Concludiamo la nostra analisi sulle possibili stelle nascenti della Pacific Division nella stagione che sta per iniziare, quella 2019-20.

27 Anni, Goalie, David Rittich, Calgary Flames

Arrivato undrafted a Calgary dopo essere notato dal capo scout dei Flames Derek MacKinnon, David Rittich ha da poco compiuto 27 anni ed è nel posto perfetto per prendersi lo scettro di number one goalie in un team che l’anno scorso ha sorpreso la Western Conference. Bill Peters si affidò ad un tandem per nulla da garanzia di successo proprio in un backup promettente in Rittich e in un veterano in cerca di riscatto in Mike Smith.

E se Smith ha fatto vedere buone cose nei playoffs, è stato proprio il netminder Ceco a trascinare Calgary in regular season, con ben 27 vittorie in 42 starts, non male per essere la seconda opzione che, sinceramente, già l’anno scorso era in realtà la prima scelta forzata.

La save percentage di .911 è sopra la media della lega, i suoi GAA di 2.61 non sono poi distanti da quelli di alcuni goalie d’elite, come Bobvrovsky (2.58), il collega Smith (2.72) piuttosto che Frederik Andersen o Braden Holtby, entrambi con un GAA più alto. Passando a statistiche avanzate, spicca il .619 di Quality Stars Percentage, statistica “rubata” al Baseball: una Quality Start per un Goalie equivale ad avere a fine partita una save percentage di almeno .917 oppure di fermare l’88.5% dei tiri in rete e nel contempo farsi segnare non più di due goal. Rittich ha fatto questo nel 62% delle sue partite, dunque ben 26.

Ricordiamo che Rittich entra nella sua quarta stagione in assoluto e che solo nella più recente ha giocato più di 30 partite, in un ruolo di co-starter. Con Bill Peters al suo secondo anno, il nuovo sistema, soprattutto dal punto di vista difensivo, sicuramente cementato nelle dinamiche della squadra e forse più fiducia da parte del team potrebbero essere elementi che daranno a Rittich motivo e possibilità di migliorare ulteriormente la sua performance in stagione e di finalmente garantirsi il suo ruolo di starter assoluto, pur avendo un concorrente in Cam Talbot in cerca di riprendersi da alcune stagioni deludenti con gli Oilers.

In ogni caso, la differenza di età e comunque le performance di Rittich mi fanno propendere a vedere lui come l’uomo da battere, come il goalie numero uno sulla lista. “Big Save Dave”, dobbiamo ricordarlo, ha comunque sostituito uno Smith infortunato due stagioni fa con un incredibile ammontare di pressione per uno semisconosciuto e ha brillato, soprattutto nella prima parte della stagione, quando gli si è richiesto uno sforzo di produzione ulteriore.

22 e 23 Anni, Ala Sinistra e Ala Destra, Timo Meier e Kevin Labanc, San Jose Sharks:

Nona scelta assoluta del Draft 2015, Timo Meier in quest’ultima stagione si è messo in luce come parte della second line insieme a Hertl e Kane. La sua combinazione di tecnica, fiuto del goal e fisicità lo rendono un concentrato di potenza che, stagione dopo stagione, entusiasma sempre di più la Shark Tank.

Meier chiude la scorsa stagione con 66 punti, 30 goal e 36 assist. Sinceramente, è già un breakout da stella della lega. Ma personalmente credo che non si sia ancora arrivati al massimo per questa ala sinistra che ha solo 22 anni e ne compirà 23 ad ottobre. Forse una delle giovani stelle meno celebrate del panorama NHL, lo svizzero si prenderà quest’anno la first line insieme ad un altro importante giovane, Kevin Labanc, anche lui selezionato come da tenere d’occhio per una possibile “season to remember”.

Non pensate che il fatto che San Jose non abbia voluto rinnovare il contratto di Joe Pavelski non c’entri con questi due: Meier e Labanc sono il motivo per cui Little Joe è finito ai Dallas Stars. Sono giovani, dinamici e pronti a sostituire la vecchia generazione continuando a rendere San Jose una perenne contendente alla vittoria finale.
Gli Sharks oltretutto hanno ottenuto un accordo vantaggiosissimo con l’elvetico: un contratto di quattro anni con average cap hit di solo 6 milioni di dollari.

Tra 365 forward con 500 o più minuti di gioco 5-on-5 nella appena passata stagione, Meier è 15° per Corsi For (56%) e 5° per numero di shots in 60 minuti di gioco. Ma ancora più impressionante è il fatto che fosse secondo in tutta la lega per numero di scoring chance in 60 minuti di gioco. Tutto questo con 17 minuti di average per game che potrebbero senza dubbio aumentare e con anche 40 blocchi e 99 hit all’attivo. Meier infatti non è solo potenza offensiva, ma anche istinto e fisicità difensiva che lo rendono un’arma versatile a disposizione di Pete DeBoer.

Le sue statistiche avanzate lo mettono in parallelo con alcuni dei migliori giocatori della lega, tra cui Patrick Kane, Jonathan Huberdeau e Sean Monahan. La pressione offensiva che mette alle difese avversarie, la grinta con cui esprime il suo stile da power forward e la sua costante, irrefrenabile ricerca del Goal potrebbero rendere Timo la principale scoring weapon di San Jose, portandolo anche alla possibilità di firmare 40 reti o più: da evidenziare il fatto che Timo passa poco tempo nella power-play, causa sovraffollamento di ottimi defenseman e presenza tra gli altri di Nyqvist, Kane e Pavelski. Quest’anno aspettarsi di vederlo nella first unit è d’obbligo e mi chiedo che cosa possa portare in termine di numeri.

Molte di queste aspettative risiedono anche nel come, in fatto di chimica on-ice, si comporterà la nuova first line californiana. Couture sembra essersi preso il posto di first line center, con Tomas Hertl che si preoccuperà di formare un temibile one-two punch. Meier è proposto come ala sinistra dopo diverse ottime uscite lo scorso anno proprio con Couture e Pavelski nella first line, ma a destra, a riempire il grande vuoto, sarà con tutta probabilità Kevin Labanc.

Sorpresa positiva di due anni fa, l’anno scorso si fa una stagione intera con un mentore mica male nella third line: Joe Thornton. Jumbo Joe, durante l’offseason, dipinge una chiara situazione: Labanc è cresciuto davvero tanto al suo fianco e Thornton è convinto che sia pronto per un ruolo molto più importante.

Il mancato rinnovo di Pavelski sembra confermare che l’ex Bruins non fosse l’unico a pensarla in questo modo.
Principalmente un playmaker, Labanc è il 171 pick assoluto del 2014, uno steal a tutti gli effetti. Con Thornton, Kevin migliora sotto l’aspetto del ritmo e dell’intensità di gioco, mostra un miglior istinto difensivo e soprattutto si dimostra grande distributore e nel contempo anche potenziale scoring threat.

Insomma, ha tutto il necessario per essere un pacchetto completo di velocità, astuzia e tecnica perfetto per non far sentire la mancanza di una delle stelle più sottovalutate di sempre in Pavelski.

24 anni a Dicembre, 56 punti in 82 partite principalmente come third-liner, 17 goal e ben 39 assist, spesso utilizzato nella power play per la sua capacità di transizione e per il suo grinding nell’impedire l’uscita del disco dall’offensive line, in 14 minuti di average di gioco identici a quelli delle sue due scorse stagioni raddoppia le sue hit da 31 a 66, alza di 6 punti la sua percentuale di tiro e va da 20 a 40 ed infine a 56 punti totali, essenzialmente senza mai assumere un ruolo fisso da top-six.

Tutto questo mi fa pensare che sia pronto a prendersi più minuti, più responsabilità e molti più grandi momenti: la sua performance nella serie contro Vegas nei playoff ha fatto vedere che quando la pressione è alta, Labanc si fa trovare pronto.

Per non dire del fatto che abbia firmato un contratto da un solo anno e che si aspetta di capitalizzare con un long-time deal alla fine di questa stagione: quale miglior benzina che questa per mettere a segno una stagione da record? Labanc riceverà più minuti nella power-play ma soprattutto potrà mettere a disposizione la sua abilità di playmaker ad alcuni dei migliori goal-scorer della lega: Hertl, Couture, Meier, Kane sono tutti nomi che ti fanno pensare al disco infilato in rete. L’esposizione a questi esperti del goal e a certi defenseman con il vizio di punire il goalie di turno (Qualcuno ha detto Brent Burns?) possono solo portare l’ammontare di assist dell’americano a salire vertiginosamente.

Insomma, San Jose non ha da preoccuparsi su chi potrà sostituire degnamente Pavelski: con due giovani breakout performer in Meier e Labanc, la first line degli Sharks è tutta da gustare.

21 e 22 Anni, Ala e Centro, Clayton Keller e Nick Schmaltz, Arizona Coyotes:

Il primo ha impressionato nella sua rookie season, prendendosi già l’etichetta di predestinato ma poi fallendo nell’infiammare i tifosi di Arizona nella sua sophomore season. Il secondo, dopo una grande stagione a Chicago e una promessa di futuro roseo, è protagonista di una trade con Dylan Strome portato nella Windy City per questioni di chimica con DeBrincat. Nick finisce ai Coyotes ma viene presto fermato da un infortunio.

Quello che cambia quest’anno però è la presenza di un giocatore in più che potrebbe trasformare drasticamente la struttura offensiva degli Arizona Coyotes: Phil Kessel. Dopo anni passati come “terza stella” di una versione All-Star dei Pittsburgh Penguins dell’eterna coppia Crosby-Malkin, gli ormai compromessi rapporti con coach Mike Sullivan hanno portato ad una trade con Arizona in questa offseason presto conclusa portando i servigi dell’ex Maple Leafs nei deserti di Phoenix e Temple.

Kessel non è un giocatore comune: è una stella della lega che nelle sue peggiori condizioni ti mette 60 punti sul tabellino alla fine della regular. È un giocatore che fa della sua shooting ability e della sua tecnica armi sensazionali che sanno ribaltare partite. Ed ora, soprattutto, è tornato ad essere il leader, la stella numero uno di un giovane team che ha fame di playoff.

L’arrivo di Kessel rappresenta una grande chance per Keller e Schmaltz e lo fa in due possibili configurazioni: la prima, quella ora meno quotata ma quella che per la mia umile opinione sarà adottata durante la stagione, è quella di vedere proprio questi due prendersi la first line di Arizona al fianco di Kessel, formando un trio ad altissimo potenziale offensivo.

La seconda, che sicuramente rimane opzione validissima e che probabilmente debutterà ad inizio stagione, è quella di vedere Keller e Schmaltz insieme nella seconda linea in compagnia di Vinnie Hinostroza, che già conosce bene Schmaltz, in una dinamica linea “green” pronta a fornire quella produzione in più che possa sgravare una first line guidata da Kessel e dal veterano Derek Stepan.

In entrambi i casi, questi due giocatori saranno facilitati: se nel primo l’opportunità di fare trio fisso con Phil gli consegna un bel mucchio di opportunità in più 5-on-5, nel secondo caso i due avrebbero meno pressione per le mani, che sarà ben distribuita sulle spalle di Stepan e Kessel, e potranno essere liberi di esprimersi e di esplodere come le future stelle che trovo possano diventare.

Ricordiamo che Keller è un ragazzo che è stato capace di collezionare ben 65 punti nella sua stagione di debutto e che in ogni caso colleziona il totale maggiore di punti per i Coyotes l’anno scorso, anche se sono solo 47. Importante è evidenziare come Arizona abbia posto molto sulle spalle di Keller per sbloccare l’attacco del team e la pressione, probabilmente, è stata troppa. Clayton poi ottiene 65 punti come ala, e non come centro dove è stato spesso schierato causa mancanza di depth nella posizione. Il trade Schmaltz ha tentato di risolvere la cosa scambiando uno Strome non entusiasmante, ma purtroppo per Arizona Nick salta ben 42 partite causa infortunio.

Schmaltz invece, a Chicago, colleziona nella sua seconda stagione ben 52 punti in 78 partite passando dalla third alla second line, in coppia a volte con Kane, a volte con DeBrincat. Nick si dimostra capace di poter brillare se accoppiato con un goalscorer puro e se Keller è più un playmaker, Kessel sicuramente sarebbe ideale come partner per l’ex Blackhawks.

Dunque, che sia con pressione da top star ma al fianco di Kessel oppure con una second line tutta per loro in ruolo di supporto, Schmaltz e Keller hanno l’opportunità di diventare due grandi armi offensive per Arizona, mantenendo quell’identità difensiva che hanno reso i Coyotes un team da tenere d’occhio e che è stato marchio di fabbrica ed elemento brillante della gestione Rick Tocchet. Vederli entrambi tornare a girare sui 60 punti, magari per Clayton anche qualcosa in più, non sembra così improbabile.

2 thoughts on “NHL Breakout 2019: Pacific Division, Part 2

  1. Seguo poco la NHL ormai, ma resto tifoso dei Bruins. Volevo solo complimentarmi con Mattia per gli articoli competenti e interessanti. Continua così!

    • Grazie mille deolone per il commento. Ne riceviamo pochi e sarebbe bello fossero di più. Comunque scrivere questi articoli è un piacere e ti ringrazio per il complimento 🤙🏻

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