Ancora una gara-7, al termine di una serie fantastica, piena di capovolgimenti di fronte che avrebbe comunque preso una sola strada, quella dei Chicago Blackhawks e delle Western Conference Finals.

Una serie iniziata nel segno dei Los Angeles Kings, ancora galvanizzati dalla straordinaria rimonta del primo turno, capaci di vincere due partite su due in “terra nemica” che a dire la verità dista solo (per gli standard americani) una cinquantina di chilometri dallo Staples Center e infatti il tifo coronato era più presente che mai per sostenere i propri colori.

Un 1-2 che sapeva già di batosta per Teemu Selanne e compagni, i quali sono sembrati impotenti di fronte allo stato di forma della squadra allenata da Darryl Sutter e, più in particolare, di Marian Gaborik, risvegliatosi proprio in tempo per segnare il gol che ha mandato la prima partita all’overtime, con soli sette secondi sul cronometro!

Lo slovacco ha poi fatto doppietta con un’altra rete decisiva, quella della vittoria, grazie al solito assist di Anze Kopitar.

Ma l’ex Blue Jacket non si è fermato qui e ha aperto le danze anche in gara-2, dopo appena 34 secondi, confermando l’accoppiata micidiale con il compagno sloveno, arrivato a nove partite di fila con almeno un punto, record di franchigia rinnovato e primo posto assicurato nella speciale classifica di questi playoff.

Un match che ha visto i Ducks pareggiare con Patrick Maroon, sempre nel primo periodo, prima che Alec Martinez firmasse la rete decisiva.

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Sì, perché da lì in poi i Kings usano una strategia alquanto mourinhana, chiudendosi in difesa e applicando il cosiddetto “catenaccio”, rischiando un po’ troppo. Per fortuna che in porta presenzia un certo Jonathan Quick, il quale para di tutto, regalando ai suoi un’altra vittoria fondamentale, sancita dal gol in empty net di Dwight King.

Se da una parte c’è un LA che gioisce, dall’altra c’è un Anaheim che si trasferisce nella città degli angeli, a testa bassa, con la pressione di dover recuperare una serie che pare essere già persa.

Ma come l’hockey ci insegna – e anche i Kings stessi – non bisogna mai demordere ed ecco che le Anatre tornano Mighty e si riprendono in maniera poderosa e prepotente la parità.

Gara-3 è combattutissima, con ben tre gol in powerplay (due di Anaheim ed uno di LA) che aprono la contesa. Ben Lovejoy prova a mettere il risultato in fresco a tre minuti dalla fine, ma Mike Richards riapre clamorosamente i giochi a 30 secondi dalla sirena.

Troppo tardi, però, per i Kings, e i Ducks accorciano le distanze.

Distanze che diventano nulle quando il giovanissimo John Gibson dimostra di essere di più di una semplice promessa, prendendosi il posto da titolare in una partita di playoff importante e chiudendo letteralmente la saracinesca davanti alla propria porta, tanto che bastano solamente due reti ai Ducks – tra l’altro segnate nel primo periodo – per avere nuovamente la meglio sui padroni di casa.

Tutto da rifare, quindi, per i campioni 2012, rei di essersi troppo rilassati nel momento in cui avrebbero, invece, dovuto sferrare il colpo di grazia.

Un atteggiamento alquanto altezzoso che sovrasta quello spirito combattente dimostrato in precedenza.

Anche nella quinta partita le cose non vanno diversamente, con Anaheim che si porta sul 4-1 dopo una frazione e mezzo, rischiando poi di farsi rimontare dal solito Gaborik.

Sembra essere veramente arrivata la fine per i Re che, però, non sono ancora pronti ad abdicare, sfoderando una vittoria di carattere in gara-6, grazie agli eroi che non ti aspetti, cioè Jake Muzzin e Trevor Lewis.

Così si va alla settima con l’intenzione da parte dei Ducks di prolungare l’ultima corsa alla Stanley Cup di Selanne e per i Kings di approdare per la terza volta consecutiva alle finali di conference.

Ancora una gara-7, quindi, per i losangelini, che sembrano più adatti che mai a queste partite da win or go home.

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Infatti, i Kings tornano a tirare fuori quella grinta e determinazione che era venuta a mancare per gran parte della serie, partendo subito forte, con la voglia di mettere immediatamente al tappeto gli avversari.

Justin Williams (in powerplay), Jeff Carter e Richards siglano immediatamente un triplo colpo che mette Anaheim alle corde. Ci pensano poi Kopitar e Gaborik a sancire il definitivo K.O.

L’Honda Center è sbigottito e a far rumore sono soltanto i numerosi sostenitori di LA.

Anaheim alza bandiera bianca e le reti di Kyle Palmieri e Corey Perry sono il canto del cigno (delle anatre, in questo caso), perché Tanner Pearson fissa il punteggio sul 6-2.

Terminano in questo modo le speranze di titolo dei Ducks, così come termina la straordinaria carriera di Selanne, giustamente acclamato a fine partita, anche dai giocatori dei Kings, che scendono dal trono e si inchinano a quest’uomo che ha dato tanto all’hockey, ricevendo forse meno di ciò che si meritava realmente.

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Per i Re ora si prospetta un pirotecnico confronto con i Blackhawks, ma la domanda più frequente in queste ore è la seguente: “Ci sarà un’altra gara-7?”.

Ad LA ormai ci hanno preso gusto e se l’esito dovesse sempre essere questo, perché no.

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