“Quello che non mi uccide, mi fortifica”, citando una frase del filosofo e poeta tedesco Friedrich Nietzsche tracciamo un analisi della meravigliosa gara 4 disputata fra Blackhawks e Ducks con le due squadre che hanno messo in pratica sul ghiaccio la citazione con la quale ho aperto l’articolo.

Il perchè ve lo spiego subito, in primis citando l’opera dei Ducks: sotto 1-3 all’ottavo minuto del terzo periodo sono riusciti a rimontare e ribaltare clamorosamente il risultato in un lasso di tempo incredibilmente ristretto, sono bastati infatti solamente 37 secondi per segnare 3 reti e portarsi sul 4-3 “uccidendo” ogni speranza di vittoria per Chicago; così si pensava almeno, perchè non si aveva fatto i conti con la tenacia e la grinta dei Blackhawks, i quali dopo questa mazzata morale, che avrebbe “ucciso” qualunque squadra, sono riusciti a reagire prima pareggiando la gara con Patrick Kane, vero pioniere di questa stupenda squadra, poi a vincerla al secondo overtime per merito di Antoine Vermette, dopo che per la maggiore parte dei tempi supplementari erano stati messi all’angolo, come un pugile in difficoltà, dagli attacchi avversari rispondendo di tanto in tanto con qualche “gancio” di speranza, con il quale però quando meno te lo aspetti sono riusciti a mettere al tappeto l’avversario.

Ma entriamo allo United Center di Chicago e cerchiamo di raccontare periodo dopo periodo la storia di questa gara 4 che ci ha tenuti svegli una notte intera (fortunatamente oggi è domenica!).

CHICAGO BLACKHAWKS vs ANAHEIM DUCKS 5-4 2OT (Serie 2-2)

Sin dai primissimi minuti di gioco si capisce che le due squadre hanno finalmente smaltito l’acido lattico sparso nel ghiaccio di Anaheim in gara 2 che ha condizionato non poco l’andamento della prima gara disputata a Chicago vinta 2-1 dai Ducks; la velocità della partita infatti è praticamente raddoppiata rispetto alla gara di due giorni fa e vede Chicago partire con il piede pigiato sull’acceleratore alla ricerca del goal del vantaggio che permetterebbe anche al pubblico presente di entrare nel vivo rendendo ancora più difficile la vita alla squadra di Bruce Boudreau.

Nei primi 10 minuti di gioco Chicago domina nel ghiaccio, ma non concretizza tale dominio con un goal perchè trova di fronte un concentratissimo Andersen a dire di no a tutte le numerose minacce ricevute dai bombardieri dei Blackhawks (Keith in primis, sempre pericoloso dalla blue line); l’unica vera grande occasione per Anaheim invece parte dalla mazza di Corey Perry che strappa il disco dal possesso di Hjalmarsson ed in backhand sfiora il goal venendo ben stoppato da Crawford sino a quel momento spettatore non pagante della gara.

Dopo un paio di occasioni per i Ducks con le bombe di Stoner e Beleskey ben respinte da Crawford gli ultimi minuti del periodo vedono una sola squadra sul ghiaccio, i Blackhawks, i quali prima sfruttando un powerplay a favore testano le capacità di Andersen con diversi tiri verso la sua porta (Keith, Hossa, Richards e Kane cercano inutilmente di batterlo) poi quando dovrebbero pensare a difendersi in occasione di un penalty kill trovano il clamoroso goal del vantaggio per merito di Brandon Saad abile a fuggire in un uno contro uno (anche grazie allo scontro abbastanza ridicolo fra Beauchemin ed uno dei tre arbitri che libera ad egli la strada verso la porta) che non lascia scampo ad Andersen, eludendo prima l’intervento disperato di Kesler ed infilando poi il goalie avversario con un precisissimo wrist shot facendo esplodere lo United Center tramutandolo in una discoteca grazie alla mitica “Chelsea Dagger” sparata a tutto volume unita al suono assordante della sirena. 1-0 Hawks meritatissimo e le due squadre vanno a riposo.

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Brandon Saad batte Andersen in un’azione solitaria e porta avanti i Blackhawks nel momento più difficile ossia in una situazione di powerplay a favore Ducks

Se il primo periodo è stato di marca Hawks (chiuso con 14 tiri a 6 a favore), il secondo risulta sicuramente più bilanciato con i Ducks concentrati a cercare di costruire gioco ed a lasciare pochi spazi alle offensive di Chicago che tanto li avevano messi in difficoltà nel primo periodo.

Al settimo di gioco però sono proprio i Blackhawks ad andare vicinissimi al goal con la bomba dalla blue line di Brent Seabrook che termina la sua corsa facendo “suonare” il palo alla destra di Andersen.

La partita rimane sull’1-0 per merito anche dei numerosi tiri bloccati dalla difesa di Anaheim (saranno 34 totali a fine gara) specialmente nel powerplay a favore di Chicago concesso per il fallo di Perry su Kruger, l’unico tiro concesso infatti nel quale Andersen ci mette una pezza è di Shaw da distanza ravvicinata ma molto defilata; passano 2 minuti e Toews finisce in penalty box per una mazza troppo alta su Kesler concedendo il powerplay ad Anaheim i quali vanno vicinissimi al goal con Beleskey abile a sfruttare un rebound di fronte alla gabbia ma poco preciso nel tiro ben parato da un ottimo Crawford. I Ducks sfruttano il momentum creatosi grazie al powerplay e schiacciano i Blackhawks nella propria zona; Perry e Thompson sfiorano il goal del pareggio e pochi secondi dopo Emerson Etem si vede sbattere addosso il disco tirato da Palmieri prima che finisca la sua corsa alle spalle di un’incolpevole Crawford, poco aiutato dal duo difensivo Keith-Hjalmarsson alla fine di uno shift interminabile passato tutto nella propria zona senza possibilità di cambio. 1-1 e tutto da rifare per Chicago al termine del secondo periodo che si chiude senza ulteriori sussulti.

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Etem osserva il puck entrare in rete dopo la sua fortuita deviazione sul tiro di Palmieri, 1-1 Ducks

Si arriva così al periodo più pazzo della partita, il terzo; vedremo il perchè!

Dopo 2 minuti e mezzo di studio la gara diventa “wild”  con Oduya che partendo dalla sua zona crea una splendida transizione offensiva che termina con la parata di Andersen, il cui intervento concede il faceoff offensivo a Chicago ben sfruttato dalla linea Saad-Toews-Hossa, i quali, aiutati dalla difesa alta di Keith, creano una nuova occasione da goal che porta alla rete capitan Jonathan Toews abile ad attendere il momento giusto per battere Andersen immolatosi in un intervento disperato alla ricerca del puck che termina la sua corsa in rete riportando avanti i Blackhawks.

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Finalmente capitan Toews si sblocca, gran goal e 2-1 Hawks

Il goal apre le due squadre ad una partita più “up and down the ice” a cento all’ora, si va da una parte e dall’altra costruendo opportunità da goal per entrambe; la prima arriva a Beleskey il cui tiro però viene ben neutralizzato dal gambale di Crawford; passano pochi secondi ed ancora Beleskey sfodera un wrist shot nel quale Crawford risponde nuovamente di no!

Brent Seabrook invece trova l’angolo giusto per battere Andersen con un esplosivo slap shot di prima intenzione e porta sul 3-1 Chicago sfruttando il bellissimo lavoro compiuto dalla prima linea Hossa-Toews-Saad autentici mattatori di questo periodo; partita finita? Assolutamente no!

Bastano 64 secondi ai Ducks per rientrare in partita per merito di Ryan Kesler abile a battere Crawford sfruttando il delizioso assist di Silfverberg.

Passano altri 23 secondi e Matt Beleskey ruba il disco dal possesso di Vermette, (messo in difficoltà dal passaggio senza senso di Timonen) scarica un wrist shot sul quale Crawford nulla può riportando clamorosamente le due squadre in parità!

Joel Quenneville chiama il timeout con un’unica speranza: “si calmeranno?” sembra dire il coach di Chicago, macchè! 14 secondi (!!) dopo infatti è Corey Perry a bucare nuovamente il fortino Hawks sfruttando un rebound creatosi di fronte alla gabbia di Crawford per merito di un backhand molto pericoloso di Getzlaf non disinnescato completamente dal goalie di Chicago; 4-3 Ducks e gara capovolta in 37 secondi!

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Perry ha appena trafitto Crawford per il clamoroso comeback Ducks in soli 37 secondi: da 1-3 a 4-3!!

Chicago ferita e sofferente si ributta in avanti confusionariamente sfiorando subito il goal del pareggio con Seabrook; ci vuole un episodio per riportare i Blackhawks in parità, ci pensa Silfverberg, il giovane talento dei Ducks si prende i 2 minuti di penalità peggiori della sua carriera trattenendo Cumiskey e consentendo a Chicago un powerplay utile come l’acqua nel deserto; basteranno 15 secondi di superiorità numerica ai Blackhawks per trovare il goal del pareggio con Patrick Kane che infila, con un tip-in su assist illuminante di Richards, la porta difesa da Andersen, il quale dopo aver parato il disco non riesce a trattenerlo, facendolo scivolare dentro la sua gabbia. 4-4 spettacolare e pubblico nuovamente in vita, così come il team di Quenneville ferito dalle 3 reti subite in 37 secondi ma rinato grazie al suo uomo copertina, Kane.

Passa un solo minuto e Perry prima, Maroon poi hanno una clamorosa occasione per riportare in vantaggio i Ducks, ma Crawford prima e la sfortuna poi fermano il puck dalla sua entrata in porta.

A 3 minuti dal termine del periodo è Brian Bickell ad avere il colpo del k.o sulla mazza, lanciato in un 2 contro uno infatti decide di tirare, il suo wrist shot però ad Andersen battuto trova la risposta della traversa a dirgli di no stoppando sul più bello l’urlo dello United Center tramutandolo da un “Yeeeeeee” ad un “Nooooooo!”.

Non accade più nulla e le squadre dunque sono costrette così come in gara 2 a giocarsi la partita con la famosa “sudden death” all’overtime.

Overtime che nei primi minuti vede i Ducks spingere i Blackhawks nella propria zona costringendo a numerosi interventi il goalie Crawford sempre pronto a rispondere sulle sollecitazioni provocate dai tiri di Cogliano, Etem e Stoner; una ripartenza di Kane mette sottosopra la situazione creatasi in questo overtime creando l’occasione migliore per Chicago di portare a casa la partita, ma il suo backhand termina fuori dallo schermo della porta difesa da Andersen.

Crawford rischia di combinare una frittata poco dopo su un gran tiro di Beauchemin, parato ma non controllato, il puck scivola fra i suoi gambali baciando il palo alla sua destra e terminando la sua corsa al di fuori della gabbia non trovando l’appoggio in rete solamente sfiorato da Kyle Palmieri.

Dopo 9 minuti e mezzo di overtime lo score dei tiri in porta recita 10-0 Anaheim ed è così che ci vuole un powerplay a favore per riportare Chicago in partita; Vatanen paga una trattenuta su Shaw con i canonici 2 minuti nei quali però lo special team non lavora benissimo ai fianchi l’avversario creando l’unico grande pericolo con la bomba dalla blue line di Keith sul cui rebound Andrew Shaw (forse di testa l’avrebbe messa dentro…!!) colpisce clamorosamente la traversa da posizione più che ottima.

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Frederik Andersen stoppa Patrick Sharp sul più bello prolungando gara 4

Anaheim rientra in parità numerica e riprende in mano le redini del gioco in questo overtime ma concede a Patrick Sharp la clamorosa occasione di chiudere la partita a 4 minuti dal termine su un breakaway costruito dal passaggio splendido di Teravainen che dalla propria zona trova la difesa dei Ducks impreparata e bucata da Sharp il cui tiro però trova la grandissima risposta di Andersen a dirgli di no; dopo le ultime parate di Crawford attento su ogni affondo avversario (Beauchemin, Thompson e Silfverberg cercano la via del goal trovando sempre pronto il goalie) si arriva così al secondo overtime dopo un primo overtime davvero strano, chiuso da Anaheim padrona del ghiaccio ed avanti 17-5 nella statistica dei tiri in porta ma con Chicago che ha avuto le più clamorose occasioni da goal.

Passa un minuto e mezzo dall’inizio del secondo overtime e Corey Perry mette in difficoltà nuovamente Crawford costretto agli straordinari per tenere in vita la propria squadra.

Ovviamente dopo 80 minuti di gioco prevale la stanchezza e la paura di perdere per entrambe le compagini, le quali vengono combattute dalla grande attenzione di ogni giocatore a non concedere spazi ad ogni eventuale avversario passi dalle proprie parti e da shift sempre più corti per ognuna delle quattro linee offensive e tre linee difensive; si arriva così dopo minuti di nulla totale al goal decisivo da parte di un eroe che non ti aspetti, quell’Antoine Vermette (healthy scratch in gara 3) autentico fantasma sino ad ora da quando è arrivato alla Trade Deadline da Arizona, che sfrutta il bel lavoro di Teravainen prima e di Patrick Sharp poi scagliando a colpo sicuro prima un tiro bloccato dalla difesa, poi il preciso rebound sul quale Andersen non può nulla regalando così ai Blackhawks la vittoria e con essa il pareggio nella serie sin qui tiratissima condita da 5 tempi overtime in 4 partite!

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Antoine Vermette hero of game 4: il suo tiro trova lo spiraglio giusto fra Andersen e Despres portando la serie sul 2-2

Gara 5 è prevista per la notte italiana di lunedì ad Anaheim.

3 STARS OF THE GAME

  1. Antoine Vermette: diamo il gradino più alto del podio a colui che ha deciso la gara, primo ovviamente per l’importanza del goal, secondo per la sua importanza in squadra condita dal 70% di faceoff vinti, terzo per la sua tenacia nel rientrare sul ghiaccio ed essere decisivo dopo una gara guardata da spettatore
  2. Brandon Saad: meriterebbe il primo posto con 1 goal e 2 assist, gli diamo il secondo perchè l’OT goal è sempre l’OT goal!
  3. Matt Beleskey: tira 8 volte verso la porta di Crawford infilandolo in occasione del momentaneo 3-3, dimostra grande forza fisica e mette ripetutamente in crisi la difesa di Chicago, ritrovato dopo le prime 3 gare decisamente sotto tono

3 FLOPS OF THE GAME

  1. Jakop Silfverberg: diamo la croce a colui che con la stupida penalità portata a casa nel terzo periodo ha concesso quell’ossigeno necessario a Chicago per rientrare in partita
  2. Powerplay Anaheim: Boudreau dovrà studiare meglio come battere Chicago sfruttando ciò che oggi non ha girato, un 0/2 in superiorità numerica che grida vendetta
  3. Precisione Chicago: se è vero che la partita si è conclusa con 51 tiri a 40 a favore per Anaheim diamo i demeriti alle imprecisioni del team di Quenneville che per ben 18 volte (più due pali) ha tirato senza costringere all’intervento Andersen; con un po più di precisione forse sarebbe terminata molto prima questa gara!

BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

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