La vera forza e rivelazione dell’ultimo mese NHL sono senza dubbio i Florida Panthers, che guidano un Atlantic sempre equilibrata e divertente.

Montreal frena, Tampa sembra non riconoscersi più, Detroit, Boston e Ottawa nel limbo mentre a Toronto e Buffalo si rivede la luce ed un buon hockey. A metà stagione sulla costa Atlantica nulla sembra essere ancora deciso.

Florida Panthers (52 punti)

I felini della Florida sono indubbiamente la squadra più hot del momento. La striscia di 11 vittorie consecutive è un record assoluto per la franchigia costiera che si è presa di forza la testa della division poco prima delle feste.

Le 17 vittorie nelle ultime 20 partite sono arrivate soprattutto grazie alla seconda miglior difesa della lega e ad un Luongo mostruoso. Il buon vecchio Roberto viaggia intorno al .930 SV% e sta riuscendo a trasmettere una sicurezza degna di un top goalie che si pensava ormai essere sulla via del tramonto.

Davanti a lui facilita le cose il miglior rookie della passata stagione Aaron Ekblad, già a 9 gol e con il miglior plus/minus della squadra a +16. Ma la difesa granitica è sorretta anche dagli ottimi e ritrovati veterani di ferro Brian Campbell e Willie Mitchell.

L’attacco ha cifre mediocri ma non si può non lodare quel panterone di 43 anni dalla doppia J. Jagr con i suoi 30 punti è la guida e il miglior marcatore di un arsenale offensivo non troppo pericoloso ma piuttosto completo (ben 7 attaccanti hanno già raggiunto quota 20 punti).

A Dicembre i goal sono arrivati grazie alla prima linea Huberdeau-Barkov-Jagr, tutti e 3 intorno alla media di un punto a partita, e al minuto Vincent Trocheck che ha già stabilito il suo record personale di punti in NHL. Ottima la notizia del rientro di Bjugstad, fuori tutto il mese scorso per un problema fisico.

A Sunrise i tifosi sono tornati a lanciare ratti finti sul ghiaccio (tradizione lanciata durante la cavalcata playoff ’96) e l’euforia è alle stelle. Gallant e Tallon, coach e GM sono stati appena rinnovati per altri due anni. Il loro lavoro sta salvando una franchigia e portandola verso mete ambiziose.

Montreal Canadiens (49 punti)

Se gli Habs hanno ancora la vetta dell’Atlantic a portata di mano è tutto grazie al loro scoppiettante inizio condito da 9 vittorie di fila e 30 punti ottenuti solo nei primi 20 incontri. Solo due mesi fa erano i padroni della lega mentre adesso si ritrovano in acque decisamente più agitate.

Gli infortuni pesanti a Price e Gallagher hanno reso nefasto il mese di Dicembre, caratterizzato da 11 sconfitte su 13 match. Carey è importante come l’acqua in una torrida giornata d’estate e senza di lui Montreal fatica a trovare stabilità difensiva e risultati. Il suo rientro è ancora lontano e né Condon, né Scrivens, né Tokarski (scambiato ai Ducks) sono risultati rimpiazzi affidabili. E Subban e company sbandano senza il portierone originario di Vancouver.

Gennaio e l’anno nuovo hanno portato ottime notizie. I Canadiens hanno dato spettacolo al Winter Classic surclassando i rivali Bruins per 5-1 anche grazie al rientro di Brendan Gallagher. L’ala, oltre ad avere un’ottima media punti, ha carisma e leadership da grande giocatore.

Ha saltato più di un mese per infortunio e i numeri offensivi sul ghiaccio dei sui compagni sono crollati: 3.61 goal fatti a partita quando è presente, 1.82 senza di lui. Fallita completamente la scommessa Semin fuggito in Russia, toccherà a lui scaldare la già bollente piazza di Montreal a suon di goal, aiutato dai fidi Plekanec e Pacioretty. La stagione potrà ancora rivelare sorprese, aspettando Carey.

Detroit Red Wings (47 punti)

Il problema principale dell’era post Babcock in quel di Detroit è la costanza di rendimento. Le ali di Zetterberg e Datsyuk non si librano più in cielo come una volta, e a risentirne di più sono il Power Play ed il Penalty Killing che faticano tantissimo.

A Dicembre sono arrivate due strisce da 3 sconfitte di fila e i ragazzi del nuovo coach Blashill (positiva fin qui la sua prima esperienza in NHL) cominciano il 2016 con 6 partite in trasferta. Vinte le prime tre con Sabres, Devils e Sharks ora tocca chiudere in bellezza la dura traversata in California ed Arizona. Un test che metterà alla prova le vere ambizioni dei rossobianchi.

La squadra del Michigan (causa anche l’equilibrio dell’Atlantic) girovaga tra la testa della division e la metà di quest’ultima, posizione pericolosa in vista dei playoff. Si sta forse prendendo definitivamente il ruolo di portiere numero 1 il giovane Petr Mrazek, ben più affidabile di uno smarrito Jimmy Howard. Trovare un titolare fisso tra i pali sarà fondamentale per il futuro prossimo dei Red Wings.

La nota più lieta arriva dall’attacco, dove Dylan Larkin sta facendo faville tanto da essersi meritato la nomination all’All Star Game. Il talentuosissimo Dylan è il primo rookie di Detroit a far parte a questo evento dai tempi di un certo Steve Yzerman. Sono pronti ad assumersi responsabilità maggiori anche Tatar e Nyquist, ale ormai consolidate.

Quincey dovrebbe tornare a fine mese e su Franzen purtroppo non vi sono ancora notizie confortanti sul rientro dalla commozione. Detroit dovrà scegliere il suo goalie #1 (Mrazek a gran voce dei tifosi) ed evitare altri infortuni a giocatori chiave se vuole protrarre a 25 stagioni la sua storica striscia di apparizioni ai playoff.
Boston Bruins, Ottawa Senators (44 punti)

Appaiate a 44 punti ci sono Bruins e Senators, ovvero due squadre alla ricerca di loro stesse dopo stagioni da protagoniste. Si accontenteranno probabilmente di una Wild Card, ma sarà tutt’altro che semplice.

Boston in particolar modo ha cambiato decisamente assetto, abbandonando la classica e fortunata mentalità difensiva di Julien e presentando quest’anno il miglior Power Play ed il terzo miglior attacco della lega ma una difesa troppo ballerina e un Rask a tratti irriconoscibile.

A guidare la truppa nerogialla ci sono sempre Bergeron (fresco di nomina all’All Star Game), Eriksson e Krejci tutti oltre i 30 punti. Il centro boemo ha saltato le ultime tre gare per infortunio che però non è grave quanto quello di Kelly (stagione finita) e del terzino Adam Mcquaid che ha subito una commozione cerebrale di cui non si conoscono ancora i tempi di recupero. Fuori invece per i soliti problemi comportamentali quella peste di Marchand che sta scontando una squalifica di 3 gare per una carica scorretta.

Gli uomini di Capitan Chara devono riprendersi dalla batosta del Winter Classic e non possono perdere troppi punti per strada durante le 5 trasferte che li attendono. Il rientro di Krejci sarà una manna del cielo per le sorti di Beantown.

Anche i Sens sono in una fase transitoria. La seconda parte della scorsa stagione era stata sorprendente, ma i limiti di una rosa assai fragile sono evidenti. I giovani su cui punta l’organizzazione (Zibanejad, Hoffman, Stone…) stanno crescendo e i capitolini si ritrovano in una posizione tutto sommato migliore rispetto ad un anno fa.

Con 44 punti i Senatori al giro di boa si trovano in una posizione di classifica rischiosa ma comunque molto vicina alla zona playoff. Tuttavia incassano troppi goal e soprattutto subiscono troppi tiri (i peggiori della NHL in questa statistica). Karlsson è probabilmente il miglior terzino offensivo della lega e i suoi 43 punti in 41 incontri ne sono una prova.

Ma la retroguardia di coach Cameron è troppo povera ed il bel Erik rischia di accumulare troppi minuti ed arrivare stanco alla parte cruciale della stagione. Anderson e Hammond si stanno comportando egregiamente tra i pali ma se la difesa continuerà a concedere così tanto la stagione potrebbe rivelarsi fallimentare.

Tampa Bay Lightning (42 punti)

Ripartire dopo una finale di Stanley Cup persa non è mai semplice. La stagione delle saette di Tampa fin qui è stata piuttosto caotica e deludente. “Il tempo stringe” questa il recente commento di coach Cooper. Sì perché i Bolts ad oggi sarebbero incredibilmente fuori dai playoff, che non sono più così distanti.

Le cause di questa prima metà stagione così difficoltosa sono parecchie. La talentuosa ed imprevedibile Triplet line è stata massacrata dagli infortuni, tanti giocatori come Filppula, Killorn e Callahan hanno avuto un rendimento nettamente inferiore e le distrazioni del mercato non hanno di certo aiutato.

Stamkos è infatti a fine contratto e ciò ha avuto un certo peso sulla sua produzione e la 3° scelta assoluta del draft 2013, Jonathan Drouin, è stato rispedito in AHL dopo aver chiesto il trasferimento nonostante abbia ancora tutto da dimostrare nella grande lega. Bishop, il gigante tra i pali, ha già salvato in più occasioni questi pazzi Lightning che sembra le stiano provando tutte per non qualificarsi ai playoff. Sarebbe da folli buttare una stagione al vento con tutto il potenziale che ha questa formazione.

Toronto Maple Leafs (39 punti), Buffalo Sabres (34 punti)

Quando un buon coach fa la differenza. In due piazze depresse, Babcock e Bylsma stanno tirando fuori il massimo da un roster giovane e pressoché invariato rispetto all’ultimo campionato.

I Leafs sono la quinta squadra ad est ad aver totalizzato più punti da Novembre in poi e molte statistiche sono migliorate sotto la gestione del timoniere ex Detroit. Decisamente più minuti di possesso del disco, di conseguenza meno tempo passato in difesa e meno tiri subiti. Il carisma e la tranquillità trasmessa dall’allenatore delle foglie d’acero ha compattato lo spogliatoio e allievato pressioni insostenibili.

A beneficiarne è tutta la squadra ma in particolar modo i due goalie Bernier e Reimer e Capitan Phaneuf, tartassati dai media per diversi anni. Ai Leafs manca un gran marcatore (Van Riemsdyk top scorer con la miseria di 29 punti) ed i playoff sono un miraggio, ma nella capitale dell’Ontario comincia a respirarsi un’aria più rilassata e di rifondazione.

Anche i Sabres sotto la guida di Bylsma hanno fatto vedere progressi. Non vengono più ridicolizzati dagli avversari e hanno dimostrato grande tenacia e di non temere nessuno. Un anno fa Buffalo aveva collezionato 3 punti in meno se analizziamo solo la classifica.

Ma per la prima volta dopo molte stagioni sembra esserci un vero sistema di gioco che privilegia l’esplosione dei giovani talenti. Ristolainen, Eichel e l’ex Avalanche O’Reilly sono stati i migliori finora, nonostante l’apporto quasi nullo dei più esperti Moulson, Gionta e Ennis. Buffalo segna ancora molto poco ma i frutti della rifondazione e dell’ottimo lavoro di Disco Dan sono più che evidenti.

 

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