“Due cose assolutamente opposte ci condizionano ugualmente: l’abitudine e la novità.”

Con una citazione di Jean de La Bruyère, scrittore, aforista e moralista francese del ‘600, andiamo a raccontarvi ciò che sta accadendo nella brillante Central Division, al cui comando ci sono al momento due formazioni che raccontano storie ben diverse: la novità viene dal Canada e porta il nome dei Winnipeg Jets, l’abitudine da qualche anno a questa parte, invece, arriva dalla città definita da molti la “capitale della musica country”: Nashville, il cui brand recita Predators.

Lo scorso anno arrivarono all’atto finale, perduto per 4 gare a 2 contro i Pittsburgh Penguins, in questa stagione sono ripartiti con grande entusiasmo e la consapevolezza di poter trasformare le lacrime di tristezza in lacrime di gioia dopo aver strappato solo 11 pagine del calendario.

Partiamo con la nostra review proprio dalla music city.


NASHVILLE PREDATORS – 73 punti

L’unione fa la forza…

PK Subban sta trascinando i Predators verso la vittoria della Central Division

Con grande consapevolezza dei propri mezzi ed una profondità del roster notevole i Nashville Predators guidano la Division forti dei loro 73 punti conseguiti in 53 gare.

Gli innesti estivi e la crescita di qualche elemento ha permesso alla formazione di coach Laviolette di volare in vetta alla classifica e di gestire paradossalmente le proprie energie da sfruttare poi al massimo in post season garantendosi un buon distacco dalle posizioni di “lotta” della Conference lontane una dozzina di punti.

Il miglior PK Subban di sempre guida le statistiche di squadra con i suoi 43 punti, frutto di 15 goal e di 28 assist. L’ex Canadiens sembra aver trovato la sua giusta dimensione in una piazza calda come quella di Nashville ma meno “ansiosa” di vincere rispetto a Montreal dove le pressioni per qualsiasi giocatore aumentano inverosimilmente.

Dietro al difensore di soli 3 punti spunta il nome di Filip Forsberg: lo svedese, appena rientrato dall’infortunio che lo ha tenuto fuori per l’intero mese di gennaio, ha realizzato la bellezza di 38 punti in 39 gare disputate viaggiando ad una media di quasi 1 punto a partita. Il suo ritorno è stato bagnato con un goal ed un assist nella gara del primo febbraio stravinta per 5-0 contro Los Angeles, nelle ultime due gare però non è sceso sul ghiaccio e non lo farà nemmeno questa sera contro Montreal a causa della squalifica che la NHL gli ha inflitto per il duro colpo che lo stesso Forsberg ha dato a Jimmy Vesey dei New York Rangers lo scorso martedì.

L’unione fa la forza: così abbiamo intitolato il paragrafo dedicato ai Predators, proprio così, perché a differenza di altre compagini in cui spiccano 2/3 giocatori ecco che per la formazione del Tennessee sono numerosissimi gli elementi a roster che beneficiano del gioco imposto da coach Laviolette; uno su tutti, Kevin Fiala. Menzione d’onore per colui che saltò quasi interamente gli scorsi playoff (dopo aver fatto arrossire la difesa di Chicago al primo turno) rompendosi una gamba: per il 21enne statunitense 11esima scelta assoluta al Draft del 2014 sono 35 i punti messi a segno sino a questo momento, frutto di 17 reti e di 18 assist.

Sopra la soglia dei 30 punti troviamo Josi, Smith, Arvidsson, Johansen e quel Kyle Turris frutto del “triello” (parola terribilmente senza senso che però mi è entrata in mente guardando il quiz serale di Rai Uno con Fabrizio Frizzi…!) di scambi fra Predators, Senators ed Avalanche: grazie alle bizze di Duchene (finito ad Ottawa) a guadagnarci qualcosa sino ad ora sono stati praticamente solo i Predators, che si godono così il loro vero secondo centro in rosa poiché il buon Nick Bonino, arrivato in estate da Pittsburgh con 2 anelli al dito, probabilmente sta tenendo il meglio di se per il periodo che conta, ossia i playoff.

In gabbia il solido Pekka Rinne (5 shutout ed una percentuale di parate del .926%SV) sta mantenendo dei livelli altissimi di gioco, garantendo sicurezza ad una difesa già di per se a tratti impenetrabile. Il backup Juuse Saros nelle 14 occasioni in cui è stato chiamato in causa si è dimostrato all’altezza della situazione registrando ben 3 shutout.

Efficace il powerplay che con un 24.0% di realizzazione risulta il terzo migliore della NHL inferiore solamente a quello di Pittsburgh ed a quello di Winnipeg.


WINNIPEG JETS – 73 punti

E se la Coppa tornasse in Canada?

La barba incolta di Patrik Laine dice tutto: è già da playoff, così come i Winnipeg Jets proiettati verso l’obiettivo chiamato post season

I tanto amati amici di Hockey Night in Cividale (da troppo tempo assenti ingiustificati) conclamavano come la Stanley Cup potesse tornare entro breve tempo in Canada, presumibilmente riferendosi agli Edmonton Oilers del “nuovo Gretzky” Connor McDavid…invece ecco che a sorprendere il mondo della NHL arrivano i Winnipeg Jets, franchigia che negli ultimi anni ha assaporato la post season in una sola occasione (2 anni fa) subendo peraltro lo sweep dagli Anaheim Ducks.

L’entusiasmo a Winnipeg è notevole, l’Arena è sempre gremita, merito di una squadra che fa della grinta e della cattiveria agonistica il proprio forte; queste due armi, possiamo dirlo, sono quelle di sempre, quelle che negli anni hanno anche fatto un po’ la buona e la cattiva sorte del team spesso falcidiato gara dopo gara da numerose penalità che portavano gli avversari a sfruttare le possibilità di powerplay a proprio favore. Proprio su questo ha lavorato molto coach Maurice, ed i suoi hanno recepito il messaggio: cattivi si, ma non troppo, e dal primo posto della passata stagione nella classifica dei minuti di penalità a partita sono passati al 21esimo posto assoluto nonostante “Big Byf” Dustin Byfuglien ci metta del suo a far recuperare posizioni con i 63 minuti passati in panca puniti sino a questo momento che lo rendono il più falloso in lineup.

Se a questa variazione ci aggiungiamo la crescita esponenziale del “franchise center” Mark Scheifele (a quota 38 punti nonostante sia rientrato solamente stanotte dopo un mese e mezzo di stop per infortunio), la grandissima stagione di Blake Wheeler (14 goal e 45 assist), la prepotenza di Patrik Laine (25 goal e 17 assist ed una barba incolta già “da playoff”) e l’esplosione in gabbia di Connor Hellebuyck (.924%SV e 5 shutout in 44 presenze) ecco spiegato il motivo per cui un team discreto si è trasformato in un team capace di stare al passo con le grandi della Central Division, piazzandosi momentaneamente al primissimo posto.

Menzioni d’onore per il talentuoso Nikolaj Ehlers, genio e sregolatezza del team, a quota 39 punti, divisi fra 19 goal e 20 assist e per il rookie Kyle Connor a 35 punti stagionali.

Degli special teams sottolineiamo la grande resa del powerplay capace di capitalizzare il 24.1% delle occasioni piazzandosi al secondo posto assoluto della lega alle spalle solamente dei Penguins.


ST. LOUIS BLUES – 71 punti

DALLAS STARS – 70 punti

Fra le due litiganti…le terze godono??

Distanti rispettivamente 2 e 3 punti dalla prima posizione occupata dai Jets troviamo i St. Louis Blues ed i Dallas Stars, due squadre che ad inizio stagione erano date per probabili contendenti alla vittoria della Division.

I Blues sono calati molto dopo un avvio roboante che ha permesso al team di coach Mike Yeo di poter rifiatare in vista del rush finale. A patto però che ricomincino a correre, visto che le distanze dalle inseguitrici si sono assotigliate notevolmente.

Per la formazione del Missouri citiamo le prodezze di Brayden Schenn, l’ex Flyers è attualmente il miglior marcatore della squadra con i suoi 53 punti messi a referto divisi fra 23 goal e 30 assist.

Sono 23 le reti anche per il volto della franchigia: Vladimir Tarasenko, sempre fra i migliori della propria squadra.

In gabbia coach Yeo si sta leccando i baffi per merito delle prestazioni straordinarie di colui che doveva essere il backup: Carter Hutton ha di fatto rubato il ruolo di starter a Jake Allen, troppe volte impreciso nelle sue apparizioni in stagione.

Per l’esperto goalie le statistiche rispetto al collega sono nettamente migliori: la percentuale di parate racconta di un .943%SV per lui rispetto ad un .909%SV di Allen, battuto anche nel numero di shutout per 3 a 1. Momentaneamente lo starter resterà Hutton, nonostante il team confidi in un recupero di Allen, ragazzo in cui dirigenza e coaching staff ci avevano scommesso un paio d’anni fa spedendo di fatto Elliott a Calgary per “togliergli pressioni” e renderlo di fatto il titolare della franchigia.

In quel di Dallas invece le ultime gare raccontano di 7 vittorie e 3 sole sconfitte.

Coach Hitchcock ha finalmente trovato il modo di far difendere alla sua squadra, in passato troppo spesso devota solamente all’attacco.

L’arrivo in estate da Montreal del geniale Alexander Radulov, primo marcatore di squadra con 53 punti (21 goal e 32 assist), ha portato nuova linfa al reparto offensivo, lasciato lo scorso anno nelle mani dei soli Benn e Seguin.

Il duo delle meraviglie, che non sempre si aggirano nella stessa linea, produce ad ogni gara almeno un punto restando i punti fermi dell’attacco; ciò che spicca in questa stagione è il ritorno al livello di 2 anni fa di John Klingberg: il difensore svedese è il secondo miglior marcatore (alla pari del capitano) con a referto 7 reti e ben 45 assist, frutto della sua grande capacità di muovere il disco in zona d’attacco e dopo l’opaca stagione da “sophomore” si sta riprendendo le luci del palcoscenico che gli erano giustamente piovute addosso quando era un rookie.

In gabbia l’arrivo in estate da Los Angeles di Ben Bishop ha risolto i problemi avuti nel recente passato; il goalie disputa 3/4 delle gare e para con una media del .919%SV. Il backup Kari Lehtonen è finalmente adibito ad un ruolo a lui ottimale, negli anni passati infatti il finlandese soffriva troppo la rivalità con i suoi colleghi mentre ora accettando il fatto di essere il secondo portiere sta mantenendo dei livelli di gioco discreti.


MINNESOTA WILD – 64 punti

COLORADO AVALANCHE – 62 punti

Lotta per la Wild Card fra veterani e ragazzini terribili…

Minnesota Wild e Colorado Avalanche proseguono la loro scalata verso la gloria, chiamata post season.

Menzione d’onore per gli Avalanche ed il loro coach: Jared Bednar ha letteralmente capovolto la situazione in quel di Denver.

Dall’orripilante campagna 2016/17 conclusa con la miseria di 48 punti, siamo passati ad una trentina di gare dal termine a quota 62, con una classifica che racconta di un team in piena lotta playoff, in grande crescita, con giovani interessantissimi e la sfortuna di avere nel momento cruciale l’uomo copertina ai box per infortunio.

Stiamo parlando di Nathan MacKinnon, autentico prodigio sul ghiaccio durante questa stagione; per lui parlano chiaro i numeri, il #29 degli Avs ha realizzato 24 goal e 37 assist in 49 presenze ed è il miglior marcatore della franchigia oltre che maggiore candidato per la conquista dell’Hart Ross Trophy.

Questo stop forzato di 2/4 settimane non gioverà affatto alla squadra che dovrà dare il meglio di se per limitare i danni (e la batosta di giovedì subita a St.Louis con un pesante 6-1 potrebbe lasciare il segno…).

Dietro a MacKinnon è esploso il talento di Mikko Rantanen: 50 punti per il finlandese volante frutto di 17 goal e 33 assist.

La difesa talvolta fa e disfa, ma lo spettacolo di questa squadra è sicuramente l’attacco; capitan Landeskog contribuisce con i suoi 40 punti stagionali ed assieme a lui a chiudere il profilo di Colorado citiamo altri due nomi da scrivere sul taccuino degli appassionati dei giovani: Alexander Kerfoot e J.T. Compher.

Da segnalare inoltre l’ottimo rendimento in gabbia di Jonathan Bernier che dopo delle annate disgraziate fra Toronto ed Anaheim ha trovato la sua dimensione con la casacca degli Avalanche rendendo la vita più facile allo stakanovista Semyon Varlamov costretto ad essere spremuto come un’arancia per tutta la Regular Season causa assenza di un backup all’altezza della situazione.

I playoff, che ad inizio anno sembravano un’utopia, a questo punto sono un reale obiettivo per Colorado.

Posto playoff momentaneamente occupato dai Minnesota Wild, forti dei loro 64 punti (che potevano essere 65 se non si fossero fatti rimontare 3 reti e

beffare all’overtime dal fanalino di coda Arizona nella gara disputata giovedì).

Bruce Boudreau guida un team esperto che ha ridato lucentezza alla tecnica sopraffina di Eric Staal, letteralmente rinato da quando veste la casacca verde scura.

Per l’ex capitano di Carolina numeri importanti anche in questa stagione: 49 punti totali frutto di 24 reti e 25 assist; la milestone dei 900 punti in NHL dista solamente 5 lunghezze, siamo certi arriverà a breve questo traguardo per il più anziano (33 anni) dei fratelli Staal presenti nella Lega (Marc dei Rangers ha 31 anni, Eric degli Hurricanes 29).

Meno prolifico della passata stagione Mikael Granlund: 43 i punti per il finlandese, seguito da Jason Zucker a quota 40.

Lo statunitense Zach Parise, fermo per tutti i primi 3 mesi di Regular Season, è tornato in line up i primi giorni di gennaio ma sino a questo momento non ha dato grandi segnali di forma, tant’è che nelle 15 presenze ha messo a segno la miseria di 2 reti e 3 assist, statistiche nettamente inferiori rispetto alla sua media.

Non è l’unico ad aver avuto problemi di infortuni Parise: anche Nino Niederreiter e Charlie Coyle hanno saltato diverse partite durante la stagione creando grattacapi a Boudreau costretto a richiamare spesso e volentieri ragazzi dalla AHL.

In gabbia Devan Dubnyk dopo un paio di annate da 60/65 presenze sta tirando il fiato, aiutato dal backup che tanto bene sta facendo, Alex Stalock, ex giovane di ottime speranze oramai giunto alla maturazione.

Dal reparto arretrato arrivano grandi gioie con il trio formato da Ryan Suter, Matt Dumba e Jared Spurgeon abili non solo a difendere ma anche ad offendere: sono infatti 34, 30 e 28 i punti messi a referto dal terzetto.

Minnesota è a tutti gli effetti una squadra da playoff e non crediamo possa lasciarsi sfuggire l’obiettivo nonostante se la debbano vedere non solo contro gli Avalanche ma anche contro le agguerrite compagini della Pacific Division quali i Kings, i Ducks, gli Sharks ed i Flames.


CHICAGO BLACKHAWKS – 56 punti

C’era una volta la Dinastia…

Solo 2 anni e mezzo fa Jonathan Toews alzava la terza Stanley Cup al cielo degli ultimi 6 anni e tutto il mondo della NHL parlava della Dinastia Blackhawks.

Quei giorni sembrano distanti anni luce da ciò che stiamo vedendo durante questa stagione: Joel Quenneville sembra aver perso il bandolo della matassa, lo scambio Panarin-Saad fatto con Columbus in estate è stato un buco nell’acqua ed il povero Patrick Kane (a quota 53 punti) è una delle poche luci nel buio più totale.

Le altre luci si chiamano Nick Schmaltz ed Alex DeBrincat: per il primo sono 39 i punti messi a referto (15 goal e 24 assist), per il rookie 34 (19 goal e 15 assist).

Le ultime 10 gare recitano di 2 vittorie e ben 8 sconfitte, record pessimo che ha fatto precipitare la formazione più titolata dal 2010 ad oggi all’ultima posizione della Division, staccata di ben 8 punti da un posto playoff.

Se già le cose andavano male ecco che anche il non avere un portiere affidabile in porta crea ulteriori problemi: Crawford è fermo da diverso tempo a causa di una commozione cerebrale che sembra procurargli vertigini e potrebbe restare fuori sino al termine della stagione, il tutto dopo un avvio molto positivo per il goalie con 2 anelli al dito.

Con il morale sotto ai tacchi e la situazione in gabbia assai difficoltosa dovuta alla brutta esperienza che Corey Crawford sta vivendo, Chicago sta attraversando il peggior momento della sua storia negli ultimi 8 anni e difficilmente riuscirà a trovare le forze per raggiungere un traguardo che obiettivamente in queste condizioni gioverebbe a poco. La Stanley Cup per il momento resta un meraviglioso ricordo. È tempo di ricominciare. L’uomo con i baffi è sempre quello giusto per queste cose. Fidati Chicago.


Per questa analisi è davvero tutto. Lasciamo le parole e soprattutto il ghiaccio alle 7 squadre impegnate a giocarsi il tutto per tutto in questi ultimo mese e mezzo di Regular Season in cui potrà succedere di tutto visto le distanze ridotte fra le formazioni attualmente in vetta e le inseguitrici.

BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

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