“Ci si chiede qual è la differenza tra un leader e un capo: il leader guida, il capo dirige”.

In periodo di cambiamenti nella terra a stelle e strisce, ho scelto di aprire la prima review stagionale della Pacific Division con una citazione di Theodore Roosevelt, colui che fu il 26esimo capo dello Stato americano poco più di un centinaio di anni fa (precisamente dal 1901 al 1909).

18 Presidenti sono succeduti ad egli prima dell’ultima nomina del controverso e criticatissimo Donald Trump, al quale anche il team di PlayitUsa ha dedicato uno scriptum.

Theodore Roosevelt fu eletto Presidente degli Stati Uniti d’America a soli 42 anni e rimane tutt’ora la persona più giovane ad aver guidato il paese più potente del mondo; Connor McDavid, il 5 ottobre 2016, a soli 19 anni e 266 giorni fu nominato capitano degli Edmonton Oilers e per soli 20 giorni rispetto all’onere ricevuto 4 anni prima da Gabriel Landeskog (Colorado Avalanche) divenne il più giovane capitano mai nominato da una franchigia NHL.

Oggi, il buon Connor, con la C stampata sul petto, sta trascinando la propria squadra ai piani alti di una Division solitamente comandata dalle squadre della California che ora sono costrette ad inseguire la più blasonata formazione canadese (dall’alto delle proprie 5 Stanley Cup), rinata per merito del numero 97 ma anche grazie ad una produzione offensiva sostanziosa dei vari Lucic, Eberle e Draisaitl della quale ve ne avevamo ampiamente parlato nelle preview di inizio stagione.


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Connor McDavid affronta Sidney Crosby nella gara disputata martedì in cui ha messo a referto 3 assist. E’ facile fare paragoni fra il #97 ed il #87 di Pittsburgh. Entrambi fenomeni, entrambi nominati capitani di franchigia da giovanissimi, il primo ha trascinato il suo team alla conquista di 2 Stanley Cup nei 10 anni di egemonia, ci riuscirà anche il secondo?

“Siamo sicuri non sia un’errore di battitura?”

EDMONTON OILERS / 19 punti; 9W – 4L- 1OTL; 43GF – 35GA

Il miglior attacco della Division guida meritatamente la zona del Pacifico.

Come già detto in apertura il contributo di Connor McDavid (5 goal e 12 assist in 14 partite con una media punti/partita pari a 1.21 ed un buon +5 di plus/minus) sta trascinando la formazione allenata da coach McLellan; il 49enne ex allenatore degli Sharks si sta divertendo a mischiare le carte in tavola partita dopo partita, ampiamente aiutato dal talento del numero 97 al cui fianco gli si può mettere anche uno spaventapasseri con la certezza che metta a referto dei punti (chiedere a Maroon ed Eberle per credere).

Chiaramente per quanto riguarda i due ragazzotti sopracitati, dotati di una buona tecnica ed una discreta visione di gioco, non sembra neanche vero poter graffiare il ghiaccio in compagnia del fenomeno nato e cresciuto a Richmond Hill, tant’è che il primo si è sbloccato (5G-2A) proprio da quando funge da esterno d’attacco del 97 ed il secondo (sin dall’inizio accoppiato a McJesus) risulta essere anche il secondo miglior marcatore della formazione canadese con un bottino di 5 goal e 6 assist nelle 14 gare disputate.

L’acquisto estivo Milan Lucic (5G-4A) porta la sua esperienza e la sua cattiveria in un’altra ottima linea offensiva a livello realizzativo, la terza, formata dal giovane e possente centro tedesco Leon Draisaitl (3G-5A) e dalla freschezza di Tyler Pitlick, bella scoperta di inizio stagione che ha messo a referto 4 goal ed 1 assist, superando già i suoi record passati degli ultimi 2 anni in NHL.

Il finlandese Jesse Puljujarvi (quarta scelta assoluta all’ultimo Draft) sin’ora non ha messo a segno grandi numeri (1G-2A) trovando alcune difficoltà contro le squadre fisiche della sponda ovest in una linea altalenante formata da Ryan Nugent-Hopkins (2G-5A; -1 +/-) e Benoit Pouliot (3G-1A; 0 +/-).

Il vero reparto che preoccupava tifosi e non ad inizio anno era però la difesa; l’arrivo di Adam Larsson dai New Jersey Devils e la firma all’ultimo minuto del free agent Kris Russell (ex Stars e Flames) hanno aumentato il tasso qualitativo di una zona che nelle ultime stagioni si è rivelata a dir poco imbarazzante.

Se ad una migliore disposizione tattica a livello difensivo andiamo ad aggiungere poi una partenza “hot” per lo starter goalie Cam Talbot (8W, SP .921%, 2 shutout) la “combo” è fatta, ed Edmonton così non risulta più essere la peggior difesa della NHL come l’anno passato ma bensì si ritrova dietro solamente alle franchigie californiane (di 2 sole marcature subite).

Da sottolineare inoltre l’ottimo penalty kill che con il 90.4% di concretizzazioni risulta essere il quarto migliore dell’intera lega, dietro solamente a quello di Minnesota, Columbus e St. Louis.

La strada verso la gloria è ancora lunga, anzi lunghissima, ma una partenza in questo stile in quel di Edmonton non si vedeva da un decennio e dunque, tifosi Oilers, non aprite gli occhi e continuate a sognare, perchè con un McDavid sano per l’intera stagione ne vedrete delle belle.


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I derby della California sono sempre molto accesi, hit che si sprecano e risse a volontà. Il risultato è spesso poco spettacolo a livello di gioco con squadre troppo “prese” a darsele. Kings, Ducks e Sharks comunque restano 3 formazioni ardue da affrontare per chiunque le affronti.

“California dreaming”

ANAHEIM DUCKS / 17 punti; 7W – 5L – 3OTL; 41GF – 35GA

SAN JOSE SHARKS / 16 punti; 8W – 6L; 34GF – 34GA

LOS ANGELES KINGS / 14 punti; 7W – 7L; 36GF – 36GA

Il terzetto delle californiane sono all’inseguimento abbastanza ravvicinato della capolista.

Anaheim e Los Angeles dopo una partenza ad handicap condita da numerose sconfitte stanno risalendo la china, mentre gli Sharks si mantengono sopra il 50% di vittorie altalenando prestazioni ottime (vedi lo shutout inflitto a domicilio ai Capitals di Ovechkin martedì) ad altre prove assai negative (vedi il pesante 5-0 subito sabato scorso ad opera dei Penguins nel rematch della passata finale di Stanley Cup fra le mura amiche).

Partiamo dal sud della California; ad Anaheim finalmente sono tornati dopo le faccende burocratiche legate ai rinnovi contrattuali 2 elementi cardine della formazione allenata dal neanche tanto neo coach Randy Carlyle (proprio lui fu esonerato e sostituito da Boudreau a cui è toccata la medesima sorte in estate): sto parlando di Rickard Rakell (che si è fatto notare subito nelle 5 partite disputate sin’ora totalizzando 4 goal e 3 assist) e di Hampus Lindholm (fresco fresco di firma).

Corey Perry e Ryan Getzlaf sono, come sempre, i due uomini di maggiore caratura da cui passa gran parte della produzione offensiva della franchigia; per il primo il tabellino racconta di 4 goal e 9 assist in 15 partite, per il secondo (che ha saltato 3 gare per un lieve infortunio) solo 1 goal ma ben 12 assist; molto bene anche Ryan Kesler che con i suoi 12 punti (6 goal e 6 assist) risulta essere il terzo miglior marcatore della squadra arancio-nera oltre che elemento preziosissimo nei faceoff.

Attendendo l’esplosione definitiva di Jakop Silfverberg (autore di una doppietta nella notte italiana contro Carolina), Anaheim ciondola annotando con piacere i miglioramenti registrati dal classe 1995 Nick Ritchie che nelle 13 partite attuali ha già raggiunto il record della passata stagione di 4 punti (messo a referto però disputando ben 33 gare) venendo usato col contagocce da coach Carlyle anche in prima linea al fianco di Getzlaf.

Dalla linea difensiva ecco la piacevole sorpresa firmata Cam Fowler, il 24enne canadese sfruttando l’iniziale assenza dalla lineup di Lindholm si è fatto notare mettendo a referto 4 goal e 6 assist risultando un elemento determinante specialmente in situazione di powerplay, statistica nella quale il team californiano si piazza momentaneamente al quinto posto assoluto della lega con il 24.5% di realizzazione.

In gabbia John Gibson mantiene il suo ruolo da starter (5W, .909% SP) con l’aiuto del prezioso backup Jonathan Bernier in occasione di gare a distanza ravvicinata.

Prendendo la I-N5 da Anaheim verso nord si arriva in un lampo a Los Angeles, dove troviamo i Kings di coach Darryl Sutter combattere con i numerosi infortuni subiti in questa prima parte di stagione mantenere con le unghie e con i denti le prime posizioni di classifica in Division.

Dopo appena una gara infatti il forte goalie Jonathan Quick ha subito un grave infortunio all’inguine che lo terrà fuori perlomeno per altri 2 mesi e mezzo (se non di più) e non avendo un backup (a mio modo di vedere) all’altezza della situazione i Kings hanno faticato molto nelle prime partite della stagione.

Sfortuna (o fortuna?) vuole che anche il backup Jeff Zatkoff subisca un lieve infortunio dopo sole 3 gare disputate (con un orrenda media di 4.38 goal subiti a partita ed una media salvataggi pari al .839%) e così a difendere la gabbia di L.A. si presenta quel Peter Budaj assente dai grandi palcoscenici da almeno un paio d’anni; ma le case di cura a Los Angeles funzionano evidentemente  alla grande ed il goalie 34enne ex Montreal Canadiens ottiene 7 vittorie nelle 11 presenze messe a referto con una media salvataggi pari al .915% e piazzando inoltre 2 shutout consecutivi ai danni di Calgary e Toronto, ottenendo ufficialmente la candidatura da starter goalie sino al rientro ad inizio 2017 di Quick.

Ma il problema dei Kings non riguarda solo la gabbia; la formazione di coach Sutter segna poco (se si escludono gli exploit contro Calgary e Toronto la media è di 2.00 goal a partita) e non è una sorpresa vedere un difensore (Alec Martinez) ai piani alti delle statistiche realizzative di squadra con i suoi 2 goal e 7 assist dove il solo Jeff Carter (5G-5A) sin’ora ha fatto meglio.

Il neo capitano Anze Kopitar ha iniziato la stagione un po’ in sordina collezionando solamente 7 punti ed a cui vengono cambiate spesso e volentieri le ali; Tanner Pearson, Tyler Toffoli, Dustin Brown e Devin Setoguchi si sono alternati da sparring partner al numero 11 in questo breve scorcio di inizio stagione, ma nessuno di loro (nonostante le prestazioni piuttosto buone) sembra intoccabile nella prima linea offensiva di L.A.

Bella scoperta il 26enne Nic Dowd, possente centro che con 2 goal e 5 assist domina in terza linea offensiva facendosi notare anche per la buona capacità di copertura in zona arretrata.

Gli special team non funzionano affatto bene, tant’è che sia il powerplay che il penalty kill risultano essere fra i peggiori dell’intera lega.

L’assenza di Marian Gaborik, fermo dalla World Cup di settembre, sembra farsi sentire; il suo rientro non è imminente ma nemmeno così distante, vedremo se il 34enne slovacco riuscirà ad aumentare la produzione offensiva della squadra dopo 1 stagione molto difficile come quella passata dove il suo rendimento è stato nettamente al di sotto delle aspettative.

Riprendiamo la I-N5, ma questa volta guidiamo per 340 miglia verso nord arrivando nella baia vicina a San Francisco, precisamente a San Jose, dove ci fermiamo nel territorio degli Sharks.

La formazione allenata da coach DeBoer è partita alla grande nelle prime giornate di stagione dimostrando di avere fame di rivincita dopo la cocente sconfitta subita alla prima apparizione in una finale di Stanley Cup.sjs_2010_territorysign

Dopo un mese di ottobre molto positivo (6 vittorie e 3 sconfitte) ecco però che in questi primi 11 giorni di novembre sono arrivate 3 sconfitte al fronte di 2 sole vittorie che hanno riportato con i piedi per terra tifosi e addetti ai lavori che davano per scontata la loro vittoria in questa Division.

I soliti noti Joe Pavelski (5 goal e 9 assist) ed i barbuti Brent Burns (6 goal e 7 assist) e Joe Thornton (2 goal e 9 assist) guidano le statistiche realizzative del team tutt’altro che frizzanti, mentre il fenomenale Logan Couture visto agli ultimi playoff sembra essere tornato quello “soft” visto troppo spesso nelle ultime stagioni di Regular Season (3 goal e 5 assist per lui, -3 plus/minus).

Non benissimo sin’ora anche il neo acquisto Mikkel Boedker autore solamente di 2 reti e schierato in una terza linea dove l’unico a splendere è il giovane centro Tomas Hertl (4 goal e 4 assist), mentre il buon Patrick Marleau deve con ogni probabilità ancora scaldare i motori di un vecchio diesel.

Solamente i Vancouver Canucks in questa Division hanno realizzato meno goal della formazione della nord California.

In gabbia le prestazioni di Martin Jones (stellare agli ultimi playoff) sono solamente sufficienti ma nulla di più, per lui infatti 2.30 goal subiti a partita ed una media salvataggi pari al .909%, statistiche nettamente inferiori alle quali ci aveva abituato il goalie statunitense.

La strada è ancora lunga per San Jose, ma sicuramente questa non è la via adatta per ripercorrere lo splendido percorso vissuto la passata stagione.


Non è mai troppo tardi per cominciare a vincere…

CALGARY FLAMES / 11 punti; 5W – 9L – 1OTL; 38GF – 55GA

VANCOUVER CANUCKS / 11 punti; 5W – 9L – 1OTL; 28GF – 44GA

ARIZONA COYOTES / 10 punti; 5W – 8L; 37GF – 47GA

Il terzetto che chiude la classifica della Pacific Division vive di opposti stati d’animo.

A Calgary ed in Arizona non sanno più a che santo affidarsi per non subire caterve di goal in ogni partita (rispettivamente 3.60 e 3.62 di media a partita), a Vancouver invece non sanno più a che santo affidarsi per far segnare qualche goal in più alla propria squadra (1.80 di media a partita, il peggior attacco assoluto di tutta la lega).

Di Vancouver possiamo raccontare di un inizio di stagione clamorosamente positivo condito da 4 vittorie consecutive, interrotto bruscamente però da 9 sconfitte di fila terminate nella giornata di martedì con la altrettanto sorprendente vittoria al Madison Square Garden contro i lanciatissimi New York Rangers ma ripresa nella notte con la netta sconfitta subita in quel di Detroit.

La formazione di coach Desjardins mostra limiti tecnici troppo grandi per ambire a qualcosa di importante in questa stagione, tant’è che numerosi tifosi di casa si augurano di arrivare ultimi sognando la prima scelta al prossimo Draft, quel Nolan Patrick di cui se ne parla un gran bene.

Gli elementi da salvare in questo inizio di stagione sono sicuramente i 2 goalie Jacob Markstrom e Ryan Miller che stanno facendo di tutto per limitare i danni di una difesa che lascia troppo spesso occasioni da goal clamorose ai propri avversari.

L’arrivo da Boston di Loui Eriksson invece non ha dato i frutti sperati, tant’è che il 31enne svedese ha trovato la prima marcatura solamente martedì scorso proprio nella sopracitata vittoria in quel di New York dopo averla combinata grossa al suo debutto, infilando il puck nella porta sbagliata, vedere per credere.

I gemelli Sedin stanno dimostrando nonostante l’avanzare dell’età che se non vengono limitati da infortuni possono dire ancora la loro in questo campionato; essi infatti guidano le statistiche di squadra con 9 punti per Henrik e 8 per Daniel; buono l’avvio anche del talentuoso Bo Horvat autore di 4 reti e 3 assist.

Restando in Canada non possiamo parlar bene della difesa “tutta buchi” dei Calgary Flames, squadra più perforata della NHL con i suoi 55 goal subiti.

Nemmeno l’arrivo di un goalie esperto come Brian Elliott ha portato quei cambiamenti che la dirigenza ad inizio stagione avrebbe sperato; per lui infatti sin’ora un disastroso .885% di media salvataggi e 3.30 reti subite a partita che ha portato ad una maggiore alternanza fra lui ed il suo backup Chad Johnson, anch’esso però tutt’altro che sicuro nelle partite disputate.

Dietro si balla che è un piacere, ed il peggiore dei suoi sembra essere quel TJ Brodie che tanto bene aveva fatto la passata stagione, per lui un pesantissimo -11 di plus/minus al quale non si può opporre alcuna scusa.

I “gemelli del goal” Sean Monahan (4G-2A) e Johnny Gaudreau (4G-6A) in zona offensiva stanno facendo ciò che non dovrebbero mai fare, turnover a non finire ed un bilancio gravemente insufficiente di sole 6 marcature messe a referto contrapposte alla statistica di plus/minus imbarazzante di -10 per entrambi i giocatori.

Il lavoro del neo coach Glen Gulutzan dunque sarà molto duro se vorrà sistemare le innumerevoli defezioni che il team dell’Alberta ha lasciato intravedere in questo primo scorcio di stagione, dove gli errori visti l’anno passato si stanno ripetendo giorno dopo giorno senza mostrare alcun miglioramento.

Concludiamo scendendo verso sud, precisamente nel deserto dell’Arizona, dove la formazione di coach Tippett imbottita di rookie e di giovani talenti alla più classica delle stagioni “sophomore” sta faticando a restare a galla, poco aiutata anche dal calendario che li ha spediti sin da subito in una tourneè ad est condita da 6 sconfitte consecutive che li ha visti sprofondare in fondo alla classifica.

Anche per loro il tallone d’Achille è la difesa; l’ingaggio da Dallas di Alex Goligoski (6A; -7 plus/minus) non ha giovato a migliorare il reparto, poco fortunato anche nell’immediata perdita per infortunio del proprio starter goalie Mike Smith che sembra averne per almeno un altro mese.

Il talento di Oliver Ekman Larsson (5G-2A, +1 +/-) sembra predicare nel deserto (trovandosi in Arizona d’altronde…!), dove il backup Louis Domingue (.895% SP) alterna prodezze ad errori clamorosi non aiutando un team e specialmente un reparto che avrebbe bisogno di qualche sicurezza in più.

Max Domi è il miglior marcatore del team, ma per il giovane talento 1 sola rete all’attivo e 10 assist non sono poi un bottino così positivo se messo a confronto con quanto fatto vedere di buono nella passata stagione; preoccupante l’involuzione di Anthony Duclair, all’attivo per l’ala di colore 1 goal e 2 assist ed un minutaggio molto basso per le qualità dimostrate l’anno scorso.

I rookie Dylan Strome, Lawson Crouse, Christian Dvorak e Laurent Dauphin sembrano faticare parecchio nel dimostrarsi a livello della situazione, mentre la diciassettesima scelta all’ultimo Draft Jakob Chychrun si sta facendo notare come difensore dalle grandi capacità e dalla grandissima fisicità e cattiveria nonostante la giovanissima età, vedere anche qui per credere.

C’è tempo per migliorare ed i pochi tifosi di Phoenix e dintorni hanno pazienza.


Dopo aver letto qualche giorno fa la bella sintesi del nostro latin lover Pietro riguardante la Central Division ecco dunque che anche per la prima review della Pacific Division è tutto, dal vostro Max Feelgood buon hockey a tutti!!

#atelalineaFrancesco

BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

2 thoughts on “Edmonton vola inseguita dalle Californiane

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