Se esistesse un manuale su come vincere la Stanley Cup, i Los Angeles Kings potrebbero tranquillamente esserne gli autori. Basti pensare a quando si trovavano sotto 3-0 contro gli Sharks, per poi rimontare e vincere incredibilmente la serie.

Ora, quegli stessi Kings, fatti di anima e cuore, sono riusciti a sollevare il trofeo più importante per la seconda volta nelle ultime tre stagioni, a soli due anni di distanza dalla precedente, quando di fronte a loro si erano dovuti arrendere i New Jersey Devils, vicini di casa dei New York Rangers, sconfitti oggi in cinque partite.

Eppure Henrik Lundqvist e compagni ci avevano creduto, specialmente nelle prime due gare, letteralmente buttate al vento e decise entrambe all’overtime.

Il trasferimento nella Big Apple non è stato eccezionale con un eloquente shutout che ha decisamente compromesso le chance di titolo per gli uomini di Alain Vigneault a cui va comunque il merito di averci provato e di aver condotto dei playoff letteralmente sorprendenti.

Peccato, appunto, solo per quelle due gare iniziali che avrebbero potuto girare l’inerzia dalla loro parte, ma c’è poco da recriminare perché gran parte del merito se lo sono guadagnati i Kings, risultati, alla fine della fiera, più determinati nel conquistare il loro obiettivo, senza mai abbandonare quel Still Believe che ha fatto da cornice a tutta la loro post-season.

4-1, quindi, il risultato finale, forse troppo esagerato per lo spettacolo che si è visto realmente sul ghiaccio, specialmente nell’ultima partita, in cui i Rangers le hanno provate tutte pur di prolungare la contesa, passando in vantaggio con il short-handed goal di Brian Boyle, prima di vedere Marian Gaborik infilare la sua quattordicesima rete in questi playoff (una sola dal record di franchigia di Wayne Gretzky) e pareggiare il conto, nel terzo periodo.

Poi l’overtime, le 23 conclusioni che non hanno trovato il fondo della rete e il secondo tempo supplementare, in cui Alec Martinez ha siglato il gol più importante della stagione, facendo diventare ancora più bollente l’arena californiana, spezzando i sogni di gloria di New York e dando una gioia immensa ad una città che ha iniziato ad innamorarsi dell’hockey solo una ventina d’anni fa, per poi far definitivamente esplodere il proprio amore un paio di giugno orsono, come ricordato sopra.

La storia, perciò, si ripete, con capitan Dustin Brown a sollevare la coppa, al termine della partita più lunga che l’hockey losangelino abbia mai vissuto. Un’attesa durata più di un’ora e mezza, premiata dall’ennesimo trionfo. And Rotalty reigns again in the NHL.

 

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