo lega, passiamo alla NFL: qui dal 2006 comanda Roger Goddell, per gli amici “lo sceriffo”, con la missione di “proteggere l’integrità del gioco” rendendolo però al contempo più sicuro, soprattutto per le star.

Siccome i giocatori di football, storicamente, non sono propriamente tutti degli stinchi di santi, e la off season NFL è molto lunga e ricca di insidie e tentazioni, nel 2007 lo Sceriffo istituisce il cosiddetto NFL Personal Conduct Policy, una specie di codice di comportamento per il buon giocatore NFL dentro e fuori dal campo.

Lì dentro ci sta tutto: multe per i giocatori che si ubriacano, che si drogano, che si dopano, che finiscono nei guai con la giustizia… di tutto un po’. Goddell decide tutto: come dice un amico mio, avvocato e tifoso Bears, “fa da giudice e da giuria”. Come lo sceriffo nel Far West.

Il caso Ray Rice, inizialmente, sembra un caso come un altro: l’ennesimo giocatore di football che picchia la fidanzata/moglie. Alla stampa viene detto che l’episodio di violenza è consumato nell’ascensore di un hotel ad Atlantic City, e una telecamera esterna mostra all’apertura della porta la povera ragazza stesa a terra priva di sensi.

Seguiranno le scuse del giocatore, il perdono della ragazza, il matrimonio dei 2, e una lievissima condanna da parte del giudice del New Jersey: il giocatore è incensurato e viene semplicemente obbligato a partecipare ad un “programma di recupero” con sedute periodiche dallo psicologo.

Goddell considera il caso chiuso, commina una squalifichina da 2 giornate e torna ad occuparsi delle sue mille altre incombenze: casi di guida in stato di ebbrezza di presidenti di squadre NFL, casi di uso di marijuana, di steroidi, numerosi altri casi di violenza domestica… lavora più lui di un giudice in un tribunale italiano…

Se non che, il solito TMZ pubblica questa volta un nuovo video, questa volta della telecamera all’interno (ma va?) del famoso ascensore di Atlantic City: e indovinate un po’? Rice tira un pugno alla sua fidanzata! Pensavate fosse svenuta per il caldo, o per un calo di pressione, vero?

Apriti cielo: Rice viene tagliato dalla propria squadra, sospeso a tempo indeterminato dalla Lega, ovviamente licenziato dai suoi sponsor, ma soprattutto… cancellato dal videogioco Madden 2015! I giovani videogiocatori sono salvi! Evviva!

Intanto il giudice del New Jersey fa sapere che non cambierà la sua decisione sul caso: che avesse tirato un pugno si sapeva, non è una novità (ma va?).

E adesso, signore e signori, visto che siamo lanciatissimi, il prossimo caso è già pronto, cotto e mangiato: si torna in NBA, in casa Hawks.

Un proprietario di minoranza della franchigia di Atlanta di cui sostanzialmente tutto il mondo ignorava l’esistenza, tale Bruce Levenson, ha appena annunciato che venderà tutte le sue azioni della franchigia dopo che è stata scoperta una sua email (?) del 2012 (??) in cui affermava che i troppi spettatori neri che assistevano alle partite mettevano a disagio gli spettatori bianchi, che così non si affezionavano alla squadra, lasciando regolarmente i neri in maggioranza all’interno del palazzo. Per sovrammercato, reclamava anche più cheerleader bianche e meno cheerleader nere.

Ma non è finita qui: questa email è saltata fuori a seguito di un controllo sulla “ratial culture” della franchigia (?) richiesto alla NBA da un altro azionista che aveva sentito il manager Danny Ferry parlare, in una conference call privata, del possibile ingaggio del giocatore Luol Deng, ragazzo nato in Sudan. Il GM affermava che l’atleta era ancora giovane e di buon potenziale, ma metteva in guardia da possibili lati oscuri del suo carattere dovuti al fatto di avere, diciamo così, sangue africano nelle vene.

Ora che tutto questo è stato reso pubblico, anche il posto di Ferry è a rischio: alcuni azionisti vorrebbero le sue dimissioni, ma per ora l’amministratore degli Hawks gli ha riconfermato la fiducia.

Come potrete immaginare, questi sono solo gli ultimi casi, la punta dell’iceberg: le dispute legali e le lezioni di moralità sono all’ordine del giorno anche in MLB, NHL e soprattutto in NCAA… ma ci riserviamo di ritornarvi in futuro in una seconda puntata.

Che insegnamenti possiamo trarre da queste vicende?

Dipende. Razzismo e violenza sulle donne sono 2 dei crimini più odiosi che esistano, e purtroppo anche 2 dei più comuni. E’ giusto dunque usare ogni mezzo, anche e soprattutto lo sport per combatterli.

Il fatto è che, nonostante i tanti buoni propositi e gli intenti moralizzatori sbandierati dalle leghe professionistiche, spesso è necessario che una storia divenga di dominio pubblico, che venga pubblicato un video o un audio perchè davvero si decida di intervenire in modo deciso: ad L.A. anche le pietre sapevano quali fossero le idee di Sterling, ma ha fatto tranquillamente l’owner per 23 anni, mentre sostanzialmente tutti sapevano cosa ha fatto Ray Rice, a meno di non essere ciechi o totalmente ingenui, ma senza la pubblicazione dell’ultimo video sarebbe tranquillamente sceso in campo fra 15 giorni.

Insomma l’oceano è largo, ma non così tanto come vorrebbero far credere a noi, poveri abitanti di un paese in cui il “commissioner” dello sport nazionale è stato eletto dopo aver dato dei “mangiabanane” ai giocatori di colore…

 

 

3 thoughts on “Gli sport americani e le lezioni di moralità

  1. Direi che lo sport americano sta prendendo una brutta piega. Non si può confondere la morale con la legalità, non si può mettere sullo stesso piano una battuta con un giocatopre che picchia la sua fidanzata. Tutti sapevano delle idee di Sterling. E allora? I Clippers sono una squadra di soli bianchi? Ci sono regole interne che impediscono ai neri di giocare nei Clippers? Non seguo il basket ma non mi risulta che sia così. E quindi in privato può dire ciò che vuole alla sua fidanzata e farle vedere tutti gli uomini nudi che vuole. Per quanto mi riguarda possono pure essere una coppia di scambisti, sarà di cattivo gusto ma non mi riguarda. Lo stesso per l’altro caso, se non è stato impedito ai neri di entrare allo stadio per vedere le partite non c’è proprio niente su cui discutere. Non mi sembra il caso di tornare ai processi alle intenzioni, alla censura delle parole dette in privato o addirittura di una battuta. Quello che ha fatto Ray Rice è di una gravità inaudita e metterlo sullo stesso piano di una battuta fa capire che brutta piega moralista sta prendendo la società americana.

    • Infatti non sono per nulla sullo stesso piano. Uno è stato “costretto” a vendere ed ha preso 2 miliardi di dollari (dico 2 Mld!!!) per una squadra che aveva pagato poche centinaia di milioni, l’altro si è autodenunciato senza che nessuno gli chiedesse nulla probabilmente perchè vuole vendere la sua quota (e fare notevoli profitti visto come vanno gli introiti NBA) senza doversi giustificare con gli altri soci. Il terzo invece è stato sospeso a vita dalla possibilità di esercitare il proprio lavoro (giocatore NFL).

    • Alla fine della fiera, è solo una questione di immagine (= sponsor = soldi), mica di moralità. Sterling da sempre è un razzista, ma deve vendere solo quando le sue parole sono finite registrate e su tutti i siti del mondo. Rice era già stato “perdonato” dalla lega, ma quando è uscito il video di lui che tira il pugno allora Goddell è stato costretto (dagli owner, gli sponsor, l’opinione pubblica) di nuovo a intervenire.

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