“Scegli sempre il cammino che sembra il migliore anche se sembra il più difficile: l’abitudine lo renderà presto piacevole.”

Con una citazione di Pitagora apriamo l’ultima review stagionale dedicata alla Pacific Division, zona in cui tutto o quasi è ormai deciso: San Jose, Edmonton, Anaheim e Calgary hanno scelto il cammino migliore fra le sette franchigie contendenti ed hanno praticamente un piede e mezzo in post season, due formazioni (Arizona e Vancouver) hanno ormai prenotato le lunghe vacanze primaverili/estive ed infine una decaduta franchigia (Los Angeles) sta tentando (?) l’impossibile scalata finale per raggiungere un obiettivo che ad inizio stagione sembrava il minimo sindacale.

Quest’oggi ci concentreremo sulla più grande delusione di questa Division: i Los Angeles Kings.

Per le prime quattro della zona (che diamo per scontato oramai presenti alla imminente post season) daremo un rapido sguardo, ricordando ai lettori di PlayitUsa di non perdere le nostre preview ai playoff, dove analizzeremo punti forti e punti deboli delle formazioni presenti, giudicando anche tramite degli azzardati pronostici, chi la spunterà su chi e perchè.

LOS ANGELES KINGS 75 punti; 34W-31L-7OTL

Milan Lucic sigilla la vittoria per gli Edmonton Oilers (2-0) che spedisce all’inferno i Los Angeles Kings, ora a -8 punti da un piazzamento in zona Wild Card, da recuperare in sole 10 gare rimaste

Doveva essere l’anno del riscatto dopo un paio di stagioni decisamente insufficienti per l’ormai golosa piazza californiana che dal 2011 riempie costantemente lo Staples Center, abituata “a vincere” per merito delle 2 Stanley Cup conquistate fra il 2012 ed il 2014, ed invece per i Kings sta volgendo al termine probabilmente la peggior campagna dopo la vittoria dell’ultima Coppa.

La formazione di coach Darryl Sutter sta vivendo un periodo di prolungato e preoccupante declino che sembra non avere freni: le prestazioni di gente come Dustin Brown, Marian Gaborik, Anze Kopitar e molti altri sono state per lunghi tratti di livello del tutto inferiore rispetto alle aspettative.

Proprio da Anze Kopitar, eletto capitano di franchigia l’estate scorsa, ci si aspettava qualcosa di più: per l’asso sloveno (fresco inoltre di rinnovo ultra milionario di contratto) lo scoreboard personale parla di soli 44 punti, divisi fra 10 sole reti e 34 assist, in 66 gare disputate, un bottino davvero scadente per un centro di prima linea che guadagna 10 milioni di dollari l’anno e reduce dall’annata migliore della sua carriera condita dalla conquista del Selke Trophy.

Su Dustin Brown e Marian Gaborik invece stendiamo un velo pietoso, l’ex capitano viaggia ad una media imbarazzante di 0.45 punti a partita, mentre per lo slovacco sono solamente 18 i punti realizzati in 49 apparizioni stagionali: semplicemente disastrosi. La loro condizione fisica appare lontana anni luce dai momenti migliori della loro carriera ed il problema maggiore per il GM Dean Lombardi sarà cercare di muovere il loro pesante contratto sacrificando, come minimo, qualche altro giocatore o qualche ulteriore pick nei vari Draft futuri (voglio trovare comunque quale folle GM delle altre 30 squadre NHL ora come ora si prenderebbe carico di contratti da quasi 6 milioni di dollari sino al 2022 per Brown e da quasi 5 milioni di dollari sino al 2021 per Gaborik…!).

Dell’offensiva di Los Angeles salviamo solamente Jeff Carter, autore comunque di una stagione di livello, non eccezionale ma pur sempre onorevole; con i suoi 60 punti distribuiti fra 31 reti e 29 assist, guida infatti le statistiche di squadra.

Da Tyler Toffoli e Tanner Pearson, gioielli ancora inesplosi, la dirigenza si aspettava sicuramente un ulteriore salto di qualità che non c’è purtroppo stato. Per il primo solamente 14 goal e 15 assist in 53 presenze, mentre per il secondo (dopo un avvio di stagione positivo) 22 goal e 19 assist in 71 presenze.

A nulla è valso l’arrivo alla trade deadline dell’ennesimo “vecchietto” Jarome Iginla, autore di 3 sole reti nelle 9 presenza messe a referto, con un pesante -7 sul groppone nell’interessante statistica dei plus/minus; il 39enne non è riuscito a trovare l’alchimia giusta in nessuna delle linee offensive proposte da coach Sutter, tant’è che è stato determinante solamente in situazione di powerplay, dove il suo tiro risulta ancora uno fra i più pericolosi e precisi della lega. Troppo poco però per una formazione che sta chiudendo la stagione con il sesto peggior attacco dell’intera NHL.

Così come a nulla è valsa la seconda ed ultima mossa messa a segno dal GM Lombardi alla Trade Deadline: da Tampa Bay è arrivato il goalie Ben Bishop (ancora a secco di vittorie dopo 4 gare disputate) in cambio di Peter Budaj che ha disputato in casacca Kings una stagione ben al di sopra delle aspettative in sostituzione dell’infortunato Jonathan Quick, rientrato proprio ad inizio marzo con risultati meno positivi rispetto a quanto sperato.

Proprio l’assenza del forte portiere protagonista delle 2 Stanley Cup è stato vissuto durante l’anno quasi come una “scusante” alle prestazioni deficitarie del team californiano; tale situazione viene dimostrata infatti dal fatto che i Kings sono la quinta squadra meno battuta della Lega.

Drew Doughty, nonostante un calo a livello realizzativo, ha guidato egregiamente un reparto arretrato tutt’altro che fenomenale, dove oltre al #8 i soli Jake Muzzin ed Alec Martinez paiono all’altezza della situazione; i vari Kevin Gravel, Derek Forbort e Brayden McNabb non sono parsi difensori di livello e la speranza in casa Kings porta il nome di Paul LaDue, 24enne 181esima scelta assoluta al Draft del 2012, richiamato dalla formazione affiliata dei Manchester Monarchs in quest’ultimo scorcio di stagione.

Sempre dalla AHL ha lasciato intravedere qualcosa di buono il giovane svedese Adrian Kempe, autore di 2 reti piuttosto pregevoli e di giocate di livello assoluto; con molte probabilità lo vedremo sin dall’inizio in line up a partire dalla prossima stagione.

Mancano 10 gare ai Kings per completare il disastro o compiere un’insperata quanto difficile rimonta, il cammino sarà duro, perchè un’altra volta in back to back (28 e 29 marzo) dovranno affrontare due fra le formazioni più hot di questa Division in trasferta, ossia gli Edmonton Oilers ed i Calgary Flames ed oltre a dover solamente vincere dovranno anche sperare che le franchigie più vicine a loro in classifica (St. Louis Blues e Nashville Predators appaiate ad 83 punti) subiscano un declino importante in questo rush finale.


SAN JOSE SHARKS 91 punti; 42W-24L-7OTL

ANAHEIM DUCKS 89 punti; 39W-23L-11OTL

EDMONTON OILERS 87 punti; 39W-25L-9OTL

CALGARY FLAMES 86 punti; 41W-28L-4OTL

Il quartetto in vetta alla Division sta vivendo momenti differenti di forma: se per la capolista Sharks questo ultimo periodo sembra “di riposo” in vista degli imminenti playoff, per le altre tre formazioni si tratta di una vera e propria spinta a tutta sull’acceleratore.

Specialmente a Calgary le cose si sono fatte molto interessanti in questi ultimi mesi di Regular Season; la coppia goal formata da Sean Monahan e Johnny “Hockey” Gaudreau (a cui abbiamo dedicato la copertina dell’articolo) dopo un avvio di stagione a scoppio ritardato ha ritrovato l’alchimia di un tempo e coach Glen Gulutzan gongola nel vederli scambiare giocate di altissimo livello e creare partita dopo partita numerosissime occasioni da rete, concretizzate spesso e volentieri dal neo membro in prima linea Micheal Ferland.

Per la coppia goal dei Flames sono 103 i punti registrati in coppia, 53 per Gaudreau, 50 per Monahan.

Molto positiva anche la stagione di Mikael Backlund: il possente centro della seconda linea ha registrato come il compagno #23 50 punti, conditi da ben 7 game winning goals.

Dopo un avvio imbarazzante ecco che a Calgary ha trovato la sua dimensione anche il goalie Brian Elliott (23W, .911%SV) che ha sfiorato il record di vittorie consecutive assoluto per la franchigia, fermato ad 11 per colpa dei Washington Capitals che martedì hanno tramortito la difesa dei Flames con 4 reti.

Ultimi due nomi da sottolineare in casacca rossa, Dougie Hamilton (11G-36A) e Matthew Tkachuk (13G-33A), il difensore ha risalito la china anch’esso dopo un inizio di stagione da dimenticare, mentre il rookie sta dimostrando al primo anno di NHL tutto il suo valore.

La capolista Sharks invece, come detto, sta vivendo un periodo di pausa dopo una corsa devastante che ha permesso loro di staccare le rivali in vetta alla Division.

Protagonisti assoluti della splendida cavalcata della franchigia guidata da coach Peter DeBoer sono il difensore Brent Burns, autore sinora di 70 punti divisi fra 27 goal e 43 assist (miglior difensore a livello realizzativo dell’intera lega a +4 da Erik Karlsson) ed il capitano Joe Pavelski che con i suoi 64 punti (28 goal e 36 assist) risulta il secondo miglior realizzatore di squadra.

Per San Jose replicare la clamorosa conquista della finale di Stanley Cup non sembra un’utopia; dopo tutto l’ossatura della squadra è rimasta tale e quale alla splendida realtà vista la passata stagione, con l’aggiunta dell’arrivo da Vancouver alla Trade Deadline di quel Jannik Hansen che può dare ulteriore brio ad un attacco stellare.

Obiettivamente ci si aspettava molto di più da Tomas Hertl (8G-10A) e da Joonas Donskoi (6G-9A): che abbiano tenuto le cartucce migliori per il periodo che più conta? Staremo a vedere.

In gabbia il fenomenale Martin Jones visto agli ultimi playoff possiamo dire, facendo una battuta, che ha fatto spazio in questa Regular Season al suo fratello più umano. Il goalie ha parato, senza infamie e senza troppe lodi, con il .916%SV, aiutato da un reparto arretrato che protegge molto bene la propria porta; la difesa degli Sharks infatti risulta la terza meno battuta dell’intera lega, dietro solamente ai Washington Capitals ed ai Columbus Blue Jackets, corazzate della spaventosa Metropolitan Division raccontataci pochi giorni fa dal nostro Francesco Fiori (alias Fleury).

Al secondo e terzo posto si piazzano Anaheim Ducks ed Edmonton Oilers reduci dalla sfida disputata l’una contro l’altra proprio nella notte appena conclusa che ha visto i Ducks avere la meglio per 4-3, grazie al game winning goal siglato ovviamente da Rakell.

Da una parte la fantasia e la leadership del “next one” Connor McDavid che con i suoi 85 punti stagionali osserva dall’alto verso il basso tutti gli altri giocatori della NHL, dall’altra invece la grande coesione fra i reparti e solidità di Getzlaf e soci.

Stagione da 10 e lode in California per il giovane 23enne svedese Rickard Rakell autore di 32 goal in 62 presenze, per lui prova di maturità ampiamente superata al pari di Jakob Silfverberg (20G-22A).

I due centri delle prime due linee risultano i migliori marcatori di franchigia, capitan Ryan Getzlaf (14G-48A) e Ryan Kesler (20G-30A), mentre la stagione del “gemello del goal” di Getzlaf Corey Perry tarda ad esplodere (se mai esploderà…!), per il #10 sono solamente 14 le reti messe a segno in 72 presenze, dati alla mano questa risulta essere la peggior stagione a livello realizzativo per il 31enne canadese da quella d’esordio in NHL datata 2005/06.

Alla Trade Deadline è arrivato da Dallas l’eclettica ala Patrick Eaves, utile specialmente in powerplay con il suo tiro fulmineo e la sua capacità di essere spesso nel posto giusto al momento giusto.

Bella scoperta inoltre quella di Brandon Montour, il difensore 22enne 55esima scelta assoluta al Draft del 2014, si è ritagliato uno spazio importante durante l’ultimo scorcio di stagione.

In gabbia il duo formato da John Gibson e da Jonathan Bernier si sta rivelando affidabile, sia il primo che il secondo goalie parano con delle medie soddisfacenti ed in combinata hanno messo a segno 7 shutout (5 il primo, 2 il secondo).

Restando in questo reparto, ma spostandoci di Stato, ad Edmonton, Canada, troviamo la strabiliante stagione messa a referto da Cam Talbot: il goalie degli Oilers ha disputato sinora 66 partite (si, ho detto 66!), vincendone 37, conquistando 7 shutout e parando con una media di .921%SV, a detta anche del suo coach Todd McLellan “non mi aspettavo fosse così forte”.

Ma Edmonton non è soltanto Talbot ovviamente, Edmonton è anche e soprattutto Connor McDavid, Edmonton è anche Leon Draisaitl, il tedescone sta infilando una stagione con i fiocchi, per lui sono 67 i punti realizzati sino ad ora conditi da 25 goal e da 42 assist.

Impossibile non sottolineare il miglioramento del reparto arretrato degli Oilers aiutato dallo scambio estivo che ha fatto gridare allo scandalo ed ha fatto passare per pazzo il GM Chiarelli quando scambiò l’ex capitano di franchigia Taylor Hall per l’allora promettente (ora forte) difensore Adam Larsson autore di una stagione pazzesca raccontata dai numeri che parlano di 4 goal, 13 assist ma soprattutto un +19 nella statistica dei plus/minus, cosa straordinaria se si ricordano i disastri compiuti negli anni passati da gente del calibro di Justin Schultz, ora “fenomeno” a Pittsburgh.

Si sta divertendo la gente di Edmonton, si sta divertendo anche Patrick Maroon, 34 goal nelle passate 5 stagioni in NHL, 25 soltanto in questa: che abbia giocato spesso a fianco di McDavid? Ovvio.

Cosa possiamo dirvi ancora? Ne vedremo delle belle ai playoff, ne siamo certi.


VANCOUVER CANUCKS 67 punti; 29W-34L-9OTL

ARIZONA COYOTES 63 punti; 27W-37L-9OTL

Chiudiamo la review con un breve commento su Arizona Coyotes e Vancouver Canucks, le due compagini stanno già pensando alla prossima stagione e siamo sicuri che il futuro di queste squadre sia più roseo di quanto il presente abbia regalato.

Da salvare sicuramente alcuni giovani delle formazioni, due su tutti, Bo Horvat da una parte (con 47 punti stagionali miglior marcatore di franchigia), Christian Dvorak dall’altra (28 punti stagionali nell’anno da rookie).

Dietro di loro sottolineo Troy Stecher, difensore 22enne dei Canucks con un futuro brillante da prima linea arretrata, Brendan Perlini, 20enne inglese 12esima scelta assoluta al Draft 2014 dei Coyotes, cecchino infallibile autore giù di 13 marcature alla sua prima “mezza stagione” in NHL, ma anche di Jakob Chychrun ed Anthony DeAngelo, altri due difensori giovani che in questa prima tranche di hockey giocato nel campionato che conta hanno dimostrato qualcosa di buono.

Il futuro è nelle loro mani, sta a loro scegliere quale cammino percorrere.


BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

 

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