“La gioia più grande è quella che non era attesa”.

Con una citazione del drammaturgo greco Sofocle apriamo la nostra seconda review stagionale dedicata alla Pacific Division, giunta ormai, per ognuna delle 8 franchigie che si disputano la contesa, al giro di boa.

Al termine della Regular Season mancano infatti poco più di una trentina di gare ed il profumo dell’imminente All Star Game che si giocherà in Florida, precisamente a Tampa Bay, ci ricorda che stiamo per entrare nel momento clou della stagione, quello che di fatto deciderà le sorti di ognuna delle 31 squadre (a meno che non sia già segnata, vedi Arizona tanto per citarne una…!).

L’inattesa gioia sopracitata da Sofocle porta un solo nome: Vegas Golden Knights; la favola della squadra Cenerentola della NHL non ha intenzione di finire come un fuoco di paglia, anzi, ora come ora, un posto ai prossimi playoff sembra garantito per merito di un gioco spumeggiante che travolge qualsiasi altra formazione passi da queste parti (sono solo 4 le sconfitte interne subite sino a questo momento, 2 soltanto dopo i tempi regolamentari).

Partiamo con il nostro resoconto proprio da loro.

VEGAS GOLDEN KNIGHTS – 68 punti

Salutate la capolista!

La maglietta di questo tifoso dice tutto: VEGAS STRONG

Nemmeno nell’immaginario più fantastico dei sogni di un tifoso era plausibile attendersi un avvio simile: i Golden Knights guidati da coach Gerard Gallant stanno stupendo il mondo intero della NHL al loro primo anno di appartenenza.

Dall’alto dei loro attuali 68 punti guidano la Pacific Division con ben 9 lunghezze di distacco dai San Jose Sharks.

Ciò che meraviglia di questa formazione è l’incredibile alchimia generatasi sin da subito da parte di ogni linea, sia offensiva che difensiva, nonostante tutti gli elementi si conoscano solamente da pochi mesi, a differenza delle altre franchigie che hanno costruito la propria rosa negli anni consce di come e dove mettere mano per sistemare le lacune che volente o nolente tendono a formarsi in qualsiasi team.

5 vittorie, 3 sconfitte e 2 k.o all’overtime è il bilancio delle ultime 10 gare disputate, solo Calgary in questa Division ha fatto meglio, e proprio per questo motivo il solco scavato dalla neonata franchigia rispetto alle altre 7 concorrenti per l’incredibile obiettivo chiamato “post season” potrebbe risultare decisivo anche in caso di una lieve flessione che qualunque squadra durante la stagione regolare subisce.

Vegas con 164 reti realizzate è il terzo miglior attacco della Lega, dietro solamente a Tampa Bay e New York Islanders; il miglior marcatore della franchigia è Jonathan Marchesseault  (che ha da poco firmato il prolungamento di contratto per altri 6 anni a 5 milioni di dollari a stagione) con 46 punti, divisi fra 17 goal e 29 assist. L’ex Panthers è seguito a ruota dall’ex Blue Jackets William Karlsson, sorprendente killer in zona goal con i suoi 27 timbri a cui si aggiungono anche 15 assist.

Si può dire però che nessuna linea offensiva in fin dei conti sia più prolifica di un’altra ed è proprio per questo motivo che Vegas vola sul ghiaccio lasciando di stucco qualunque squadra affronti.

Da James Neal a David Perron, da Reilly Smith ad Alex Tuch…ognuno dei membri della line up sta dando il suo contributo in maniera soddisfacente e coach Gallant gongola.

La faccia della franchigia, Marc Andre Fleury, sta difendendo la gabbia alla grandissima, e dopo la prima parte di stagione saltata per una fastidiosa commozione cerebrale si sta prendendo le luci del palcoscenico forte di statistiche che nessuno pensava potesse ottenere in una squadra all’esordio in NHL; per il 33enne ex Penguins con 3 anelli al dito la “save percentage” racconta di un notevole 94.2% e l’importante milestone delle 400 vittorie assolute nella Lega più importante del mondo distante solo 13 scalini. Riuscirà il sempre sorridente goalie togliersi anche questa soddisfazione durante quest’ultimo scorcio di stagione? Noi ci scommettiamo.

Molto bene anche il reparto arretrato con Nate Schmidt e Shea Theodore sugli scudi.

Produce poco il powerplay, ma per il momento è tutto meno che un problema, soprattutto se in 5 contro 5 si risulta essere la seconda miglior squadra della Lega (davanti a loro solamente gli Islanders).


SAN JOSE SHARKS – 59 punti

Squali all’attacco della zona playoff

Aaron Dell e Brent Burns: protagonisti attesi ed inattesi a San Jose

Niente di trascendentale in quel di San Jose in questa stagione, ma solamente quel che basta per essere attualmente in solitaria al secondo posto di una Division, ammettiamolo, tutt’altro che entusiasmante a livello di gioco (Vegas esclusa).

La formazione di coach Peter DeBoer vede nel suo mentore il solito Brent Burns: per il barbuto difensore sono 41 i punti sino a questo momento, divisi fra 7 goal e 34 assist, che lo rendono il miglior marcatore della franchigia.

Dietro di lui l’eterno “Jumbo” Joe Thornton, rimasto orfano del compagno di grandi battaglie Marleau finito a Toronto in estate, con 36 punti (13 goal e 23 assist) e l’accoppiata Pavelski-Couture a quota 34.

La brutta notizia dell’ultima settimana in casa Sharks, che potrebbe minare la strada verso i playoff della formazione californiana, è l’infortunio accorso martedì notte a Joe Thornton: per lui si parla di un problema ai legamenti del solito ginocchio destro che gli da problemi da diverso tempo; sembra debba sottoporsi ad un intervento chirurgico ed in tal caso per lui la stagione potrebbe concludersi con largo anticipo.

In gabbia Aaron Dell, backup di Martin Jones, si sta prendendo delle belle soddisfazioni, complici le non buonissime performance del titolare che di fatto ha portato il duo a spartirsi quasi equamente il lavoro (22 gare sin qui per il primo, 31 per il secondo) con statistiche migliori per il 28enne canadese con una vita alle spalle fatta di AHL e College.

L’arma in più degli squali sono gli special team: powerplay e penalty kill infatti risultano entrambi fra i migliori dell’intera NHL piazzandosi al quinto posto assoluto.


CALGARY FLAMES – 58 punti

Si sono accese le fiamme canadesi

Gaudreau, Monahan e Tkachuk: il trio delle meraviglie di Calgary

Dopo una partenza in sordina la formazione allenata da Glen Gulutzan sta prendendo il volo: i Flames infatti sono la squadra più calda del momento in Pacific Division forti delle loro 6 vittorie nelle ultime 10 gare, con tutte  le 4 sconfitte subite solamente dopo i tempi regolamentari.

Johnny “Hockey” Gaudreau con 56 punti è il miglior marcatore della franchigia canadese, per il funambolo 15 goal e 41 assist nelle 49 gare sino a questo momento disputate; il compagno di linea, il centro Sean Monahan, con 22 goal e 21 assist lo segue in questa importante statistica.

Dietro il duo delle meraviglie ecco spuntare due nomi su cui la dirigenza puntava molto: Matthew Tkachuk e Michel Ferland; i due ragazzini stanno disputando una grande stagione, il primo in seconda linea con Backlund e Brouwer, il secondo a fare da ala destra al duo di prima linea formato dai sopracitati “gemelli del goal”.

La difesa, rinforzata in estate con l’arrivo dagli Islanders di Hamonic, sta rispettando le attese e risulta la nona meno battuta della Lega.

Molto bene anche il goalie Mike Smith, ex Coyotes, utilizzato da coach Gulutzan in 41 delle 48 gare sin qui disputate: un autentico stakanovista il portiere che ha registrato 2 shutout e para con una buona percentuale di salvataggi pari al 92.6%.

La strada verso il paradiso chiamato playoff è ancora lunga, ma questa sembra essere quella giusta.


LOS ANGELES KINGS – 57 punti

ANAHEIM DUCKS – 57 punti

Così vicine, così lontane…

Fra Quick e Perry non c’è mai stato feeling, così come fra Kings e Ducks…

Vicine in fatto di distanza geografica, vicine in fatto di distacco di punti in classifica, distanti per mille motivi, dalla rivalità per finire con l’attuale stato di forma che racconta di una Los Angeles in caduta libera e di una Anaheim in crescita.

L.A. sta vivendo un periodo difficilissimo, la squadra viva ed a tratti divertente vista ad inizio campionato ha lasciato spazio a quella lenta, abulica e remissiva che ricorda molto quella delle ultime 2 stagioni con coach Sutter in panchina.

Dopo l’ottimo inizio, con Anze Kopitar e Dustin Brown assoluti protagonisti, che ha permesso ai tifosi di sognare un ritorno ad ambizioni di un certo livello, ecco che l’infortunio subito da Jeff Carter e l’involuzione di gioco hanno fatto precipitare i Kings in piena lotta per un posto playoff, a combattere sia con le squadre della propria Division per un piazzamento nelle prime 3 posizioni ed anche con quelle della Central (Minnesota, Colorado e Dallas) per ottenere una delle due Wild Card disponibili.

John Stevens sembra aver perso il bandolo della matassa, ma con gente del calibro di Jonathan Quick, Drew Doughty ed i giovani talenti Tyler Toffoli, Adrian Kempe e Tanner Pearson tutto è possibile in quel di Los Angeles e dunque non li diamo per vinti sino all’ultimo, nonostante nelle ultime 10 gare la vittoria sia arrivata soltanto in 3 occasioni. Lo stop per l’All Star Game forse cade a fagiolo.

Situazione opposta invece in quel di Anaheim, dove dopo un inizio di stagione frustrante, vuoi per i cattivi risultati, vuoi per la cattiva sorte che ha mietuto di infortuni la rosa della franchigia (dal lungodegente Kesler a capitan Getzlaf, passando per Perry, Lindholm e Gibson!) ha ritrovato se stessa nell’ultimo periodo rientrando in piena corsa per un piazzamento utile per accedere alla post season.

Gli infortuni hanno costretto la dirigenza dei Ducks a compiere anche un movimento di mercato che probabilmente in altre situazioni non sarebbe mai avvenuto: Sami Vatanen infatti (uno fra i più promettenti difensori della rosa) è stato ceduto ai New Jersey Devils in cambio di Adam Henrique, centro che in assenza di Ryan Kesler (ora rientrato dal lungo stop) ha agito in seconda linea dando il suo contributo all’offensiva sino a quel momento troppo “leggera”.

Stagione da incorniciare sino a questo momento per lo svedese Rickard Rakell, 18 goal e 18 assist per il 24enne, arma letale specialmente in situazione di powerplay.

Andamento lento invece per Corey Perry, 8 goal e 17 assist per il canadese che tende a tirare fuori il meglio di se proprio da febbraio in poi…staremo a vedere se anche quest’anno manterrà le solite abitudini.

In gabbia John Gibson (save percentage del 92%) è indiscutibilmente lo starter, aiutato solamente nei back to back dal veterano Ryan Miller che comunque ha risposto in maniera positiva nelle poche volte in cui è stato chiamato in causa.


EDMONTON OILERS – 47 punti

VANCOUVER CANUCKS – 44 punti

Piangono le canadesi…

McDavid e Boeser: quando due fenomeni non bastano a far andare bene le cose in un team

Se per una squadra era lecito aspettarsi in questo momento questa esatta posizione in classifica (Vancouver) per un’altra la situazione è assai diversa: gli Edmonton Oilers infatti erano accreditati da tutti i maggiori esperti come una fra le maggiori candidate alla conquista della prossima Stanley Cup.

Ed invece ecco che nemmeno la presenza di un fenomeno come Connor McDavid (15 goal e 39 assist per il capitano) sta permettendo al team guidato da coach Todd McLellan non solo di entrare in zona playoff ma nemmeno di avvicinarsi; i punti di distacco sono 10, non una distanza insormontabile ma a questo punto della stagione sicuramente assai preoccupante.

Il problema maggiore per gli Oilers sembra essere la difesa: ciò che sembrava sistemato durante la scorsa strepitosa stagione è tornato incredibilmente a galla durante questa annata; Cam Talbot in gabbia soprattutto ha subito un calo di rendimento notevole: per lo starter goalie le statistiche parlano chiaro, la save percentage pari al 90,1% è nettamente inferiore rispetto al 91,9% registrato l’anno passato in cui aveva registrato inoltre ben 7 shutout (mentre quest’anno solamente 1).

Ma la colpa non è solo del portiere ovviamente: entrambi gli special team fanno acqua dappertutto, il powerplay è il secondo peggiore dell’intera lega, il penalty kill addirittura il peggiore. Urgono cambiamenti, ma non siamo sicuri che possano farcela in così poco tempo e soprattutto senza un reale cambio di marcia.

In quel di Vancouver invece si può dire che tutto sta andando come doveva andare. E’ scoppiato il talento cristallino che Brock Boeser aveva già fatto notare nelle pochissime apparizioni registrate nelle ultime settimane dello scorso campionato; per il 20enne statunitense, massimo candidato alla conquista del Calder Trophy, sono 24 i goal e 19 gli assist con cui ha trascinato come meglio ha potuto la formazione canadese.

I Canucks si stanno rassegnando a dare l’addio ai gemelli Sedin, anche se nonostante l’età che avanza riescono tutt’ora a dare il loro contributo in zona goal in maniera egregia (32 punti per Henrik, 30 per Daniel).

L’eterna giovinezza ha baciato la fronte anche di Thomas Vanek: per il 33enne austriaco sono 35 i punti stagionali di cui ben 14 in situazione di powerplay.

Bo Horvat invece, da cui ci aspettavamo molto, ha subito un infortunio che lo ha tenuto fuori per un mese e mezzo ed è appena rientrato sul ghiaccio, per lui si prospetta un finale di stagione in cui deve mostrare molto per meritarsi un posto da centro di prima linea in questa formazione che volente o nolente dovrà ripartire da zero una volta che i gemelli Sedin appenderanno i pattini al chiodo, ed il giorno non sembra più poi così lontano.

Nota dolente del team allenato da coach Travis Green è sicuramente una difesa non all’altezza del palcoscenico. In gabbia Jakob Markstrom sta maturando e probabilmente sarà realmente pronto per un ruolo da starter quando finalmente Vancouver tornerà a puntare per degli obiettivi e non solamente per partecipare al campionato.


ARIZONA COYOTES – 33 punti

Delusione dell’anno? Forse si.

Ci si aspettava molto da questa giovane franchigia invasa da elementi con doti tecniche notevoli ed invece Rick Tocchet non è riuscito a ricavare nulla da tutto ciò rilevando dall’ex coach Tippett una formazione spenta, demotivata e per giunta meno grintosa complice l’addio dello storico capitano Shane Doan a cui la dirigenza non ha voluto rinnovare il contratto per un’altra stagione che forse avrebbe aiutato i giovani a crescere ulteriormente.

In Arizona i Coyotes sembrano seguire le orme del simpatico Willy il Coyote che cercava in ogni modo di catturare il Roadrunner: la gioventù sta cercando di crescere ma per farlo stanno sbattendo tante, tante, tantissime volte la faccia addosso ad un muro chiamato NHL; diciamolo chiaramente, questa squadra faticherebbe anche nel campionato di American Hockey League.

Salviamo il salvabile, ossia colui che potrebbe giocarsi il titolo di “Rookie of the year” ma che si è spento un pochino nell’ultimo periodo, stiamo parlando di Clayton Keller, che con 36 punti (14 goal e 22 assist) è il miglior marcatore della formazione, di fronte a gente del calibro di Stepan, Domi, Ekman Larsson e molti altri che avrebbero dovuto sicuramente dare e potuto fare di più.

Incredibile soprattutto l’involuzione di Max Domi, da enfant prodige a giocatore di rilevanza praticamente nulla (solamente 3 reti in 49 presenze).

La difesa, nonostante i cambiamenti effettuati in estate, fa acqua da tutte le parti e per i Coyotes è notte fonda.

L’unica speranza si chiama ovviamente “First Round Pick” al prossimo Draft.


Con questo è davvero tutto, la strada verso la gloria è ancora lunga, dopo la pausa per l’All Star Game infatti per le 8 formazioni inizierà il periodo più hot della stagione e ci sarà da divertirsi! Noi saremo qui ovviamente a raccontarvi ciò che sarà accaduto e ciò che potrebbe accadere in questo meraviglioso mondo chiamato NHL.

BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!

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