“I dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci”; Hermann Hesse, scrittore, poeta, aforista, filosofo e pittore tedesco scrisse queste parole nel romanzo “Peter Camenzind” nel lontano 1904 e non ci sono parole più reali per descrivere al meglio questa insufficiente Pacific Division, che quest’anno alla post season è riuscita a trascinare solamente 3 delle 7 squadre presenti in lista, al fronte delle 5 portate dalla spaventosa Central Division, di cui presto ci narrerà nelle nostre pagine le proprie vicende il nostro Pietro.

Arizona, Calgary, Vancouver ed Edmonton hanno vissuto la propria stagione 2015/16 con diversi dolori, molteplici delusioni e quella malinconia che come spesso accade nella vita di tutti i giorni è stata combattuta con la speranza di vivere giorni migliori da qui in avanti.

Ma se quattro formazioni non sono riuscite a centrare i playoff, ci sono tre squadre in questa zona che da mercoledì si daranno battaglia alla ricerca di colei che brilla nei sogni di ogni giocatore della NHL, ogni dirigente di qualsiasi franchigia, ogni tifoso di qualunque squadra, sto parlando ovviamente della Lord Stanley’s Cup; i Los Angeles Kings si sono posizionati sin dall’inizio in pianta stabile nel podio, dominando la Division per lunghi tratti, mentre gli Anaheim Ducks ed i San Jose Sharks da gennaio in poi hanno scavato quel solco incolmabile per le restanti formazioni del Pacifico (20 i punti di distacco dalla quarta classificata) inserendosi senza troppi patemi nelle due posizioni adiacenti la prima; proprio l’ultimo giorno di Regular Season i Ducks sono riusciti nell’impresa di vincere per il quarto anno di fila la Pacific Division andando a vincere in quel di Washington nel recupero di una gara rinviata per neve nel mese di dicembre regalandosi così la più bella rimonta degli ultimi anni, resa più dolce dal fatto di averla compiuta ai danni dei cugini della città più famosa della California.

Andiamo dunque analizzare la Division squadra per squadra con un modus operandi differente rispetto al passato, partirò infatti dagli ultimi sino ad arrivare ai primi della classe.


Connor-McDavid-celly-640x426

Connor McDavid ha mantenuto una media punti pari ad 1,07 a partita nonostante il pessimo andamento della propria squadra

7. EDMONTON OILERS

70 punti, 31 wins-43 losses-8 OT/shootout losses

L’ordine gerarchico che ho deciso di imporre vi “obbliga” a leggere le poche righe che meritano squadre come questa: sto parlando dei famigerati Edmonton Oilers.

La franchigia che nell’era Gretzky degli anni ’80 vinceva a mani basse coppe su coppe (5 Stanley Cup), sta vivendo nell’ultimo decennio una sorta di maledizione, dalla finale persa contro Carolina nel lontano 2006 i playoff per il popolo dell’Alberta sono soltanto un sogno, che aumenta anno dopo anno, prima scelta dopo prima scelta ad ogni singolo Draft con la convinzione di dirigenza e soprattutto tifosi che “quest’anno sia la volta buona”.

L’arrivo di Connor McDavid, o “McJesus” come piace chiamarlo da queste parti, aveva portato quell’ulteriore entusiasmo all’inizio della nuova stagione ma quando ci si mette anche la sfortuna hai poco in cui sperare… il giovane Connor infatti dopo una dozzina di gare disputate ad ottimo livello si infortunò alla clavicola perdendo così le successive 40 gare e rientrò solamente a stagione compromessa, quando i vari Hall, Nugent Hopkins, Yakupov vari avevano preso sberle da qualsiasi avversario gli si fosse presentato di fronte.

PLUS

  1. Connor McDavid: 16 goal e 32 assist per il “nuovo Gretzky” in sole 45 partite disputate con una media superiore al punto a partita; non male per un novellino predestinato, peccato l’infortunio immediato che gli ha tolto la possibilità di poter dimostrare interamente il suo valore, si rifarà sicuramente l’anno prossimo.
  2. Leon Draisaitl: 19 goal e 32 assist per il 20enne tedesco di Colonia che inizialmente non era inserito in line up da coach McLellan; l’infortunio accorso al sopracitato McDavid ha spalancato le porte al possente centro che aveva deluso le aspettative nella passata stagione ed in coppia con Taylor Hall (29 goal e 39 assist) in prima linea ha contribuito in maniera più che positiva nelle poche giornate di gloria vissute da Edmonton.
  3. Cam Talbot: il goalie arrivato da New York sponda Rangers ha tenuto a galla i suoi in parecchie occasioni nonostante il brutto record di risultare il portiere più sconfitto di tutta la NHL (27 L, 5OTL, 3SOL); la difesa purtroppo è quello che è, ed il buon Cam ha chiuso la stagione con un onorevole .917% di salvataggi.

MINUS

  1. Nail Yakupov: non me ne vogliano i suoi fan (che presumo ne siano rimasti pochi) ma il giovane bizzoso russo ha deluso per l’ennesima volta le aspettative; per lui infatti solamente la miseria di 8 reti e 15 assist in una stagione tribolata e chiusa anche con le chiacchiere poco piacevoli di una voglia di cambiare aria da parte del talentuoso (?) 22enne. Noi tutti ci stiamo chiedendo cosa videro i manager degli Oilers quando lo scorso anno gli diedero pure un aumento salariale (2,5 mln di dollari all’anno).
  2. Andrej Sekera: doveva essere il tassello che avrebbe sistemato la ballerina difesa di Edmonton vista nelle stagioni passate, il risultato visto è che pure lui ha indossato il tutù e la calzamaglia mettendosi spesso al pari dei compagni: chiude il 2015/16 con un -15 di plus/minus, uno dei peggiori di tutto il team.
  3. Justin Schultz: vi starete domandando se sono impazzito, no, non lo sono; Schultz infatti nonostante non sia più un Oilers è stato uno dei peggiori per tutta la parte di stagione in cui ha vestito questa casacca trasformandosi quando ha iniziato ad indossare quella dei Penguins. Ad Edmonton ha alternato nelle 4 stagioni vissute il numero 17 ed il 22: sto parlando dei numeri che le statistiche parlano in negativo quando andiamo a scrutare i plus/minus di Justin, non proprio una bellezza.

nuxhawksgm1henrikdanielpicnik

I gemelli Sedin hanno fatto quello che hanno potuto in questa disgraziata stagione per i Canucks

6. VANCOUVER CANUCKS

75 punti, 31 wins-38 losses-13 OT/shootout losses

Ben poco da salvare anche in casa Canucks in questa stagione, dopo i playoff raggiunti meritatamente l’anno passato infatti ogni elemento della rosa ha decisamente diminuito il proprio rendimento.

Vancouver è stata la seconda peggior squadra della lega nei goal realizzati (191, solamente New Jersey ha fatto peggio con 184 marcature) e la sesta peggior squadra nei goal subiti (243), due dati che spiegano molte cose riguardo l’annata vissuta dal team allenato da coach Desjardins.

Tali difficoltà realizzative hanno fatto si che dopo un positivo inizio di stagione (che li aveva visti navigare nelle posizioni di alta classifica) la squadra venisse inghiottita nel gruppo delle “cenerentole” chiudendo infine l’annata con la consapevolezza di voler tentare la fortuna alla lotteria del Draft anzichè provare ad  inseguire le 3 squadre di fronte in lizza per un posto ai playoff. L’acquisto da Pittsburgh Brandon Sutter arrivato in estate per dare più pesantezza all’armata offensiva si è rivelato un buco nell’acqua poichè il centro ha disputato solamente 20 gare (5 goal e 4 assist) a causa dei 2 infortuni subiti prima a novembre e poi a gennaio, l’ultimo dei quali (mandibola rotta) l’ha tenuto fuori sino al termine della Regular Season.

PLUS

  1. Jannik Hansen: cito il gagliardo 30enne danese quale miglior giocatore della triste stagione dei canadesi; per lui 22 goal (di cui 5 GWG) e 16 assist nelle 67 presenze messe a referto, ad un passo dal suo record di 39 punti stagionali messi a referto nel lontano 2010/11, ma anche un notevole +16 nella statistica plus/minus dove è risultato essere il migliore dei suoi.
  2. Daniel Sedin: 28 goal e 33 assist per il primo dei due gemelli che citeremo nei “plus” di squadra; Daniel infatti come di consueto ha messo sul ghiaccio tutta la sua classe ed esperienza al servizio del team, ma purtroppo quest’anno troppe cose non hanno funzionato.
  3. Henrik Sedin: inferiore a livello di numeri rispetto al gemello sopracitato solamente perchè Henrik ha disputato una decina di gare in meno; egli chiude infatti la sua annata con un bottino che parla di 11 goal e 44 assist, non molto, ma quel che basta per essere considerato uno dei migliori di questa formazione assai deficitaria in ogni singola zona del ghiaccio.

MINUS

  1. Radim Vrbata: spaventosa l’involuzione avuta dal veterano ceco rispetto alla scorsa stagione; dopo i 63 punti messi a referto nel 2014/15, quest’anno il 34enne chiude i battenti con la miseria di 13 reti e 14 assist ed uno spaventoso -30 di plus/minus. La dirigenza tentò di liberarsene prima della Trade Deadline di marzo cercando di portare a casa qualcosa come una scelta al prossimo Draft ma nessun team aizzò l’offerta giusta, tant’è che Vrbata a fine anno con ogni probabilità lascerà il team senza aver scritto un ricordo indelebile nelle menti e nei cuori dei propri tifosi.
  2. Matt Bartkowski: il 27enne arrivato in estate da Boston non ha sicuramente brillato in una difesa tutt’altro che sicura, il -19 di plus/minus con cui ha chiuso il primo anno in maglia Canucks parla per lui, se dico rivedibile uso un eufemismo…
  3. Derek Dorsett: 177 minuti di penalità che non hanno portato sinceramente a nulla di buono; i grinder come lui sono utili a quasi tutte le squadre nei momenti di difficoltà, in questa Vancouver serve a poco, anzi forse è servito solamente a ridimensionare la pur sufficiente stagione del giovane Bo Horvat (16 goal e 24 assist) troppo spesso utilizzato in linea con il grezzo right wing tutto muscoli e hits ma poca, pochissima tecnica.

GaudreauMonahan-640x424

Sean Monahan e Johnny “Hockey” Gaudreau hanno brillato nonostante la difesa disastrosa di Calgary abbia portato comunque a picco il team canadese

5. CALGARY FLAMES

77 punti, 35 wins-40 losses-7 OT/shootout losses

Era auspicabile e prevedibile un miglioramento da parte della seconda franchigia dell’Alberta inserita in questa Division visti i movimenti messi a segno in estate (Hamilton da Boston, Frolik da Winnipeg) che avrebbero dovuto migliorare una formazione che aveva sorpreso tutti la passata stagione con la conquista dei playoff ai danni dei Los Angeles Kings, ed invece coach Bob Hartley si è ritrovato una squadra smarrita ed involuta, specialmente in zona arretrata, che non ha mai dato segnali di vita ed ha concluso in maniera assai mediocre la stagione volta al termine.

Se i gioielli di casa Monahan ed in particolare Gaudreau hanno disputato una buona stagione, chi invece ha pesato sul rendimento delle fiamme di Calgary è stato sicuramente Jiri Hudler, il fromboliere ceco che lo scorso anno bucava le reti dei portieri avversari con enorme facilità dopo i primi 4 mesi assai difficili è stato ceduto ai Panthers in ottica oramai rassegnata da parte di GM e coach di pensare all’anno successivo.

La difesa, con i vari Wideman, Russell (poi scambiato con Dallas per Jokipakka ed altri prospetti), Giordano che bene avevano fatto la scorsa stagione, ha fatto acqua da tutte le parti dimostrandosi la peggiore di tutta la NHL con una media assai imbarazzante di 3,13 goal subiti di media a partita dove inoltre nessuno dei 3 goalie alternati durante la stagione abbia convinto.

PLUS

  1. Johnny Gaudreau: il forte #13 con 30 goal e 48 assist ha mantenuto costante la media di 0,99 punti a partita nell’arco della stagione dimostrandosi a gran lunga il migliore dei suoi e migliorando addirittura il proprio rendimento rispetto al passato nonostante qualche screzio con il coach dovuto ad un atteggiamento poco professionale in occasione degli allenamenti.
  2. Sean Monahan: 27 goal e 36 assist per il centro 21enne destinato ad una lunga e più che positiva carriera; anch’egli come il compagno sopracitato ha migliorato il proprio rendimento a livello di punti ma ha chiuso con un negativo -6 di plus/minus che ne indicano la poca lucidità in copertura, settore in cui dovrà certamente migliorare per poter diventare uno dei migliori centri in circolazione.
  3. TJ Brodie: ci è piaciuto! Il 25enne difensore ha contribuito con 6 goal e 39 assist alla parte offensiva del gioco dei Flames ma è anche stato capace di chiudere spesso le falle lasciate dai compagni nella zona che gli compete ossia quella arretrata.

MINUS

  1. La difesa: come detto in copertina, i vari Wideman, Russell, Giordano (che comunque ha contribuito piuttosto positivamente in zona offensiva con 21 goal e 35 assist), Hamilton, Nakladal ed Engelland (salvo il sopracitato Brodie) hanno trascinato questa squadra nelle viscere della Pacific Division rovinando il buon lavoro proposto in attacco da Monahan & Co.
  2. Jonas Hiller & Karri Ramo: due portiere, tanti dolori; il dualismo fra Hiller e Ramo avrebbe dovuto portare a dare il meglio ad entrambi ed invece ha trasmesso ansie da prestazione ogni qualvolta uno dei due venisse schierato sa starter; il primo chiude la stagione con un pessimo .879% di salvataggi e 9 sole vittorie al fronte di 13 sconfitte (con un periodo piuttosto lungo passato ai box per infortunio), il secondo con una media sufficiente di .909% condita però da diverse prestazione sconcertanti che avevano addirittura portato al suo “taglio” dalla rosa venendo inserito nei Waivers ai quali però nessuno degli altri 29 team ha osato bussare, facendo modo che il povero Ramo restasse appeso all’albero di Calgary.
  3. Dougie Hamilton & Michael Frolik: il duo che avrebbe dovuto alzare l’asticella di entrambi i reparti di squadra ha finito per sprofondare con tutta la nave chiudendo una stagione da dimenticare in fretta, di cui ricorderanno solamente il momento della firma dei rispettivi ricchi contratti, che a carte scoperte, risultano essere assai onerosi per ciò che hanno effettivamente dato sul ghiaccio.

145404937

Lo storico capitano dei Coyotes ha elevato il suo livello di gioco anche grazie ad un tandem più che positivo di giovani arrivati in Arizona: Domi e Duclair

4. ARIZONA COYOTES

78 punti, 35 wins-39 losses-8 OT/shootout losses

La formazione del deserto è stata una discreta sorpresa positiva per una lunga parte della Regular Season prima di venire subissata dalla poderosa rimonta messa a segno dagli Anaheim Ducks.

Gli arrivi in line up di giovani talentuosi come Max Domi ed Anthony Duclair hanno portato quella ventata d’aria fresca che serviva ad una squadra che nella passata stagione aveva vissuto uno dei momenti più bui della propria giovane storia; sicuramente in futuro con gli innesti di altri prospetti molto promettenti quali Dylan Strome, Christian Dvorak e Brendan Perlini in primis in quel di Glendale potranno divertirsi, a patto che il potentissimo Oliver Ekman-Larsson non venga lasciato completamente solo in una difesa che tende troppe volte a distrarsi.

In gabbia il lungo infortunio accorso allo starter Mike Smith e le seguenti pessime prestazioni messe in mostra dal backup Anders Lindback hanno reso possibile l’ascesa dal farm team della AHL di Louis Domingue, che si è dimostrato un portiere di buonissime qualità chiudendo la stagione con 15 vittorie in 39 presenze ed una media discreta di .912% di salvataggi.

PLUS

  1. Shane Doan: l’intramontabile capitano degli Yotes termina la ventesima stagione della sua carriera quale miglior cannoniere della propria franchigia, sono 28 infatti le reti messe a segno dal #19, anima e cuore della squadra di coach Tippett.
  2. Max Domi & Anthony Duclair: cito in toto il duo di gioielli che hanno alzato il livello offensivo di Arizona; se il primo ha contribuito con 18 goal e 34 assist, il secondo si è divertito altrettanto con 20 goal e 24 assist ed alcune azioni viste sul ghiaccio in stagione da “manuale dell’hockey”.
  3. Oliver Ekman-Larsson: come il suo “preferito” (così dice!) Karlsson, risulta essere il miglior marcatore (55 punti, 21 goal e 34 assist) della propria squadra e farlo da difensore ha sempre un suo perchè.

MINUS

  1. La difesa: il reparto che maggiormente ha sofferto è stata proprio la difesa che quasi mai ha garantito copertura ai vari goalie alternati durante la stagione; poco importa se lo svedese sopracitato nei “plus” infila punti su punti, poichè dietro “balla come chiunque altro”, portando i Coyotes ad essere la terza peggior difesa dell’intera NHL.
  2. Antoine Vermette: che non fosse un fenomeno lo si sapeva, ma forse dal seppur buon centro reduce dalla vittoria della Stanley Cup in quel di Chicago era lecito aspettarsi di più; invece il 33enne nativo del Quebec chiude la sua stagione con 17 reti e 21 assist alle quali ci aggiungiamo il pesante -14 di plus/minus.
  3. Penalty Kill: anche qui i cani del deserto risultano essere la terzultima formazione della lega ed in quasi 3 occasioni su 10 concede il goal agli avversari in questa determinata situazione, decisamente troppo.

920x920

Patrick Marleau, Joe Pavelski, Brent Burns e Joe Thornton hanno messo in atto la rinascita degli squali della California dopo la debacle della passata stagione

3.SAN JOSE SHARKS

98 punti, 46 wins-30 losses-6 OT/shootout losses

Dopo la pessima stagione disputata lo scorso anno molti esperti del settore diedero poco rilievo a questa squadra nelle varie preview di inizio anno (me compreso!) ed invece i vari Burns, Thornton & Co. hanno tirato fuori dal cilindro (o dalla barba chi lo sa…) un 2015/16 con i fiocchi ritrovando la forma dei giorni migliori e meritandosi la qualificazione alla post season, cosa che in quel di San Jose è abituale nell’ultimo decennio (9 volte negli ultimi 10 anni gli Sharks sono arrivati ai playoff).

Un nuovo coach arrivato da New Jersey, DeBoer, ed un nuovo goalie arrivato dalla vicina Los Angeles, Jones, sono gli uomini a cui vogliamo dare atto di aver migliorato questa formazione che lo scorso anno subiva una carovana di reti ed a livello emotivo sembrava spezzata, inconcludente e smarrita; il coach ha avuto la capacità di far rendere al meglio ognuno dei suoi anche se il gruppo storico ormai non è più così verde, mentre il goalie ha vissuto la prima stagione da starter con risultati davvero ottimi dimostrando che la scelta fatta dalla dirigenza in estate (sostituire l’esperto Niemi con un “novellino”) è stata assolutamente azzeccata.

San Jose inoltre si è dimostrata la migliore squadra in ghiaccio nemico: per gli Sharks infatti sono state ben 28 le vittorie esterne nelle 41 trasferte disputate, mentre fra le mura amiche solo 18 vittorie in altrettante gare disputate, non sarà dunque un dispiacere per Pavelski & Co. affrontare … ai playoff con una eventuale gara 7 da dover giocare lontano da casa.

Buonissima anche la stagione dei talentuosi Tomas Hertl (21 goal e 25 assist) e di Logan Couture (15 goal e 21 assist) che è rimasto fuori per diverso tempo a causa di un infortunio ma ha chiuso la stagione alla grande dimostrandosi un’arma in più per una formazione che piace molto a livello offensivo.

PLUS (per le 3 qualificate ai playoff solo Plus, niente Malus!)

  1. Brent Burns: premio il barbuto difensore della franchigia californiana quale miglior giocatore della rosa; i suoi 75 punti (27 goal e 48 assist) sono qualcosa di sensazionale per un giocatore che parte dalla difesa e con le sue bombe dalla blu fa sentire tutto il suo peso in zona offensiva.
  2. Martin Jones: come detto in precedenza il goalie arrivato da L.A. aveva tutta la pressione addosso di dover dimostrare di essere uno starter: detto, fatto, il giovane Martin mette a segno una stagione davvero positiva con 37 vittorie condite da 6 shutout e da una media di salvataggi buonissima di .918%.
  3. Joe Pavelski & Joe Thornton: il duo che si è scambiato la C di capitano sulla casacca (da Jumbo Joe a Pavelski) ha dimostrato di unire le forze e trascinare la propria squadra mettendoci anima e cuore sul ghiaccio oltre al talento di cui da anni ci piace goderne osservandone le gesta partita dopo partita; chiudono la stagione con medie straordinarie, 82 punti per Jumbo Joe (19 goal e 63 assist), 78 per il neo capitano di franchigia che nei 38 goal e 40 assist conta 11 game winning goal e 12 reti in situazione di Powerplay, situazione nella quale il team californiano eccelle risultando la terza squadra di tutta la NHL per percentuale di realizzazione.
  4. Marc-Eduard Vlasic: il 29enne difensore canadese si è dimostrato molto positivo durante l’arco di tutta la stagione chiudendo positivamente anche la statistica dei plus/minus con un ottimo +15 che per un difensore fa sempre un certo effetto.
  5. Joonas Donskoi: ottima prima annata in NHL per il rookie 23enne finlandese che ha messo a referto 36 punti divisi in 11 goal e 25 assist e prestazioni molto buone durante tutto l’arco della stagione dimostrando ciò che di buono aveva fatto vedere in Finlandia.

504626150_slide

Anze Kopitar abbracciato dai compagni Tyler Toffoli e Milan Lucic: loro sono 3 dei migliori giocatori in questa stagione di riscatto dei Los Angeles Kings

2. LOS ANGELES KINGS 

102 punti, 48 wins-28 losses-6 OT/shootout losses

Eccoci nelle parti più alte del podio di questa zona del Pacifico con i ritrovati Kings di Los Angeles che dopo una stagione conclusa con la clamorosa eliminazione ad opera dei Calgary Flames dalla possibilità di difendere la Stanley Cup sono tornati quella squadra brutta, sporca e cattiva che vince tante partite di misura, di lotta, di determinazione, armi che in certe situazioni (playoff!) diventano fondamentali per vincere qualcosa di importante.

Anze Kopitar con il suo nuovo profumato contrattino da 80mln di dollari distribuiti nei prossimi 10 anni è salito in cattedra dimostrandosi leader della squadra, arma oltre che offensiva anche difensiva, pochi centri della NHL infatti difendono come il 28enne sloveno di Jesenice, ed il +34 di plus/minus sta a dimostrarlo: con Anze sul ghiaccio i Kings sono una squadra pressochè imbattibile; lo stesso vale per Tyler Toffoli che chiude l’anno con un +35 di plus/minus e 31 reti da spalla spesso a Kopitar o Carter.

L’arrivo di Milan Lucic ha portato quella profondità e quella cattiveria ulteriore che ha ridato stimoli ad una rosa a detta di molti vecchia, stanca ed in declino mentre l’acquisto alla Trade Deadline di Kris Versteeg da Carolina ha messo in luce la voglia da parte del GM Lombardi di voler vincere di nuovo, adesso.

Inoltre la formazione allenata dal serissimo Darryl Sutter si è messa in mostra per la grande abnegazione di ogni elemento nella copertura estenuante degli spazi in zona neutra non permettendo alle squadre avversarie di poter costruire il proprio miglior gioco quando di fronte si trovassero i Kings.

PLUS

  1. Drew Doughty: 14 goal, 37 assist, +24 di plus/minus per l’amatissimo Drew che ha aumentato ancor di più rispetto al passato il suo minutaggio (quasi 30 minuti a partita!) gara dopo gara dimostrandosi l’uomo che ogni compagno di linea vorrebbe avere.
  2. Anze Kopitar: leader della squadra con 74 punti (25 goal e 49 assist) come scritto poco fa dimostra oltre alle note doti tecniche in attacco la grandissima capacità difensiva che lo rendono come uno dei possibili vincitori del Selke Trophy ai prossimi Awards (forse il solo Jonathan Toews quest’anno ha tenuto il passo).
  3. Tyler Toffoli: i Kings ritrovano dopo anni un cannoniere da più di 30 goal a stagione, il 23enne canadese ne mette a referto 31 (più 27 assist per un totale di 58 punti) risultando il terzo miglior giocatore dietro al compagno di linea Jeff Carter che totalizza 4 punti in più rispetto al #73 che in quest’annata ha mostrato ulteriori progressi e si prospetta a diventare uno dei “franchise player” del team californiano.
  4. Milan Lucic: l’arrivo da Boston del “duro” Milan in estate era stato sottolineato dalla stampa come un ulteriore passo da parte dei Kings verso il dispendio eccessivo del poco spazio di Salary Cap rimanente che sarebbe dovuto essere speso per un buon difensore che fosse andato a coprire la partenza per cause di forza maggiore da parte di Voynov, ed invece Lucic a mio avviso è stato un colpo fondamentale per la rinascita di questa squadra che sin da subito è stata trascinata dal giocatore tosto nella maniera giusta per far ricredere chi aveva dato per finita anzitempo questa Los Angeles; per lui 20 goal e 35 assist ed un uso molteplice in diverse linee offensive che lo ha visto partner sia di Kopitar, sia di Carter a scelta di coach Sutter.
  5. Jonathan Quick: 40 vittorie stagionali condite da 5 shutout che gli hanno permesso di diventare il portiere americano con il numero più alto di vittorie senza subire reti (42) in NHL ed una media parate pari al .918% lo hanno riportato alle performance viste negli anni migliori facendo dimenticare il Quick distratto e nervoso visto nella passata stagione.

 

GettyImages-510116096.0

L’unione fa la forza! Gli Anaheim Ducks quest’anno non hanno avuto un vero e proprio trascinatore, ma da metà dicembre in poi ogni elemento della formazione ha cambiato rotta per dare quella sterzata richiesta da coach Boudreau

1. ANAHEIM DUCKS

103 punti, 46 wins-25 losses-11 OT/shootout losses

Il sorpasso messo a segno all’ultima giornata ai danni dei rivali nonchè vicini di casa di Los Angeles è stata la ciliegina sulla torta per la squadra allenata da coach Boudreau che riesce a vincere per la quarta volta consecutiva la Pacific Division dopo un inizio davvero disastroso che ne avevano addirittura considerato il suo esonero quando il team a fine novembre viaggiava nei bassifondi della classifica dimostrando una forma fisica insufficiente ed una disarmante pochezza a livello offensivo; da dicembre in poi invece la musica è totalmente cambiata, tant’è che gli Anaheim Ducks se la classifica partisse da gennaio sarebbero la prima squadra di tutta la NHL.

Oltre ad essere arrivati primi in Pacific Division i Ducks sono il miglior team di tutta la lega in situazione di Powerplay e di Penalty Kill ed inoltre sono anche la squadra meno battuta con sole 188 reti subite, insomma diciamocelo, cosa sarebbe stata questa Anaheim se fosse partita un pochino meglio?

Non diciamo un’assurdità se per la prima volta negli ultimi anni non c’è stato un vero e proprio trascinatore per una tale rimonta, ma tutta la rosa della squadra ha cambiato registro, da Getzlaf (che nei primi 2 mesi aveva realizzato 1 sola rete!) a Kesler, da Perry a Silfverberg, tant’è che ci riesce difficile capire chi e quale nome inserire nella top 5 che abbiamo proposto nelle altre 6 formazioni presenti in questa Division, ma ci proviamo!

PLUS

  1. Rickard Rakell: decido per il giovane svedese quale numero 1 di questa lista dei migliori 5 dei Ducks; cito lui perchè anche nei momenti di difficoltà della squadra si è sempre messo in mostra come quello che non mollava mai e quello che spesso riusciva a fare ciò che i compagni non ci riuscivano, cioè segnare. Per lui 20 goal e 23 assist alla seconda stagione intera in NHL, bottino decisamente migliorato rispetto alla prima apparizione.
  2. Sami Vatanen: vederlo muovere il disco è sempre un piacere e se ve lo facessimo vedere senza dirvi quale ruolo ricopre probabilmente non direste mai che si tratterebbe di un difensore, invece il buon Sami, 24enne finlandese, vive la maggior parte del suo tempo nella zona arretrata del ghiaccio senza disdegnare però l’aiuto ai compagni d’attacco; per lui infatti 9 goal e 29 assist in stagione ed una presenza fondamentale in powerplay.
  3. Corey Perry & Ryan Getzlaf: il duo che negli anni ha trascinato questo team durante questa stagione si è preso per troppo tempo delle pause tant’è che per la prima volta probabilmente non sono al top del podio sebbene risultino i primi due giocatori a livello di punti, per Corey sono 62 (34 goal e 28 assist), per il capitano 63 (13 goal e 50 assist) che sono decisamente inferiori a ciò di cui ci avevano abituati, pagano infatti l’ormai famosa partenza falsa in cui nessuno dei due riusciva a dare contributo per colpa di cause alle quali sinceramente non riusciamo a darci spiegazioni.
  4. John Gibson: 21 vittorie condite da 4 shutout per il giovane portiere statunitense che chiude una buonissima stagione con una media salvataggi di .920% dimostrandosi migliore del collega Andersen (anche se di poco) e dando un grande contributo al momento dell’infortunio subito dal compagno danese in cui è stato praticamente utilizzato in ogni singola gara senza ricevere pause, tipiche per qualsiasi goalie di franchigia.
  5. Ryan Kesler: dopo un inizio disastroso il secondo Ryan di squadra merita la citazione per i suoi 21 goal e 32 assist che hanno aiutato i Ducks alla rincorsa dei Kings; fondamentale inoltre per il numero di faceoff vinti (uno dei migliori della lega), dato da non sottovalutare, poichè diverse azioni offensiva partono proprio da questa situazione di gioco.

 

E’ davvero tutto, ora non ci resta che goderci questi ultimi 3 team agli imminenti playoff che scatteranno mercoledì 13!

BECAUSE IT’S THE CUP!!

One thought on “PACIFIC DIVISION: FINAL REVIEW

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.