“L’intuizione di un istante talvolta vale una vita di esperienza”; apriamo la nostra analisi della prima gara valevole per la conquista della tanto sognata Stanley Cup con una citazione di Oliver Wendell Holmes, medico, scrittore ed insegnante statunitense degli anni ‘800.

L’intuizione arriva a 2 minuti e 33 secondi dal termine di una partita tiratissima che sembrava essere destinata a dover rimandare l’epilogo all’overtime: il #13 in maglia Penguins, Nick Bonino, sfrutta l’assist delizioso di Kris Letang e senza pensarci troppo, da posizione favorevolissima, tira cercando e trovando lo spiraglio necessario per battere un Martin Jones parso a tratti insuperabile per gli uomini di casa, portando nuovamente in vantaggio i Penguins e facendo esplodere il Consol Energy Center; con questa rete quasi “allo scadere” Bonino permette alla propria squadra di partire avanti nella serie finale di questi spettacolari ed impronosticabili playoffs 2016.

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Scambio di “pugnetti” nel prepartita fra Sid the Kid Crosby ed Evgeni Malkin: il primo danzerà nel ghiaccio creando pericoli a San Jose ogni qualvolta si presenti nel bel mezzo della sua linea, il secondo giocherà per tutta la gara a nascondino con Kessel, grandi assenti di gara 1 disputata nettamente sottotono da entrambe le “stelle” di Pittsburgh

GAME 1: Sharks @ Penguins 2-3 (PIT LEAD 1-0)

9005 giorni dopo aver calcato per la prima volta i ghiacci della NHL i San Jose Sharks sbarcano in finale di Stanley Cup, il sogno conquistato tramite tre turni disputati in maniera sontuosa dalla truppa allenata da coach DeBoer (non nuovo a queste sorprese visto che aveva condotto i New Jersey Devils nel 2012 alla finale poi persa contro i Los Angeles Kings) diventa ben presto un incubo dovuto alla famosa velocità furibonda imposta dalla banda Sullivan; i ragazzini terribili richiamati a stagione in corso dal coach di Pittsburgh (Rust e Sheary) danno quella profondità in più che negli anni passati la formazione della Pennsylvania non riusciva a mettere in atto nella post season.

Il primo periodo infatti è un dominio totale dei padroni di casa che non sfruttano il primo powerplay a favore sbattendo più volte sul corpo sempre ben posizionato di Martin Jones ma riescono a trovare il meritato vantaggio con il solito Bryan Rust abile ad infilare un puck vagante a seguito di una velocissima ripartenza chiusa con il tiro di Justin Schultz bloccato inizialmente da Marc Eduard Vlasic prima di venire come detto scaraventato in rete dal #17 di casa.

Per Rust si tratta della sesta rete in questa post season, record di franchigia per un rookie e record personale di realizzazioni se pensiamo che in 55 gare di Regular Season registrate in carriera il 24enne nativo del Michigan ha totalizzato solamente 5 reti.

Sulle ali dell’entusiasmo Pittsburgh preme sull’acceleratore ed una giocata pazzesca di capitan Sidney Crosby libera al tiro Conor Sheary, top shelf di una precisione chirurgica e Jones nuovamente battuto per il goal del 2-0 che arriva soltanto 62 secondi dopo la prima marcatura, ancora una volta ad opera di un rookie.

E’ la seconda volta nella storia delle finali per la Stanley Cup che le prime due realizzazioni della serie vengono realizzate da due rookie, la prima volta avvenne nel lontano 1924 quando Howie Morenz dei Montreal Canadiens timbrò una doppietta ai danni dei Calgary Tigers.

E’ show allo stato puro, Sidney Crosby smista dischi in quantità industriale in zona offensiva e quando l’87 è sul ghiaccio ogni elemento degli Sharks sembra intimorito, solamente Jones permette alla franchigia della California di non soccombere ulteriormente in un primo periodo che se dovessimo paragonarlo ad un film per San Jose sarebbe ovviamente “Nightmare” con Sid the Kid in versione Freddy Krueger, inafferrabile per la difesa ospite.

Dopo 20 minuti e la bellezza di 15 conclusioni indirizzate verso la porta di Jones si chiude il primo periodo e dopo la pausa a scendere sul ghiaccio del Consol Energy Center sono due nuove squadre.

Rinvigoriti probabilmente dalla strigliata del proprio coach, Pavelski & Co. finalmente prendono il pallino del gioco e mettono in mostra tutto ciò che di buono si era detto nelle varie anteprime della gara, in cui molti analisti ed esperti della NHL avevano definito come potessero essere proprio gli Sharks i reali favoriti per la conquista della Stanley Cup.

Ian Cole compie la sciocchezza che manda San Jose a disputare il primo powerplay della gara; non bastano 100 secondi disputati alla grande dalla formazione di casa per fermare la potenza degli squali in questo frangente, Tomas Hertl trova fortunosamente la deviazione di Olli Maatta che trafigge il proprio goalie Murray tentando invano di chiudere la linea di passaggio cercata dallo slovacco: pattino, five hole, 1-2 e gara riaperta.

San Jose spinge alla grande, tiene testa alle poche (rispetto al primo capitolo) avanzate dei padroni di casa che sbattono su un grande Jones e su un Paul Martin abilissimo nel chiudere gli spazi alla velocità di Kessel, Sheary e compagnia bella; così a meno di due minuti dal termine Patrick Marleau, alla sua prima apparizione in una finale di Stanley Cup a 19 anni dalla scelta al Draft del 1997, si avventa sul disco vagante a seguito della botta tentata dalla blu dal solito Brent Burns, aggira la gabbia difesa da Murray ed in backhand appoggia il disco sul gambale del portierino di Pittsburgh che se lo trascina beffardamente in gabbia, 2-2 e tutto da rifare, con la sensazione per il pubblico di casa che il peggio debba ancora avvenire.

Come l’acqua nel deserto arriva una penalità a togliere il momentum dal favore degli squali, capitan Pavelski sgambetta ingenuamente Dumoulin nel tentativo di pressare alto, 2 minuti per tripping ed artiglieria di Pittsburgh schierata al completo alla ricerca dell’immediato vantaggio; ma non ne consegue nulla, il risultato rimane invariato e si arriva così all’ultimo e decisivo periodo sul risultato di parità, giusto per quello che si è visto nel ghiaccio con un tempo “vinto” per parte.

Si ricomincia e dopo aver completato “l’uccisione” del secondo powerplay a favore dei padroni di casa, San Jose si vede nuovamente penalizzata per una collisione piuttosto pericolosa fra Marleau e Rust, con l’esperta right wing degli squali che colpisce la testa del rookie volontariamente a disco distante, arrivano i classici 2 minuti e Pittsburgh torna ad attaccare a testa bassa con l’uomo in più; ma il disco oggi non gira in superiorità numerica, vuoi un Malkin spento e svogliato, vuoi la poca fluidità di movimento di Kessel, in ombra rispetto al recente passato.

La superiorità numerica non aiuta i Penguins a tornare in vantaggio e ad andarci vicino poco più tardi è Jumbo Joe Thornton con una bomba terra-aria che trova la spalla sinistra di Murray dirgli di no con un grande intervento; dall’altra parte ancora Crosby trova un passaggio spettacolare per Hornqvist incapace però di battere il solito Jones sicuro e presente di fronte la gabbia anche sulla botta da angolo impossibile del #87 che respinge non senza difficoltà.

Si arriva così a pochi giri di orologio dal termine e la ruota della fortuna bacia in fronte i pinguini; Letang si lancia in un’azione offensiva che probabilmente non avrebbe il termine sperato se Brent Burns non perdesse la stecca dalle proprie mani nel momento clou, il barbuto difensore infatti prima non riesce nel tentativo di rinviare il puck e poi a fermare il passaggio del #58 di casa, che trova il compagno Nick Bonino liberissimo di fronte la gabbia, marcato questa volta in maniera non brillante dal sino a quel momento perfetto Paul Martin, altro top shelf sopra la spalla destra di Jones e disco che finisce alle spalle del portierone di San Jose facendo esplodere il pubblico di casa. 3-2 Pittsburgh a 153 secondi dal termine.

Ben Lovejoy tenta di combinare la frittata trattenendo nella successiva azione Patrick Marleau e quando mancano 128 secondi dal termine San Jose ha l’occasione per pareggiarla con l’uomo in più; DeBoer toglie anche Jones portando così il suo team alla doppia superiorità numerica che però non porta a nulla, se non ad alcuni tentativi da lontanissimo dei padroni di casa di centrare il bersaglio; gara 1 è nelle mani dei Penguins che partono in vantaggio in questa serie finale.

Era dal lontano 2006 che una formazione della Eastern Conference non riusciva a partire avanti nella serie decisiva, gli ultimi a riuscirci infatti furono i Carolina Hurricanes contro gli Edmonton Oilers (i quali poi portarono a casa la Stanley Cup).

Gara 2 è prevista per la notte italiana fra mercoledì e giovedì; il 2 giugno, essendo festa nazionale in Italia, (quasi) tutti potremmo rilassarci, è dunque obbligatorio impostare le proprie sveglie alle ore 2:00 per seguire lo spettacolo della NHL nel momento più caldo della stagione che sta volgendo velocemente al termine.

#atelalineaFrancesco

BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

 

 

One thought on “Sotto il segno di Bonino: Pittsburgh mette la prima

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