Mancano meno di 60 giorni alle Olimpiadi invernali di Sochi, è arrivato il momento di ripercorrere la storia dei Dream Team che le hanno dominate.

Canada 2002

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Scegliere un Dream Team con la foglia d’acero è pressoché impossibile visto che è la nazione più medagliata della storia con 8 ori, 4 argenti e 2 bronzi su 22 edizioni.

Si pensi che nelle prime nove Olimpiadi il Canada ha sempre schierato dei dilettanti contro i professionisti delle altre squadre ma il medagliere ha raccolto sei medaglie d’oro con 2 argenti e 1 bronzo.

Per trionfare ancora dopo i dilettanti passano però ben 50 anni, dal primo posto del 1952 a Oslo sino al trionfo sul ghiaccio statunitense del 2002.

E dire che i professionisti della Nhl fanno l’esordio solo nel 1998 ma né Canada né Usa vincono l’oro, l’edizione di Salt Lake City raccoglie il meglio del meglio che la Nhl può offrire.

Il torneo viene giocato da 14 nazioni con Canada, Rep. Ceca, Finlandia, Russia, Svezia e Usa pronte a partire dal secondo turno.

Nei gironi chiude a punteggio pieno la Germania (contro Lettonia, Austria e Slovacchia impresa non impossibile) promossa insieme alla Bielorussia nel torneo dei “grandi” dove la fa da padrone la Svezia che chiude imbattuta le tre gare.

A sorpresa dorme il Canada che in 3 partite ne vince solo una (3 a 2 alla Germania), perde 5 a 2 contro la Svezia pareggiando poi con la Rep.Ceca ma tanto basta per l’accesso ai quarti.

Tra le magnifiche 8 la prima sorpresa è la Bielorussia che elimina la Svezia nonostante Sundin e Lidstrom, un risicato 1 a 0 fa passare la Russia contro la Rep. Ceca grazie a Maxim Afinogenov, gli Usa demoliscono i tedeschi 5 a 0 e il Canada si risveglia con Sakic e Yzerman vincendo 2 a 1 con la Finlandia.

In semifinale lo scontro fratricida è tra Russia e Usa chiuso 2 a 3 per i padroni di casa nell’anniversario di Miracle on Ice 1980 e sfidano il Canada che disintegra 7 a 1 la Bielorussia.

La finalissima è ciò che un intera nazione chiede, Tony Amonte illude gli statunitensi ripresi da Kariya e Iginla, nuovo pari di Rafalski prima che la doppietta di Sakic (mvp del torneo) e ancora Iginla chiudono l’oro in cassaforte con un 5 a 2.

A leggere quei roster viene l’acquolina in bocca, la Russia terza schiera:

Kovalev, Malakhov, Zhamnov, Gonchar, Kasparaitis, Datsyuk, Pavel Bure, Larionov, Fedorov, Yashin, Khabibulin, Mironov, Samsonov, Valeri Bure, Afinogenov, Bryzgalov e Kovalchuk;

Gli Usa medaglia d’argento rispondono solo con:

Leech, Rafalski, Poti, Tkachuk, Modano, LeClair, Amonte, Rolston, Guerin, Hull, Drury, Chelios, Deadmarsh, Barrasso, Richter, Weight e Roenick.

Ma il meglio del meglio arriva col Canada:

Mario Lemieux, Paul Kariya, Ed Jovanovski, Curtis Joseph, Jarome Iginla, Simon Gagnè, Chris Pronger, Mike Peca, Owen Nolan, Joe Nieuwenyk, Scott Niedermayer, Adam Foote, Theo Fleury, Martin Brodeur, Eric Brewer, Rob Blake, Ed Belfour, Steve Yzerman, Ryan Smith, Brendan Shanahan, Joe Sakic, Al Macinnis e infine Eric Lindros, li citiamo tutti, in pratica l’assoluta elite dell’hockey su ghiaccio.

Urss 1972-76

Pensi ai sovietici e ti viene in mente Ivan Drago, quello di Rocky 4, lo strapotere è uguale tanto da bloccare la striscia di trionfi canadesi.

L’esordio Urss nei tornei olimpici è molto soft, 23-2 alla Germania in quel di Berlino, primo oro vinto nel 1956 a Cortina D’Ampezzo sempre con i Sovietici esordienti, in sette incontri arrivano 40 gol e ne subiscono appena 9, la medaglia arriva grazie ad un torneo e non una finalissima, in ogni caso nessuna sconfitta e Usa e Canada distanziate di 2 e 4 punti.

Nell’Urss si distingue Vsevolod Bobrov (suo il record imbattuto di 10 gol in un’unica partita in Russia) passato dall’essere calciatore a giocatore di hockey dopo essere scampato all’incidente aereo che colpi la squadra del VVS Mosca nel 1950.

I sovietici spezzano cosi il dominio del Canada e iniziano la loro personale striscia positiva che va dal 1956 al 1992 (anche se nel 92 l’Urss partecipa sotto denominazione di Squadra Unificata), dove arrivano 7 ori, 1 argento e 1 bronzo.

Il poker assoluto parte dal 1964 al 1976,da Innsbruck 1964 con 7 vittorie su 7, passando per Grenoble dove superano Cecoslovacchia e Canada dove l’Olimpiade contava ancora come Campionato del Mondo, sino a Sapporo 1972 e ancora Innsbruck 1976.

02_tretiakIl ritiro dalle competizioni del Canada toglie la rivalità ma all’orizzonte c’è un portiere, Vladislav Tretiak, che iscrive il suo nome su 3 medaglie d’oro e 1 argento.

Scegliamo Tretiak come massima espressione della potenza sovietica ma va ricordata l’egemonia, anzi la corazzata, che ha come basi Shuvalov, Babich e Sologubov nel ’56 poi l’armata sovietica si migliora.

Tra il 1960 e 1970 vincono tutte le competizioni grazie al blocco dello Spartak Mosca (Boris e Yevgeny Mayorov piĂą Starshikov) unito a quello del CSKA (Loktev, Alexandrov, Almetov, Kuzkin, Ragulin e Davidov).

La punta di diamante è Antoliij Firsov che anticipa le stelle che arrivano dopo, specialmente grazie alla mente geniale di Anatoly Tarasov, il “padre dell’hockey russo” che scopre nelle giovanili del CSKA un sedicenne di nome Tretiak e lo fa dominare sino alle Olimpiadi del 1984.

Gli altri fuoriclasse rispondono ai nomi di Gusev, Tsigankov, Maltsev e Mikhailov, tutti degni predecessori degli attuali Malkin, Ovechkin e Datsyuk, senza dimenticare Valeri Kharlamov, perla dell’Urss di quegli anni con doti tecniche che anche in Nhl sarebbero state devastanti.

Sarebbero, se il blocco dell’Urss di quei tempi non avesse vietato il mercato dei giocatori in America, con Tretiak e soci nella lega più importante quante pagine memorabili in più avremmo?

Rep. Ceca 1998

Per la prima volta ecco la svolta epocale per le Olimpiadi Invernali, l’accordo tra CIO e IIHF da una parte (i maggiori comitati olimpici e di hockey internazionale) e Nhl dall’altra stabiliscono una pausa nel massimo torneo di hockey per far partecipare le stelle della National Hockey League a Nagano.

Forse qualche nazione prende l’impegno poco seriamente, è il caso degli Usa che nonostante abbiano in squadra Chelios, Leetch, Modano, Guerin, Hull, LaFontaine, Roenick, LeClair, Tkachuk e Amonte non vanno oltre l’ottavo posto perdendo nel turno preliminare con Canada e Svezia e poi venendo eliminati ai quarti dalla Rep.Ceca.

Il Canada annovera un roster leggendario, basti pensare alla presenza di Wayne Gretzky coadiuvato da Lindros, Sakic, Linden, Bourque e tanti altri, con Patrick Roy in porta ma cotanto talento viene estromesso dalla Rep.Ceca in semifinale.

Dunque cos’hanno in comune Usa e Canada? Niente, giusto la Rep. Ceca.

La squadra ceca è il meglio di Nagano 1998, perde con la Russia di Bure il Masterround, poi parte in una discesa mozzafiato vincendo con Finlandia e Kazakistan affrontando poi gli Usa nei quarti.

Il coach statunitense Ron Wilson è messo alle corde per la pochezza di gioco della sua squadra, chiamato alla reazione sbatte contro un portiere fin li dichiarato essere umano, si chiama Dominik Hasek e non è umano.

gal-olympics-great-10-jpgBrett Hull conosciuto come Nightmare Hull sbatte sul portierone in superiorità numerica e qualcuno inizia a spaventarsi, Modano illude il sogno a stelle e strisce col vantaggio ma il carisma del capitano Vladimir Ruzicka fa il resto, i Cechi rientrano come leoni annoverando l’attaccante migliore dell’epoca, quel Jaromir Jagr che ancora oggi fa parlare di se. Proprio capitano e stella segnando la doppia rete che porta il risultato sul 2 a 1 e quando gli Americani reagiscono ecco il 3 a 1 di Rucinsky che anticipa il 4 a 1 di Dopita nel tonfo a stelle e strisce, causato dalla negligenza di impegnarsi in un nuovo torneo che a detta di molti non serviva a niente.

Fatto sta che invece la Rep.Ceca prende tutto seriamente, sfida il Canada che ha un roster mega galattico e soprattutto si assiste alla sfida tra i 2 migliori portieri del mondo, Hasek da una parte, Roy dall’altra.

Ne esce una gara tiratissima e ovviamente con pochi gol, a dieci minuti dalla fine è Jiri Slegr a dar il vantaggio ai Cechi ma a un minuto dalla sirena arriva il pareggio di Trevor Linden, capitano dei Canucks.

La paura serpeggia nella Rep.Ceca, troppo esagerata la potenza offensiva dei Canadesi ma ogni attacco sbatte su Dominator, cosi si arriva ai rigori.

Nell’incredulità generale non viene scelto Gretzky come rigorista, tirano Fleury, Bouque, Nieuwendyk, Lindros e Shanahan, tutti d’un fiato, tutti che sbattono su Hasek. Ai Cechi basta e avanza il gol di Reichel, per Great One Gretzky niente titolo mondiale e neanche podio, battuti poi dalla Finlandia per 3 a 2, per Jagr e coach Hlinka il sogno continua.

Dicevamo dell’unica sconfitta della Rep.Ceca a Nagano, firmata Russia e proprio i Russi arrivano in finale. Sono una formazione tosta,  Pavel Bure su tutti con Fedorov, Yashin, Kamenski e Morozov a far da contorno ma come per tutto il resto del mondo vanno a sbattere su Dominik Hasek.

Il primo portiere ad essere mvp dellla Nhl con l’Hart Trophy si ripete sbarrando la strada a tutti, basta poi un gol di Petr Svoboda per toccare il cielo con un dito, hanno vinto l’Oro Olimpico.

In un bagno Statunitense si leggerà una frase epocale “Dio perdona, Gretzky no ma Hasek salva sul rimbalzo”.

Menzione d’onore, gli Usa 1980 di Miracle on Ice come raccontato nel primo articolo di Sochi e soprattutto per la doppia vittoria della Svezia 1994 e 2006, ma questa per gli Svedesi, è una storia tutta da raccontare.

Non sveliamo altro.

 

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