MLB

NL West Report #5

I D'Backs sono all'inseguimento dei Giants...

Continua la lotta la vertice tra Giants e Diamondbacks, adesso divisi da una partita e mezzo di distacco a favore dei campioni in carica.

I Giants continuano a perdere pezzi importanti: stavolta è Freddy Sanchez a farsi male anche se Bochy ritrova Sandoval per puntellare un attacco che è il penultimo delle majors per punti segnati.

Arizona invece sembra godere di discreta salute ma non ha l’instinct killer che anima i Giants, squadra veramente tosta caratterialmente e che non si arrende mai.

Sembra questa l’ arma principale di San Francisco, oltre che ad un parco lanciatori che tutti invidiano nella Lega.

 Dietro alle due contenders c’è il vuoto: Colorado arranca a 5,5 partite di distacco anche se l’attacco ultimamente sembra mostrare segni di vita.

Visto che il monte si sta comportando bene e le due di testa non tengono un ritmo insostenibile, non è da escludere un rientro dei Rockies.

Cosa invece che non si può ipotizzare per Dodgers e Padres, ancorate agli ultimi due posti con distacchi siderali (9 e 10 partite, rispettivamente); LA paga i tanti infortuni, soprattutto quelli dei rilievi mentre San Diego sconta l’inconsistenza dell’ attacco.

Per ambedue è vicino il momento di decidere se puntare al 2012 oppure continuare a sperare in una rimonta che appare improbabile.

 Vediamo comunque quello che è successo nelle ultime due settimane.

 S.Francisco Giants (39-30)

 Un gran bel Cain dissipa le nubi che si addensavano sulla sua testa dopo le ultime prove non troppo convincenti e annulla le mazze di Colorado nell’opener al AT & T Park; due doppi di Ross e Crawford fissano il finale sul 3-1.

Lancia molto bene anche Bumgarner ma il solo shot di Ross ( in grande ripresa) non basta stavolta (1-2 il finale) ed i Rockies impattano la serie; l’ennesima gemma dell’incredibile Vogelsong farà da sfondo al 2-1 che consegna la serie ai Giants.

Arriva Washington a SF e approfitta di un Lincecum impreciso nell’opener ma 8 scoreless IP divisi tra 6 rilievi consentono la rimonta con vittoria al 13° (5-4); Lincecum ottiene il 1000° K in carriera.

Anche J.Sanchez non è al top e, pur cedendo soli 2 runs in 5 IP, perde gara 2 perchè l’attacco produce un solo punto nell’ennesima one run game, stavolta persa.

La serie comunque viene vinta grazie a Cain, dominante nel 5 hit complete game, farcito da 11 K e da un RBI double in attacco; nel sigillare il 3-1, ottimo anche il giovane Crawford sia con la mazza (triplo) che con il guanto (gemma difensiva decisiva).

 I prossimi avversari sono i Reds che iniziano con uno shutout (3-0), vanificando la bella uscita di Bumgarner (7 IP, 1 run) con l’attacco tenuto a sole 4 valide da Cueto.

Rivincita dei Giants in gara 2, con la classica walk off win (3-2) propiziata da Schieroltz e con Vogelsong che scampa a diverse trappole ma limita brillantemente i danni.

Purtroppo la serata è funestata dalla perdita di Freddy Sanchez per infortunio alla spalla, fatto che costringe Sabean a firmare immediatamente Hall per rimpolpare il martoriato infield (in precedenza, anche Belt era finito in DL).

Gara 3 porta altre brutte notizie: Lincecum viene letteralmente asfaltato (10-2 il finale), a conferma di un bruttissimo periodo per l’asso dei Giants.

Un 2 run HR di Burrell evita l’umiliazione dello shutout.

Ma i Giants non mollano mai ed in gara 4 riescono ad impattare la serie: J. Sanchez e Volquez si equivalgono, i due bullpen no e la vittoria (4-2) va a SF grazie alle valide di Schieroltz e Huff.

 Prima dello scontro diretto in Arizona, Bochy ritrova Sandoval ed il panda mette subito un RBI nella sua prima at bat; Ross è in serata buona (2 RBI) e Cain può lavorare con un ampio vantaggio finchè non subisce un 3 run HR da Montero.Il bullpen preserva l’importantissimo 6-5 che porta i Giants ad 1 partita e mezzo di vantaggio sugli Snakes.

Vantaggio che si amplia con un’altra vittoria (5-2) la sera seguente, vittoria propiziata dal nuovo acquisto Hall (2 su 4, 1 RBI) e da Huff (stesso score) in attacco e da Bumgarner sul monte.

Il tentativo di fuga si blocca in gara 3, equilibratissima come al solito. Vogelsong è solido ma va sotto: al nono i Giants rimediano il pari con una sac fly di Burrell ma Casilla subisce l’homer decisivo del 2-3 al decimo inning.

 Tra mille problemi, i Giants riescono comunque a guidare la division nonostante un attacco che produce pochissimo; grandi meriti ovviamente ai lanciatori, anche se l’asso Lincecum sta attraversando un periodo magro.

Vogelsong è il migliore e l’infortunio di Zito che lo ha lanciato in rotazione si è rivelato una manna per Bochy, così come il fatto di poter contare su un bullpen che definire granitico è sinceramente riduttivo.

Nota di merito anche per Schieroltz, giocatore clutch come pochi altri.

 Arizona D’Backs (38-32)

 Ospitando Washington, Arizona scopre un nuovo modo di vincere le partite ovvero il dominio totale dei lanciatori: Collmenter e Saunders lanciano 7 scoreless innings a testa, Hernandez, Putz e Paterson fanno il resto e con 2 shutout (4-0, 2-0) i D’Backs ribaltano la serie dopo aver perso l’opener.

L’attacco è nelle mani di Drew che con 2 tripli, uno per partita, mette 4 RBI su 6 totali (di Nady e Young gli altri due).

Lo sweep non riesce a causa dei rilievi, dopo che un sontuoso Kennedy avevav portato il match all’ottavo: la debacle di Vazquez ed Heilman viene riparata in extremis ma Paterson, al 13°, subisce uno slam che fissa il 9-4 finale.

 Dopo un day off, si va a Pittsburgh: 3 RBI di Johnson, un HR di Young ed un 4 su 4 di Miranda danno ampio di manovra ad Hudson ma è Hernandez a subire 5 runs in un disastroso ottavo inning, finisce 8-5 per i Bucs.

I pirati replicano in gara 2 dove Duke è strepitoso, Drew mette i 2 RBI corrispondenti al fatturato totale di Arizona che perde 3-2, causa una blown save di Putz ed un HR concesso da Kroenke al 12°.

Arizona si riscatta in gara 3, sullo 0-0 fino al 2 run HR di Young nell’ottavo inning; bene Collmenter ed il bullpen, con Owings che incassa la W.

 Da Pittsburgh, Arizona arriva in Florida, ospite dei Marlins in crisi: Saunders non se ne accorge e li resuscita in gara 1, rendendo inutile il tentaivo tardivo di rimonta con gli HR di Montero e Nady, finisce 6-4.

Nel bullpen, esordio di Shaw al posto di Kroenke.

L’attacco si risveglia in gara 2 (9-5) e copre qualche errore di Kennedy, che comunque lancia 8 innings; Roberts e Johnson i principali protagonisti mentre in gara 3 (5-1) è Hudson a fare la maggior parte del lavoro, zittendo i pesciolini da par suo.

Gara 4 è la cosiddetta slugfest: Arizona vince 12-9 con Duke che viene martellato pesantemente ma lascia il segno con un 2 run HR, Montero (4), Upton (2) e Miranda (3) mettono altri 9 RBI per la W che va ad Owings, molto a suo agio nel bullpen.

 Arrivano poi in Arizona i Giants ma Collmenter viene insolitamente colpito dalle mazze avversarie, di solito non irresistibili; a nulla vale il potente HR da 3 punti di Montero se non a far perdere l’ennesima one run game contro i Giants (5-6).

Più netta (2-5) la sconfitta in gara 2 dove Arizona segna esclusivamente su solo HR (Bloomquist e Young) ed è poco perchè Saunders, nonostante una ottima prova, lascia entrare 3 runs e Putz mette fuori portata il match al nono.

Buon per Gibson che in gara 3 si inverte la perniciosa tendenza a perdere gli scontri diretti e la vittoria di misura (3-2) va ad Arizona: dopo essere andati avanti grazie al 2 run HR di Young e con un Kennedy stellare che concede solo un unearned run, i D’Backs subiscono la rimonta al nono ancora su Putz, ultimamente prono a subire punti.

L’homer di Upton al decimo risolve la sfida, evita lo sweep e riduce lo svantaggio ad una partita e mezzo.

 Arizona resta quindi in corsa grazie ad un attacco in cui Upton, Young, Johnson e Montero producono con costanza mirabile; bene anche il monte di lancio con Collmenter e Kennedy su tutti.

Il bullpen invece mostra qualche scricchiolio, nonostante l’inserimento di Owings abbia prodotto insperati dividendi; Putz e Vasquez, fondamentali sinora, sembrano in calo e, se si vuole veramente andare a prendere i Giants, occorre che tornino rapidamente alla forma di inizio stagione.

 Colorado Rockies (33-35)

 A San Francisco è il turno di Nicasio ed il rookie non sfigura di certo ma perde, nonostante si dia molto da fare anche al piatto con due doppi; le altre mazze rimangono silenti ed è 1-3.

Gara 2 si dipana sulla stessa falsariga ma stavolta è Chacin a neutralizzare i Giants, con Tulowitski che mette 3 valide ed un RBI nel 2-1 che pareggia i conti.

Rubber game con splendida lotta tra Hammell e Vogelsong, sostanzialmente in parità con un run concesso a testa; Lindstrom cede però nell’ottavo, vanificando l’homer di Iannetta. Serie ai Giants.

 Prima di arrivare a S.Diego, i Rockies rilasciano il deludente Lopez, inseriscono Blackmon per Fowler (DL) e fanno tornare Cook per Greg Reynolds.

In California, continua il momento hot dei lanciatori: Mortensen, aiutato da una difesa che gli ha tolto diverse castagne dal fuoco, vince l’opener con uno shutout (3-0).Il match segna lo spostamento di Gonzales in CF, oltre a trasferirsi come lead off nel lineup.

In gara 2, Jimenez è solidissimo ma l’attacco non segna: 2-0 Padres e si va al rubber game dove l’esordio stagionale di Cook non è brillantissimo ma Helton (4 su 4, 3 runs, HR) e Tulowitski (3 su 4, 3 RBI) regalano la serie ai Rockies nel finale (5-3).

 Tornati a casa, i Rockies affrontano i Dodgers e vanno sotto di brutto nell’opener a causa delle brutte uscite di Nicasio e di Matt Reynolds in rilievo: buon per loro che Tulowitski sembra tornato caldo e con 4 RBI propizia la rimontona. Bene anche Gonzo e Nelson al top del lineup.

Sembra più tranquilla gara 2, traghettata da Chacin sul 6-0 al nono prima che un errore di Nelson faccia rischiare l’impronosticabile ribaltone che si stoppa al 6-5; attacco tonico (17 hit) con CarGo e Nelson a creare, Tulo, Helton e Smith a concretizzare in punti.

Colorado poi perde le altre due sfide, nonostante un buon Hammell in gara 3 (7-11), rovinata dal bullpen nel quale appare Mortensen (sinora uno dei migliori starter), e nonostante l’attacco continui a segnare in abbondanza con Tulowitski e Smith su tutti.

Male Jimenez in gara 4 (8-10) ma porosa anche la difesa con 3 errori.

 Partiti i Dodgers, si spenge subito anche l’attacco che sembrava tornato quello di un tempo: i Padres vincono 3-1, vanificando la buona uscita di Cook ma le mazze tornano vive subito, a tutto beneficio di Nicasio che incassa la sua seconda W a seguito di una solida performance.

Decisivo nel 6-3 finale, il 3 run HR di Iannetta ma tutto il lineup si dà da fare, così come farà in gara 3, vinta ancora 6-3 grazie a 13 valide di cui 12 singoli, 3 delle quali sono di Blackmon.

Chacin incassa la sua ottava W con l’ennesima ottima uscita.

 L’attacco sembra finalmente tornato su buoni livelli grazie al risveglio di Tulowitski, agli inserimenti di Nelson e Blackmon ed alla costanza di rendimento di Smith ed Helton.

Sul monte, l’asso è diventato Chacin mentre il trasferimento di Mortensen nel bullpen ci lascia un po’ perplessi, anche se Nicasio si sta comportando bene e Cook sembra avere il posto garantito da Tracy.

 Los Angeles Dodgers (31-39)

Inizia subito male il mese per i Dodgers; Padilla, alla vigilia del rientro, subisce una ricaduta ed allunga la sua assenza, seguito a ruota da Garland e da Furcal che vengono sostituiti rispettivamente da Ely e De Jesus.

Inoltre, l’opener a casa Reds viene persa per 1-2 nonostante Kemp ed Ethier facciano il possibile per supportare un buon Kuroda.

Assolutamente incredibile gara 2; Kershaw domina letteralmente per 5 innings (9 K, 1 hit) prima di crollare letteralmente tra il sesto ed il settimo inning; sul 2-7, ci pensa Kemp (3 su 5, 2 HR, 6 RBI alla fine) con un Grand Slam a pareggiare il match per poi vedere i suoi esplodere con altri 4 runs al 11°. Ottimi anche Carroll (4 su 5, RBI, BB) e Miles (3 su 5, 3 RBI).

Nel rubber game, il protagonista è Billingsley ma, al contrario di quello che sarebbe logico immaginarsi, non per come lancia ma per come batte: 2 su 2 con un HR, 3 RBI e una BB aiutano il pitcher che lancia male ma strappa la W aiutato da Ely in rilievo e da Kemp (HR, 2 RBI) nel 9-6 che chiude la serie.

 Prima di trasferirsi a Philadelphia, i Dodgers effettuano una mini rivoluzione: tornano nelle minors Ely e De Jesus mentre Castro e Gibbons vengono designati. Rientrano a roster Hawkworth, Thames, Uribe ed il prospetto Gordon, considerato lo shortstop del futuro per LA.

Lee accoglie i Dodgers annullando qualsiasi loro velleità offensiva, vanificando la buona prova di Lilly nel 1-3 che apre la serie.

Il nuovo corso, quasi un rebuilding, offre dividendi immediati in gara 2; il rookie Rubby De La Rosa vince l’emozione iniziale dell’esordio da partente (5 BB) e concede solo 1 punto in 5 IP, Gordon va 3 su 5 da leadoff e Kemp spara fuori l’ennesimo 2 run HR (17°, 50 RBI) nel 6-2 che impatta la serie.

Purtroppo per LA, Hamels domina gara 3 che Phila vince 2-0 nonostante Kuroda lanci bene ma non abbastanza da evitare la quarta L consecutiva personale.

 Il viaggio in trasferta finisce con una serie da 4 a casa Rockies: nel frattempo, Sands viene rispedito nelle minors per far posto a Oeltjien.

In gara 1, Kershaw replica l’ultima uscita, dominando per 5 innings e crollando improvvisamente tra il sesto ed il settimo: lui ed il bullpen dilapidano un vantaggio di 4 punti costruito da Kemp ed Ethier (che novità) consentendo la rimonta dei Rockies sino al 7-9.

Male anche Billingsley in gara 2, sul quale i Rockies costruiscono un vantaggio di sei punti in meno di 5 IP; finale con il brivido, con la furiosa rimonta Dodgers che si ferma ad un passo dal successo, finisce 6-5.

La pirotecnica serie ha il suo apice nel 11-7 per LA di gara 3, con 31 hits totali; bene Lilly ma molto male il bullpen che consente ai Rockies di recuperare dal 7-1 al 7-6, costringendo l’attacco agli straordinari nel nono per mettere in ghiaccio il match.

Ottimi i soliti Carroll e Miles, sempre tra i migliori; spietato Blake, una battuta (PH), 3 RBI.

Molto simile anche gara 4 che LA si aggiudica per 10-8: De La Rosa subisce 3 punti nel primo ma si riassesta e beneficia dell’abbondante supporto offerto dallo slam di Loney e dalle bombe di Kemp e Barajas.

Il tremebondo bullpen losangelino ravviva ancora il match nel finale, con Troncoso protagonista negativo; Elbert ottiene la sua prima save, con un singolo out.

 Pareggiata la difficile trasferta (5-5), si torna a Los Angeles, di nuovo contro Cincinnati: l’opener viene persa a causa di due brutti errori difensivi che Votto punisce con un 3 run HR che porta avanti Cincy al settimo.

Vana la rimonta Dodgers, finisce 6-4 con Kuroda che perde l’ennesima partita lanciata bene ed il bullpen che continua a combinare disastri, stavolta con Guerrier.

Ancora peggio va a Kershaw, ottimo per 7 inning, che vede la parità dissolversi nei due inning finali per un ennesimo bruciante 3-2.Stavolta il demerito è di Hawksworth e Mc Dougal, cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa.

Lo sweep è servito da Cincy (2-7) con tanti ringraziamenti a Billingsley, di nuovo pessimo; beffardamente, il bullpen sforna 5 innings immacolati proprio quando non serve.

 Lontanissimi dal vertice, ormai i Dodgers sembrano avviati ad una stagione mediocre ed, in questa ottica, le uniche gioie vengono dai giovani De La Rosa e Gordon, oltre che dalla magnifica stagione di Matt Kemp, in lotta per la Triple Crown con 20 HR, 56 RBI e AVG 335.

Disastroso il bullpen, anche se le assenze possono aver avuto la loro parte nel determinare il mediocre rendimento sinora mostrato.

S.Diego Padres (30-40)

 Con Maybin in DL, spazio a Cunningham a roster ed a Denorfia in CF e sono proprio i loro RBI (insieme a quello di Ludwick) a fornire il supporto necessario a Moseley nel 3-1 che impatta la serie.

Ottima la prova del pitcher così come quella di Harang in gara 3, vinta 6-3 con protagonisti offensivi Hawpe e Johnson con 2 RBI a testa.

I Padres vincono poi la serie con il 7-3 di gara 4, con Latos discreto ed il bullpen impenetrabile, sfruttando la buona giornata del top del lineup (7 valide tra Denorfia, Bartlett e Headley) ed i 2 RBI di Gonzales.

 L’attacco purtroppo torna a ristagnare nella serie contro i Rockies che aprono con uno shutout (3-0); l’ottimo Richard (7 IP, 1 run) incassa la sconfitta mentre Headley porta a 16 la sua striscia di partite con almeno una valida.

Headley si ferma l’indomani ma ci pensa Stauffer nel 2-0 che pareggia i conti: 8 IP di dominio ed anche un RBI, visto che i compagni non ne sono così prodighi.

La serie va però a Colorado, nonostante altri 2 RBI di Gonzales, perchè Bell subisce 2 runs nel nono quando il match era sul 3-3, rara evenienza per il super closer di S.Diego.

 Prima di affrontare i Nationals, viene rivoluzionato il roster: tornano Venable e Hundley (Patterson DFA, Tekotte nelle minors), Gregerson va in DL e lo sostituisce Scribner ma soprattutto arriva nelle majors il prospetto Rizzo, a spese di Cunningham.

Rizzo si fa subito notare nel 7-3 che apre la serie con un bel triplo (e 2 BB) in un match dove Harang domina tranquillamente, grazie al supporto del 2 run HR di Headley nel primo inning.

Poi, è la paralisi: tre sconfitte in fila (1-2, 1-2, 0-2) dove l’attacco scompare totalmente e Latos, Richard e Stauffer masticano amaro, soprattutto quest’ultimo visto che i 2 punti decisivi li subisce ancora Bell.

Note liete solo per Rizzo, che timbra il suo primo HR in gara 3.

 Prima di trasferirsi in Colorado, guai in arrivo per i pitchers; Harang va in DL e a Moseley viene fatta saltare una uscita; rientra però Maybin, al posto di Phillips, ormai terzo catcher.

Spot start per il giovane Bass che maneggia di lusso 5 inning al Coors Field, concedendo un solo punto: Ludwick da solo ne mette due ed al resto pensano i rilievi. Vincono i Padres 3-1.

Un lead off HR di Denorfia e 4 valide di Headley non bastano però in gara 2, persa 6-3, nella quale Le Blanc (chiamato al posto di Bass) e Neshek subiscono l’irrecuperabile.

Il 6-3 viene replicato in gara 3 e stavolta sono Latos e Qualls a cedere di schianto nel sesto, vanificando altri 2 RBI di Denorfia ed un solo shot di Johnson. Serie ai Rockies.

Adagiati sul fondo della division, i Padres fanno notizia solo per il ritiro della maglia di Hoffman e per l’ultimo posto (sempre più solitario) nelle majors nei punti segnati; i lanciatori se la cavano, in verità, ma il supporto è sempre troppo misero per poter ottenere risultati se non in maniera veramente sporadica.

Salviamo Denorfia e Ludwick, mentre fa notizia qualche passaggio a vuoto di Bell, veramente inusuale per il fortissimo closer.

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