“Odio perdere più di quanto ami vincere” è una frase tratta dal celebre film, uscito nelle sale cinematografiche nel 2011, “L’arte di vincere”; uno splendido Brad Pitt si immerge nel mondo del Baseball impersonando il General Manager degli Oakland Athletics, Billy Beane, in una storia realmente accaduta di cui non vi anticipo nulla consigliandovene solamente la visione.

Evgeni Malkin sembra essere lo stereotipo di uomo che impersona alla perfezione questa frase; quasi abulico durante gran parte di questa finale, il 29enne di Magnitogorsk si prende il palcoscenico proprio nel momento in cui San Jose avrebbe dovuto approfittare dei primi scricchiolii in casa Penguins a seguito della cocente sconfitta arrivata in gara 3 all’overtime con un goal nato proprio da una defezione difensiva del forte russo con il #71 sulle spalle che si lascia colpevolmente scappare il futuro marcatore Donskoi, che batterà con un tiro tanto preciso quanto beffardo un altrettanto colpevole Matthew Murray, reo confesso nel post partita di essersi abbassato troppo presto alla ricerca della copertura bassa della gabbia salvo poi farsi infilare nell’angolo alto.

Tutto questo rappresenta il passato, il possente centro di Pittsburgh durante le interviste del post gara confessa di non essere troppo frustrato dalle sue prestazioni, che se non segna come vorrebbe non è un problema, poichè il suo apporto a tutto campo aiuta in ogni caso la propria squadra; vero, ma quando hai sulla coscienza un goal sbagliato clamorosamente 4 minuti prima della rete decisiva qualcosa di negativo dovrebbe comunque passarti per l’anticamera del cervello.

Non è il caso di Malkin. Non è il caso di Murray, imbattuto la gara seguente ad ogni sconfitta in questi playoff.

GAME 4: Penguins @ Sharks 3-1 (Pittsburgh lead series 3-1)

Ad aumentare i decibel del SAP Center di San Jose ci pensano subito James Hetfield e Kirk Hammett, frontman e lead guitar dei Metallica, grandissimi fan degli Sharks, che mandano in visibilio il pubblico di casa con una versione musicale eccezionale dell’inno Statunitense.

San Jose spera di iniziare in maniera rock questa gara 4 ma deve fare i conti con la difesa ottimamente piazzata di Pittsburgh che nei primi minuti di gioco respinge gli assalti degli squali con i canonici block ad ogni tiro tentato dalla blu da Burns & co. e muovendosi bene alla balaustra, oltre a tre ottime risposte del goalie Murray su Pavelski, Thornton e Burns; ciò che ne consegue è che al primo rallentamento da parte dei padroni di casa la velocità del team di Sullivan mette immediatamente a dura prova Jones. 

Rust scippa un disco in zona offensiva e serve un cioccolatino all’accorrente Dumoulin il quale però si fa ipnotizzare da Jones che con un pezzo di spalla e una buona dose di fortuna riesce a mantenere la sua porta inviolata alla prima reale opportunità concessa dai suoi compagni ai Penguins; ma la spia rossa nella macchina pilotata dalla panchina da coach DeBoer si accende subito, Malkin si vede arrivare addosso 3 uomini, niente paura, il #71 ha spalle larghe e serve il puck a Phil The Thrill Kessel che senza pensarci troppo lascia partire il più classico dei tiri “da rebound”, Jones respinge anche bene, lateralmente, sfortunatamente per lui la zona destra del ghiaccio viene ignorata da ogni elemento in casacca verde che scelleratamente stavano compiendo un cambio di linea assai rivedibile, Ian Cole (ancora a secco di goal in questi playoffs) colpisce di prima senza lasciare scampo al goalie che deve inchinarsi di fronte alla velocità dei frombolieri di Pittsburgh, primo goal per Cole, primo punto in questa serie per il tanto criticato Malkin.

1-0 dopo soli 7 minuti e 36 secondi di gioco e Penguins che ancora una volta passano in vantaggio; l’ultima partita in cui Pittsburgh andò sotto nel punteggio fu gara 4 delle Conference Final quando Tampa Bay riuscì ad infilare per prima il puck in rete, stiamo parlando di un avvenimento che non accade da 435 minuti e 56 secondi di gioco!

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Festeggiano i Penguins, a passare in vantaggio per primi ancora una volta sono loro

Il primo periodo scorre piacevole, ma senza grandissimi pericoli per entrambi i portieri nonostante le due squadre debbano difendersi in situazioni di inferiorità numerica che però non portano a nulla.

Il secondo periodo invece presenta quasi subito una ghiotta opportunità alla formazione ospite: Melker Karlsson compie un interferenza vistosa su Eric Fehr e permette alla squadra di Sullivan di giocarsi il secondo powerplay di serata; la statistica in questa Finale di Stanley Cup appare impietosa sugli schermi delle televisioni di tutto il mondo, un 0/7 molto negativo per Pittsburgh che non fa nemmeno tempo a scomparire per venire immediatamente smentita, Letang e Kessel si scambiano un paio di volte il disco, il #81 guarda la porta, nota alla sinistra di essa il perfetto posizionamento da “tap in” del compagno Evgeni Malkin, scaglia un tiro che sa di passaggio che il russo devia facendo carambolare il puck alle spalle di un incolpevole Jones.

E’ 2-0 Pittsburgh e la botta si fa sentire.

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Finalmente Geno! Tap in facile facile di fronte la gabbia e 2-0 Pittsburgh su assist delizioso di Kessel; loro due sono stati i trascinatori dei Penguins in questa dura gara 4

Passano pochi secondi ed ancora Kessel serve un assist al bacio per Justin Schultz anch’egli ancora a secco in questi playoff, ma il #4 dei Penguins non è ancora pronto per tale avvenimento e scarica il suo tiro sul palo alla destra di Jones; San Jose sembra un pugile messo all’angolo dal suo avversario, altra ripartenza, questa volta a far male ci prova la quarta linea con Tom Kuhnhackl che si invola verso la porta, sfrutta lo screen di un difensore per scagliare un gran tiro che colpisce nuovamente quello stesso identico cm di porta difeso fortunosamente da Jones, palo, clamoroso, e Sharks che quando l’arbitro sta per battere il decimo colpo di mano al tappeto riescono a levarsi di dosso il nemico, rialzandosi!

Pittsburgh non ammazza la partita e basterebbe poco per riaccendere la fiaccola di speranza per San Jose, ci prova Tierney ma anch’egli è sfortunatissimo, il suo tiro preciso batte Murray ancora una volta baciato dalla fortuna, traversa piena e risultato che rimane sul 2-0 sino al termine del periodo, nonostante un’opportunità di powerplay fallita dal team di DeBoer ed una clamorosa occasione capitata sulla stecca di Logan Couture, dopo una scellerata uscita di zona mancata da Letang (forse per colpa di un ghiaccio assai difficile come quello della California), il cui tiro che sarebbe terminato in rete viene parato con la spalla destra da un sontuoso Murray. 

Si rientra per gli ultimi 20 minuti di gioco con una squadra disposta al totale sacrificio, Pittsburgh, ed una con la bava alla bocca alla ricerca disperata di quel goal che riaprirebbe discorsi mai presi realmente in considerazione dopo aver disputato più della metà dei minuti di gara.

E’ un assedio di San Jose che bombarda sin da subito la gabbia difesa ottimamente da Matt Murray, il quale sembra un veterano per come risponde sempre presente ogni qualvolta venga messo sotto pressione.

Pavelski per ben 2 volte va vicinissimo al goal, ma il #30 dice di no al capitano di San Jose che rimane così ancora una volta a bocca asciutta.

A riaprire il match ci pensa un sciagurato turnover dell’altro capitano di franchigia, Sidney Crosby, parso sottotono in queste ultime due partite, scaglia un disco che avrebbe potuto tranquillamente controllare dalla parte sinistra alla parte destra del ghiaccio, non tenendo conto della pressione altissima da parte dei terzini di San Jose che recuperano tale disco prima che esso esca dalla zona offensiva, Polak e Dillon si prendono una piccola rivincita per quanto combinato in gara 2, scambiano bene il puck prima di scagliarlo verso la porta difesa da Murray, ennesimo block della difesa di Pittsburgh, ma ancora Crosby si dimentica di marcare il proprio uomo, Melker Karlsson che cadendo sul ghiaccio colpisce con tutta la sua forza il puck facendolo terminare alle spalle del goalie dei Penguins che dopo numerosi tentativi deve soccombere, riportando in vita i padroni di casa.

Ci provano gli Sharks, ma questa volta però Pittsburgh non commette alcun errore in zona difensiva ed appena può prova a chiudere la gara; non ci riesce Matt Cullen sul cui tiro Jones compie mezzo miracolo, ci riesce invece Eric Fehr che lanciato ottimamente da Carl Hagelin ha tutto il tempo di mirare e colpire a botta sicura il puck facendolo terminare all’incrocio dei pali e consentendo in questo modo alla sua squadra di poter vincere per la prima volta nella storia la Stanley Cup di fronte al pubblico amico: le altre tre volte infatti sono state conquistate in terra nemica, nel 1991 in Minnesota, nel 1992 a Chicago e nel 2009 a Detroit.

Sidney Crosby ai microfoni subito dopo il termine della gara ricorda come “sia stato importante partire bene; il goal ci ha dato grande fiducia, rilassandoci e giocando come sappiamo fare; l’apporto di Kessel e Malkin è stato straordinario quest’oggi, ci hanno regalato una grande opportunità che cercheremo in ogni modo di coglierla.

Il Consol Energy Center di Pittsburgh è già caldo per giovedì.

La Stanley Cup che quest’oggi era stata mostrata alla gente della California, sarà presente nell’Arena con la possibilità di vederla alzata dal capitano meno amato dalla gente fra i 30 totali della NHL con il #87 sulle spalle di fronte al pubblico di casa che invece lo ama e lo idolatra ogni qualvolta tocchi il disco.

Sarà Pittsburgh contro San Jose ancora una volta, la più importante, la più scottante, la più entusiasmante, la più determinante.


#atelalineaFrancesco


BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

 

One thought on “Malkin trascina Pittsburgh ad un passo dal Paradiso

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