Esattamente 40 anni fa, gli appassionati di hockey su ghiaccio assistettero ad uno degli eventi sportivi più discussi, memorabili e celebrati di sempre: le nazionali di Canada e Unione Sovietica scesero sul ghiaccio nella 1972 Summit Series, una serie di otto partite che avrebbe dovuto determinare in modo inconfutabile la nazione dominante.

L’Unione Sovietica era la massima potenza in campo internazionale, avendo vinto medaglie d’oro a ripetizione alle Olimpiadi e ai Campionati del Mondo. Eppure, in Nord America pochi osservatori davano peso a quei successi, poiché a Canada e USA era vietato l’utilizzo dei propri migliori giocatori (in quanto professionisti): se avessero potuto partecipare anche le superstar della NHL, il medagliere dell’URSS sarebbe stato molto più leggero. Addirittura, a partire dal 1970 il Canada boicottò ogni competizione internazionale, rientrando soltanto nel 1977.

La Summit Series del 1972 avrebbe dovuto ristabilire l’ordine e mostrare al mondo intero chi fossero i veri campioni dell’hockey su ghiaccio. Tuttavia, le previsioni della vigilia, che avevano annunciato il trionfo canadese, cozzarono contro la realtà: l’Unione Sovietica non si sarebbe lasciata sconfiggere tanto facilmente.

Riviviamo insieme quella leggendaria sfida, che fu non solo sportiva ma anche politica: la Guerra Fredda aveva acceso gli animi e nessuno voleva uscire sconfitto.

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