La Metropolitan Division vive la prima vera fuga della Nhl 2015/16, i Capitals prendono il largo grazie ad uno straordinario Holtby e un eccezionale Ovechkin, regalando alle altre squadre dolori, imprese e costole rotte.

CAPITALS 73 pt (35-8-3)

Washington parte da metà dicembre con 11 vittorie nelle ultime 13 gare, miglior inizio di stagione di sempre in 41 anni di franchigia dove, va ricordato, i Caps sono ricordati più per le statistiche negative che per le gioie (21 punti in 80 partite nel 74/75).

Ad una squadra quasi quadrata quest’anno sono stati aggiunti elementi di classe ed esperienza, TJ Oshie per esempio, “Mister segno rigori all’Olimpiadi” ha regalato una sveglia in più ai Caps, che ora sono probabilmente la squadra più completa della Nhl, con Kuznetsov che ha portato ulteriore luce nella capitale.

Ma non è tutto.

Quando una squadra ha “Holly e Benji” difficilmente va male, Braden Holtby finisce l’anno con 16-0-1 nelle ultime 17 gare, rinunciano giusto ad un piccolo record di John Carlson quando contro Buffalo salta la partita dopo averne disputato 412 di fila.

Kuznetsov, scelta numero 26 del 2010, sta esprimendo totalmente la sua classe con 48 punti stagionali, ma se a Washington esiste un’ondata russa, quella è tutto merito del Great 8 che merita un capitolo a parte in seguito.

Detto del gran momento di Holtby, il portiere chiude dicembre con 9 vittorie su 10 gare, 1.69 gol subiti, il 94% di salvataggi e una gara chiusa con la gabbia inviolata contro Buffalo, numeri che lo candidano al Vezina Trophy come HoltBeast.

Quando tutto va bene è anche rischioso aggiungere un ingranaggio, ma gli uomini di Barry Trotz sono talmente sicuri del potenziale che accolgono con entusiasmo Mike Richards, dopo che il giocatore si era svincolato (licenziato in tronco) dai Kings per problemi di droga, un possesso di oxicodone che gli è costato il saluto alla Nhl.

Mike Richards però è anche il nome dell’attore che interpretava Cosmo Kramer nella sit-com Seinfeld, pazzo furioso capace di tutto, uguale, almeno nella follia, al Richards della Nhl, con arma in più dei Caps, giocatore esperto e motivato per l’ultima chance di successo, oltretutto a basso costo.

Tra le annotazioni di un percorso perfetto anche la tripletta di Justin Williams nella vittoria contro i Rangers per 5-2, una supremazia che vale tanto in chiave playoff dove ad est le due squadre sembrano le più accreditate per scontarsi nella finale, con un occhio di riguardo ai Panthers del ragazzino Jagr.

RANGERS 59 pt. (27-17-5)

I Blueshirt a dicembre vedono scappare i Capitals come nella peggior fuga-bidone del ciclismo (quella per intenderci dove non si dà credito al fuggitivo ma che poi è impossibile da riprendere), con la crisi nera che colpisce Nash e soci a metà mese natalizio, quando arrivano 4 sconfitte su 5 gare intervallate dalla vittoria su Anaheim all’overtime.

Anche in crisi per i Rangers ci son sempre record, Lundqvist vince la gara numero 356 della sua carriera, salendo al diciassettesimo posto di tutti i tempi, lontano ancora un pochino dalle 691 gare vinte da Martin Brodeur (804 inclusi i playoff).

Nel periodo altalenante dei Rangers va evidenziato l’acquisto di Daniel Paille che non conforta la pesante sconfitta per 7-3 contro i Capitals o il fatto di aver perso 3-1 il derby con gli Islanders.

Con Nash al top fisicamente gli uomini di Alain Vigneault possono eliminare i Capitals, solo nei playoff però, perché in regular season manca la continuità, cosa che nella Metropolitan, Caps a parte, nessuno ha.

ISLANDERS 56 pt (25-16-6)

Prendendo le buone cose in eredità dalla scorsa stagione, forse gli Islanders sono una delle più grandi delusioni. Il nome più gettonato a livello di “vorrei ma…non ne ho voglia” è quello di John Tavares, lo scorso anno 86 punti in 82 partite, a meno uno dal cannoniere Jamie Been e a dicembre arrivato a quota 25 punti in 33 gare, con appena 15 gol e 16 assist, troppo poco per chi ha abituato a numeri d’élite. Se non gira Tavares ne risentono anche Okposo e Nelson e cosi come per Crosby manca sempre quella scintilla (che può essere un ala) per far accendere tutto.

L’anno poi inizia perdendo sia Boychuk, out per almeno 6 settimane, che contro i Penguins, ma riescono a reagire con un pirotecnico 6-5 contro Dallas grazie ai gol di Okposo e Clutterbuck.

Quello che addirittura non va è il rapporto tra Isles e nuova arena di Brooklin, rispetto al Nassau Coliseum il nuovo teatro della squadra è più difficile da raggiungere logisticamente, cosa che aumenta le ore passate per gli spostamenti che nel caso di allenamenti richiedono ai giocatori di star fuori per l’intera giornata, costringendo così un minor riposo.

Il lato positivo è almeno vincere il derby con i Rangers, per sistemare tutto il resto ancora c’è tempo.

DEVILS  55 pt (25-20-5)

I Devils alla vigilia della Nhl avevano ben poche speranze di playoff, ora invece s’insediano al quarto posto in Metropolitan a sole due lunghezze dai Rangers secondi.

Il merito a livello dei singoli va a Cammalleri, Stempniak e Palmieri ma anche e soprattutto ad una division che non regala regolarità per nessuno, visto che a gennaio i Devils perdono 5 gare su 8 eppure sono ottavi nella eastern conference, ad un passo dai playoff essendo la seconda wild card dopo i Lightning.

A metà dicembre si esalta Cory Schneider con 36 parate e la vittoria per 3-0 contro Ottawa, nelle tre vittorie consecutive tra 2015 e 2016, quando John Moore sigla il 3-2 contro Dallas. Striscia illusoria poiché seguita da 3 sconfitte contro Detroit, Montreal e Boston, con l’ulteriore sfortuna degli infortuni che colpiscono e che difficilmente faranno rivedere il ghiaccio all’icona Patrick Elias, out a tempo indeterminato.

Non è dell’avviso del guardare alla sfortuna Bobby Farnham, una carica su Jaskin gli costa 4 turni di stop e una multa salatissima, ma guardando alle belle prestazioni da segnalare anche Zajac che confeziona 4 punti contro Ottawa nel solo primo periodo nel 6-3 vincente del 21 gennaio.

PENGUINS 55 pt. (24-17-7)

Sui Penguins andrebbe scritta un’antologia del come far impazzire un tifoso. L’elettrocardiogramma è perennemente sballato, capace di alti e bassi come la peggior crisi di mezza età, arrivando a toccare il sesto posto in Metropolitan e poi risalire sino al quarto a -1 dalla seconda wild card.

L’arrivo di Kessel aveva illuso tutti che solo l’attacco fa vincere le gare, la fortuna dei Penguins è lottare in una conference abbastanza equilibrata, anche se la squadra, tolto il malumore nella gestione Johnston, pare debba essere messa spalle al muro per reagire.

L’incapacità di analizzare i Penguins parte ad esempio dalla gara con Columbus, fuori Crosby arriva una vittoria per 5-2, così a parlare è il partito anti-Sid, quello che racconta un Crosby nel declino della carriera e che non può accennare ad una trade a causa della sicura lapidazione da parte del partito pro-Sid.

Quell che è certo che il sale a Pittsburgh non manca mai, la scadenza del mercato da queste parte è sempre stata vista come il Natale, con regali inaspettati che cambiano tutto, ma questa volta Rutherford anticipa i tempi prelevando Carl Hagelin e mandando ad Anaheim Perron e Clendening.

L’avventura di Hagelin nei Ducks dura appena 43 partite con solo 12 punti realizzati, ben più eccitante trovarsi nella linea di Evgeni Malkin, uno che non è secondo a Ovechkin ma che risulta sempre esplosivo con molta calma, mai tutto subito come la Bestia di Washington.

A Pittsburgh poi anche gli infortuni rallentano la squadra, prima Fleury e poi Letang sono costretti a perdere qualche gara, con il portiere saracinesca della regular season che rientra il primo gennaio nella vittoria per 5-2 contro gli Islanders, con doppietta di Crosby.

Dopo 47 partite giocate le statistiche parlano di Malkin con un punto a partita e 23 gol fatti, Crosby invece è sotto la sua media, di solito stellare, con appena 16 gol fatti e 40 punti totali.

Phil Kessel invece naviga a quota 30 punti segnati, ricordando un po’ il primo Rick Nash ai Rangers, esploso poi col tempo.

Tra le sfide interessanti va segnalata la doppia sconfitta contro i campioni di Chicago, con un Panarin strepitoso con 2 gol nel 3-1 della gara allo United Center, successiva alla sconfitta per 3-2 all’overtime alla Consol Energy Center.

La nota positiva è però aver vinto con i Flyers per 4-3 e averli distanziati in classifica, in un derby che Philadelphia comandava per 2-0 e poi colpita dal super gol di Crosby e dalla doppietta di Ciccio Kessel.

Da qui a dire che i playoff saranno raggiunti ce ne vuole.

HURRICANES 54 pt. (23-20-8)

Carolina realizza l’impatto migliore tra le squadre in cerca di rinascita nella Metropolitan, infilano 4 vittorie su 6 a fine dicembre e gennaio perdono ai tempi regolamentari solo due volte su 9, poi 4 vittorie di fila con la doppia sfida a Columbus, Pittsburgh e St.Louis, prima di subire la vendetta dei Pinguini con un sonoro 5-0.

Il botto arriva a capodanno quando gli Hurricanes mettono fine alle 9 vittorie consecutive di Washington grazie al gol dell’uomo-franchigia Erik Staal e le 30 parate di Lack.

Per il resto si vive di exploit, il fatto di portare tante partite all’overtime significa che Carolina è dura a morire ma in assenza di un trascinatore fenomenale deve saper vivere alla giornata e sperare, se ci credono i Penguins che hanno un punto in più tanto vale regalare una speranza anche agli Hurricanes, in attesa che il mercato regali qualcosa.

FLYERS 46 pt. (20-18-8)

I Flyers perdono terreno dai posti che fanno sognare la post season, con Hakstol in panca si prova a dare una svegliata a Jakub Voracek, catalizzatore la scorsa stagione del gioco di Phila e quest’anno fermo a 1 gol in 30 partite. Così la svolta arriva in un cambio di posizione, da ala destra per Kuba si va a sinistra e almeno lo score realizzativo migliora.

Per il resto si vive di momenti magici rarissimi, dal Giroux show contro i Red Wings dove segna i gol decisivi dell’incontro nonostante l’ennesima buona prova dell’immortale Datsyuk ai due gol di Del Zotto nel vincente overtime con i Wild, unito poi alle 40 parate con cui Mason ferma gli Islanders nel 4-0 del 9 gennaio.

Difficile immaginare che i playoff vedranno i Flyers in gioco, sempre che Voracek non opti per una sveglia.

BLUE JACKETS 43 pt (19-27-5)

I Blue Jackets iniziano il 2016 lasciandoci le costole, non di squadra ma le due che si rompe John Tortorella in allenamento scontrandosi con Rene Bourque, scatenando un esultanza pari ad un infortunio di Mourinho.

Il buon John prima dell’incidente aveva messo tutti sul mercato e il primo che fa le valigie è Ryan Johansen in cambio di Seth Jones, confermando così per il centro ventitreenne lo scarso rapporto con il coach.

Contro i Wild si assistono a due gol in due secondi, qualcosa d’impossibile se non fosse per l’alone di follia che trascina Tortorella, Nick Foligno segna il 3-2 al minuto 19.44 ma 2 secondi dopo Granlund sigla il 4-2 a porta vuota, niente lieto fine neanche stavolta.

Difficile poi segnalare qualcosa di buono per Columbus, ultima franchigia in tutta la Nhl, pochi i dvd delle partite da rivedere quest’anno, con Dallas riescono a vincere 6-3 con sei marcatori diversi e 11 giocatori con almeno un punto, non sarà tantissimo ma almeno una piccola soddisfazione ogni tanto arriva.

10 gennaio, si scrive la storia.

Quando si ha a che fare con Alexander Ovechkin complimenti e aggettivi non finiscono più, talvolta anche insulti ma solo da chi è avversario, dal paragone con Ibrahimovic per storia sportiva senza il trofeo più importante a iscrizione di diritto nella Hall of Fame di Nhl, grazie alla doppietta nel 7-1 contro Ottawa arrivano i gol 500 e 501, quinto di tutti i tempi per velocità (Gretzky ne segnò 500 in 575 partite), 43esimo di tutti i tempi a toccare quota 500, dopo appena 801 gare e un picco massimo in stagione a quota 65 reti nel 2007/08.

Ovviamente alla gara delle stelle il Grande 8 sarà il capitano.

Manca solo una cosa, la Stanley Cup e poi sarà leggenda

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